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da Accademia delle Scienze dell'URSS, Storia universale vol. X, Teti Editore, Milano, 1975
trascrizione a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
Capitolo XIX
 
Il movimento operaio internazionale durante la guerra
Parte prima
Parte seconda
 
LO SCIOGLIMENTO DELLA INTERNAZIONALE COMUNISTA
 
La grande ampiezza assunta dal movimento operaio e democratico di liberazione rese inopportuna l'ulteriore esistenza di un unico centro internazionale dei partiti comunisti e operai, quale era in quegli anni l'Internazionale comunista, che aveva assolto un ruolo molto importante nel movimento operaio internazionale, nella propaganda del marxismo-leninismo e nella mobilitazione delle masse popolari nella lotta contro il fascismo e la guerra. Ma, di fronte allo sviluppo del movimento rivoluzionario e alla complessità dei compiti che si ponevano, le vecchie forme di direzione non solo si dimostrarono superate, ma divennero addirittura un ostacolo allo sviluppo del movimento comunista internazionale e al rafforzamento dei partiti operai nazionali.
 
La guerra antifascista aveva dimostrato che la mobilitazione nazionale e delle masse popolari per ottenere una rapida vittoria sul nemico potevano essere meglio e con più successo realizzate sotto la direzione dell'avanguardia del movimento operaio di ogni singolo paese.
 
Il comitato esecutivo dell'Internazionale comunista, che non aveva la possibilità di convocare un congresso durante la guerra, tenendo conto dello sviluppo della maturità politica dei partiti comunisti e dei loro quadri dirigenti e degli interessi dell'ulteriore concentrazione di tutte le forze possibili in un fronte unico antifascista per l'immediata disfatta dell'aggressore fascista, nella seduta del 15 maggio 1943 pose in discussione la proposta di scioglimento dell'Internazionale comunista come centro dirigente del movimento operaio internazionale, rendendo libere con ciò le sezioni dagli obblighi che derivavano dallo statuto dell'Internazionale. Seguì inoltre un appello rivolto a tutte le sezioni a prendere parte attiva alla guerra dei popoli per la piena sconfitta del nemico. Il documento era firmato dai membri del presidium del comitato esecutivo dell'Internazionale comunista: Dimitrov, Zdanov, Kolarov, Koplenig, Kuusinen, Manuilski, Pieck, Thorez, Togliatti e altri. Tutti i partiti sostennero e approvarono la decisione dell'autoscioglimento del Komintern e dichiararono la loro fedeltà ai principi dell'unità delle forze patriottiche e internazionaliste.
 
L'8 giugno 1943 fu convocata l'ultima riunione del presidium del comitato esecutivo dedicata alla valutazione delle posizioni dei partiti fratelli. Poiché nessuna delle sezioni aveva manifestato obiezioni, fu presa la decisione di cessare l'attività di tutti gli organismi della Internazionale comunista a partire dal 10 giugno. Questa decisione ebbe valore anche per tutti gli organismi della Internazionale comunista giovanile, che era una sezione del Komintern. La liquidazione di fatto di tutti gli affari, dell'apparato e dei beni fu affidata a una speciale commissione composta da Dimitrov, Pieck e Togliatti. Concordemente alla decisione presa, cessò la pubblicazione degli organi centrali di stampa del Komintern e della Internazionale comunista giovanile.
 
I rappresentanti dell'opinione pubblica progressista mondiale diedero una giusta valutazione di questo atto, vedendo in esso un passo importante verso un ulteriore rafforzamento del fronte antifascista. Diversamente lo interpretarono i nemici del comunismo. La propaganda di Goebbels dichiarò che questa decisione era "un trucco di Mosca". I rappres.entanti dei circoli più reazionari inglesi e americani presero lo spunto per chiedere lo scioglimento dei partiti comunisti nazionali. In particolare, i circoli isolazionistici degli Stati Uniti d'America e i rappresentanti della cricca di Clivden in Inghilterra proposero ai rispettivi governi di lanciare un ultimatum per lo scioglimento dei partiti comunisti come condizione per l'ulteriore esistenza della coalizione antifascista. I fatti dimostrarono invece che la decisione di sciogliere l'Internazionale comunista rappresentò un fattore importante di attivazione dei partiti comunisti. La loro attività, dopo lo scioglimento del Komintern, fornì nuove, inconfutabili testimonianze del fatto che essi erano partiti veramente nazionali e patriottici che difendevano gli interessi ed esprimevano le aspirazioni dei rispettivi popoli.
 
