www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - storia - 22-04-09 - n. 270

da Accademia delle Scienze dell'URSS, Storia universale vol. X, Teti Editore, Milano, 1975
trascrizione a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
Capitolo XIX
 
Il movimento operaio internazionale durante la guerra
 
Parte prima
 
La seconda guerra mondiale rappresentò una difficile prova per la classe operaia e per i suoi partiti politici e le sue organizzazioni. Gravavano sulle spalle del proletariato pesi enormi, legati a questa guerra devastatrice che non aveva precedenti nella storia. La guerra rese più difficile e complicata la lotta delle masse proletarie per i loro interessi di classe. Nel contempo però essa pose di fronte al proletariato mondiale, e in primo luogo di fronte al suo reparto di avanguardia, i partiti comunisti, compiti di eccezionale responsabilità. Dalla giusta soluzione di questi compiti dipendeva in ultima analisi non solo il destino della classe operaia, ma anche il futuro di tutto il popolo lavoratore. Il compito principale era quello di distruggere il fascismo. Dai partiti comunisti e dalle organizzazioni proletarie rivoluzionarie a essi collegate si richiedeva prima di tutto un calcolo preciso del rapporto di forze e della peculiarità delle condizioni che si erano andate creando nei diversi paesi. Sorse da qui la necessità di elaborare una nuova tattica e di condurre una politica tale da garantire la distruzione del fascismo, la sconfitta della reazione e da creare le condizioni favorevoli al trionfo della causa della pace, della democrazia e del socialismo.
 
LA CLASSE OPERAIA E LE SUE ORGANIZZAZIONI POLITICHE NEL PERIODO INIZIALE DELLA GUERRA
 
Le classi dirigenti dei paesi capitalistici utilizzarono la guerra per rafforzare la loro azione repressiva nei confronti delle organizzazioni politiche della classe operaia e, in primo luogo, contro i comunisti. Negli Stati fascisti o occupati dai fascisti il terrore sanguinario contro gli antifascisti assunse un carattere ancora più feroce e di massa. I partiti comunisti tedesco, austriaco e italiano, che da lunghi anni erano costretti alla illegalità, lavoravano in condizioni eccezionalmente difficili e pericolose. A causa della ondata di sciovinismo, i loro legami con i più larghi strati dei lavoratori furono seriamente indeboliti. Nel 1939, in Francia, il governo colpì il partito comunista con una lunga serie di repressioni e lo costrinse a passare nella illegalità. In tutti i paesi capitalistici dell'Europa continentale che si trovavano in stato di guerra con la Germania o che erano suoi alleati, l'attività legale dei partiti comunisti fu limitata o impedita. Tuttavia, nonostante tutte le difficoltà e le persecuzioni, i partiti comunisti, facendo leva sulle decisioni del VII congresso della Internazionale comunista e su una analisi della situazione concreta di ogni paese, seppero elaborare una strategia politica che permise loro di ricomporre le proprie file e di svolgere un ruolo di primo piano nella organizzazione della lotta delle masse popolari contro il fascismo. Lo stabilimento e il rafforzamento della unità d'azione dei singoli reparti della classe operaia era uno dei primissimi compiti da affrontare, dalla cui soluzione dipendeva l'efficacia della lotta del proletariato mondiale. Dopo il VII congresso dell'Internazionale comunista furono raggiunti in questa direzione certi successi. Tuttavia, prima dell'inizio della guerra il sabotaggio della politica di unità da parte dei leaders di destra dei partiti socialisti assunse forme tali da annullare quanto era stato precedentemente raggiunto in questa direzione.
 
I leaders di destra della socialdemocrazia riuscirono, soprattutto nella prima fase della guerra, a suscitare nei loro partiti uno spirito anticomunista, tanto da trasformarli in membri attivi della crociata anticomunista. L'obiettivo che essi perseguivano era quello di screditare i partiti comunisti, utilizzando una situazione che a essi sembrava favorevole, per limitare ulteriormente l'influenza comunista e stabilire l'egemonia riformista assoluta sul movimento operaio.
 
