www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - storia - 10-02-17 - n. 620

Stalin liberatore

Concetto Marchesi | Rinascita, anno X, n.2, 1953

Digitalizzazione a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
In occasione del 60° anniversario della morte di Concetto Marchesi (Catania, 1º febbraio 1878 – Roma, 12 febbraio 1957)

1953

Uomini celebratissimi: eroi, condottieri, fondatori di regni e di imperi: sono passati lungo il secolare cammino della storia: e vi hanno lasciato incancellabile segno. Hanno condotto i loro eserciti a predare e a conquistare nei territori altrui; hanno dato leggi e ordinamenti civili alle loro genti, hanno creato - come Giulio Cesare - delle nazioni: ma hanno creato sulla morte e per la morte.

Giuseppe Stalin non è fra questi. Egli ha veduto il suo grande Paese invaso, insanguinato, coperto di strage e di rovina; e ha dato al suo popolo lo spirito eroico della salvazione e della vittoria; e la vittoria delle armi sovietiche fu salvezza del mondo che vuole il nutrimento del lavoro e della pace.

Giuseppe Stalin ha costruito per tutte le genti. In quella guerra - in cui la Russia sovietica spezzò la più mostruosa macchina militare che abbia minacciato la libertà del mondo - «erano in giuoco le sorti di tutta l'umanità», diceva Beria sul feretro di Stalin. E Malenkov aveva prima detto: «non il Partito comunista russo, non il popolo sovietico, ma tutta l'umanità ha subito la grande perdita». E' qui il mistero, è qui la solitudine di quella grandezza. Di nessun altro uomo è possibile dire questo.

L'opera di Stalin è opera liberatrice da qualunque oppressione; da quella che fa l'uomo schiavo della fame e della fatica a quella che lo fa strumento e oggetto di rovina. Ciò che è avvenuto in Russia per opera sua, avverrà in tutto il mondo. «In molti millenni di esistenza - diceva Malenkov - per la prima volta esiste nella società umana la liberazione dallo sfruttamento dell'uomo sull'uomo». Alla ideologia socialista si aggiunge lo Stato socialista. Alla fede, alla lotta, al sacrificio, si aggiunge la fortezza armata della pace. Il macchinario capitalistico della furia sterminatrice ha ora dinanzi uno Stato di milioni e milioni di uomini disposti a tutto: e una potenza militare che incute rispetto. La Russia e la Cina, nella vastità immensa dei loro territori, nella risolutezza insuperabile dei loro spiriti, stanno armate di fronte al mondo capitalistico sbigottito e furente.

La universalità di Colui che oggi è scomparso per non morire più nella memoria e nell'azione degli uomini è in questo prodigioso amplesso che comprende tutto il mondo del lavoro, della civiltà, della fraternità; in queste braccia protese verso tutti i popoli. E le classi privilegiate della terra, e quanti vivono di sfruttamento e di servitù e di rapina sono rimasti percossi, anche loro, dall'annunzio inatteso: e le loro parole hanno pure avuto fremiti di commozione e di turbamento.

Un solo nemico è rimasto immobile: la Chiesa di Roma. Di fronte a Giuseppe Stalin che apre la via alla comunione di tutte le genti è la Chiesa di Roma che scomunica i «fedeli i quali professano la dottrina del comunismo» ; ed è questo - scriveva il capo dell'Azione cattolica sul Quotidiano del 4marzo 1953 -«èquesto il più alto vanto del pontificato di Pio XII».

Finalmente una verace parola ha illuminato i due mondi.


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