LA CLASSE OPERAIA NELLA LOTTA PER LA DISFATTA DEGLI AGGRESSORI NEGLI ANNI 1943-1945
 
La svolta radicale del corso della guerra operata dall'armata rossa suscitò una forte attivizzazione delle masse popolari. La lotta armata dei popoli contro gli invasori fascisti in Europa e gli imperialisti giapponesi nell'Estremo Oriente, lotta nella quale la classe operaia ebbe un ruolo dirigente, assunse un carattere organizzato, di massa e con chiari obiettivi. Questa lotta svolse un grande ruolo nell'accelerare la disfatta definitiva del nemico. L'Italia, uno dei paesi della coalizione fascista, fu il primo la cui liberazione divenne possibile grazie alle vittorie ottenute dalle nazioni alleate. Le masse popolari italiane, e prima di tutto la classe operaia, ebbero un enorme ruolo nel liberare la penisola dal fascismo. Sotto la pressione di un potente movimento di scioperi, alla cui testa si trovavano i comunisti, il fascismo italiano crollò. Al tentativo di Mussolini, che si appoggiava sulle baionette nazifasciste, di mantenere il potere nell'Italia settentrionale, i patrioti italiani risposero con l'insurrezione popolare. La definitiva liquidazione del fascismo e il ristabilimento delle libertà democratiche divennero parole d'ordine generali.
 
Dal partito comunista fu elaborato e condotto il piano di insurrezione armata contro l'invasore tedesco. Condizione importante del suo successo fu l'accordo sull'unità d'azione fra comunisti e socialisti, l'unione degli operai attorno ai comitati di liberazione nazionale, la adesione alla lotta della gioventù lavoratrice e delle larghe masse contadine. Il 26 aprile 1945 tutto il potere nell'Italia settentrionale passò nelle mani del popolo. Non fu possibile tuttavia consolidare definitivamente i successi ottenuti dalla classe operaia italiana sotto la direzione dei comunisti.
 
Il 15 aprile 1943 il Partito comunista francese pubblicò le direttive generali nelle quali era tracciato il piano dettagliato della preparazione e della condotta dell'insurrezione armata popolare. Questo piano prevedeva la lotta contro il saccheggio del territorio francese e la deportazione dei lavoratori francesi nei campi di lavoro in Germania, il sabotaggio della produzione e la lotta per la definitiva sconfitta del nemico. Merito del Consiglio nazionale della resistenza fu l'elaborazione di un programma unitario sulla base del quale si realizzò l'unione di tutte le forze di resistenza popolare, nonché l'organizzazione e lo svolgimento vittorioso dell'insurrezione popolare dell'agosto 1944. Nell'agosto 1944 il movimento della resistenza popolare francese, diretto dal partito comunista, contava 500 mila uomini, fatto che, per ammissione del generale Eisenhower, liberava dalle operazioni militari 15 divisioni alleate. Gli Alleati entrarono nella capitale francese già liberata dai patrioti. I migliori figli della Francia, Gabriel Péri, Pierre Sémard, Lucien Sampaix e molti altri diedero la vita per la libertà del loro paese.
 
I rappresentanti dei comandi delle truppe anglo-americane furono costretti a riconoscere anche il ruolo che ebbe il movimento di resistenza di altri paesi. Il generale Wilson, comandante in capo delle truppe alleate nel Medio Oriente, rilevò l'enorme contributo dato dai partigiani greci alla causa comune della disfatta del fascismo e alla liberazione della Grecia stessa. Parlando delle azioni dei gruppi partigiani greci, Eden dichiarò che le forze del popolo greco avevano vinto il nemico. Effettivamente, quando le truppe alleate entrarono in Grecia, padroni della situazione del paese erano il Fronte di liberazione nazionale, l'esercito popolare di liberazione che contava nelle sue file decine di migliaia di combattenti e i comitati nazionali di resistenza e del potere popolare, che si erano formati in periferia. I patrioti greci, diretti dai comunisti, avevano creato le condizioni necessarie per la riorganizzazione del loro paese su basi nuove e democratiche. Se questo non avvenne, fu a causa della feroce reazione scatenata dai comandi inglesi contro le forze democratiche del paese. In quei paesi invece, dove entrarono i soldati dell'armata rossa (Jugoslavia, Cecoslovacchia, Polonia, Romania, Ungheria, Bulgaria, la parte orientale della Germania, Cina e Corea settentrionale) la classe operaia, diretta da partiti marxisti-leninisti, poté non solo ottenere grandi vittorie, ma anche rafforzare le conquiste ottenute nella sanguinosa lotta contro il fascismo.
 