Nel febbraio 1940, dopo un lungo intervallo, si tenne a Bruxelles una riunione del comitato esecutivo della Internazionale socialista. Questa riunione fu convocata mentre era in corso il conflitto sovietico-finlandese. Il corso di questa riunione dimostrò che i leaders di destra della socialdemocrazia erano preoccupati non di unire le forze nella lotta contro il pericolo rappresentato dal fascismo tedesco, bensì di lottare contro il comunismo. Blum e l'inglese sir Walter Citrine nei loro interventi accusarono i socialdemocratici dei paesi scandinavi di rallentare l'inizio della mobilitazione per prestare aiuto alla Finlandia. Con appelli dello stesso tenore intervenne pure Hilferding, che sostenne la necessità di un attacco immediato degli Stati Uniti contro la Unione Sovietica. Alcuni leaders socialdemocratici come il finlandese Tanner e l'ungherese Peyer appoggiarono apertamente i circoli reazionari finlandesi. Tuttavia, già in quel periodo, contro questa politica della direzione di destra intervennero apertamente i socialdemocratici di sinistra, che chiedevano un maggior impegno nella lotta contro il fascismo e il rifiuto di iniziative antisovietiche.
 
Sulle posizioni reazionarie più estreme si manteneva l'Internazionale socialista della gioventù. Nell'ottobre del 1939 si tenne a Lille il suo congresso. Prima dell'assise venne portata a compimento l'esclusione dalla Internazionale delle organizzazioni giovanili orientate in senso rivoluzionario: l'organizzazione della gioventù unitaria socialista di Spagna, l'associazione della "Giovane guardia" di Bruxelles, la lega laburista della gioventù inglese e altre ancora. Il congresso di Lille dell'Internazionale socialista della gioventù prese in esame tre questioni: l'atteggiamento verso la guerra, l'atteggiamento verso l'Unione Sovietica l'atteggiamento verso il problema del fronte unico della gioventù operaia. Nell'appello alla gioventù aderente alla Internazionale socialista della gioventù, firmato dal suo presidente Torsten Nilsson e dal segretario Herich Ollenhauer, non una parola ricordava i veri obiettivi dei governi imperialisti nella guerra appena iniziata. Oltre a ciò i dirigenti dell'Internazionale giovanile manifestarono energicamente una "condanna all'Unione Sovietica". In una serie di dichiarazioni e di appelli, i leaders della Internazionale giovanile insistevano per decise azioni contro l'Unione Sovietica e chiedevano ai governi di Chamberlain di Daladier di organizzare dei corpi di spedizione da inviare in Finlandia, di ristabilire il dominio inglese e francese sul mar Nero di lanciare un immediato attacco contro la Unione Sovietica nel Caucaso. Nilsson e i suoi colleghi si impegnarono attivamente nella formazione di un "corpo di volontari".
 
Sul corso degli avvenimenti avrebbero potuto avere una certa influenza i sindacati che facevano parte della Internazionale sindacale di Amsterdam che, all'inizio della guerra, contava 17 milioni e mezzo di aderenti. Tuttavia questo non avvenne a causa della tattica dei suoi dirigenti. Subito dopo l'inizio della guerra, era stato creato un comitato sindacale permanente anglo-francese, di cui divennero segretario Citrine e membri della direzione Jouhaux, Belan e Schevenels. Il 14 dicembre 1939 questo comitato decise di creare un "comitato finlandese" e un fondo per la Finlandia. Fu inoltre decisa la pubblicazione di opuscoli e volantini di propaganda antisovietica. A differenza di molte risoluzioni adottate in passato dalla Internazionale di Amsterdam e non realizzate, stavolta la sua direzione e il comitato sindacale anglo-francese passarono alla immediata realizzazione delle decisioni. In particolare fu deciso di espellere dall'Internazionale di Amsterdam 629 organizzazioni sindacali che "flirtavano con i comunisti". In tal modo, all'inizio della seconda guerra mondiale, le file della classe operaia furono scompaginate, e non furono utilizzate le sue grandi possibilità. Invece di unire e mobilitare tutte le forze nella lotta contro il fascismo, i circoli dirigenti di Inghilterra, Francia e Belgio e di alcuni altri Stati, con il diretto appoggio dei leaders di destra dei partiti social-democratici e dei dirigenti riformisti delle organizzazioni sindacali, svilupparono la persecuzione contro gli elementi progressisti dei propri paesi e tutto ciò, in quel periodo, arrecòun danno immenso al movimento anti-fascista. La politica di divisione della classe operaia fu sapientemente utilizzata dai circoli dirigenti della Germania hitleriana e dei suoi alleati. Essa inoltre ebbe un ruolo non secondario nelle vittorie ottenute dai fascisti nel periodo iniziale della guerra.
 
