www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - storia - 01-12-08 - n. 252

da Accademia delle Scienze dell'URSS, Storia universale vol IX, Teti Editore, Milano, 1975
trascrizione a cura del CCDP

CAPITOLO IX

La crisi economica nei paesi capitalisti negli anni 1929-1933

1 Il sorgere e lo sviluppo della crisi economica mondiale
2 Gli Stati Uniti d'America
3 Il Giappone
4 La Germania
5 La Gran Bretagna

6 LA FRANCIA

LA CRISI ECONOMICA

La crisi economica scoppiò in Francia alla fine del 1930, più tardi quindi che negli altri paesi capitalisti d'Europa, ma si concluse soltanto nel 1935. In questo periodo la produzione del settore meccanico scese sino al 69% del livello del 1929 e quella dei macchinari all'80%. La fusione della ghisa e dell'acciaio si ridusse quasi della metà. Una drastica riduzione subì anche la produzione delle automobili, dei metalli non ferrosi, dell'alluminio e dello zinco. Grave era la situazione dell'industria tessile, le cui aziende fin dagli anni 20 lavoravano a ritmo ridotto e con sospensioni.

Il commercio estero calò durante gli anni della crisi di più della metà. Non riuscendo a sostenere la concorrenza della Gran Bretagna, degli Stati Uniti e della Germania, la Francia perdette le proprie posizioni sui mercati esteri. Anche il commercio interno subì un dissesto. Diminuirono bruscamente i prezzi del grano, dell'orzo, dell'avena, della lana e dello zucchero. Nel campo della circolazione creditizio-monetaria la crisi ebbe il suo epicentro nel fallimento della Banca Oustric, una delle più grandi in Francia. Seguirono numerosi altri fallimenti. I piccoli risparmiatori persero. così una somma non inferiore ai 3 miliardi di franchi.

La crisi fu molto grave anche per i contadini. Il reddito dell'agricoltura fu nel 1934 di 17 miliardi di franchi contro i 44,8 miliardi nel 1929. Per l'impossibilità di pagare i debiti, le tasse e gli affitti, la vendita delle proprietà contadine assunse un carattere di massa. Molti piccoli contadini, spinti dalla necessità, abbandonarono le loro aziende ed emigrarono in città. Peggiorarono di molto le condizioni materiali d'esistenza degli operai. Nell'industria estrattiva il monte totale dei salari diminuì dal 1930 al 1934 del 38%. Decine di fabbriche e d'officine restarono inattive. L'esercito dei disoccupati era in continuo aumento.

LA LOTTA DELLE MASSE LAVORATRICI

I lavoratori francesi condussero una lotta tenace per la difesa delle loro condizioni materiali. Gli operai lottarono contro le riduzioni di salario, per l'eliminazione delle imposte indirette, per la riduzione delle tariffe dei trasporti, del gas, dell'acqua, dell'elettricità. Nei centri industriali si verificarono imponenti scioperi che si trasformavano frequentemente in duri scontri con la polizia. All'avanguardia del movimento operaio marciavano i minatori, i metallurgici, i tessili, i ferrovieri e i lavoratori della navigazione fluviale.

Nella primavera del 1931, in risposta all'attacco dei proprietari delle miniere, che tentavano di ridurre il salario del 10%, 30.000 minatori del Pas-de-Calais, della Loira e di altre regioni sospesero il lavoro. Gli scioperanti difendevano coraggiosamente i propri diritti. Picchetti di operai non permettevano l'accesso dei crumiri nelle miniere. Ma il governo mobilitò ingenti forze di polizia e di gendarmeria che iniziarono arresti massicci. Contemporaneamente i riformisti svolsero una campagna per l'immediata cessazione degli scioperi. Parte degli operai subivano ancora la loro influenza e il 7 aprile 1931 il comitato centrale dello sciopero prese la decisione d'interromperlo.

