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La schiavitù capitalista del cotone e la questione delle riparazioni

Una recensione di The Half Has Never Been Told: Slavery and the Rise of American Capitalism, di Edward E. Baptist, (New York: Basic Books, 2014)

Paul Street | blackagendareport.com
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

04/03/2015

"La mercificazione, la sofferenza e il lavoro forzato degli afroamericani è ciò che ha reso gli Stati Uniti potenti e ricchi".

Non sono mai stato un sostenitore dell'evento culturale degli Stati Uniti chiamato Black History Month (BHM - mese della storia dei neri, ricorrenza osservata negli Stati Uniti per rivalutare il contributo negli afroamericani alla cultura e alla storia degli USA, ndt). Questo per tre ragioni. In primo luogo, mi è sempre parso un insulto che sia stato assegnato agli afroamericani il mese di febbraio per onorare il loro passato: il mese più corto dell'anno e forse quello con più scarso significato per l'esperienza storica dei neri.

In secondo luogo, le rappresentazioni ufficiali del passato nell'ambito del BHM raramente sembrano riconoscere qualcosa che approssimi l'orrore atroce e criminale imposto dai bianchi in quella esperienza. L'orrore copre due secoli e mezzo di schiavitù nera seguita alla reintroduzione della schiavitù in gran parte dell'ex Confederazione degli Stati Uniti; molti decenni di feroce segregazione sotto le leggi Jim Crow negli Stati Uniti del sud e una lunga storia di selvaggia disuguaglianza razziale e relativa apartheid di fatto che continua fino ai nostri giorni, quando la ricchezza media delle famiglie bianche statunitensi è di 22 volte superiore alla ricchezza media delle famiglie nere statunitensi e il 40 per cento della popolazione carceraria di 2,4 milioni di prigionieri sono neri.

In terzo luogo, può essere pericolosamente fuorviante suggerire che la storia nera possa essere significativamente espunta dal corso dell'intero anno e dai 239 anni di storia degli Stati Uniti, relegata in un mese a parte. L'esperienza nera è sempre stata il cuore e l'anima della storia americana, molto di più di una nota in calce o un'appendice della "grande" storia nazionale.

Ogni moderno metodo di tortura

Come utile antidoto a tutto questo, non riesco a pensare a un miglior punto di partenza che il saggio dello storico Edward Baptist The Half Has Never Been Told: Slavery and the Rise of American Capitalism (New York: Basic Books, 2014) [La metà taciuta: La schiavitù e l'ascesa del capitalismo statunitense]. Nessuno può accusare Baptist di sottovalutare la mostruosità dell'esperienza storica dei neri degli Stati Uniti. Tra le altre cose, il suo volume notevole e riccamente documentato racconta la sorprendente, cruda violenza e il terrore inflitto a milioni di americani di colore che hanno sofferto nella schiavitù negli otto decenni tra l'indipendenza nazionale (1783) e la guerra civile americana (1861-1865). Baptist è giustamente irritato da quelli che sostengono che "L'aspetto peggiore della schiavitù è stata la negazione per gli schiavi afroamericani dei diritti liberali e della soggettività liberale dei cittadini moderni". La schiavitù ha negato in pieno questi diritti, ovviamente, ma ha anche assassinato un gran numero di neri, li ha "derubati di tutto" per costringerli a una sopravvivenza da schiavi attraverso "la crudele ingegnerizzazione della spogliazione di massa necessaria per strappare un milione di persone dalle loro case, spingerle brutalmente in luoghi insalubri, farle vivere nel terrore e nella fame poiché producevano e riproducevano continuamente la merce alla base della nascita dell'impero". (Baptist. Pgg. XVIII-XIX).

"Questa notevole espansione è radicata nella regolare e feroce violenza bianca".

La metà taciuta racconta una storia sgradevole. Nel corso di una generazione, la piccola economia degli Stati Uniti del Sud basata sulle piantagioni di tabacco della sottile striscia costiera arroventata, si è trasformata nel gigante dell'Impero del cotone. Questa notevole espansione è radicata nella regolare e feroce violenza bianca. La brutalità e il ricorso alla violenza sanguinaria ha compreso la rimozione di massa e assassina degli indiani (la schiavitù del cotone richiedeva una costante estensione territoriale verso ovest), le migrazioni forzate degli schiavi, la frantumazione endemica delle famiglie degli schiavi, e, ultimo ma non meno importante, la tortura onnipresente e sistematica degli schiavi neri: l'applicazione regolare del tormento estremo per estrarre sempre più produzione da una popolazione mercificata. Come Baptist osserva:

