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1918: come gli Alleati surfarono su un'onda di petrolio verso la vittoria

Jacques Pauwels * | investigaction.net
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

18/09/2018

Quasi tutti sanno che la Prima guerra mondiale si è conclusa con la resa tedesca, l'11 novembre 1918. Ma pochi sono a conoscenza che all'inizio di quell'anno, i tedeschi erano stati molto vicini alla vittoria finale.

Nella primavera del 1918, la Germania lanciò una gigantesca offensiva sul fronte occidentale. Questo piano orchestrato dal generale Ludendorff rappresentava una grande partita di poker. La Germania era ancora abbastanza forte a livello strettamente militare, ma il paese versava per molti aspetti in brutte acque. A causa di un blocco navale condotto dalla Royal Navy, vi era carenza di tutti i tipi di merci, comprese le materie prime strategiche e il rifornimento di carburante. I civili, affamati quanto i militari tedeschi, erano a un tal punto di malcontento e agitazione che si temeva seguissero l'esempio rivoluzionario dei loro avversari russi nel 1917.

Dall'inizio dell'anno, Berlino e altre grandi città avevano assistito a dimostrazioni, piccole rivolte e scioperi. Inoltre, gli alleati della Germania, austro-ungarici e altri, sembravano averne abbastanza della guerra. E sul fronte occidentale, gli eserciti dei nemici del Reich cominciavano a ingrossarsi grazie all'unione delle truppe americane con quelle francesi e britanniche. In queste circostanze, si sperava che la grande offensiva pianificata potesse condurre alla vittoria che avrebbe dissipato tutti questi problemi.

L'attacco inizia il primo giorno di primavera, il 21 marzo, intorno alle quattro e mezzo del mattino, dopo un bombardamento mai visto di migliaia di cannoni. Il "teatro" delle operazioni è un settore del fronte in cui si era svolta la battaglia della Somme. All'inizio, i risultati sono impressionanti. Gli attaccanti riescono a sfondare le linee britanniche e fanno rapidi progressi. Gli inglesi perdono tutto il terreno conquistato con tanta difficoltà nel 1916 e subiscono pesanti perdite. In tarda primavera e all'inizio dell'estate 1918, seguono altre offensive - contro gli inglesi nelle Fiandre e contro i francesi lungo l'Aisne e a Parigi, ancora una volta con risultati simili.

Ma l'avanzata tedesca verso Parigi è fermata dai francesi - molto aiutati dagli americani - nella seconda battaglia della Marna, durata da metà luglio ai primi di agosto 1918. La marea si inverte definitivamente l'8 agosto. Simultaneamente, le truppe francesi, inglesi, canadesi e statunitensi lanciano una gigantesca controffensiva e da quel momento i tedeschi saranno sistematicamente e irresistibilmente respinti. In seguito Ludendorff avrebbe descritto questa data come il giorno più buio nella storia dell'esercito tedesco.

Una serie di fattori ha contribuito al fallimento dell'offensiva. Mentre avanzavano, i tedeschi crearono profonde ramificazioni nel fronte alleato. Ma così facendo, allungarono significativamente le loro linee, che si disperdevano invece di concentrare le loro riserve di uomini e mezzi. Questo ha indebolito i loro successivi attacchi, esponendosi alle contro offensive alleate sui fianchi sempre più allungati. Anche il fattore psicologico ha avuto un ruolo. I soldati tedeschi capivano che le condizioni per un'offensiva vittoriosa non erano mai state così buone dall'inizio della guerra nel 1914, e che l'alto comando avevano impegnato tutte le risorse rimanenti per garantire il successo dell'offensiva e conquistare la vittoria. Era tutto o niente, ora o mai più.

Paradossalmente, fu il successo dell'offensiva ad essere responsabile, almeno in parte, del suo fallimento. Quando i soldati tedeschi presero possesso delle trincee e bunker britannici, li scoprirono pieni di armi e munizioni, ma anche di riserve di cibo e bevande in quantità mai viste da anni. Gli ufficiali spingevano invano i loro uomini ad attaccare le successive posizioni britanniche o francesi, ma questi preferivano invece prendersi una pausa e confortarsi con carne in scatola e vino.