LE MODIFICAZIONI DEL CARATTERE DEL MOVIMENTO OPERAIO IN CONNESSIONE CON L'AGGRESSIONE FASCISTA
 
Nella primavera del 1940 l'esercito della Germania nazista occupò la Danimarca e la Norvegia. Immediatamente dopo, la Germania attaccò il Belgio e l'Olanda e invase la Francia. In questa situazione il comitato esecutivo dell'Internazionale comunista lanciò un appello ai lavoratori di tutto il mondo. "Mai l'idea della solidarietà internazionale del proletariato - era scritto nell'appello - ha avuto un significato vitale per gli operai di tutti i paesi come in questi giorni di incendio bellico che si è propagato sull'Europa e sull'Asia... Serrate le vostre file con il grande paese del socialismo!... Evviva l'unità fraterna dei proletari di tutto il mondo!".
 
Con l'allargarsi dei confini della guerra si allargarono pure le dimensioni della resistenza popolare. All'inizio, questo movimento non era ancora sufficientemente organizzato né ben diretto; operavano, di regola, singoli gruppi. Nella seconda metà del 1940 e all'inizio del 1941 il movimento di resistenza nei paesi occupati acquistò un sempre maggiore carattere di massa. Tuttavia, sin dall'inizio, si cristallizzarono nel movimento due linee politiche, due strategie, due tattiche.
 
Una di queste linee era portata avanti dalle forze democratiche dirette dai partiti comunisti. Questa linea esprimeva gli interessi fondamentali dei popoli e lottava per la piena disfatta degli occupanti e dei loro alleati all'interno di ciascun paese. I partiti comunisti tendevano all'unione di tutte le forze popolari e alla creazione di larghi fronti nazionali di lotta contro il fascismo.
 
L'altra linea era dettata dai governi borghesi dell'emigrazione e da coloro che nei vari paesi occupati li sostenevano. Anch'essi tendevano alla sconfitta della Germania e dei suoi alleati, ma erano contrari a promuovere ampi fronti nella lotta di liberazione e portavano avanti una tattica passiva e talvolta costituivano persino un freno per le forze di liberazione dei paesi occupati.
 
I partiti comunisti dei paesi occupati, decisamente contrari a questo corso, nella piena illegalità e in stretta collaborazione con le altre organizzazioni patriottiche, cominciarono a creare centri unitari per il coordinamento della direzione del movimento di liberazione dei popoli. Questi centri avevano denominazioni diverse nei diversi paesi, ma in tutte le nazioni occupate essi costituivano gli organi dirigenti del movimento della resistenza popolare. A essi aderivano persone delle più diverse convinzioni politiche: comunisti, socialisti, democratici cristiani, rappresentanti di altri partiti e organizzazioni politiche, e infine persone che in passato erano del tutto estranee alla politica. Nel corso della lotta si superava la divisione che era stata presente per lunghi anni nelle file della classe operaia. Le forze dell'occupazione contavano sull'aiuto di traditori del tipo di Quisling, Mussert, Degrelle, Nedie, Wang Chingwei per tenere oppressi i popoli dei paesi occupati. Ma la lotta contro gli invasori assumeva ogni giorno di più un carattere decisamente di massa e organizzato.
 
I partiti comunisti elaborarono programmi di lotta antifascista adeguati alle condizioni concrete dei singoli paesi. Quasi tutti i programmi prevedevano la creazione di reparti patriottici di azione armata e comitati di liberazione nazionale. Un significato importante ebbe in quel periodo il superamento di stati di sfiducia e di abbattimento che si erano diffusi tra una parte considerevole delle popolazioni dei paesi occupati in seguito alle vittorie dell'esercito nazifascista.
 
