www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - storia - 11-12-08 - n. 254

da Accademia delle Scienze dell'URSS, Storia universale vol IX, Teti Editore, Milano, 1975
trascrizione a cura del CCDP

CAPITOLO IX

La crisi economica nei paesi capitalisti negli anni 1929-1933

1 Il sorgere e lo sviluppo della crisi economica mondiale
2 Gli Stati Uniti d'America
3 Il Giappone
4 La Germania
5 La Gran Bretagna
6 La Francia

7 L'Italia

 

8 LA SPAGNA

LA RIVOLUZIONE DEMOCRATICO-BORGHESE

In Spagna la crisi economica si combinò con decisivi avvenimenti politici, che portarono allo scoppio di una rivoluzione democratico-borghese. La crisi economica aveva causato la chiusura di un gran numero di fabbriche e di officine, mentre si erano ridotti considerevolmente gli scambi commerciali. Si era andata accentuando l'inflazione, e il salario reale degli operai era notevolmente diminuito. Nel 1931 si contavano circa 600.000 disoccupati privi di sussidio.

I contadini soffrivano per la mancanza di terra o perché ne avevano troppo poca: 1444 proprietari fondiari possedevano circa 3 milioni di ettari, mentre la stessa superficie era suddivisa fra 8 milioni di contadini poverissimi.

Le masse popolari manifestavano un profondo malcontento. Sempre più spesso si verificavano scioperi di operai, agitazioni contadine, dimostrazioni studentesche. Il movimento si estese anche a parte della borghesia e agli elementi democratici dell'esercito. Nel paese maturava una crisi rivoluzionaria. Sul terreno politico si distinguevano due campi: quello repubblicano e quello monarchico. Al campo repubblicano appartenevano il proletariato, i contadini, la piccola e media borghesia. Il campo dei difensori della monarchia era formato dai proprietari dei latifondi, dalla grossa borghesia, dall'alto clero, dai comandanti reazionari dell'esercito. Le classi che militavano nel campo repubblicano perseguivano fini diversi: gli operai e i contadini non lottavano soltanto per l'avvento del regime repubblicano, ma anche per una radicale democratizzazione del sistema politico e sociale, per l'eliminazione dei privilegi del ceto militare e della Chiesa, il miglioramento delle condizioni di lavoro degli operai, la liquidazione dei rapporti feudali nelle campagne, l'assegnazione della terra ai contadini e la concessione dell'autonomia alle minoranze nazionali. Essi consideravano l'abbattimento della monarchia come una tappa importante nello sviluppo dell'ulteriore lotta per la democrazia. La borghesia repubblicana invece tendeva soltanto alla conquista del potere politico, allo scopo di frenare con la proclamazione della repubblica il movimento rivoluzionario delle masse popolari.

Tentando di diminuire la profonda indignazione popolare e salvare la monarchia, i circoli governativi sostituirono al governo il dittatore Primo de Rivera con Berenguer. Ma il movimento per la repubblica s'allargava: il 17 agosto 1930 a San Sebastian i repubblicani di destra con alla testa Alcalà Zamora e i repubblicani di sinistra capeggiati da Manuel Azana formarono assieme ai socialisti un "comitato rivoluzionario", che lanciò un appello per il rovesciamento della monarchia e per l'instaurazione della repubblica. I membri del comitato temevano lo sviluppo di un'autentica rivoluzione popolare, perché tanto gli operai che i contadini tendevano a sottrarsi al controllo del "comitato rivoluzionario". In dicembre scontri di strada degli operai con i gendarmi, scioperi di massa, comizi e dimostrazioni sotto la parola d'ordine "Abbasso la monarchia!" e "Viva la repubblica!" si verificarono in molte città delle regioni basche, delle Asturie, della Catalogna e in altre province della Spagna. Il 12 dicembre 1930.le truppe della guarnigione di Jaca (Aragona) insorsero, proclamarono la repubblica e si diressero verso Huesca. Le notizie dell'insurrezione a Huesca percorsero rapidamente tutta la Spagna. Il 13 dicembre il governo Berenguer proclamò lo stato d'assedio nel paese. In quello stesso giorno la colonna dei repubblicani venne battuta dalle truppe governative e i capi dell'insurrezione, i capitani Fermín Galàn e Garcia Hernàndez furono fatti prigionieri e fucilati.

La fucilazione dei capi dell'insurrezione provocò nuove agitazioni. Il 15 dicembre scesero in lotta gli aviatori militari di Madrid. Il giorno successivo, ad Alicante ed Elche insorsero operai e contadini; a essi si unirono i soldati. Venne nuovamente proclamata la repubblica. Un vasto movimento contadino si sviluppò in Andalusia, in Estremadura, nella regione di Valencia e in altre province. Nelle province di Granada, Cordoba e Malaga i contadini si divisero le terre dei proprietari fondiari, disarmarono la guardia civile e crearono propri reparti armati. Il 14 febbraio 1931 il governo Berenguer fu costretto a rassegnare le dimissioni. Il nuovo governo, presieduto da Aznar, indisse le elezioni municipali per il 12 aprile. Esse si svolsero sotto la parola d'ordine "Viva la repubblica!". I repubblicani ottennero la maggioranza dei voti nei principali centri industriali. Conosciuti i risultati delle elezioni, il governo Aznar presentò le dimissioni il 13 aprile; il giorno dopo re Alfonso fuggiva all'estero e il "comitato rivoluzionario" proclamava ufficialmente la repubblica spagnola.