Le innumerevoli interruzioni di questo genere di offensive tedesche offrivano ogni volta agli alleati l'opportunità di riorganizzarsi, di nascondersi e far affluire delle riserve, tra cui le truppe americane, che sono state utilizzate in molti luoghi per colmare i vuoti. Era demoralizzante per i tedeschi, perché dava loro l'impressione che gli Alleati avessero riserve inesauribili, non solo di cibo e materiale bellico, ma anche di uomini, di "materiale umano".

Nel frattempo gli attaccanti tedeschi subivano perdite pesanti: 230.000 uomini solo nelle prime due settimane; tra marzo e luglio, mezzo milione - fino a un milione secondo alcune fonti. Quante volte ancora i tedeschi avrebbero dovuto attaccare una posizione prima della capitolazione del nemico? Come potevano superare un nemico con tali inesauribili riserve di materiale e uomini?

Ma c'è un altro fattore che fu fondamentale per il fallimento dell'offensiva tedesca di primavera-estate del 1918. Se gli Alleati riuscivano sempre a dotarsi di nuove riserve di uomini e attrezzature necessarie a rallentare e infine fermare l'offensiva tedesca, è perché disponevano di migliaia di camion per trasportare le loro truppe rapidamente e ovunque. I francesi in particolare - che già prima avevano fatto uso di veicoli a motore, ad esempio con i taxi parigini requisiti per la battaglia della Marna nel 1914 e con i camion lungo la Voie Sacrée nel 1916 - producevano eccellenti autocarri, per lo più del modello Renault. Questo costruttore avrebbe consegnato più di 9.000 pezzi all'esercito francese durante la Grande Guerra. Gli inglesi, che non avevano un solo camion, all'inizio della guerra, ne disponevano di 56.000 nel 1918. I tedeschi per contro trasportavano ancora le loro truppe in treno, come nel 1914, ma alcuni settori critici del fronte, come la Somme, erano difficili da raggiungere. (Nel nord della Francia, le linee ferroviarie andavano principalmente da nord a sud, verso Parigi, e non da est a ovest, verso le coste della Manica, direzione principale delle offensive tedesche).

Peraltro, in prossimità del fronte, per il trasporto di merci, le due parti avrebbero usato cavalli e carri fino alla fine della guerra. Sotto questo aspetto anche i tedeschi erano in svantaggio perché soffrivano di una grande penuria di cavalli e foraggio, mentre gli Alleati importavano un gran numero di cavalli e muli dagli Stati Uniti. La superiore mobilità degli Alleati ha ampiamente contribuito al loro successo. In seguito, Ludendorff dichiarò che il trionfo dei suoi avversari nel 1918 era da ricondurre alla vittoria dei camion francesi sui treni tedeschi.

Tale trionfo fu dovuto anche ai pneumatici in gomma prodotti da aziende come Dunlop e Michelin per le automobili e i camion alleati, superiori alle ruote d'acciaio dei treni tedeschi prodotti da Krupp. In generale, la vittoria dell'Intesa sugli Imperi Centrali si ridusse così a una vittoria dell'economia, e in particolare dell'industria degli Alleati sull'economia della Germania e dell'Austria-Ungheria - economia che ha sofferto dolorosamente la scarsità di materie prime a causa del blocco navale britannico. "La sconfitta economica e politica della Germania è indissolubilmente legata al suo fallimento economico", ha commentato lo storico francese Frédéric Rousseau.

La superiorità delle economie alleate era chiaramente correlata al fatto che le economie inglese e francese (o anche belga e italiana) disponevano di colonie da cui far giungere tutto il necessario per vincere una guerra moderna, in particolare gomma e petrolio così come altre materie prime "strategiche" - così come i coolies, lavoratori coloniali estremamente poco costosi che ripararono o costruirono le strade attraverso cui, nella primavera e nell'estate del 1918, furono trasportate le truppe alleate.

La Grande Guerra fu un conflitto tra rivali imperialisti, dove il premio era costituito da territori pieni di materie prime e lavoratori a basso costo, vantaggi che hanno favorito l'economia di un paese, in particolare la sua industria, rendendola più potente e competitiva.

Non è un caso che questa guerra sia stata vinta dai paesi che allo scoppio del conflitto erano già i più abbondantemente provvisti di colonie, cioè le grandi potenze industriali in possesso della maggior parte delle colonie. In altre parole: i sistemi imperialisti più potenti - inglese, francese, americano - hanno prevalso su un imperialismo concorrente, quello della Germania, una superpotenza industriale è vero, ma alquanto sprovvista di colonie. Da questo punto di vista, è anche sorprendente che ci siano voluti quattro lunghi anni prima che la sconfitta tedesca divenisse un fatto compiuto.