Le vittorie dell'armata rossa e la posizione assunta dall'Unione Sovietica diedero la possibilità alla classe operaia dei paesi prima occupati dai fascisti (Cecoslovacchia, Polonia, Albania e Jugoslavia) e dei paesi che erano stati membri della coalizione fascista (Romania, Bulgaria e Ungheria) di portare alla piena vittoria la loro lunga ed eroica lotta contro l'imperialismo e il fascismo e di instaurare la dittatura del proletariato nella forma originale delle democrazie popolari.
 
Le nuove dimensioni assunte dalla lotta armata partigiana nel 1944, la riorganizzazione delle forze armate del movimento di resistenza, la creazione di eserciti popolari (l'armata popolare polacca, l'esercito popolare di liberazione jugoslavo eccetera) e la preparazione e la realizzazione delle insurrezioni armate (in Slovacchia, Bulgaria, a Praga, eccetera) ebbero un grande ruolo nella disfatta finale degli invasori fascisti.
 
I successi decisivi della coalizione antifascista in Europa crearono condizioni favorevoli per l'ulteriore sviluppo del movimento di liberazione popolare in Oriente. Dappertutto gli eserciti popolari passarono all'offensiva. In Cina, l'esercito popolare, assai cresciuto numericamente, nel corso di grandi e piccole operazioni militari mise fuori combattimento migliaia tra soldati e ufficiali giapponesi e delle truppe collaborazioniste. Nel 1945, grazie anche al molteplice aiuto dell'Unione Sovietica, il territorio cinese fu liberato dagli invasori giapponesi.
 
Nell'autunno del 1945 un colpo durissimo fu assestato ai giapponesi nel Vietnam. Già nel marzo il partito comunista e la organizzazione da esso diretta, il Vietminh, avevano fatto appello al popolo perché si sollevasse in una insurrezione armata generale. L'entrata in guerra dell'Unione Sovietica contro il Giappone accelerò gli avvenimenti rivoluzionari, sulla base dei quali si instaurò nel paese un potere rivoluzionario popolare.
 
Alla instaurazione di un potere popolare erano preparati anche altri paesi orientali. Qui tuttavia le truppe anglo-americane privarono i popoli di una serie di Stati delle loro conquiste. Durante la lotta di liberazione aumentò notevolmente il ruolo della classe operaia e della sua avanguardia rivoluzionaria, i partiti comunisti.
 
Gli anni 1944-1945 furono contrassegnati da un'ascesa del movimento proletario non solo nei paesi che erano stati sotto il giogo del fascismo tedesco e dell'imperialismo giapponese, ma anche in Stati come gli Stati Uniti d'America e l'Inghilterra. Espressione di questa ascesa fu il consolidamento delle forze democratiche, l'accresciuta iniziativa delle masse e l'aumentata simpatia verso l'Unione Sovietica. Unendo tutti i propri sforzi nella lotta contro il fascismo, la classe operaia di questi paesi opponeva nello stesso tempo resistenza alla borghesia, che cercava di gettare sulle sue spalle tutto il peso della guerra. Ne è testimonianza l'intensificato movimento di scioperi, sia negli Stati Uniti d'America che in Inghilterra.
 
IL SORGERE DI ORGANIZZAZIONI DEMOCRATICHE INTERNAZIONALI
 
I compiti enormi che stavano davanti alla classe operaia dettavano la necessità di creare organizzazioni chiamate a salvaguardare e difendere gli interessi dei lavoratori su scala mondiale. In questa costruzione un ruolo decisivo fu assolto dai partiti comunisti e dalle organizzazioni democratiche e rivoluzionarie da essi dirette. Sorsero così organizzazioni come la Federazione mondiale dei sindacati, la Unione mondiale della gioventù democratica e la Federazione democratica mondiale delle donne. La loro creazione e la loro strutturazione organizzativa cade nel periodo 1944-1945.
 
