www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - storia - 27-10-09 - n. 292

In politica bisogna agire conformemente agli interessi dello Stato e del proprio popolo
 
Intervista a Iuli Kvizinski, deputato alla Duma russa, in occasione del 70° anniversario del Patto Molotov-Ribbentrop
 
Ria Novosti, 20/08/09 15:58
 
Il 23 agosto 2009, 70 anni sono passati dalla firma del Trattato di non aggressione tra l’URSS e la Germania conosciuto con il nome di Patto Molotov-Ribbentrop. Nessun altro trattato interstatale ha suscitato probabilmente più controversie e interpretazioni contraddittorie come questo patto. In numerose pubblicazioni apparse successivamente storici, uomini politici, rappresentanti dell’opinione pubblica hanno stigmatizzato Stalin ed il suo entourage od hanno cercato di giustificare la necessità del Patto.
 
Nella sua intervista a Ria Novosti il primo vice presidente del Comitato degli Affari Internazionali della Duma (camera bassa del parlamento russo) Iuli Kvizinski ha richiamato la questione di sapere se la Russia deve avere vergogna di aver segnato questo patto, se le accuse formulate contro la Russia sono fondate, in quali condizioni e perché il patto è stato concluso.
 
- Cos’è il Patto Molotov-Ribbentrop: una vergogna o una vittoria della diplomazia sovietica?
 
Il Patto era opportuno, indispensabile, legittimo nelle condizioni dell’epoca e realista dal punto di vista della strategia politica. Bisognerebbe rivedere le conclusioni affrettate del II Congresso dei Deputati del Popolo dell’URSS, secondo le quali il Patto era immorale e contrario al diritto internazionale e fare adottare delle dichiarazioni appropriate dalle due camere del parlamento russo attuale sulla base di valutazioni più lucide.
 
Alla fine degli anni Trenta, soprattutto dopo gli accordi di Monaco,l’URSS si trovava isolata nell’arena internazionale. Questa situazione è sempre pericolosa per un paese, lo era soprattutto in un contesto dove le Potenze dell’Asse avevano cominciato ad applicare una politica di scatenamento di conflitti armati sempre nuovi. Ecco perché il Patto Molotov-Ribbentrop fu una manovra sagace da parte di Stalin che permise all’Unione Sovietica di raggiungere molti obiettivi utili e che praticamente predeterminò la creazione della coalizione antihitleriana dopo l’offnsiva tedesca lanciata il 22 giugno 1941 contro l’URSS.
 
- Possiamo dire che gli accordi di Monaco sono stati il motivo che ha spinto a concludere il Patto?
 
Penso di sì. La Gran Bretagna e la Francia avevano manifestato così nettamente il desiderio d’intendersi con Hitler alle spese degli interessi degli altri Stati e d’accelerare l’avanzata di Hitler e delle sue truppe verso le vicinanze delle frontiere sovietiche che sarebbe stato insensato di temporeggiare. E’ vero che Stalin aveva tentato di avviare colloqui militari con Gran Bretagna e Francia ma questi non avevano prodotto alcun risultato. Era evidente che britannici e francesi facevano trascinare le cose nella speranza che in caso di guerra tra la Germania e l’URSS essi sarebbero stati in disparte per trarne frutti assicurando così la loro sicurezza.
 
- Esisteva una minaccia evidente per l’URSS nel momento in cui venne firmato il patto?
 
La situazione era allarmante, poiché era perfettamente evidente che Hitler avrebbe mosso guerra alla Polonia. Quest’ultima non poteva certo beneficiare di un aiuto efficace da parte degli occidentali, cosa che permetteva ad Hitler di avvicinarsi alle frontiere sovietiche e di cercare di estendere la sua influenza ed il suo controllo ai paesi baltici, creando così una testa di ponte per lanciare azioni militari contro l’Unione Sovietica. Era impossibile dargli credito, tenuto conto del suo obiettivo strategico consistente nella distruzione dello Stato slavo russo sotto pretesto di farla finita col bolscevismo. In realtà, la lotta contro il bolscevismo non fu che un elemento aggiuntivo nella politica della “Drang nach Osten” e dell’annessione dell’Europa orientale.
 