Non era ancora cessato lo sciopero dei minatori, che il 17 maggio 1931 scoppiò quello di 25.000 tessili, alla cui direzione si posero comitati di fabbrica. Nelle città di Roubaix e di Wervik gli operai resistettero coraggiosamente alla polizia innalzando barricate. Gli operai parigini raccolsero fondi in aiuto ai tessili in sciopero. Soltanto il 29 luglio i socialisti di destra, che nel frattempo si erano accordati con il governo, ottennero dal comitato dello sciopero la sua cessazione.

Nel marzo del 1932 iniziarono uno sciopero contro la riduzione dei salari gli operai di Vienne; assieme alle mogli e ai figli essi sfilarono per le vie della città, chiedendo "pane per i bambini". Complessivamente, dal 1931 al 1934 le sospensioni dal lavoro causarono la perdita di 6 milioni 800.000 giornate lavorative.

Azioni di massa si verificarono anche fra i contadini e i salariati agricoli, i quali protestavano soprattutto contro la diminuzione dei salari e chiedevano la riduzione della giornata lavorativa e l'introduzione delle assicurazioni sociali a spese degli imprenditori. I contadini si battevano contro l'aumento delle tasse, contro la riduzione dei prezzi dei prodotti agricoli e le vendite forzose delle loro proprietà. Il Partito comunista francese difendeva attivamente gli interessi dei lavoratori. Epurando le proprie file dagli opportunisti di destra e dai nemici della classe operaia, esso si rafforzò e si assicurò la possibilità di svolgere una più vasta attività fra le masse per la creazione di un fronte unico contro la politica reazionaria della borghesia, contro il fascismo e il pericolo di guerra.

LA POLITICA DEI CIRCOLI GOVERNATIVI

All'inizio del 1931, dopo aver dimostrato di essere del tutto impotente a risolvere la crisi economica, il governo Tardieu dovette dimettersi. Gli succedette il governo Laval, ma anche questo ebbe vita breve. Nel febbraio del 1932 ritornò al governo Tardieu.

I circoli più reazionari si adoperavano per l'instaurazione di una "maniera forte", per la liquidazione delle forme parlamentari di governo e per la concessione al presidente della repubblica di pieni poteri eccezionali. Tentando di screditare le forze più progressive del paese, essi organizzarono una scomposta campagna, che fu detta "di Gorgulov", dal nome della guardia bianca, che allo scopo d'inasprire i rapporti franco-sovietici aveva ucciso nel maggio il presidente della repubblica Paul Doumer. Il governo Tardieu e la stampa reazionaria, sfruttando questa provocazione per fomentare l'odio verso l'Unione Sovietica e il Partito comunista francese, sostennero che Gorgulov era un comunista e un "agente di Mosca". La stampa comunista smascherò la montatura di Tardieu e dei suoi sostenitori, dimostrando che Gorgulov era legato ai servizi segreti francesi, e la provocazione quindi fallì. Alle elezioni parlamentari del maggio 1932 la vittoria andò al blocco delle sinistre formato da radicalsocialisti e socialisti. Il governo Tardieu rassegnò le dimissioni e il nuovo gabinetto fu capeggiato dal radical-socialista Edouard Herriot.

Tenendo conto della crescente minaccia rappresentata per la Francia dall'affermarsi di circoli più bellicisti e aggressivi in Germania, Herriot concluse nel novembre del 1932 un patto di non aggressione con l'Unione Sovietica. Volendo porre fine al deficit del bilancio statale, egli propose di apportare un certo aumento alle tasse sul capitale. Ma quando l'esame dei progetti di legge finanziari in parlamento rese evidente che la borghesia monopolistica e i suoi rappresentanti erano pronti a sabotare in tutti i modi le proposte del governo, Herriot rassegnò le dimissioni. Dopo di lui e sino alla fine del 1933 si succedettero ben sette gabinetti. Nel gennaio 1934 andò al governo Daladier.


7 L'Italia (prossima pubblicazione)
8 La Spagna (prossima pubblicazione)
9 I paesi dell'Europa Centrale e Sud Orientale (prossima pubblicazione)