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Infangare la memoria di Martin Luther King

Greg Godels | zzs-blg.blogspot.com
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

21/06/2019

«Accade oggi... quel che è spesso accaduto nella storia alle dottrine dei pensatori rivoluzionari e dei capi delle classi oppresse in lotta per la loro liberazione. Le classi dominanti hanno sempre ricompensato i grandi rivoluzionari, durante la loro vita, con incessanti persecuzioni; la loro dottrina è stata sempre accolta con il più selvaggio furore, con l'odio più accanito e con le più impudenti campagne di menzogne e di diffamazioni. Ma, dopo morti, si cerca di trasformarli in icone inoffensive, di canonizzarli, per così dire, di cingere di una certa aureola di gloria il loro nome, a "consolazione" e mistificazione delle classi oppresse...»

Le parole citate sopra potrebbero descrivere benissimo il retaggio popolare di illustri leader del popolo quali Eugene Debs, Mother Jones, Paul Robeson o Martin Luther King Junior. Tuttavia non furono scritte per loro, bensì per Karl Marx. A redigerle fu Vladimir Lenin, oltre un secolo fa.

Ma le parole di Lenin non danno l'idea dello spietato e inveterato razzismo e anticomunismo della classe dominante degli Stati Uniti. Le élite USA e i loro fedeli servitori non possono tollerare nemmeno per un istante il «pericolo» rappresentato dai leader afro-americani venerati e rispettati che si rifiutano di inchinarsi dinanzi all'altare dell'ottuso anticomunismo ritualizzato. Non è sufficiente annacquarne il pensiero, minimizzarne le azioni e sterilizzarne la reputazione - devono essere resi «scandalosi», per parafrasare lo spiritual nero reso popolare da Paul Robeson.

Fu in segno di disprezzo verso queste calunnie che l'anziano colosso intellettuale W. E. B. Du Bois annunciò pubblicamente la sua richiesta di iscrizione al Partito comunista, fece le valigie e si trasferì nel Ghana.

All'indomani del suo assassinio, il retaggio di M. L. King seguì il percorso delineato da Lenin: i suoi primi discorsi dai toni concilianti venivano ampiamente ripresi; politici e celebrità citavano, lodandolo, il suo impegno per la nonviolenza; e fu «canonizzato» con una festività nazionale.

Ma le sue critiche senza mezzi termini contro la guerra in Vietnam, la sua attenzione per la povertà e per i problemi della classe operaia e il rispetto e la disponibilità alla cooperazione da lui espressi nei riguardi dei comunisti non potevano essere tollerati.

L'appassionato discorso di King alla Riverside Church contro la guerra e l'imperialismo divenne una pietra miliare per il movimento contro la guerra in un'epoca di perenni conflitti armati.

Il suo discorso Freedomways, meno noto e pronunciato solo tre mesi prima del suo assassinio, in cui denunciò l'anticomunismo e rese omaggio a comunisti quali Neruda, Picasso e Dubois, rappresentò un acuto motivo di irritazione per i custodi del capitalismo.

Per questo, negli ultimi anni i tentativi di infangare la reputazione di King hanno subito un'escalation. Il più recente - e probabilmente il più volgare - è rappresentato da un articolo del professor David Garrow, pubblicato su una rivista conservatrice britannica.

Garrow, vincitore del Premio Pulitzer, ha esaminato alcuni fascicoli dell'FBI desecretati negli ultimi mesi e ripescati in un deposito dei National Archives. A quanto pare, Garrow ha reperito rapporti, riassunti e trascrizioni parziali di registrazioni audio effettuate mediante microfoni-spia in alloggi occupati da King (la sua abitazione, alberghi, il quartier generale della Southern Christian Leadership Conference) e altri documenti. I nastri originali e le trascrizioni complete rimarranno inaccessibili al pubblico sino al 2027.

Il lavoro di Garrow, da lui definito «minuzioso», si è concentrato su due aspetti della sorveglianza semi-legale o approvata da Robert Kennedy messa in atto dall'FBI: la vita sessuale di King e i suoi rapporti con i comunisti. A giudicare dal suo articolo, Garrow riserva ben poco interesse alle altre interazioni di King con i suoi collaboratori, con i media o con il pubblico su cui questi fascicoli potrebbero fare luce. Né dimostra il minimo scetticismo riguardo all'attendibilità, alla tendenziosità o alla precisione delle trascrizioni o dei riassunti. Il tono cospirativo e provocatorio delle sensazionali rivelazioni di Garrow induce il lettore a dimenticare che gli «spioni» che effettuarono le trascrizioni provenivano dalla scuderia di J. Edgar Hoover, composta da agenti quasi tutti bianchi, conservatori, spesso razzisti e sempre ferocemente anticomunisti. È facile dimenticare che questi rapporti e riassunti non costituiscono fonti primarie: per ammissione dello stesso Garrow, si tratta di documenti di seconda o di terza mano rispetto sia ai nastri originali, sia alle trascrizioni complete.

