www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - storia - 29-01-13 - n. 438

70° anniversario della vittoria sovietica di Stalingrado - 2 febbraio 1943
per Roland Wlos
 
Annie Lacroix-Riz * | historiographie.info [listalr]
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
19/01/2013
 
La capitolazione dell'esercito di von Paulus a Stalingrado il 2 febbraio 1943, segnò per l'opinione pubblica mondiale una svolta militare decisiva, ma non fu la prima. Questa vittoria trae origine nella preparazione dell'URSS alla guerra tedesca, vista come inevitabile: l'ultimo addetto militare francese in URSS, Palasse, gli assegna il giusto valore. Contro il suo Ministero (della guerra) intento a ostacolare l'alleanza francosovietica e tripartita (Mosca, Parigi, Londra) che aveva costretto il Reich ad una guerra su due fronti, questo osservatore dell'economia di guerra sovietica, dell'Armata Rossa e dello spirito della popolazione, affermava nel 1938 che l'Unione Sovietica aveva una "incrollabile fiducia nella sua forza difensiva" di infliggere una severa sconfitta a qualsiasi aggressore. I rovesci giapponesi negli scontri al confine URSS-Cina-Corea del 1938-1939 (in cui Zhukov si era già fatto notare), confermano Palasse nel suo parere: spiegano che Tokyo aveva prudentemente siglato a Mosca il 13 aprile 1941 il "patto di neutralità" che avrebbe risparmiato all'URSS la guerra su due fronti.
 
Dopo l'attacco tedesco del 22 giugno 1941, il primo punto di svolta militare nel conflitto fu la fine immediata della guerra lampo. Il Generale Paul Doyen, delegato a Vichy nella Commissione di armistizio, l'aveva annunciato a Pétain il 16 luglio 1941: "Se il Terzo Reich ottiene in Russia un certo successo strategico, la piega assunta dalle operazioni non risponde tuttavia all'idea che si erano fatti i suoi comandanti. Non si aspettavano una resistenza così fiera del soldato russo, un fanatismo appassionato della popolazione, una guerriglia così estenuante nelle retrovie, delle perdite così gravi, un vuoto così completo davanti all'invasore, delle difficoltà così notevoli nel vettovagliamento e nelle comunicazioni. Senza preoccuparsi della sopravvivenza dell'indomani, la Russia incendiava con il lanciafiamme i suoi raccolti, faceva saltare i suoi villaggi, distruggeva il suo materiale rotabile, sabotava le operazioni". Questo generale di Vichy giudicava la guerra tedesca così seriamente compromessa che spronava un giorno la transizione della Francia dalla tutela tedesca (ancora ritenuta necessaria) a quella americana. Come scriveva: "qualunque cosa accada, il mondo dovrà nei prossimi decenni, sottomettersi alla volontà degli Stati Uniti". Il Vaticano, la migliore agenzia di intelligence del mondo, si allarmava all'inizio del settembre 1941 delle difficoltà dei "tedeschi" e di un esito "tale che Stalin sarebbe stato chiamato a pianificare la pace con Churchill e Roosevelt".
 
La seconda svolta militare della guerra fu l'arresto della Wehrmacht davanti a Mosca nel novembre-dicembre 1941, che consacrava la capacità politica e militare dell'URSS, incarnata da Stalin e Zhukov. Gli Stati Uniti non erano ancora ufficialmente in guerra. Il Reich conduceva contro l'Unione Sovietica una feroce guerra di sterminio, ma l'Armata Rossa si era dimostrata in grado di sconfiggere le offensive della Wehrmacht, in particolare quella dell'estate del 1942 per la conquista del petrolio (caucasico). Gli storici militari seri, in particolare gli anglo-americani, mai tradotti e quindi ignorati in Francia, lavorano oggi più che mai sulle cause che hanno condotto alla vittoria sovietica, alla conclusione di quello scontro iniziato nel luglio 1942, tra "due eserciti di oltre un milione di uomini". Contro la Wehrmacht, l'Armata Rossa vince questa "battaglia accanita", seguita giorno per giorno dai popoli dell'Europa occupata e di tutto il mondo, che "superava per violenza tutte quelle della Prima Guerra mondiale, casa per casa, sui rivi e negli anfratti, tra le rovine". Questa vittoria, ha scritto lo storico inglese John Erickson, "colloca l'URSS sulla strada della potenze mondiali" come quella di "Poltava del 1709 [contro la Svezia] aveva trasformato la Russia in potenza europea".
 
