www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - storia - 21-07-06

Partigiani in Valsusa

 

Zeiko

abdulkassam@tele2.it

 

2/06/2006

 

1. Valsusa: Si formano le bande partigiane

2. Le prime azioni

3. Il duro inverno

4. I partigiani si riorganizzano

5. L'attacco al presidio di Bussoleno

6. Rastrellamenti

7. La vittoria di Balmafol

8. La battaglia di Grange Sevine

9. Il colpo di mano all'Aeritalia

10. Insurrezione e liberazione

 

Valsusa: Si formano le bande partigiane

 

La notizia dell'armistizio siglato tra Badoglio e le forze alleate,l'otto settembre del 1943,getta allo sbando l'ercito ; i cui alti comandi fuggono al sud insieme a Vittorio Emanuele.

 

Le truppe di soldati stanziate lungo il confine con la Francia,constatando lo stato d'abbandono  che regna tra gli alti comandi,abbandonano le caserme e,nel tentativo di ritornare alle proprie  case,si uniscono alla IV armata francese,che resiste ai tedeschial valico del Moncenisio e a  Modane.

 

Nel frattempo la popolazione valsusina dava rifugio ai soldati nelle proprie case,salvandoli dalla  rappresaglia tedesca,assaltava le caserme (ormai vuote) impadronenndosi di armi,coperte e  viveri.,lasciando all'esercito tedesco (che le occupò nei giorni seguenti) un misero bottino.

 

A San Didero,Bussoleno,Sussoleno e Foresto,sparirono quasi tutte le armi dalle caserme  e vennero nascoste in luoghi sicuri dagli antifascisti,decisi a regolare una volta per tutte i conti  con il fascismo e i suoi padroni.

 

Alcuni giovani di San Giorio e dei paesi vicini acquisteranno delle armi da reparti di bersaglieri  e alpini sciatori sbandati a Bussoleno il 9 e il 10 settembre, erano quasi tutti ex militari,che si  riunivano nelle baite di Travers a Mont,sopra San Giorio e che organizzeranno la prima vera e  propria banda partigiana della valle.

 

Si erano già costituite delle bande a Borgone, Rubiana, Villardora, Mocchie, Condove le quali  erano influenzate da elementi militari (a differenza di quelle della media valle,di orientamento  comunista e decise a passare subito all'azione) e tendevano a organizzarsi per aspettare il famoso  "momento opportuno".

 

Nel mese di settembre l'attività dei primi gruppi partigiani fu soprattutto organizzativa,stabilirono  i primi contatti tra le varie bande partigiane e gli antifascisti che vivevano nei centri urbani della  valle ed erano in grado di fornire delle direttive. Si dedicarono al recupero di armi depositate in  numerose casermette presenti nel fondovalle presidiate da tedeschi e carabinieri,con colpi di  mano audaci e e rapidi.

 

Verso la fine di settembre del 43 il movimento partigiano subì una spinta decisiva grazie  all'azione di uomini quali: Carlo Carli, Walter Fontan, Felice Cima e Marcello Albertazzi, che  assunsero il comando delle bande rendendo con azioni militari la vita impossibile a tedeschi e  fascisti.

 

Per coordinare l'azione dei partigiani venne costituito a Villardora un "Comando Militare della  Valle di Susa, composto dal Comandante Maggiore "Valle", dal Commissario di guerra, ingegner  Sergio Bellone, e dal Cappellano partigiano Don Francesco Foglia. Walter Fontan".  Fontan,dopo l'8 settembre 43,era riuscito a tornare a Bussoleno;reduce dalla Jugoslavia,dove  studiò attentamente il carattere tattico-militare dei partigiani locali. 

 

Le prime azioni

 

Nei mesi a venire,sia per un ideale antifascista,sia per sfuggire ai nazifascisti e al servizio  militare numerosi giovani accrebbero le file del movimento partigiano valsusino,Alla fine di  novembre i "ribelli",i "banditen", erano circa 500 ,discretamente armati. Dopo il recupero di armi  e munizioni i partigiani iniziarono sin dai primi giorni di ottobre una vasta e sistematica attività  di guerriglia con attacchi alle caserme,colpi di mano,prelevamento di spie e sabotaggi. 