Tuttavia, risulta chiaro che i vantaggi risultanti dai possedimenti coloniali, e dunque da riserve illimitate per soldati e civili, oltre alla gomma, al petrolio e ad altre materie prime, non possono rivelarsi determinanti che a lungo termine. La ragione principale sta nel fatto che nel 1914 la guerra era iniziata come un conflitto armato tradizionale sul continente europeo, come in epoca napoleonica, conflitto la cui metamorfosi in confronto globale tra titani industriali si sarebbe realizzata poco a poco. La fase di apertura richiama immagini di cavalleria, più precisamente schizzi e dipinti di ulani tedeschi e corazzieri francesi armati di lance e sciabole, che appaiono fieramente sul teatro come l'avanguardia delle legioni che caracollano per i campi verso l'orizzonte nemico. Al contrario, le immagini scattate sui campi di battaglia nel 1918, la gente a cavallo brilla per la sua assenza, e vediamo invece i fanti portati sui camion o montare le torrette dei carri armati, armati di mitragliatrici, granate e lanciafiamme, mentre gli aerei pattugliano lontani sopra le loro teste.

Nel 1914 la Germania aveva ancora la possibilità di vincere la guerra, soprattutto perché il Reich disponeva di eccellenti vie ferrate per il trasporto delle truppe al fronte sia a est che a ovest; così una grande vittoria fu ottenuta contro i russi a Tannenberg. Ma nel 1918 le chances tedesche di una Endsieg [vittoria definitiva] erano svanite da tempo. (Hitler e i suoi generali avrebbero appreso la lezione che per vincere una seconda edizione della Grande Guerra, la Germania doveva vincere questa guerra rapidamente, motivo per cui fece apparizione il concetto di "guerra condotta alla velocità del lampo", la Blitzkrieg, che doveva portare a "una vittoria rapida e fulminea". Fu un successo nel 1939-1940 contro la Polonia, la Francia e alcuni altri avversari, ma lo spettacolare fiasco del Blitzkrieg in Unione Sovietica nel 1941 trascinò di nuovo la Germania in una guerra senza fine, impossibile da vincere a causa della mancanza di materie prime come gomma e petrolio).

La gomma non è l'unica materia prima strategica che mancava ai tedeschi e che gli alleati avevano in abbondanza. Questi ultimi disponevano anche del petrolio necessario per i loro eserciti e per la flotta aerea sempre più motorizzata. Durante la loro offensiva finale nell'autunno del 1918, gli Alleati consumavano al giorno 12.000 barili - fusti da 159 litri - di petrolio. Il ministro degli Esteri britannico, Lord Curzon, ha giustamente affermato in una cena per la vittoria del 21 novembre che "gli Alleati hanno nuotato verso la vittoria su un'onda di petrolio". E un senatore francese ha dichiarto che "il petrolio era il sangue della vittoria". Gran parte di questo petrolio proveniva dagli Stati Uniti, consegnato dalla Standard Oil, una società dei Rockefeller che hanno fatto un sacco di soldi in questo affare - proprio come Renault ha fatto parecchio denaro producendo camion assetati di carburante (l'82,6% del petrolio importato in Francia nel 1917 proveniva dagli Stati Uniti, di cui il 47% era fornito dalla Standard Oil, nel 1918 gli Stati Uniti avrebbero fornito l'89,4% del petrolio importato dalla Francia).

È logico che gli Alleati, nuotando nel petrolio si equipaggiassero con moderne attrezzature motorizzate e funzionanti a petrolio. Nel 1918 i francesi non avevano solo enormi quantità di camion, ma anche una grande flotta aerea. E durante l'ultimo anno di guerra, come gli inglesi, disponevano di automobili equipaggiate con mitragliatrici o cannoni, ma soprattutto di un considerevole numero di carri armati. Non erano i mostri rozzi e inefficienti che apparvero nel 1916 sul campo di battaglia, ma carri di eccellente qualità come il Renault FT, considerato "il primo carro armato moderno al mondo". Se i tedeschi avevano pochi o nessun camion o carri armati, era anche perché gli mancava il petrolio. Solo la Romania avrebbe potuto fornirne.

