www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - storia - 18-07-12 - n. 418

da amistadhispanosovietica.blogspot.com.es/2012/07/los-soviets-la-llamada-ocupacion-de-los.html
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
I sovietici e la presunta "occupazione" degli stati baltici, in fatti e cifre
 
Estratto dal Partito Comunista Operaio Russo - Partito Comunista Rivoluzionario
 
Tradotto in spagnolo da Kristaps Pikieris
 
16/07/2012
 
Il 21 e 22 Luglio si compie il 72° anniversario della fondazione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche di Lettonia, Lituania e Estonia.
 
Gli eventi che si sono verificati in seguito, hanno influenzato l'educazione impartita ai giovani a causa della controversia che il tempo produce. Nei primi anni ‘90, Vilnius, Riga e Tallinn sono capitali di stati indipendenti, e in questi stati si apre la discussione su ciò che è realmente accaduto nel mar Baltico nel 1939-1940: l'entrata pacifica e volontaria nell'Unione Sovietica, o come sostengono alcuni oggi, l'aggressione sovietica, che ha portato a 50 anni di occupazione.
 
Nei libri attuali, nel 1939, d'accordo con il governo della Germania nazista (Patto Molotov-Ribbentrop), gli Stati baltici divennero territorio sovietico, per cui non è esagerato affermare che negli stati baltici, grazie a questa interpretazione, alcune forze nazionaliste giungano alla vittoria delle elezioni. L' "occupazione" da parte dei sovietici è il tema ricorrente, bucando i cuori del popolo, tuttavia, quando si presentano documenti storici, possiamo vedere che la questione dell'occupazione, è una grande bolla che certe forze stanno gonfiando enormemente.
 
Pertanto, i politici dei paesi baltici che sostengono che l'adesione della Lituania, Lettonia ed Estonia in URSS nel 1940 fu un'occupazione, affermano che se le truppe sovietiche non fossero intervenute, questi Stati sarebbero stati indipendenti e neutrali. Questa tesi non può essere sostenuta così, perché nasce da un profondo errore. La Lituania, la Lettonia e l'Estonia, semplicemente non potevano permettersi di dichiarare la propria neutralità durante la Seconda Guerra Mondiale, come ha fatto, per esempio, la Svizzera, perché i paesi baltici, chiaramente non avevano gli strumenti finanziari, che possedevano le banche svizzere. Inoltre, il sistema economico degli Stati baltici nel 1938-1939 mostra che i loro governi erano legati, non avevano alcuna sovranità né politica né economica. Ecco alcuni esempi:
 
La produzione industriale in Lettonia nel 1938 ammontava a non più del 56,5% del volume di produzione nel 1913, quando la Lettonia faceva parte dell'Impero Russo. Sorprendente la percentuale di popolazione analfabeta negli Stati baltici nel 1940. Questa percentuale era di circa il 31% della popolazione. Oltre il 30% dei bambini di età compresa tra 6-11 anni non frequentavano la scuola perché erano costretti a lavorare nel settore agricolo, con la scusa di collaborare, per così dire, nel sostegno economico delle famiglie. Solo durante il periodo 1930-1940 in Lettonia sono state chiuse più di 4.700 aziende agricole per i loro enormi debiti, che erano "riconducibili" a grandi "indipendenti" proprietari. Un altro dato eloquente dello "sviluppo" nel periodo di "indipendenza degli Stati baltici" (1918-1940) è il numero dei lavoratori impiegati nella costruzione, come si dice oggi, del patrimonio immobiliare. Nel 1930 in Lettonia è pari a 815 persone ...
 
Ed essendo questi i numeri ed indicatori economici nei paesi baltici nel 1940, qualcuno crede veramente che questi paesi avrebbero potuto imporre condizioni alla Germania nazista, dicendo che avrebbero offerto la neutralità?
 