 

Mentre le azioni di sabotaggio erano compiute da uomini scelti della banda di  Villardora,capeggiati dall' ing.Bellone.Azioni di più largo respiro erano compiute dalle bande di  Cima e Albertazzi nella bassa valle e di Carli e Fontan nella media valle. 

 

Il 16 ottobre del 1943 Carli con la sua banda occupò per l'intera giornata San Giorio,costringendo  i tedeschi e i loro servi in camicia nera a una precipitosa ritirata. (I nazifascisti arrivarono in  forze nel paese per arrestare Bellone e impadronirsi di un deposito di armi).  Nella notte successiva un gruppo di partigiani attacca la casa di Mario Ravetto,segretario del  fascio di Bussoleno e nel combattimento viene ucciso il cognato di Cervetto fascista e pericolosa  spia dei tedeschi. 

 

Sempre ad ottobre,a S. Antonino,i partigiani catturano una trentina di fascisti che si erano  radunati per fondare una locale sezione del fascio repubblichino.  A inizio novembre i tedeschi posero l'avviso "Achtung! Bandengebiet" sul ponte della  Perosa,presso Alpignano.Anch'essi (al pari dei loro servi fascisti) consideravano oramai la  Valsusa una zona pericolosa,in cui si entrava a proprio rischio e pericolo. 

 

Il primo novembre 1943 Walter Fontan e Bruno Peirolo difesero la borgata Pietrabianca  (Bussoleno) da un offensiva nazifascista.Il 10 dello stesso mese Bruno Peirolo viene ucciso a  tradimento dai fascisti di Usseglio (Valle di Viù), dove si era recato (con altri partigiani) in  missione esplorativa. 

 

L'assassinio di Peirolo provocò lo sdegno di tutti gli abitanti della valsusa,la popolazione di  Bussoleno e dei paesi vicini partecipò in massa al funerale,sia per rendere onore al "caduto",sia  per manifestare la propria rabbia a tedeschi e fascisti che avevano vietato di "dar sepoltura al  bandito". 

 

Dopo la morte di Peirolo Fontan si trasferirà con i suoi uomini sopra San Giorio,  ricongiungendosi con i partigiani della Banda di Carli.  Non sapendo che pesci pigliare i nazifascisti imporranno il divieto di circolazione degli  automezzi civili in tutta la valle,da Rivoli a Cesana.Il provvedimento rimase in vegore sino alla  metà di gennaio 1944. 

 

Dopo un attacco dei partigiani di Cima alle loro autoblinde presso Condove (25 novembre 1944)  i tedeschi imposero il coprifuoco dalle 18 alle sette del mattino.Tali provvedimenti non solo non  facevano che accrescere l'odio della popolazione verso i tedeschi e i fascisti.Ma avevano un  impatto psicologico notevole sul movimento partigiano,rappresentavano,un riconoscimento  implicito della forza dei partigiani.. 

 

Il duro inverno

 

Il primo inverno fu molto duro per i partigiani della valsusa.Costretti a lottare contro freddo e  fame,oltre che contro i nazifascisti,vennero colpiti da una serie di sventure che,in pochi mesi,li  privarono dei loro elementi migliori. 

 

Si aprirà nel movimento partigiano una crisi destinata a durare fino alla primavera del 1944.  Il 27 novembre del 1944 i comandanti Cima,Albertazzi e il partigiano Camillo Altieri cadono in  un imboscata delle SS presso Caprie,mentre fanno ritorno alle loro basi. 

 

La loro auto rimase in panne (per mancanza d'acqua nel radiatore).Durante la sosta sopraggiunse  un auto di militari tedeschi,i quali aprirono il fuoco contro i partigiani.Solo Valle si salverà,e  quando i partigiani di Cima e Bobba (avvisati telefonicamente) accorreranno sul luogo,non  potranno far altro che recuperare i corpi dei loro compagni. 

 

I tedeschi,per paura di perdere un territorio strategico per i loro traffici rafforzarono i vari  presidi:dapprima quelli permanenti di Condove, S.Antonino, Avigliana; poi i grandi presidi di  Borgone, Bussoleno, Susa, Chiomonte, Oulx, composti da russi bianchi comandati da ufficiali  tedeschi. . 