Nella clandestinità si stabilivano contatti tra comunisti e socialisti, si creavano gruppi clandestini di combattenti antifascisti, si stampavano giornali, volantini e bollettini. Il più feroce terrore, i campi di concentramento, i metodi perfezionati e raffinati della persecuzione fisica non poterono fermare l'attività dei partiti comunisti, che esprimevano nella lotta una devozione senza riserve verso i loro popoli.
 
UNA NUOVA TAPPA NELLO SVILUPPO DEL MOVIMENTO OPERAIO COMUNISTA
 
L'aggressione della Germania hitleriana contro l'Unione Sovietica e l'inizio della grande guerra patriottica contro gli aggressori fascisti diedero l'avvio a una nuova tappa del movimento della resistenza, che rappresentava anche una nuova tappa nella storia del movimento operaio internazionale. Tutto il popolo sovietico insorse nella lotta armata contro l'invasore. Le forze armate dell'Unione Sovietica duramente impegnate nelle operazioni militari al fronte ricevettero il più ampio sostegno popolare, nonché quello del movimento partigiano operante nelle retrovie nemiche.
 
Il partito comunista e il governo dell'Unione Sovietica adottarono una serie di misure necessarie per il coordinamento delle operazioni partigiane e dei reparti regolari, per la formazione di raggruppamenti e reparti militari stranieri sul territorio sovietico e per il rifornimento di armi, di vettovaglie e di tutto il necessario ai partigiani per una più efficace lotta contro il nemico. Nel corso della guerra si stabilirono legami fecondi fra i partigiani sovietici e i combattenti della resistenza in Polonia, Cecoslovacchia, Jugoslavia e in altri paesi. La resistenza al fascismo assunse una ampiezza mai vista prima d'allora e un carattere internazionale.
 
La creazione della coalizione anti-hitleriana ebbe un grande ruolo nella mobilitazione e nell'unione dei popoli nella lotta contro gli oppressori.
 
I partiti comunisti elaboravano la loro strategia e la loro tattica partendo dal compito principale che stava loro di fronte, e cioè dalla lotta contro i fascisti. Nei paesi occupati gli sforzi degli antifascisti erano rivolti a sabotare la produzione, a organizzare attentati, a liquidare gli invasori fascisti. I partiti comunisti e operai della coalizione antifascista avanzarono la parola d'ordine: "Tutto per il fronte; tutte le forze per la più rapida disfatta della Germania fascista!". Ma vi erano anche delle parole d'ordine generali per tutti i partiti comunisti. Queste parole d'ordine proclamavano la coesione delle forze di fronte al nemico comune. I comunisti, rivolgendosi ai popoli, dichiaravano: "Create potenti fronti popolari!", "Temprare l'unità!", "Lottare spalla a spalla con i combattenti per la libertà!", "Tutti per la vittoria sui fascisti!", "Il futuro di tutti i popoli dipende dalla vittoria dell'Unione Sovietica!".
 
La forma di lotta più efficace e che diede maggiori risultati nei paesi occupati fu il movimento partigiano. I comunisti diressero la creazione di movimenti nazionali e popolari come il Consiglio nazionale della resistenza in Francia, il Comitato di unità d'azione del popolo italiano, in seguito trasformato in Comitato di liberazione nazionale; il Fronte di liberazione nazionale in Grecia; il comando supremo dei reparti popolari di liberazione dei partigiani in Jugoslavia; i reparti partigiani della Gwardia Ludowa in Polonia; il Fronte di liberazione nazionale in Albania; il fronte patriottico in Romania; il comitato nazionale "Germania libera"; il Consiglio della libertà in Norvegia; l'Associazione del risorgimento della patria in Corea; il fronte popolare nelle Filippine; la Lega dell'indipendenza nel Vietnam (Vietminh) ; la Lega antifascista della libertà popolare in Birmania,eccetera. I patrioti diretti da questi centri di resistenza popolare svilupparono la loro lotta contro l'invasore in tutta la nazione.
 