- Chi prese la decisione di concludere il Patto?
 
Il Politbureau, organo politico superiore dell’Unione Sovietica, adottava tutte le decisioni strategiche. Ma, in quel momento, Stalin giocava un ruolo particolare in seno all’Ufficio Politico, egli era l’ultima istanza decisionale. Senza la sua volontà di concludere il Patto, questo non avrebbe visto la luce.
 
- Numerosi storici occidentali ritengono che, sotto Stalin, l’URSS non era assolutamente interessata ad assicurare la sua sicurezza alleandosi con la Gran Bretagna e la Francia, che il suo riavvicinamento alla Germania era stato dettato dal desiderio di espandere la propria sfera d’influenza e che l’Unione Sovietica è responsabile, nella stessa misura che la Germania, dello scoppio della Seconda guerra mondiale. Cosa potete rispondere a queste affermazioni?
 
Innanzitutto, dal punto di vista del diritto internazionale, il Patto di non aggressione aveva un’importanza insignificante ne nostri rapporti con la Germania. Il trattato del 1926 sulla non aggressione e la neutralità restava in vigore. Il Patto fu la manifestazione politica della volontà della Germania e dell’unione Sovietica di non entrare in guerra in quel preciso momento.
 
Per ciò che riguarda gli accordi di Monaco, ho già richiamato il loro significato e l’impressione che essi produssero a Mosca. Il fatto è che gli accordi di Monaco avevano messo in luce il ruolo pericoloso giocato allora dalla Polonia. I polacchi avevano partecipato alla spartizione della Cecoslovacchia.
 
- Pensate alla regione di Teschen?
 
Sì, come ai documenti dello spionaggio polacco, secondo i quali, in caso di guerra tra Germania e Russia, la Polonia avrebbe dovuto essere l’alleato naturale dell’esercito tedesco e perseguire, con i tedeschi, lo scopo di annientare lo Stato sovietico. […]
 
Se visitate il museo di Minsk vedrete che le fortificazioni degli anni ’30 lungo la frontiera occidentale dell’URSS non erano state costruite per proteggersi dalla Germania. Erano state costruite tenendo presente il pericolo militare permanentemente rappresentato dalla Polonia che ordiva intrighi contro la nostra sicurezza. Ecco perché quando si sostiene che dovevamo difendere la Polonia, non si dice una cosa seria- la Polonia non voleva il nostro aiuto. Aveva annunciato agli Alleati che, se l’URSS sosteneva nel 1938 la Cecoslovacchia contro la Germania, essa era pronta a lanciare il suo esercito contro di noi. Certo, ciò che successe poi alla Polonia è increscioso dal punto di vista degli interessi del popolo polacco, ma fu il risultato della stupidità e dell’avventurismo del governo polacco che mise in gioco la sovranità ed il destino della Polonia. Dal punto di vista di Stalin e dei dirigenti sovietici l’eliminazione della minaccia immediata della guerra in prossimità delle frontiere sovietiche per mezzo degli sforzi di un altro Stato era una tattica efficace che non poteva essere che approvata.
 
- A quale fine l’URSS è entrata con le sue truppe nella Polonia orientale il 17 settembre 1939?
 