 

Questi stanziamenti di forze preannunciano a un grosso rastrellamento della zona,ordinato dal  generale Zimmerman ai primi di dicembre,per stroncare il movimento partigiano.  Di fronte a ciò il comando unificato della Valle,con l'approvazione di tutti i capi della resistenza  decise di sciogliere il grosso delle bande,riorganizzandone le fila secondo le seguenti linee:

1) una squadra di sciatori per tenere i collegamenti in alto; 2) una squadra di sabotatori, residenti  a Torino, per compiere i colpi in bassa valle. 

 

Il 15 dicembre si sciolsero le formazioni di Carli e Fontan,i comandanti,scesi a  Torino,mantenevano i conattti con i loro uomini nascosti in valle.  Il 20 dicembre 1944 una colonna della "Polizia alpina" tedesca giunse con mezzi corazzati a  Mocchie,alle prime luci dell'alba.In un attimo scattò l'allarme e una trentina di partigiani che   avevano pernottato nei paesi vicini scapparono in montagna dove trovarono i russi bianchi,al  servizio dei nazisti,che preclusero ogni loro tentativo di ripiego. 

 

Dopo il primo rastrellamento i russi bianchi del presidio di Susa e Borgone sotto il comando  tedesco,compirono incursioni in tutta la media valle,macchiandosi di numerosi crimini contro la  popolazione.Il 24 dicembre,su indicazione di una spia,sorpresero,a San Giorio,un gruppo di  partigiani,ne catturarono tre:Tullio Bianco, Felice Andreone e Silvio Borgis e li uccisero dopo  averli seviziati. 

 

I tedeschi dislocarono più di duemila uomini solo nella media e bassa valle,mentre i fascisti  presidiavano la linea ferroviaria da Condove a Bardonecchia. 

 

I partigiani si riorganizzano

 

Nel frattempo,in vista del nuovo anno i comandanti partigiani si riuniscono per esaminare la  possibilità di ricostituire le bande. 

I partigiani non potevano restare nascosti a lungo nei loro rifugi in valle,bisognava riorganizzare  le fila del movimento e continuare nell'azione per assestare i colpi finali ai nazi-fascisti.  Si decise,così,di ricostituire i gruppi precedentemente sciolti,nella media valle si sarebbero  installate le bande di Carli e Fontan. 

 

Sopra Condove (a Sciò) stabilirono le basi i gruppi di Alessio,Orazio e Mondino.  L'8 gennaio,però,i russi e i tedeschi sorprendono il gruppo,arrestando il vicecomandante Orazio  e 6 partigiani,che saranno portati a Torino.Il giorno seguente i tedeschi (guidati da 2 traditori)  scopriranno il deposito di armi della banda di Fontan e incendieranno la borgata Bonino,dove  questi aveva la sua base. 

 

Fontan e i suoi uomini si recarono nell'alta valle e recupereranno le armi nel forte di Exilles e  nelle casermette delle Grangie della Valle e di Oulx.  Di fronte al precipitare degli eventi Fontan deciste di affrettare la ricostituzione della sua  banda,di fonderla con quella di Carli e di riunire i nuclei partigiani della media valle.Con questi  uomini Walter fontan si stabilisce alle Strobbiette (Chianocco). 

 

La sera seguente,Fontan e il suo luogotenente (Aldo Rossero) scendono a Bruzolo per fingere un  attacco presso il locale casello ferrovario,in accordo con i russi che lo presidiano e che sono  intenzionati a passare (con le loro armi) alla resistenza.  In realtà è una trappola,appena entrati nel casello pertono le raffiche della mitragliatrice,saranno  in pochi i partigiani che si salveranno.Questo episodio segna la fine della "vecchia guardia"  partigiana in valle. 

 

Nei mesi di marzo-aprile del 1944 il PCI invia nella valle dei nuovi comandanti:"Negro" (Carlo  Ambrino), "Majorca" (Bosco) e "Rosa" (Wovacic).  I bandi di richiamo alle armi spingevano in montagna numerosi giovani,e le file della resistenza  crescevano sempre di più.  A Bussoleno e nella bassa valle si costituirono le Brigate Garibaldi,attorno a Susa le formazioni  GL,e gruppi sparsi nell'alta valle. 