"Nelle fonti che documentano l'espansione della produzione di cotone, si possono trovare in vari punti che quasi tutti i prodotti in vendita nei negozi di New Orleans sono stati convertiti in strumenti di tortura [utilizzati sugli schiavi]: utensili da falegname, catene, presse di cotone, seghe, manici di zappa, ferri per marchiare il bestiame, chiodi, mazze, ferri da stiro, stadere, pinze. Ogni metodo moderno di tortura è stato utilizzato in un momento o in un altro: l'umiliazione sessuale, la mutilazione, le scosse elettriche, l'isolamento in posizioni di stress, le bruciature, anche il waterboarding... le descrizioni dei fuggitivi postate dagli schiavisti sono corredate di ampie descrizioni di cicatrici, ustioni, mutilazioni, marchi e ferite" (p. 141)

Un grande storia capitalista di successo

L'altra e intimamente correlata argomentazione principale illustrata da Baptist è la tendenza degli statunitensi a vedere la schiavitù come un pittoresco e arcaico "istituto pre-moderno" che niente aveva a che fare con la crescita di ricchezza e potere degli Stati Uniti. In questa tendenza, la schiavitù diventa qualcosa "al di fuori della storia" USA, perfino un'antiquata "divagazione" della storia. In questa tendenza si replica un equivoco fondamentale curiosamente condiviso da abolizionisti antischiavisti e sostenitori della schiavitù prima della guerra civile. Se le due parti giudicavano in modo opposto la moralità del sistema, entrambe vedevano la schiavitù come un sistema intrinsecamente non redditizio e statico, separata dal ritmo di industrializzazione e dalle esigenze di profitto della moderna impresa capitalistica.

Niente di ciò che descrive Baptist potrebbe essere più lontano dalla verità. Contrariamente a quanto pensavano molti abolizionisti, la ferocia e le torture perpetrate contro gli schiavi del Sud era molto più che sadismo psicopatico da parte dei mercanti di schiavi, di proprietari e conduttori. Baptist dimostra che la schiavitù, è un metodo molto conveniente per estrarre plusvalore dagli esseri umani, di gran lunga superiore rispetto al lavoro "libero" (salariato) nel faticoso lavoro di semina e raccolta del cotone. Era una forma particolarmente brutale di capitalismo, ispirata dall'uso spietato ancorché economicamente "razionale" della tortura abbinato a un'ideologia disumanizzante del razzismo.

Non fu solo il Sud, che ospitava i quattro stati più ricchi degli Stati Uniti alla vigilia della guerra civile, a beneficiare profumatamente del lavoro forzato degli schiavi neri del cotone. Baptist dimostra che al 1840, il "lavoro libero del Nord" aveva "costruito un complesso economico industrializzato sulle spalle degli schiavi e la loro altamente redditizia lavorazione del cotone". La raccolta del cotone degli schiavi del Sud ha fornito la materia prima a buon mercato per la recente industrializzazione del Nord e la formazione di una nuova popolazione salariata con soldi per l'acquisto di nuovi e fondamentali merci. Allo stesso tempo, la rapida espansione della schiavitù di frontiera dotava il Nord di un importante mercato per i suoi manufatti: abiti, cappelli, sacchetti di raccolta di cotone, asce, scarpe e molto altro. Numerose industrie, tecnologie e mercati fuoriescono dalla rivoluzione industriale basata sul tessile del Nord. Lungo la strada, la spedizione del cotone per l'Inghilterra (la potenza industriale leader a livello mondiale) ha prodotto fortune per i commercianti del Nord e sono stati sviluppati nuovi strumenti e metodi finanziari innovativi per permettere al capitale di speculare sul boom del cotone basato sul sistema schiavistico.

"La schiavitù, dimostra Baptist, è un metodo molto conveniente per l'estrazione del plusvalore dagli esseri umani".