A prezzo di sforzi incredibili i comunisti riuscirono a far rinascere e a rendere attive nella clandestinità le organizzazioni operaie proibite dal fascismo. Queste organizzazioni condussero azioni di sabotaggio nell'industria, nei trasporti e nella agricoltura. I comunisti lavorarono per tenere alto il morale tra gli internati nei campi di concentramento e assieme ad altri antifascisti organizzarono fughe, prepararono e condussero vere e proprie insurrezioni.
 
I comunisti posero come compito di primaria importanza la lotta democratica e lo stretto legame della lotta di liberazione nazionale con la lotta per la liberazione sociale dei lavoratori.
 
Il partito comunista dell'Unione Sovietica assieme con tutte le organizzazioni democratiche di massa sovietiche concentrò tutta la sua attenzione intorno alla necessità di assicurare una rapida sconfitta del nemico. I quadri più esperti furono mandati al fronte e nelle retrovie del nemico. Vi erano tra essi dirigenti delle organizzazioni di partito delle repubbliche, regionali e provinciali. Tutte le migliori qualità dei comunisti: il coraggio, l'abnegazione, la passione, la risolutezza a lottare sino all'ultima goccia di sangue contro i nemici della patria, furono impiegate per i compiti di lotta contro l'aggressore fascista.
 
I comunisti americani e inglesi riuscirono a creare comitati unitari di produzione, le cui forze erano indirizzate all'aumento della produzione, necessaria per sconfiggere il nemico. Oltre 15 mila comunisti americani presero parte attiva alla lotta armata contro il fascismo. I comunisti organizzavano comizi e assemblee; facevano appello ai lavoratori perché unissero tutte le loro forze nella lotta contro il fascismo tedesco e il militarismo giapponese e contro i loro agenti all'interno del paese. Il Partito comunista inglese portò avanti un grande lavoro per rafforzare l'alleanza anglo-sovietica e per la creazione di un potente fronte unico dei popoli inglese e sovietico. Gli operai inglesi avanzarono le più diverse proposte per aumentare al massimo la produzione bellica.
 
La coscienza della profonda giustezza della guerra contro l'occupante nazifascista determinava la condotta della stragrande maggioranza degli operai. La classe operaia e i lavoratori tutti dell'Inghilterra, degli Stati Uniti d'America, del Canada, dell'India e dell'America latina ebbero un grande merito nel portare avanti una campagna di massa per l'apertura del secondo fronte in Europa. Anche in questo caso gli ispiratori e gli iniziatori del movimento furono i comunisti. Le conferenze nazionali del Partito comunista inglese (nel maggio del 1942) e del Partito comunista americano (nel novembre-dicembre 1942) furono dedicate al problema del secondo fronte.
 
L'attivo movimento della classe operaia inglese e americana per l'aumento della produzione e per l'immediata apertura del secondo fronte era strettamente legato alla lotta contro l'attacco della borghesia ai diritti conquistati. I lavoratori inglesi, americani e di altri Stati della coalizione antifascista, tenendo conto della necessità del consolidamento di tutte le forze nazionali per sconfiggere le potenze fasciste, si astennero dagli scioperi, ricorrendo a essi solo in casi estremi.
 
Crebbero considerevolmente l'influenza e il ruolo dei partiti comunisti nei paesi asiatici, che, in condizioni difficilissime, lottavano contro gli aggressori giapponesi e i reazionari locali che li sostenevano. Essendo relativamente poco numerosa in questi paesi la classe operaia, furono i contadini e la piccola borghesia, i quali dovevano poi ingrossare le file dei partiti comunisti, la base principale della lotta di liberazione nazionale. Di fronte ai partiti comunisti dei paesi asiatici, per tali circostanze, stavano grandi compiti di educazione ideologica di queste nuove forze che affluivano nelle file comuniste. Inoltre, avevano di fronte un altro compito, quello di non permettere che si infiltrassero nel partito ideologie piccolo-borghesi.
 