 

A primavera inoltrata la dislocazione delle forze partigiane era la seguente: nella vallone del Lys,  sopra Rubiana, fino a Mocchie, si era costituita la prima unità garibaldina della Val di Susa, la  17ª Brigata "Felice Cima", comandata da Alessio; da Mocchie a Foresto operava la 42ª Brigata  Garibaldi "W.Fontan", e di qui al Moncenisio la formazione G.L. Sul versante opposto vi erano  la 41ª Brigata Garibaldi "C.Carli" nella zona S.Ambrogio-S.Antonino, ed il distaccamento  "G.Velino" appartenente alla 42ª brigata sui monti sovrastanti S.Giorio e Bussoleno.

 

L'attacco al presidio di Bussoleno

 

Estate del 1944:la resistenza in Valsusa ha assunto (come nel resto d'Italia) un ritmo impetuoso.  Nel piemonte le forze partigiane assumono il controllo dell'intero arco alpino occidentale.  La Val di Susa,con la sua ferrovia,rappresenta un territorio importante per i Tedeschi,che  cercheranno sempre di presidiarla in forze. 

 

La preponderanza delle forze nemiche era concentrata nei presidi di Rivoli,Avigliana e  Bussoleno.  

Questi furono attaccati dai partigiani la notte del 25 e 26 giugno,mentre altri distaccamenti  partigiani vennero dislocati in tutta la vallata per bloccare strade e ponti.Il Ponte Rosso,tra  Borgone e S.Antonino venne fatto saltare dai partigiani per ostacolare le comunicazioni del  nemico. 

Alcune squadre della 17° brigata circondarono la Caserma di Rivoli,ma i nazifascisti,protetti  dagli spessi muri riuscirono a resistere fino al sopraggiungere dei mezzi blindati da  Torino,costringendo i partigiani a ripiegare verso le montagne. 

 

Nel frattempo la 41° brigata "C.Carli" attaccava il Dinamitificio Nobel,nella notte del 26 giugno  la brigata lascia le pendici del Col Bione,e si piazza attorno allo stabilimento al segnale  convenuto inizia il combattimento,e i partigiani riescono a occupare buona parte dello  stabilimento.,ma nel mattino i nazifascisti ricevono rinforzi e i partigiani devono ritirarsi ai piedi  del monte Belvedere.

 

Altri partigiani attacccano il presidio di bussoleno,dando luogo a una battaglia che infurierà tutto  il giorno.Le vie del paese saranno bloccate dai partigiani,di modo da impedire l'arrivo dei rinforzi  ai nazifascisti e la fuga dei nemici.La strada militare (statale 24) e la statale del Moncenisio erano  anch'esse presidiate da partigiani in armi,L'intenso fuoco durò tutta la notte,E solo al mattino  successivo,con l'impiego di un autoblinda come rinforzo,i nazifascisti costrinsero i partigiani a  ripiegare.Poichè l'occupazione del paese di Bussoleno,a causa del numero di forze  nazifasciste,era impossibile,i partigiani decisero d'infliggere al nemico il maggior numero di  perdite possibili e,successivamente, di ritirarsi. 

La battaglia si concluse senza perdite da parte dei partigiani,mentre i nazifascisti dovettero  contare 15 morti, 8 feriti e 22 cecoslovacchi presi prigionieri. 

 

Rastrellamenti

 

L'estate del 1944 fu caratterizzata da una serie di rastrellamenti ad opera dei nazifascisti, essi non  rispondevano tanto alle azioni dei partigiani,ma facevano parte di un piano preordinato di  offensiva nemica che considerava l'Italia un fronte di guerra. 

Si impiegava una linea strategica di offensive alterne mediante rastrellamenti e stragi in modo da  impedire al movimento partigiano di svolgere sui nazifascisti (e i tedeschi in particolare) una  pressione decisa e uniforme. 

 

Il 2 luglio del 1944 si ha il rastrellamento al Col del Lys,tedeschi e fascisti sorprendono i  partigiani salendo a scacchiera da Rubiana e Roccasella. 

Dopo il segnale d'allarme i partigiani si disposero a ferro di cavallo per evitare di essere  circondati e portare in salvo i compagni feriti e i pochi rifornimenti. 

L'armamento partigiano era formato da 2 mitragliatrici Bredae un paio di mortai da 81,oltre alle  armi individuali. 