Nell'ottobre del 1944, nel corso della quarta riunione del comitato sindacale anglo-sovietico, venne creato un comitato preparatorio che aveva l'incarico di convocare una conferenza mondiale del proletariato, che si sarebbe dovuta tenere all'inizio del 1945. La quarta riunione del comitato sindacale anglo-sovietico denunciò la responsabilità della Germania per i crimini militari commessi e chiamò il popolo tedesco a ricostruire tutto ciò che era stato distrutto. Questi principi ebbero un considerevole peso nella risoluzione sulla questione tedesca approvata nell'incontro dei capi dei tre Stati alleati alla conferenza di Jalta del febbraio 1945.
 
Parlando al congresso delle Trade Unions britanniche a Blackpool, il capo della delegazione sovietica Kuznecov invitò i sindacati di tutti i paesi a una energica lotta contro i "pacificatori" aperti e occulti e ad una mobilitazione di tutte le forze per la più rapida disfatta del fascismo.
 
Le decisioni della quarta riunione del comitato sindacale anglo-sovietico ebbero un'ampia e calda risonanza tra l'assoluta maggioranza dei sindacati di tutto il mondo. Solo i leaders della federazione americana del lavoro si rifiutarono di riconoscere queste decisioni.
 
Il 4 dicembre 1944 si tenne la riunione del comitato preparatorio. Ai suoi lavori, oltre ai rappresentanti dei sindacati sovietici e del congresso britannico delle Trade Unions, prese parte una delegazione del congresso dei sindacati di produzione degli Stati Uniti, la cui assise di Filadelfia si era dichiarata per il conseguimento dell'unità proletaria mondiale e aveva altamente apprezzato il contributo portato a questa causa dalla classe operaia dell'Unione Sovietica e dalle sue organizzazioni. Questo atteggiamento provocò nuovi attacchi da parte dei leaders di destra della federazione americana del lavoro. La loro lotta contro l'unità d'azione della classe operaia costituiva parte integrante dell'attacco generale che sferrò la reazione americana contro le forze della democrazia e del progresso. La federazione cercava di ottenere la piena sottomissione del movimento operaio internazionale alla sua influenza e per questo fece tutto il possibile per mandare a monte la conferenza proletaria internazionale. Nello stesso momento in cui l'armata rossa assestava colpi demolitori al nemico, liberando i popoli dal giogo della occupazione fascista, la federazione americana del lavoro continuava la sua astiosa campagna di calunnie contro la Unione Sovietica e i suoi sindacati.
 
Tuttavia, l'attività della federazione americana del lavoro non poté fermare il processo di rafforzamento dell'unità internazionale del proletariato. Un ruolo importante in questo processo ebbero i contatti stabiliti dai sindacati sovietici con i centri sindacali nazionali di Polonia, Jugoslavia, Cecoslovacchia, Bulgaria, Francia, Italia e di molti altri paesi. Nell'autunno 1944 e all'inizio del 1945 ci furono scambi di delegazioni fra i sindacati sovietici e le organizzazioni sindacali di molti paesi. Lo scambio di visite e i discorsi tenuti di fronte agli operai alla vigilia della convocazione della conferenza proletaria mondiale rafforzarono il fronte delle forze democratiche di tutto il mondo. Uno dei risultati più importanti degli incontri e delle trattative inerenti fu la creazione del comitato sindacale franco-sovietico, che tenne la sua prima riunione tra il 17 e il 19 gennaio 1945. I rappresentanti dei sindacati sovietici e francesi si accordarono alla conferenza internazionale sull'unità di azione per la creazione di un'unica organizzazione sindacale mondiale.
 
Il raggiungimento di un accordo definitivo per questo problema fu cosa non facile. La direzione delle Trade Unions inglesi tendeva alla pura e semplice riedizione della Internazionale di Amsterdam, senza volere considerare i mutamenti che erano intervenuti nei rapporti di forze. A questo scopo fu indirizzata la attività del comitato esecutivo dell'Unione internazionale dei sindacati, che si trovava a Londra nell'emigrazione. Il 27 gennaio 1945 il comitato esecutivo tenne una riunione segreta, nella quale venne esaminato il problema di riunire "tutti quelli di Amsterdam" per dare battaglia alla prossima conferenza internazionale.
 
Tuttavia, gli sforzi della federazione americana del lavoro e di "quelli di Amsterdam" si dimostrarono vani. Per la convocazione della conferenza e la creazione di un'unica organizzazione, che non avesse i limiti dell'Unione internazionale dei sindacati, si pronunciarono le maggiori organizzazioni sindacali, unite attorno ai sindacati sovietici.
 