Nel luglio del 1941 il Partito comunista cinese pubblicò una dichiarazione nella quale veniva esposto il nuovo programma d'azione e si definivano i compiti del popolo cinese nella guerra contro Giappone. In risposta agli appelli e alle misure organizzative adottate dai comunisti cinesi, parecchie migliaia di patrioti scesero in lotta contro gli invasori e i traditori del Kuo Min Tang. Le zone liberate divennero obiettivo dei feroci attacchi del nemico, ma seppero resistere e respingere questi attacchi.
 
Divennero più attive anche le azioni dei popoli degli altri paesi sottoposti alla occupazione giapponese. Un impetuoso movimento di liberazione nazionale si sviluppò nelle Filippine. Più attiva divenne la lotta dei comunisti coreani, che diressero le insurrezioni antigiapponesi degli operai e dei contadini. Nel 1942 in Corea operavano già 183 organizzazioni clandestine antigiapponesi. Nei centri industriali del nord furono organizzati potenti scioperi, che si trasformarono in scontri armati. Negli anni 1941-1943 sorsero numerosi reparti di autodifesa nel Vietnam, i quali stabilirono il loro controllo su una serie di province del paese. Il partito comunista preparava le masse all'insurrezione generale popolare. Riuscite azioni intrapresero pure l'esercito dell'indipendenza e i comitati popolari in Birmania.
 
In tutti i paesi che erano stati sottoposti alla invasione tedesca o giapponese, proprio in quegli anni, sotto l'influenza diretta degli avvenimenti sul fronte sovietico-tedesco, la lotta cominciò ad assumere un vero carattere popolare.
 
IL RAFFORZAMENTO DELL'UNITA INTERNAZIONALE DEL PROLETARIATO
 
Subito dopo il vile attacco della Germania hitleriana all'Unione Sovietica, il consiglio centrale panrusso dei sindacati sviluppò un'attiva lotta per il superamento degli ostacoli che impedivano l'unità d'azione degli operai su scala mondiale, e in primo luogo agi per creare l'unità tra le più forti organizzazioni proletarie del mondo: tra i sindacati sovietici, che contavano allora 25 milioni di iscritti, i sindacati inglesi, che contavano verso la fine della guerra circa 7 milioni di organizzati, e i sindacati degli Stati Uniti nelle cui file (compresi la federazione americana del lavoro e il congresso dei sindacati di produzione) si contavano più di 12 milioni di lavoratori.
 
Nel settembre del 1941 il consiglio centrale dei sindacati sovietici si rivolse al consiglio generale delle Trade Unions britanniche con la proposta di stabilire l'unità d'azione. Dopo uno scambio di opinioni in merito, il 15 ottobre 1941 fu raggiunto a Mosca l'accordo sulla creazione di un comitato sindacale anglo-sovietico. I rappresentanti di questi due potenti centri sindacali sottoscrissero un accordo che prevedeva l'unione degli sforzi per organizzare un aiuto reciproco nella guerra contro il comune nemico, e l'offerta del massimo sostegno ai propri governi nella organizzazione della vittoria sull'aggressore fascista e nel rafforzamento degli sforzi industriali per aumentare la produzione bellica. L'accordo stabiliva di prestare ogni possibile sostegno ai popoli dei paesi occupati nella loro lotta per il ristabilimento e l'allargamento delle libertà democratiche e per l'utilizzazione di tutti i mezzi della propaganda scritta e orale per la lotta contro il nazifascismo.
 
La creazione di un comitato unitario e la firma dell'accordo rappresentarono un passo importante sulla strada dell'unità internazionale del proletariato e furono accolti con favore non solo dai lavoratori inglesi e sovietici, ma anche dai circoli progressisti di tutto il mondo. All'inizio del 1942 una delegazione sindacale sovietica si recò in Inghilterra, dove si trattenne un mese e mezzo. I lavoratori delle diverse imprese votarono risoluzioni nelle quali si salutava la creazione del comitato sindacale anglo-sovietico e assunsero l'impegno di elevare la produttività del lavoro, di aumentare la produzione di aerei, di carri armati e di altri mezzi bellici.
 