La mancanza di munizioni costrinse i partigiani a ritirarsi verso Civrari e il Colle S. Giovanni,26  di loro troppo giovani e con poca conoscenza della zona vennero catturati seviziati e trucidati sul  Col del Lys 

 

A Susa,Meana,Chiomonte e negli altri paesi vicini,tutti gli uomini dai 15 ai 60 anni vennero  catturati durante il rastrellamento e deportati in Germania.Chi si salvò scappò in montagna,verso  l'Assietta ingrossando le fila del comandante "Marcellin",che con i suoi uomini controllava tutta  la Val Chisone.il battaglione "Monte Assietta", formato dalle: 231ª compagnia al Sestriere, 232ª  alla capanna Rivera e 233ª al Colle dell'Assietta, al comando di Ettore Serafino.

 

Il 17 Luglio un reparto di tedeschi aveva occupato il Triplex,dirigendosi verso il Basset e la  capanna Riviera.,mentre una squadra di partigiani tentava di contenere l'assalto con tiri di  mitragliatrice e con un mortaio.All'improvviso la situazione si capovolse a favore dei partigiani:  una squadra capeggiata daSerafino e proveniente da Moncrò aveva occupato il Triplex,e aveva  respinto la compagnia tedesca con tiri di mortaio,i tedeschi si trincerarono a trenta metri dalla  cresta del Basset,dove trovarono la morte molte ore dopo. 

 

La vittoria di Balmafol 

 

L'8 luglio del 1944 i reparti fascisti del 28° battaglione "M.M:"salgono a Balmafol da Bussoleno,  con lo scopo di annientare la 28°brigata "Walter Fontan".La maggior parte di questa formazione  partigiana era schierata a "ferro di cavallo" sulle pendici della Grand'Uia e nel vallone del  torrente Prebec: a Balmafol erano attestati i distaccamenti "Leschiera" e "A.Rossero" con un  gruppo di partigiani russi; al Colle delle Coupe il distaccamento "Molé" (poi "Ninì Rossero") col  compito di proteggere la brigata alle spalle da eventuali incursioni nemiche provenienti dalle  Valli di Lanzo; al Colongo (o Colone) alcuni soldati dell'Italia meridionale formavano il  distaccamento "Bianco Giuseppe", costituendo l'ala sinistra dello schieramento, mentre più a Est,  verso Maffiotto vi erano altri distaccamenti che nell'autunno formarono la 114ª brigata  "M.Albertazzi". Al centro dello schieramento erano dislocati il Comando delle Combe,  distaccamenti "Tarroboiro" a Pianfé, "Altieri" alle Druge e, più tardi, il distaccamento  "Ferrovieri" alle Strobiette, composto dai ferrovieri di Bussoleno.

 

Il piano d'attacco nemico  stabiliva la divisione del battaglione in 2 colonne per accerchiare la brigata con una manovra a  tenaglia.Le sentinelle partigiane scorsero la prima colonna di fascisti che si dirigeva a Balmafol  dopo aver attraversato Falcemagna.L'avvicinarsi del nemico indusse il Comandante Alessandro  Ciamei ("Falco") a vagliare rapidamente un piano di difesa che comprendeva di fermare gli  attaccanti con un fuoco improvviso, e di colpirli quindi ai fianchi con una manovra avvolgente. 

 

Un colpo partito innavvertitamente a un partigiano diede inizio alla battaglia, il nemico, colto di  sorpresa,cercò riparo rifugiandosi nei vallonetti sottostanti in attesa della notte per potersi ritirare.  Per temporeggiare i fascisti diedero inizio a una guerra di posizione molto pericolosa per i  partigiani,a corto di munizioni. 

 

Bisognava snidare i fascisti,e fu il margaro di Balmafol (il cui figlio era prigioniero dei fascisti),  a proporre di far rotolare dei macigni addosso ai nemici. 

La proposta fu attuata dai partigiani,,i fascisti,spaventati dai macigni,uscivano dai nascomndigli  diventando facile bersaglio per i partigiani.. 

 

Dopo aver abbandonato armi ed equipaggiamento i fascisti si diedero a una precipitosa fuga per i  pendii scoscesi.La seconda colonna di attaccanti,ignara della sorrte dei propri camerati,,saliva  verso le Combe,ma a Pavaglione venne attaccatta e sconfitta dopo una sanguinosa battaglia.  Sul finire della giornata i fascisti ebbero 21 morti,quaranta feriti e 2 prigionieri. 