La vittoria sovietica a Stalingrado, terza svolta militare sovietica, fu percepita dalle popolazioni come il punto di svolta della guerra, così evidente che la propaganda nazista non poteva più nascondere. L'evento poneva direttamente la questione del dopoguerra, che gli Stati Uniti, arricchitisi nel conflitto, preparavano contro l'URSS, le cui perdite furono considerevoli fino all'8 maggio 1945. Le statistiche generali dei morti della Seconda Guerra mondiale attestano il suo contributo nello sforzo bellico globale e le sofferenze patite di questa guerra di logoramento: dai 26 ai 28.000.000 di caduti sovietici (le cifre non sono ancora definitive) su circa 50 milioni complessivi, e per più della metà civili. I morti americani sono stati 300.000, tutti militari, sui fronti giapponesi ed europei. Non è un insulto alla storia osservare che gli Stati Uniti, ricchi e potenti, padroni del dopoguerra, non avrebbero potuto sconfiggere la Germania e conquistare la pace se l'URSS non avesse inflitto una sconfitta travolgente alla Wehrmacht. Non fu il "Generale Inverno" a vincere i tedeschi, inverno che d'altronde non aveva impedito al Reichswehr nel 1917-1918 di uscire vittorioso in Oriente.
 
La Francia ha confermato la russofobia ossessiva dal 1917, che le è costatata, tra l'altro, la debacle del maggio-giugno 1940, e che le ha impedito di commemorare la Russia nel 60° anniversario dello sbarco in Normandia del 6 giugno 1944. Il tema del salvataggio della "Europa" da parte degli Stati Uniti è diventato, nel corso degli anni, il motivo di celebrazione a scapito dello sbarco. I più vecchi tra noi sanno, anche se non sono storici, che Stalingrado ha dato ai popoli la speranza di uscire dalla barbarie nazista. A partire da questa vittoria, "la speranza ha cambiato campo, la battaglia ha ripreso vigore". E' solo a causa dell'ossessivo martellamento ideologico che le giovani generazioni l'ignorano.
 
* Docente emerito dell'Università di Parigi 7
 
Bibliografia:
- John Erickson, 2 vol., The Road to Stalingrad: Stalin's War with Germany; The Road to Berlin: Stalin' War with Germany, 1e édition 1983, Londres; réédition, New Haven & London, Yale University Press, 1999; 
- Geoffrey Roberts, Stalin's Wars: From World War to Cold War, 1939-1953. New Haven & London,Yale University Press, 2006 (qui devrait être traduit dans la période à venir);
- Stalin's general: the life of Georgy Zhukov, London, Icon Books, 2012
- David Glantz et Jonathan M. House, Armageddon in Stalingrad: September-November 1942 (The Stalingrad Trilogy, vol. 2, Modern War Studies, Lawrence, Kansas, University Press of Kansas, 2009.
- Alexander Werth, La Russie en guerre, Paris, Stock, 1964, reste fondamental.
 
Bibliografia ridotta:
Geoffrey Roberts, Stalin's Wars: From World War to Cold War, 1939-1953. New Haven & London: Yale University Press, 2006 (qui devrait être traduit dans la période à venir);
Stalin's general: the life of Georgy Zhukov. London, Icon Books, 2012.
Alexander Werth, La Russie en guerre, Paris, Stock, 1964, reste fondamental.
 

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