Tenendo conto del fatto che i politici borghesi della Lituania, Lettonia ed Estonia volevano essere "indipendenti" dopo il luglio 1940, sarebbe interessante esporre pochi fatti per contrastare i sostenitori della tesi dell' "occupazione sovietica". Dà un'idea il documento del 16 luglio 1941, quando Adolf Hitler stava discutendo del futuro delle tre repubbliche baltiche. Come risultato, decise: invece di 3 stati precedentemente indipendenti (come ora tentano di sfruttare i nazionalisti baltici), si istituisce l'unità territoriale a una parte della Germania nazista, chiamandola Ostland. Come centro amministrativo di questa formazione era stata scelta la città di Riga. Allo stesso tempo, nel documento si decise che la lingua ufficiale dell'Ostland era il tedesco (questa era la soluzione che i tedeschi nazisti "liberatori" davano alle tre repubbliche per sviluppare "il cammino verso l'indipendenza e l'autenticità"). Nel territorio della Lituania, Lettonia ed Estonia dovevano essere chiuse le università, e venivano autorizzate ad aprire solo le scuole di commercio. La politica tedesca verso la popolazione del territorio dell'Ostland è eloquentemente descritta da un ministro dei territori orientali del Terzo Reich. Nell'esposizione di questo memorandum, curiosamente adottato il 2 aprile 1941, poco prima della supposta creazione dell'Ostland, la maggior parte della popolazione di Lituania, Lettonia ed Estonia non era adatta alla germanizzazione, e quindi doveva esser oggetto al re-insediamento nella Siberia orientale. Nel giugno del 1943, quando Hitler aveva accarezzato l'illusione del successo nella guerra contro l'Unione Sovietica venne adottata una direttiva in merito alla quale, la terra di Ostland doveva diventare feudo dei soldati che si erano distinti particolarmente sul fronte orientale. In questo caso, gli "indipendenti" proprietari della terra, lituani, lettoni ed estoni, dovevano essere trasferiti in altre aree o utilizzati come manodopera a basso costo per i loro nuovi padroni. E' il principio che venne utilizzato nel Medioevo, quando ai cavalieri venivano date terre nei territori conquistati, divenendo padroni degli ex proprietari.
 
Dopo aver familiarizzato con questi documenti, si può intuire, dove porta la paranoica corrente ultra nazionalista del Baltico, con l'idea che la Germania nazista avrebbe dato l' "indipendenza" a questi paesi.
 
L'argomento successivo dei sostenitori della tesi dell' "occupazione sovietica" dei paesi baltici è che l'ingresso della Lituania, Lettonia ed Estonia nell' Unione Sovietica ha ridotto i livelli di vita di questi paesi, arretrando di diversi decenni nel loro sviluppo socio-economico. Queste parole sono molto diverse dalla realtà. Durante il periodo 1940-1960 in Lettonia, vi erano più di due dozzine di grandi imprese industriali che non era mai esistite nel corso di tutta la sua storia. Nel 1965, la produzione industriale nel centro della repubbliche baltiche erano cresciute più di 15 volte rispetto al livello del 1939. Secondo studi economici occidentali, il livello degli investimenti nella Lettonia sovietica nei primi anni '80 era di circa 35 milioni di dollari. Se tutto questo si traduce in investimenti economici all'interno di ciascuno dei paesi baltici, risulta che l'investimento diretto da parte di Mosca era quasi del 900% della quantità di beni prodotti dalla Lettonia per sé, come molte delle esigenze della propria economia e come delle esigenze dell'economia dell'Unione. Questa è un'"occupazione" che raramente fanno gli "invasori", investendo un sacco di soldi, dandoli a coloro che "sono occupati". Probabilmente quel tipo d'occupazione, ancora oggi, molti paesi possono solo sognarla di avere. Alla Grecia, piacerebbe molto, ma non ad Angela Merkel, che con i suoi miliardi di investimenti l'ha "occupata" di interessi da restituire fino alla fine dei tempi.
 
Un altro argomento sull'"occupazione": i referenti per l'adesione dei Paesi Baltici all'Unione Sovietica si posero al potere illegittimamente. Affermano che solo i comunisti hanno presentato le proprie liste, per cui per loro, il popolo degli Stati baltici ha votato quasi all'unanimità sotto pressione. Tuttavia, se fosse così, non quadra molto questo argomento, quando nelle strade delle città baltiche decine di migliaia di persone hanno ricevuto la notizia con gioia, per il fatto che si erano uniti come repubblica dell'Unione Sovietica. Una felicità abbastanza incomprensibile nel Parlamento dell'Estonia, quando nel luglio del 1940, l'Estonia divenne nuova Repubblica sovietica. E se gli abitanti baltici, non "volevano diventare un protettorato di Mosca", come dicono i portavoce nazionalisti oggi, non è chiaro perché la sua popolazione e le autorità non hanno seguito l'esempio della Finlandia, che rifiutarono di essere cittadini sovietici.
 
In generale, la saga sull'"occupazione sovietica" negli Stati baltici, la continuano a scrivere persone colpite moralmente: è molto simile a un libro intitolato i "falsi racconti dei popoli del mondo".
 

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