 

La battaglia di Grange Sevine

 

Vista l'impossibilità di espugnare le posizioni della "Walter Fontan", i nazifascisti  sferrarono un nuovo attacco contro i partigiani dirigendosi verso il Colle della Croce di Ferro per  ricongiungersi con altre compagnie nazifasciste incaricate di rastrellare la Valle di Viù .  In questa manovra si sconrarono con i partigiani della IV Divisione "G.L." "Stellina", dislocati  sul versante Sud del Rocciamelone. . 

 

A Novalesa si trovavavano circa 80 partigiani della "Stellina" all'alba del 26 agosto,quando  giunsero 2 staffette recanti la notizia che una colonna nemica saliva da Susa per rastrellare la  zona. 

I partigiani corsero alle loro postazioni per difendere la conca delle Grangie Sevine.La quantità di  armi e la conformazione geografica del luogo permise ai partigiani di far avanzare il nemico per  poi sorprenderlo alle spalle nel valloncello. 

 

Il comandante mandò in avanscoperta dua pertigiani con l'ordine di sorvegliare il nemico.I due,  giunti nei pressi delle Grangie Sevine videro due compagnie di SS italiane intente a riposarsi in  un prato,visto l'atteggiamento il nemico era ignaro della consistenza dei partigiani in quella zona.  Intanto i due partigiani spararono delle raffiche di mitra sulle SS causando lo scompiglio fra i  nazifascisti,che scapparono rifugiandosi nelle case vicine e usando gli abitanti come ostaggi.Per  stanarli, senza rischiare la vita degli ostaggi, fu escogitato l'espediente di impaurire il nemico  dandogli l'impressione di essere circondato da forze imponenti e ben armate. 

I partigiani misero in azione un mortaio da 81, e alle ore 18 accorsero in aiuto due squadre di  garibaldini. 

 

All'imbrunire il Comandante Laghi,preceduto da una bandiera bianca,si avvicinò alle case  occupate dai nazifascisti per intimare la resa.Dopo 40 minuti di trattative si concordò quanto  segue:consegna di tutti gli effettivi in uomini, armi, materiali, salva la vita a tutti, libertà agli  ufficiali tedeschi con l'onore delle armi. 

 

Il colpo di mano all'Aeritalia 

 

I problemi che caratterizzavano il movimento partigiano erano quelli del  vettovagliamento,l'equipaggiamento e l'armamento. A quest'ultimo si provvedeva solitamente con  il disarmo di fascisti o attraverso assalti a caserme e presidi. 

Per far fronte a questa carenza di armi il comando della III divisione Garibaldi progetta il colpo  di mano all'Aeritalia,cioè al campo d'aviazione sito tra Torino e Collegno. 

I comandanti partigiani erano venuti in possesso di dettagliate piantine del capo d'aviazione,su  cui erano indicati i depositi di armi,munizioni ecc... .  Per accertarsene i partigiani mandarono uno di loro al campo volo camuffato da operaio,a  controllare che i disegni corrispondessero alla verità. 

L'incaricato prese i contatti con i gappisti e i sappisti della zona,si improvvisò meccanico ed  entrò nella fabbrica di aerei presente nel campo volo. 

 

Dopo aver appurato l'esattezza delle informazioni si mise in atto il colpo,il quale mirava ai  seguenti scopi: 1) venire in possesso di tutto il quantitativo di armi, carburante, munizioni,  automezzi necessari alle formazioni partigiane; 2) evitare la distruzione dello stabilimento  da parte degli alleati risparmiando così molte vite umana; 3) il fattore psicologico: un  grande colpo ben riuscito nella città di Torino, in luogo presidiato da numerose truppe  nazifasciste senz'altro dava un'impronta della perfetta organizzazione partigiana che  poteva colpire l'invasore in qualsiasi posto e in qualsiasi momento; 4) il colpo avrebbe  consentito di sabotare gli apparecchi sul campo, le macchine nell'officina ed avrebbe creato  una psicosi presso la massa operia che non doveva lavorare per i nazifascisti. 

 

Il 18 agosto 170 partigiani della III Divisione Garibaldi,penetrano nel campo e,con una manovra  a tenaglia,si dirigono verso i punti prestabiliti.  Nel giro di un ora tutti i Partigiani riescono a penetrare nella fabbrica,una parte mette in moto gli  autocarri e carica le munizioni,altri sabotano tutto il materiale bellico. 