Il 5 febbraio 1945 si tenne l'ultima riunione del comitato preparatorio e il giorno dopo si aprì a Londra la conferenza mondiale dei sindacati ai cui lavori parteciparono 204 delegati in rappresentanza di oltre 60 milioni di operai organizzati di oltre 40 paesi del mondo: I rappresentanti dell'Unione internazionale dei sindacati e dei segretariati sindacali internazionali facevano parte di una delegazione particolare.
 
La conferenza prese in esame due gruppi fondamentali di questioni: la difesa degli interessi e dei diritti della classe operaia, le sue condizioni di lavoro e di vita, e i problemi organizzativi che erano sorti con l'unità del movimento sindacale su scala mondiale. Era necessario garantire una direzione costante ed efficiente alla lotta rivoluzionaria del proletariato. La conferenza discusse problemi concreti collegati alla necessità di mobilitare gli sforzi per la sconfitta definitiva delle potenze fasciste dell'Asse; discusse soprattutto la posizione dei sindacati relativa al trattato di pace (relatore Citrine) e l'aiuto dei sindacati agli sforzi militari degli alleati (relatore Kuznecov ).
 
La questione del carattere della nuova organizzazione internazionale e del suo statuto fu una delle questioni maggiormente discusse. Hillmann tenne il rapporto sulle basi di creazione della federazione sindacale mondiale. I rappresentanti del comitato esecutivo cercarono di dimostrare la ereditarietà delle basi sulle quali era esistita la Internazionale di Amsterdam e si schierarono contro l'accettazione dei centri sindacali unitari d'Italia, Romania, Bulgaria, Polonia e di altri paesi.
 
Tuttavia, nonostante queste loro posizioni, la conferenza adottò una serie di misure che ebbero una grande importanza nella condotta della lotta contro la Germania fascista nell'ultima fase della guerra e nel difendere gli interessi vitali della classe operaia. Di particolare importanza furono le risoluzioni sull'aiuto agli sforzi militari sostenuti dagli alleati; sulla posizione del sindacato nei confronti del trattato di pace; sulla ricostruzione postbellica e le più impellenti esigenze dei sindacati; sulle basi della federazione sindacale mondiale e sull'appello rivolto a tutti i popoli del mondo. In queste risoluzioni era chiaramente espressa l'aspirazione della classe operaia di rendere più vicina la vittoria sulla Germania hitleriana, di distruggere il fascismo, di assicurare ai popoli ampi diritti democratici e di ottenere un elevamento del livello di vita delle masse lavoratrici.
 
L'andamento e i risultati dei lavori della conferenza dimostrarono la possibilità pratica dell'unità internazionale, nonostante i disaccordi su una serie di questioni. La conferenza elaborò un programma particolareggiato di lotta della classe operaia. Uno dei suoi punti più importanti fu la creazione del comitato della confederazione sindacale mondiale per la realizzazione pratica delle decisioni che erano state prese. Per la preparazione del progetto di programma e la convocazione del congresso internazionale che avrebbe dovuto stabilire in via definitiva la nuova organizzazione internazionale del proletariato, il comitato diede vita a un comitato amministrativo diretto da Louis Saillant. La conferenza si era pronunciata perché la federazione mondiale del proletariato dovesse essere basata su questi principi: un'ampia democrazia e una stretta e fraterna collaborazione fra i sindacati dei paesi amanti della libertà; l'unità indipendentemente dalla razza, nazionalità e concezioni religiose; l'aiuto fraterno e lo scambio regolare di opinioni e della reciproca informazione; la lotta contro tutti gli attentati ai diritti e alle libertà democratiche della classe operaia; la lotta per la riduzione della giornata lavorativa, per il lavoro, per l'aumento del salario, per la sicurezza nei luoghi di lavoro e infine la lotta contro tutte le tendenze reazionarie, nemiche della democrazia, e per la pace in tutto il mondo.
 
Le conclusioni della conferenza sindacale mondiale di Londra furono un grande avvenimento politico-sociale. Esse furono l'espressione dello straordinario sviluppo delle forze della democrazia e del progresso. I calcoli dei nemici dell'unità di limitare il ruolo della conferenza a funzioni puramente consultive, di permettere la partecipazione ai suoi lavori delle organizzazioni sindacali dei soli paesi europei e di compromettere l'autorità dei sindacati sovietici, fallirono pienamente.
 