LA POLITICA DEL GOVERNO REPUBBLICANO

Con la proclamazione della repubblica il potere passò nelle mani del blocco della borghesia e dei proprietari fondiari liberali. Il governo provvisorio di coalizione era infatti formato da rappresentanti dei partiti borghesi e dei socialisti, diretti dal repubblicano Alcalà Zamora.

La costituzione approvata il 9 dicembre proclamava la Spagna repubblica con un parlamento unicamerale, sanciva il diritto alla libertà di parola, di stampa, di associazione. Ma il vecchio apparato statale e militare veniva conservato, e pertanto la rivoluzione non portò a un'autentica democratizzazione del sistema statale, né venne risolto un altro importantissimo compito della rivoluzione democratico-borghese: la riforma agraria. Il 9 settembre 1932 il governo approvò una riforma parziale, in base alla quale i contadini potevano ottenere piccoli appezzamenti, ma solo pagando un forte riscatto. Inoltre l'attuazione della riforma venne intenzionalmente protratta nel tempo. In definitiva, sebbene fossero state abbattute le più stridenti sopravvivente del feudalesimo, la situazione delle masse contadine non migliorò. Nel corso di due anni vennero suddivisi in tutto 74.000 ettari di terra, mentre soltanto i possedimenti del duca d'Alba si estendevano su una superficie di 100.000 ettari.

Insoluta rimase anche la questione nazionale. Soltanto la Catalogna ottenne una limitata autonomia. La giornata lavorativa di otto ore e le assicurazioni sociali vennero concesse soltanto sulla carta.

Nel paese cresceva il movimento per dare più ampio sviluppo alla rivoluzione. Nel corso di questa lotta si rafforzò il partito comunista. Nel 1932 esso smascherò e cacciò dalle proprie file gli opportunisti, e la direzione del partito fu assunta da provati rivoluzionari leninisti quali José Díaz e Dolores Ibarruri. All'inizio della rivoluzione il partito contava 800 membri; ora essi erano saliti a circa 12.000. I comunisti marciavano all'avanguardia della lotta popolare per il completamento della rivoluzione democratico-borghese, per il passaggio della terra ai contadini poveri, per la soluzione democratica della questione nazionale, per disarmare e schiacciare la controrivoluzione, per aumentare i salari.

Il partito comunista proponeva la tattica rivoluzionaria dell'unità della classe operaia e della sua alleanza con i contadini. Nonostante il sabotaggio dei leaders socialisti e degli anarchici, l'idea del fronte unico proletario raccoglieva sempre più ampi consensi nelle file dei socialisti, degli anarchici e degli operai senza partito.

Durante il 1931 si registrarono 3643 scioperi, 20 dei quali politici, con la partecipazione di 1 milione e mezzo di persone. Nel 1932 scioperarono più di 1 milione di operai. Manifestazioni particolarmente vaste si ebbero a Oviedo, a Malaga, a Siviglia e in Catalogna. A Siviglia lo sciopero generale e gli scontri di strada degli operai con la polizia ed elementi reazionari vennero guidati da José Diaz. Dopo la repressione dell'azione operaia egli venne arrestato e condannato a diciotto anni di prigione, ma sotto la pressione delle masse popolari il governo dovette liberarlo sotto cauzione.

Nelle campagne i braccianti e i contadini incendiavano le case degli odiati proprietari terrieri, confiscavano la terra, il bestiame e le attrezzature ai latifondisti, creavano comitati di contadini e di braccianti. In Andalusia, in Estremadura e in altre regioni si verificarono scontri armati fra i contadini e le truppe e la guardia civile. La reazione, intimorita dallo sviluppo dell'azione popolare, passò all'offensiva. Nel 1933 i partiti di destra formarono un'organizzazione reazionaria unica, la CEDA (Confederación Espanola de Derechas Autónomas = Confederazione spagnola delle destre autonome) con alla testa J. M. Gil Robles, rappresentante del blocco dei proprietari fondiari, dell'oligarchia finanziaria, dei clericali e del ceto militarista. Il giornale "El Debate", da essi pubblicato, svolgeva un'accanita campagna sciovinista. La CEDA attirò nelle sue file anche una parte dei contadini medi e della piccola borghesia cittadina, ridotti alla disperazione dalla crisi economica. Usando la demagogia, il terrore, le falsificazioni aperte la reazione riuscì ad assicurarsi il successo nelle elezioni delle Cortes del novembre 1933. Venne quindi formato un governo filofascista, guidato dal radicale Lerroux. Le masse popolari risposero con il rafforzamento della lotta per le rivendicazioni democratiche e per la creazione di un fronte popolare contro il fascismo e la reazione.


9 I paesi dell'Europa Centrale e Sud Orientale (prossima pubblicazione)