 

Dopo circa tre ore i partigiani lasciano il campo di aviazione,con l'aiuto degli operai della  fabbrica di arerei,si sono impadroniti di 240 mitragliatrici, moschetti, munizioni, autocarri,  carburante. Il lauto bottino di armi venne in seguito spartito proporzionalmente tra altre brigate  partigiane della Val di Susa (42ª e 113ª) e della Valle di Viù. 

 

Insurrezione e liberazione 

 

Nella primavera del 1945 ci fu l'unificazione delle formazioni partigiane,dalla quale trae  giovamento in particolar modo l'Alta Valle, dove Autonomi, Matteotti e G.L. si fondono nella  41ª Divisione Unificata. La III e la XIII Divisione Garibaldi, comprendendo già da sole un  elevato numero di uomini e brigate, mutato solo il nome, diventando ripsettivamente la 42ª e la  46ª Divisione Unificata, al comando di Negro e Massimo Ghi. 

 

Al gruppo dell'alta valle sono riservati compiti di antisabotaggio di dighe e cenrati,mentre quelli  della bassa valle spettano compiti di sabotaggio sul I settore Torino.  I movimenti del nemico,sebbene minimi,sono continuamente disturbati.specie nella media e  bassa valle,da azioni di sabotaggio che i partigiani continuano a compiere nonostante la minaccia  dei tedeschi di uccidere tre partigiani o tre civili per ogni atto di sabotaggio..  Pensando alla liberazione,sempre più vicina,il comando partigiano costituisce gruppi di  antisabotaggio per difendere le centrali idroelettriche dagli attacchi dei tedeschi in fuga. 

 

Tutti gli inpianti vennero salvati dalla ritirata del nemico.Rimanevano da sminare le strade e i  ponti,minate dai tedeschi. 

Anche se i partigiani riuscirono a inertizzare buona parte delle cariche saltarono il ponte di ferro  all'ingresso di Borgo Nuovo a Bardonecchia, i ponti della Dora e del Fenils a Cesana, a Oulx, a  Exilles. . 

Ma nella fase insurrezionale della guerra partigiana,i partigiani della Valsusa non si limitarono  alla difesa delle ifrastrutture,delle strade e dei ponti. 

 

Numerosi partigiani scesero a Torino per dare il loro contributo alla fase finale dell'isurrezzione.  Il comando di zona si era stabilito a Vinovo, nel villino della signora Elisabetta Grana e qui  ricevette il famoso ordine: "Aldo dice: 26x1. Stop. Applicate piano E 27. Stop". Era la sera del  25 Aprile. 

 

Nell'alta valle le operazioni erano iniziate già il 24 aprile,quando si venne a sapere che i nemici  ritiravano le loro truppe i partigiani inseguirono i tedeschi in ritirata impegnandoli in una furiosa  battaglia ad Exilles (erano i partigiani dell' "Assietta").  Il 26 aprile le formazioni partigiane scesero a Torino,i pochi uomini rimasti in Valle ostacolarono  la ritirata con l'aiuto della popolazione. 

 

Dopo una lunga marcia la 42° brigata"W.Fontan" raggiunse C.so Francia, ,la 17° brigata  catturava i tedeschi conducendoli nei campi di raccolta di S. Gillio e Givoletto.  In questa zonna vennero inseguiti e attaccati i tedeschi che avevano compiuto l'eccidio di  Grugliasco,il 29 aprile. 

 

Raggiunti dai partigiani, i tedeschi fuggirono impauriti lasciando a terra morti e feriti.  La Valsusa era libera,e così anche Torino,dove i partigiani procedevano all'eliminazione del  cecchinaggio fascista,ultimo rottame del ventennio ancora presente.Opera piuttosto difficile e  pericolosa, nella quale trovò la morte il comandante della 46ª Divisione, Massimo Ghi, mentre  saliva le scale di una casa di Corso Galileo Ferraris 31, per snidare uno di quei brigatisti che  sparavano dalle finestre.. 

 

Le formazioni valsusine rimasero a Torino fino ai primi di maggio,iniziando la smobilitazione  dopo la sfilata del 6 maggio.