Quell’operazione aveva due scopi: spostare in avanti le frontiere alla vigilia d’una guerra inevitabile e guadagnare tempo. Il protocollo segreto annesso al Patto non stipulava che noi occupassimo quei territori. Era indicato che era una zona di nostro interesse. Varsavia fu occupata dai tedeschi. Il governo [polacco] era fuggito nel sud e non dirigeva più il paese. Le truppe sovietiche erano entrate in Polonia senza sferrare una vera operazione militare, solamente nelle regioni (la Bielorussia occidentale e l’Ucraina occidentale) di cui la Polonia si era impossessata all’epoca della guerra russo-polacca (febbraio 1919-marzo 1921), in virtù del trattato di Riga del 1921, a dispetto delle co0ncessioni dell’Intesa: si trattava della linea Curzon (nome convenzionale della frontiera orientale della Polonia su decisione del Consiglio Supremo dell’Intesa all’epoca della Conferenza di pace del dicembre 1919 a Parigi. La linea Curzon fu tracciata in modo che tutte le terre popolate principalmente da polacchi si trovassero ad ovest della stessa e che le zone a popolazione non polacca (ucraini, bielorussi, lituani) si trovassero ad est della stessa. La Polonia trattò con disprezzo le indicazioni dell’Intesa e scatenò le ostilità contro l’URSS, cosa che portò al trattato di pace di Riga, nel 1921, in virtù del quale le terre popolate da ucraini, bielorussi e lituani che avevano fatto parte dell’impero russo furono annesse alla Polonia).
 
E’ sbagliato parlare d’ingiustizia. […]
 
- Successivamente vi fu l’assorbimento dei paesi baltici?
 
Qualsiasi cosa si possa giudicare sulla base dei documenti, siamo entrati nei paesi baltici perché non potevamo contare su un atteggiamento amichevole nei nostri riguardi da parte dei governi dei paesi baltici dell’epoca. Sapevamo che i tedeschi avevano intenzione d’invadere la Lituania e la Lettonia. Bisognava impedirlo con una mossa preventiva. Prima vi fu la conclusione di trattati di cooperazione militare con i paesi baltici, in seguito vi fu l’ingresso di quesi paesi nell’Unione Sovietica. […]
 
- Torniamo ai nostri giorni, come commentate la risoluzione dell’Assemblea parlamentare de l’OSCE che mette sullo stesso piano lo stalinismo ed il nazismo?
 
Le affermazioni, secondo le quali l’Unione Sovietica è responsabile, nella stessa misura della Germania, d’aver scatenato la seconda guerra mondiale testimoniano della coscienza tormentata degli autori di queste iniziative e risoluzioni. L’Europa occupata non ha opposto all’inizio nessuna resistenza alla Germania. La sua industria lavorava per l’esercito tedesco. La Germania lanciò un’offensiva contro il nostro paese, non solo con 152 divisioni tedesche, ma anche con 29 divisioni rumene e finlandesi. L’URSS divenne allora il solo Stato in grado di vincere il nazismo, di ciò sono testimonianza le disfatte istantanee della Francia e della Gran Bretagna nel 1940. non è serio mettere sullo stesso piano l’URSS, che schiacciò il nazismo, e la Germania hitleriana. Senza il fronte orientale, dove noi abbiamo distrutto centinaia di divisioni tedesche al prezzo di immensi sacrifici, nessun esercito degli Stati Uniti o della Gran Bretagna avrebbe potuto sbarcare in Europa. Le loro truppe sarebbero state battute in qualche settimana dall’esercito tedesco. Senza l’Unione Sovietica e l’Armata Rossa vi erano tutte le condizioni perché l’Europa diventasse una colonia tedesca, una associazione germanizzata di stati governati dai nazisti. Questi progetti erano contemplati nei disegni del Reich […]
 
- In quale misura le denunce formulate contro l’URSS a proposito del Patto Molotov-Robbentrop possono essere indirizzate alla Russia di oggi?
 
Da molto tempo queste accuse sono formulate. Dallo stesso momento in cui, il 23 agosto 1939, questo Patto ha fortemente deluso la Gran Bretagna e la Francia, poiché significava lo scacco della loro politica indirizzata a incitare Hitler ad aggredire l’URSS. […]
 
Vi è ragione di affermare che Stalin non aveva altra scelta. Al suo posto qualsiasi uomo politico occidentale avrebbe fatto la stessa cosa. […] In politica bisogna agire conformemente agli interessi dello Stato e del proprio popolo, altrimenti non si tratta di politica ma di un crimine.
 
(intervista realizzata da Oksana Buriak)
 
traduzione di Spartaco Puttini