Dopo questo fatale 8 agosto, la maggior parte dei soldati tedeschi capì che la guerra era perduta. Ne avevano più che abbastanza e volevano tornare a casa piuttosto che dare la vita per una causa persa. L'esercito tedesco stava cominciando a disintegrarsi, non c'era quasi più disciplina, le diserzioni si moltiplicavano e i soldati si arrendevano in massa. Tra la metà di luglio del 1918 e l'armistizio di novembre, 340.000 tedeschi si arresero o passarono al nemico. I prigionieri rappresentavano il 70% di tutte le vittime tedesche negli ultimi mesi di guerra. I soldati tedeschi si servivano anche dei diversi sotterfugi per non andare al fronte, una pratica nota come "Drückebergerei" (imboscati, scansafatiche, refrattari...). Nell'agosto e settembre 1918 l'epidemia di diserzioni, rese di massa e "Drückebergerei" assunse proporzioni tali che la situazione fu descritta come un "tacito sciopero militare". E' del resto era così che lo vedevano le truppe stesse. I soldati tedeschi in ritirata accusavano spesso le truppe al fronte di rompere lo sciopero prolungando così la guerra ("Kriegsverlängerer").

Restavano troppi pochi soldati alla Germania per continuare la guerra. Un altro fattore che contribuì a far gettar la spugna a Berlino è stato il fatto che la situazione sul fronte interno era catastrofica. A causa del blocco della Royal Navy, il popolazione soffriva sempre più la fame, con il conseguente aumento di malattie e decessi senza precedenti, soprattutto tra i bambini, gli anziani e le donne. La malattia più tristemente celebre è stata l'influenza spagnola, prima conosciuta come influenza fiamminga in quanto introdotta nel Reich da soldati di ritorno dal fronte delle Fiandre nel loro Heimat.

La miseria e la morte causate dalla guerra provocarono nella Germania del 1917 una spaccatura crescente nell'opinione pubblica, in particolare tra pacifisti portatori di aspirazioni essenzialmente democratiche, radicali e persino rivoluzionarie, e falchi rimasti generalmente fedeli all'ordine stabilito imperiale e legati ai tradizionali valori conservatori, autoritari e militaristi. Nell'autunno del 1918, i primi ebbero il sopravvento perché la stragrande maggioranza della popolazione voleva la pace ad ogni costo.

Proprio come la Russia dell'anno precedente, questa combinazione di stanchezza della guerra e desiderio di una politica radicale e di cambiamento sociale, tanto fra i soldati che fra i civili, fece sì che la guerra finisse in un contesto rivoluzionario. Poco prima e dopo il 1° novembre, il fuoco rivoluzionario abbracciava gli ammutinamenti di marinai a Wilhelmshaven e Kiel e suscitava la creazione di "consigli" rivoluzionari di soldati e operai ispirato ai "Soviet" in città come Berlino, Monaco di Baviera e Strasburgo, capitale dell'Alsazia e ancora tedesca all'epoca. Ludendorff - prestanome per eccellenza di un militarismo screditato, dell'autoritarismo e del conservatorismo - dovette dimettersi e fuggire all'estero. Il 10 novembre un nuovo governo formato da politici liberali e socialdemocratici chiese un armistizio agli Alleati. Il giorno dopo, all'alba, nei pressi di Compiègne, in un treno adibito a quartier generale del comandante in capo alleato, il maresciallo Foch, venne siglata la resa tedesca incondizionata - e alle ore 11, i cannoni tacquero.

Negli ultimi mesi di guerra, mentre centinaia di migliaia di soldati tedeschi, di solito delle classi subalterne, "davano la vita", come si dice, per la gloria dell'Impero tedesco, l'imperatore Guglielmo II non si era mosso dal suo quartier generale a Spa, stazione termale belga il cui nome rievoca gli svaghi e il lusso della classe dominante. Il 10 novembre abdicava al trono per rifugiarsi immediatamente nei Paesi Bassi neutrali. Questo ritiro poco glorioso riflette il fatto che la sconfitta della Germania fu la conseguenza di una mancanza di veicoli e del carburante necessario al loro funzionamento: egli infatti non non partì in macchina, ma in treno.

*) Jacques Pauwels è uno storico, autore di «1914-1918 La Grande Guerre des classes» , Edizioni Aden.




Un carro leggero FT della Renault


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