Tutto sommato, Baptist calcola che al 1836 quasi la metà dell'attività economia della nazione derivava, direttamente o indirettamente, dal milione circa di schiavi neri (appena il 6 per cento della popolazione nazionale), che faticavano alle frontiere cotoniere del sud della nazione (p. 322). La metà taciuta dimostra che "la mercificazione e la sofferenza e del lavoro forzato degli afroamericani è ciò che ha reso gli Stati Uniti ricchi e potenti" decenni prima della guerra civile. Gli Stati Uniti devono molto della loro ricchezza e tesori proprio al super-sfruttamento del lavoro schiavistico dei neri del 19° secolo. La schiavitù capitalista del cotone consentì agli Stati Uniti di prendere il controllo del redditizio mercato mondiale del cotone, la materia prima fondamentale per la rivoluzione industriale, emergendo quindi come nazione ricca e influente nel sistema capitalistico mondiale dopo la metà del 19° secolo:

"Dal 1783, fine della Rivoluzione americana [prima guerra di indipendenza, ndt], al 1861, il numero degli schiavi negli Stati Uniti è aumentato di cinque volte. Questa espansione ha generato una nazione potente... gli schiavisti bianchi erano in grado di forzare gli schiavi afroamericani [spinti sempre più a ovest con l'avanzare del secolo] a raccogliere il cotone più velocemente ed efficientemente che le persone libere. Le loro pratiche trasformarono gli Stati del Sud nella forza dominante sul mercato del cotone mondiale, e il cotone era la merce più largamente commercializzata al mondo, all'epoca, poiché era la materia prima su cui si è realizzata la prima rivoluzione industriale. I rendimenti di monopolio del cotone alimentarono la modernizzazione del resto dell'economia statunitense. Alle soglie della guerra civile, gli Stati Uniti erano diventati la seconda nazione ad avviare l'industrializzazione su larga scala."(P. Xxi).

Queste sono le cose - l'orrore puro della schiavitù americana del cotone e la centralità fondamentale di quel sistema orribile per lo sviluppo e "il successo" statunitense - che vi saranno taciute se fate un tour nelle piantagioni dei "vecchi tempi del Sud", viaggi regolarmente organizzati per visitatori verso molti ex campi di lavoro forzato (piantagioni) in tutta l'ex Confederazione. Queste escursioni gradite ai bianchi sono consacrate all'epopea cotoniera schiavistica del Sud, come un tempo delizioso e cavalleresco al di fuori delle vicende principali della storia americana moderna e capitalista e dalle correnti dell'impero.

L'importante libro di Baptist sembra sollevare la questione di ciò che sarebbe dovuto oggi all'America nera alla luce del fatto che gli Stati Uniti devono la nascita come stato capitalista ricco e potente agli schiavi neri che hanno sofferto una miseria inimmaginabile e un calvario sotto le fruste, i ferri, i colpi, le gabbie, le malattie, le mutilazioni, gli strazi e gli altri tormenti della schiavitù capitalistica del cotone tra la Rivoluzione Americana e la guerra civile americana. Come Baptist riflette con ironia: "se la cosa peggiore della schiavitù fosse stata la negazione per gli afroamericani dei diritti liberali e civili, sarebbe sufficiente per fare ammenda offrire loro il titolo di cittadino, arrivare perfino a eleggere uno di loro alla carica di presidente. Poi la questione sarà chiusa per sempre".

Che cosa Baptist intenderebbe per una effettiva riparazione, è difficile a dirsi. In un'intervista con Michael Schulson lo scorso autunno, sembrò approvare il movimento che opera per la rimozione dei nomi dei proprietari di schiavi dagli edifici dei licei e delle università. Vorrebbe che venissero devoluti fondi per le università storicamente dei neri ed elevarle agli stessi livelli di quelle storicamente bianche. Baptist pensa che gli schiavi neri e le nazioni e le tribù indiane sterminati, mutilati, sfollati e torturati in nome di King Cotton debbano essere adeguatamente commemorati, i loro nomi incisi su monumenti storici pubblici e simili (il Sud è pieno di statue e monumenti agli "eroi della Confederazione": soldati che hanno combattuto per difendere la schiavitù durante la guerra civile). I tour nelle piantagioni di cui sopra dovrebbero iniziare a dire la verità su ciò che è realmente accaduto negli infernali campi di lavoro forzato del cotone del Sud.

Tutto questo, pur apprezzabile, non è abbastanza alla luce delle risultanze monumentali della Metà taciuta. La logica che soggiace al libro di Baptist e che il professore non sembra disposto ad abbracciare apertamente a causa della derisione e delle reprimende che probabilmente solleverebbe tra accademici e altre autorità, vorrebbe un massiccio programma federale di risarcimenti pagati ai neri americani a parziale e tardiva riparazione per l'orrore di massa e per la depredazione su cui poggiava il sistema altamente redditizio e centrale a livello nazionale della schiavitù capitalistica del cotone degli Stati Uniti.

Paul Street, storico e accademico, è autore e scrittore in Iowa City, Iowa. Il suo ultimo libro è They Rule: The 1% v. Democracy (Paradigm, 2014).

Questo articolo è già apparso su TeleSur inglese


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