Non potendo far saltare i lavori della conferenza, gli scissionisti concentrarono i loro sforzi nel tentativo di impedire la ratifica delle decisioni prese da parte dei centri sindacali nazionali. Questa lotta aspra e complessa durò sette mesi, ma si concluse con il successo della stragrande maggioranza delle organizzazioni sindacali, che approvarono il progetto di statuto e si pronunciarono per la convocazione di un congresso internazionale.
 
Il 25 settembre 1945 si aprì a Parigi il congresso internazionale dei sindacati che sanciva definitivamente la creazione della Federazione mondiale dei sindacati. L'organizzazione in una serie di paesi di sindacati unitari e la formazione di una unione internazionale dei sindacati rappresentarono un grande avvenimento nella storia del movimento operaio internazionale.
 
Per la prima volta nella storia del movimento operaio internazionale sorse una organizzazione che riuniva la stragrande maggioranza dei centri sindacali nazionali del mondo. Delle più forti organizzazioni nazionali di massa non entrò a far parte della Federazione sindacale mondiale soltanto la federazione americana del lavoro, la cui direzione di estrema destra continuava a non desiderare nessun tipo di collaborazione con i partiti comunisti e con le altre organizzazioni progressiste. Nonostante questo, però, la formazione di una così potente organizzazione del proletariato internazionale fu una vittoria dei principi dell'unità e dell'internazionalismo proletario.
 
Fu così che nel corso della lotta contro gli invasori fascisti si rafforzò il fronte unico della classe operaia e delle masse lavoratrici. Uno dei suoi tratti più caratteristici fu lo sviluppo dell'internazionalismo proletario e della solidarietà fraterna del proletariato mondiale. Mai nel corso di tutta la precedente storia del movimento operaio e democratico c'era stato l'esempio di milioni di uomini di diverse concezioni sociali e di diverse nazionalità che si battessero in un'unica schiera per una causa comune, contro un comune nemico.
 
Migliaia di patrioti sovietici presero parte alla lotta partigiana e al movimento di resistenza nei paesi europei. Molti ungheresi, francesi, antifascisti tedeschi, polacchi, jugoslavi, romeni, bulgari, inglesi e americani presero parte all'insurrezione popolare in Slovacchia. Cecoslovacchi, polacchi, jugoslavi, tedeschi, austriaci, francesi, belgi, olandesi, romeni, italiani, spagnoli combatterono nelle file partigiane nei territori della Bielorussia e della Ucraina.
 
Come mai prima di allora si allargarono e si rafforzarono i legami fra i popoli sovietici e i lavoratori di tutti gli altri paesi. Per vie diverse la gente perveniva all'idea della comunità, della unità; ma questo risultato fu per gran parte determinato dal lavoro paziente e sistematico portato avanti dai comunisti. I partiti comunisti dimostrarono attraverso tutta la loro attività di essere i più veri e conseguenti difensori degli interessi del popolo lavoratore. Essi non temevano le difficoltà. Decine di migliaia di comunisti diedero la vita per la libertà dei popoli. Dei 70.930 partigiani morti in Italia, ad esempio, 42.558 erano comunisti. Nella lotta contro i fascisti furono uccisi 25 mila comunisti cecoslovacchi, 15 mila membri del Partito operaio polacco, 75 mila comunisti francesi e parecchie migliaia di comunisti dell'Unione Sovietica.
 
Un chiaro indizio della crescente autorità dei partiti comunisti fu l'aumento dei loro effettivi. Nel 1939 nei 43 partiti comunisti del mondo si contavano 4 milioni 200 mila iscritti. Di essi, più di tre milioni erano membri del Partito comunista russo (bolscevico) e solo un milione o poco più erano i membri dei restanti 42 partiti comunisti. Subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, nei 75 partiti comunisti si contavano oltre 25 milioni di iscritti. I comunisti fuori dell'Unione Sovietica erano 18 milioni e mezzo. Rappresentanti dei partiti comunisti entrarono nei governi in una serie di paesi: Francia, Italia, Austria, Finlandia eccetera.
 
La strategia e la tattica di unità di tutte le forze democratiche, elaborate con ponderatezza e profondità dai partiti comunisti, diedero i loro magnifici risultati. Si rafforzò lo Stato socialista sovietico e si restrinse la sfera di dominio del capitalismo; sorsero Stati a democrazia popolare. Crebbe considerevolmente la forza della classe operaia in tutti i paesi del mondo.