Oltretutto, gli interventi editoriali e le interpretazioni di Garrow ci allontanano ancor di più dalle fonti primarie.

Le doti interpretative di Garrow sono rese dubbie dalla sua incredibile deformazione di un estratto di un rapporto dell'FBI che deplora l'attività sessuale di King, in quanto essa «lo rende fortemente suscettibile di coercizioni e possibili ricatti». Garrow inserisce qui la sua bizzarra interpretazione: «presumibilmente da parte di comunisti ben informati» [corsivo mio]. Dobbiamo ritenere che l'FBI considerasse King un cripto-comunista e, al tempo stesso, una potenziale vittima di ricatti comunisti? Il fatto che l'FBI abbia tentato di ricattare King per indurlo al suicidio poco più di un anno dopo il memorandum in questione rende assurda l'interpretazione di Garrow. L'FBI desiderava compromettere King, non certo proteggerlo da tentativi di comprometterlo messi in atto da altri.

Con incredibile sfacciataggine, Garrow asserisce che l'FBI «non avrebbe avuto alcun motivo evidente per redigere annotazioni che alterassero o arricchissero il contenuto delle registrazioni vere e proprie e delle loro trascrizioni complete, che rimangono sotto sequestro giudiziario e che un giorno permetteranno di confermare o di smentire le sommarie accuse dell'FBI». Perché questo argomento abbia senso, è necessario immaginare che i funzionari dell'FBI fossero in grado di prevedere che i loro appunti, riassunti e rapporti sarebbero un giorno andati a finire nei National Archives. Ma nel 1963, i G-men di Hoover non nutrivano il minimo timore che le loro attività spesso illecite e illegali potessero essere un giorno rivelate all'opinione pubblica. E quanto alle motivazioni, l'odio che Hoover provava notoriamente per King non costituiva forse uno stimolo sufficiente?

Ma ciò che più conta è che non è nemmeno necessario presumere che coloro i quali trascrissero i nastri li abbiano alterati deliberatamente - anche se questi agenti conservatori, bianchi e pieni di pregiudizi razziali potrebbero aver voluto presentare King sotto la peggior luce possibile. Potrebbero semplicemente non essere stati capaci di decifrare, interpretare o valutare le sfumature dei nastri originali. Garrow non fornisce alcuna garanzia che gli autori delle trascrizioni (o dei riassunti) - che con ogni probabilità conoscevano solo marginalmente le sfumature del linguaggio, dello slang o dell'umorismo degli afro-americani - abbiano riprodotto in modo attendibile ciò che ascoltavano. Qualsiasi storico competente avrebbe dato conto di queste riserve.

La più sensazionale delle affermazioni di Garrows - l'accusa che ha conquistato la nostra stampa affamata di scandali - è quella secondo cui King non avrebbe mosso un dito, e anzi avrebbe riso, mentre un suo collaboratore violentava una donna in sua presenza. Un lettore occasionale sarebbe indotto a credere che questa accusa sia suffragata dalla medesima mole di prove che Garrow cita a proposito dei riassunti o delle trascrizioni parziali.

Questa deduzione sarebbe un errore.

L'accusa di stupro proviene infatti, a detta di Garrow, da «un documento riassuntivo da poco reso pubblico, tratto dal fascicolo personale di Sullivan [il vice-direttore dell'FBI] su King». Ma l'espressione «documento riassuntivo» è fuorviante. Il documento in questione è una narrazione confusionaria, zeppa di annotazioni e di interventi editoriali, attribuita a Sullivan e inserita nella raccolta di documenti dell'FBI preparata nel 1975 dalla Commissione Church. L'affermazione secondo cui King avrebbe assistito ridendo allo stupro è scritta a mano da una persona non identificata sotto l'accusa dattiloscritta relativa allo stupro. Garrow cita un riferimento dattiloscritto contiguo a un documento dell'FBI come se questo confermasse la provenienza di questa indecente accusa contro King. Ma non vi è motivo di ritenere che questo riferimento abbia qualcosa a che fare con la calunnia scarabocchiata a mano, che sembra essere stata aggiunta in un secondo tempo.

Va sottolineato che Garrow non cita alcun riferimento a una trascrizione o a un nastro in relazione a quello che sembra essere un tentativo personale di Sullivan di montare un caso contro King. Non abbiamo motivo di prevedere che in futuro compaia un nastro in grado di confermare o smentire questa orribile accusa. Un atteggiamento onesto nei riguardi della memoria di King imporrebbe di sottolineare che fu proprio Sullivan a ideare e a redigere la vigliacca lettera anonima inviata a King che gli consigliava di togliersi la vita, minacciando di esporlo a uno scandalo se non lo avesse fatto. Ma Garrow non fa nulla del genere.

Per corroborare le accuse di promiscuità contro King avanzate dall'FBI - e aggiungere un po' di pepe in stile National Enquirer alla sua narrazione - Garrow cita le scappatelle dell'ex-lanciatore di baseball Don Newcombe, che come Elvis Presley dopo di lui era solito fornire al presidente e all'FBI soffiate non richieste riguardo a varie celebrità. Newcombe aveva una storia da raccontare riguardo a King, che merita attenzione soltanto in quanto contribuisce allo scandalo.