Alla seconda riunione del comitato sindacale anglo-sovietico, che ebbe luogo nel 1942, i rappresentanti dei sindacati sovietici avanzarono la proposta di invitare a far parte del comitato i rappresentanti della federazione americana del lavoro. Purtroppo la direzione reazionaria della federazione rifiutò di parteciparvi e propose invece al segretario generale del congresso britannico delle Trade Unions Citrine di creare un comitato anglo-americano che facesse da intermediario nelle trattative tra i sindacati sovietici e la federazione americana del lavoro. Di fatto, i leaders di destra della federazione, restando sulle vecchie posizioni dell'anticomunismo, non desideravano collaborare con i sindacati diretti dai comunisti.
 
I sindacati sovietici che aspiravano a creare un largo fronte delle forze proletarie, nella terza riunione del comitato sindacale, che ebbe luogo nell'estate del 1943, proposero di allargare la composizione dei comitato facendovi entrare i sindacati dell'America settentrionale e meridionale e le organizzazioni sindacali dei paesi occupati.
 
In quel periodo, in quasi tutti i paesi che si trovavano sotto il potere fascista si ricostituirono nella clandestinità le organizzazioni sindacali. In questi paesi furono ben presto creati centri sindacali nazionali a carattere unitario, che organizzarono scioperi di massa, azioni diversive e di sabotaggio, campagne per l'interruzione della produzione, per la diminuzione della produzione stessa,eccetera. I comitati vennero costituiti e operavano sulla base di una piena unità tra comunisti, socialisti, cattolici e persone di diversa appartenenza partitica e sindacale.
 
Un grande contributo alla lotta contro il fascismo fu portato in quegli anni dalle donne lavoratrici. In Inghilterra, Francia, Italia, Norvegia, Jugoslavia e in altri paesi si ebbero grandiose manifestazioni e assemblee di massa femminili, che avanzavano la richiesta di aumento dei sussidi per le famiglie di coloro che erano stati mobilitati, della più piena uguaglianza, del ribasso degli affitti eccetera. Durante la guerra centinaia di migliaia di donne presero parte alla lotta contro il fascismo. Nel corso di questa lotta sorsero e si rafforzarono organizzazioni femminili nazionali come: il Fronte nazionale antifascista delle donne cecoslovacche, l'Unione delle donne bulgare, la sezione femminile del Partito rivoluzionario messicano, il Fronte antifascista delle donne polacche, l'Unione delle donne francesi, il Comitato delle unioni femminili di Svezia, il Comitato antifascista delle donne sovietiche, che rivolse la sua attenzione particolarmente alla coesione di tutte le organizzazioni femminili. Nei documenti programmatici della maggioranza delle unioni femminili nazionali si esprimeva la ferma volontà di stabilire un'unità d'azione a livello mondiale. Il primo passo che segnò l'inizio della realizzazione di questa idea fu il comizio antifascista delle donne lavoratrici che si tenne a Mosca nel settembre del 1941. In questo comizio fu rivolto un appello alle donne di tutto il mondo perché unissero le loro forze e portassero tutto il possibile contributo alla rapida sconfitta del nemico.
 
In tutti i paesi della coalizione antifascista le donne sostituivano nelle fabbriche gli uomini inviati al fronte. Nel 1938 nei sindacati americani erano iscritte non più di 800 mila donne; nel 1944 diventarono tre milioni e mezzo. Migliaia di donne presero parte alle operazioni militari. Nei paesi europei e asiatici occupati entrarono sin dai primi giorni nel movimento di resistenza e combatterono fianco a fianco con gli uomini.
 
In tal modo, all'inizio del 1943 il movimento popolare si trasformò in una forza quale mai aveva conosciuto la storia precedente. In questo movimento un ruolo dirigente lo ebbero i popoli sovietici. Le loro magnifiche vittorie sul nemico, in modo tutto particolare quella ottenuta sul Volga, infransero definitivamente il mito dell'imbattibilità dell'esercito tedesco e determinarono l'inizio di una radicale svolta nella guerra, aprendo la strada alla piena e definitiva vittoria della democrazia sulla reazione.
 
Parte seconda (prossima pubblicazione)