www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - storia - 22-10-08 - n. 246

da Granma - www.granma.cu/italiano/2008/octubre/mar21/john-it.html
 
John Reed, un giornalista che sconvolse il mondo
 
di Hernán Uribe
 
Lo statunitense John Reed, uno dei giornalisti più famosi del XX secolo, era nato a Portland il 22 ottobre del 1887 e morì a Mosca un 17 ottobre dello stesso mese, tre giorni prima di compiere 33 anni, nel 1920, un anno dopo la pubblicazione del suo libro più famoso, intitolato con proprietà “I dieci giorni che sconvolsero il mondo”, un reportage di come nella Russia dell’epoca si installò il primo regime socialista della Terra.
 
Corrispondente nella Prima Guerra Mondiale, che scoppiò nel 1914, Reed andò in Russia nel 1917 e fu testimone dei fatti che avvennero alla presa del potere dei bolscevichi e della Rivoluzione d’Ottobre, nome assegnato dal calendario russo che in occidente corrisponde al 7 novembre.
 
“ I dieci giorni...” si pubblicò negli Stati Uniti per la prima volta con una prefazione di Lenin, mentre l’edizione in russo aveva un prologo di Nadezda Krupskaya, moglie del leader della Rivoluzione socialista e Commissaria (ministra) di Cultura.
 
Il magistrale testo è un esempio di eccellente giornalismo e nella presentazione l’autore scrive: “Durante la lotta le mie simpatie non erano neutrali, ma tracciando la storia di queste grandi giornate, ho cercato di studiare gli avvenimenti come un cronista coscienzioso che si sforza di riflettere la verità”, e aggiunge, “questo libro è un pezzetto di storia come io l’ho vista e vuole essere una relazione dettagliata della Rivoluzione d’Ottobre, cioè di quelle giornate in cui i bolscevichi, alla guida degli operai e dei soldati della Russia s’impadronirono dello Stato e lo misero nelle mani dei Soviet”.
 
Nell’edizione nordamericana, Vladimir Ilich Lenin scrisse: “Dal profondo del mio cuore lo raccomando agli operai di tutti i paesi. Desidero che questo libro circoli in milioni di volumi e che lo traducano in tutte le lingue, perchè traccia il quadro esatto e straordinariamente vivo di fatti che hanno una grande importanza per la comprensione della Rivoluzione proletaria”.
 
La Kruspskaya ragiona: “Il libro di John Reed offre un quadro che presenta l’insurrezione delle masse popolari come realmente avvenne... nel suo genere il libro di Reed è un’epopea”, e sottolinea “non scrivono generalmente cosi della Russia sovietica gli altri stranieri! O non capiscono gli avvenimenti o generalizzano i fatti isolati; la verità è che nessuno è stato testimone personale della Rivoluzione”.
 
Buon poeta ed eccellente scrittore, Reed ha brillato soprattutto come giornalista. In questo settore, come si legge nei suoi lavori e come lui stesso sosteneva, non era neutrale, ma si atteneva al principio di riflettere la realtà mediante un’investigazione scientifica, nel senso dell’obiettività per l’analisi delle origini e le prospettive dei fatti.
 
Max Eastman, coeditore della rivista The Masses dove Reed aveva lavorato , affermò in un omaggio alla sua memoria che: “Reed conosceva il freddo tono della voce dello scienziato che vede le cose come sono. È stato un poeta che ha capito la scienza, un idealista capace d’affrontare i fatti. Lui si era ubicato allo zenit della professione del giornalismo negli Stati Uniti”.
 
A 24 anni era andato in Messico per scrivere sulla Rivoluzione messicana dal 1911 al 1914, e questa esperienza la trascrisse nel suo libro “Messico insorgente”, nel quale narra le vicende con le truppe del generale Pancho Villa.
 
Anni dopo i suoi reportage serviranno come base per un film di Hollywood, con lo stesso nome. Altri film come “Reds” (i rossi) e “Campane rosse” alludevano alla sua vita. Il suo lavoro sulla prima guerra mondiale s’intitola “La guerra nell’Europa orientale del 1916”.
 
Ideologicamente aveva optato per il marxismo e fu uno dei fondatori del Partito Comunista degli Stati Uniti e poi membro del Comitato Esecutivo della Terza Internazionale e per questa ragione si trovava a Mosca quando il tifo lo uccise.
 
Reed per le sue battaglie sociali fu processato e condannato al suo rientro negli Stati Uniti, proveniente dalla Russia Sovietica e gli si applicò la Legge dello Spionaggio, anche se non fu condannato.
 
(Fonte: MapochoPress - Traduzione Granma Int.)