Stanley Levison, uno stretto collaboratore di King, ha un ruolo centrale nella saga di Garrow. Ormai da decenni la sorveglianza a cui l'FBI sottopose Jack O'Dell e Levison serve da base per le accuse di comunismo o cripto-marxismo mosse contro King dai cacciatori di rossi.

In relazione ai legami con i comunisti, Garrow mette sorprendentemente da parte la sua incrollabile fiducia nelle intercettazioni dell'FBI. Afferma che «i documenti dell'FBI sottolineavano che "nel gennaio 1957 Stanley Levison e Roy Bennet sarebbero divenuti inattivi in relazione alle attività finanziarie del Partito comunista"» [corsivo mio].

Ma questo non collima con la narrazione sull'influenza comunista. Garrow accusa quindi l'FBI di aver sottovalutato i generosi contributi personali versati da Levison a King:

Trascurando di citare queste cifre nei suoi memorandum indirizzati a Kennedy, e non evidenziando nel marzo 1964 le cospicue donazioni simultaneamente effettuate da Levison nei riguardi di King, l'FBI rese inspiegabilmente le sue accuse a Levison di essere un «membro segreto» del partito di gran lunga meno solide di quanto avrebbero potuto essere. Un conto era presentare un presunto «membro segreto» del partito come autore di alcuni dei discorsi di King - ciò che l'FBI fece notare a Kennedy; ma le notevoli quantità di dollari maneggiate da Levison avrebbero permesso all'FBI di tracciare un ritratto ben più compromettente.

A quanto pare, l'FBI ferocemente anticomunista di Hoover non era abbastanza vigile per i gusti di Garrow - che non si risparmia quanto a insinuazioni.

L'altro giorno ho incontrato mio fratello
Gli ho stretto la mano
E non appena mi sono voltato
Ha gettato lo scandalo sul mio nome

L'articolo di Garrow fa seguito a una miriade di analoghe calunnie postume, costruite ad arte quando nessuno dei testimoni o dei protagonisti poteva più replicare da tempo. Talvolta si tratta di accuse morbose (quali quelle mosse a King, a Robeson o ad Aptheker), talvolta di accuse revisioniste (come nei casi di Shostakovich o di Brecht). Ma in tutti i casi si basano sulla scoperta di nuove «prove» o sulla provvidenziale comparsa di nuovi informatori le cui rivelazioni non vengono mai sottoposte a verifiche legali o valutate come prove in base a parametri misurabili. Nel caso di King, nessuno dei suoi presunti collaboratori più stretti si è mai fatto avanti durante la sua vita per denunciare questi presunti scandali. Di conseguenza, si può soltanto lasciare da parte queste questioni come vicende personali impossibili da accertare, e ricondurre le accuse alla celebrità dei personaggi in questione - oggetto di dicerie, insinuazioni o desideri di vendetta - oppure, seguendo Garrow, ritenere che l'FBI sia una fonte obiettiva priva di pregiudizi o motivazioni specifiche, anche nei riguardi di personalità della sinistra oggetto della sua ostilità.

Naturalmente, Garrow ha un'opinione ben diversa: «Ma l'accusa dell'FBI secondo cui King sarebbe "rimasto a guardare, ridendo e offrendo consigli" mentre uno stupro veniva perpetrato dinanzi a lui rende impossibile per chiunque assumere questa posizione [cioè quella di escludere le «prove»]».

Prima dell'era della NSA, in cui praticamente tutti veniamo spiati continuamente, l'intrusione dello Stato nella vita personale dei cittadini era considerata moralmente censurabile, e le prove così raccolte venivano di conseguenza ritenute tendenziose. Garrow approfitta del fatto che questi parametri siano ormai stati spazzati via.

Il grande pericolo dei nostri tempi, naturalmente, sono i processi istruiti mediante insinuazioni dai tribunali della stampa scandalistica, le condanne comminate sulla base di illazioni e dicerie, la diffamazione alimentata da fonti anonime, il regolamento di conti e l'orribile politica delle calunnie. È evidente che Garrow non condivide questi timori:

La condotta tutt'altro che monogama di King, così come il suo amore per la bottiglia, possono non combaciare con la vicenda della sua vita così come la conosciamo, ma il sospetto - o meglio i numerosi sospetti - che abbia tollerato attivamente o esercitato personalmente violenza ai danni di una donna, anche se ubriaco, mette in discussione in modo così sostanziale la sua figura storica da rendere necessario un riesame storico quanto più completo e ampio possibile.

Per Garrow la questione è già risolta - non resta che attendere il 2027 per sancirla in modo definitivo. Il suo è un tragico e bizzarro esempio di storia fatta attraverso cambiali in bianco - la storia come morboso voyeurismo, la storia vista attraverso gli occhi della polizia di Stato.

E purtroppo, i colleghi accademici di Garrow hanno tardato a porre rimedio a questa tragedia.


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