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Il genocidio indonesiano del 1965: come gli Usa hanno utilizzato l'omicidio di massa per vincere il comunismo

Daniel Larison | afrique-asie.fr
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

16/08/2020

Secondo la narrazione dominante della Guerra fredda, se il comunismo è stato sconfitto in molti paesi, è stato soprattutto a causa del modello di civiltà superiore offerto dal capitalismo, con enfasi sulle libertà individuali e la responsabilità personale. Uno sguardo alla storia rivela una realtà molto più oscura e sbrigativa.

Nota: questo articolo è stato pubblicato sull'organo paleoconservatore americano (di destra) American Conservative. Quindi questa non è propaganda filo-comunista, ma solo un resoconto onesto dei fatti storici. Si può aggiungere che l'approccio dell'autore, il caporedattore Daniel Larison, è tanto più rispettabile in quanto va contro i pregiudizi ideologici dei lettori del sito che dirige, a rischio di perderne una parte. Inutile dire che questo tipo di integrità intellettuale dovrebbe costituire un esempio per tutti.



Soldati indonesiani che arrestano gli abitanti dei villaggi durante l'epurazione comunista nel 1965-66 / Vannessa Hearman.

La cosiddetta "Lunga Pace" dopo il 1945 fu ricoperta dal sangue di innocenti. Gli americani generalmente preferiscono ricordare la Guerra fredda come un trionfo essenzialmente pacifico, punteggiato da una manciata di debacle, ma per molti che vivono in paesi non allineati e di recente indipendenza dopo la Seconda guerra mondiale, l'esperienza della Guerra fredda è stata segnata da orrore e devastazione.

Le nazioni che avevano la sfortuna di essere considerate importanti nella lotta contro il comunismo hanno subito le peggiori sofferenze. Il fanatismo anticomunista ha causato milioni di vittime durante la Guerra fredda. Le atrocità commesse contro questi popoli, non appena conosciute, sono state spesso dimenticate in Occidente. Ciò è particolarmente vero negli Stati Uniti, poiché il nostro governo ha spesso incoraggiato e aiutato gli attori locali nei loro crimini contro il proprio popolo.

In genere ignoriamo questo aspetto della Guerra fredda poiché orrendo e perché il nostro governo ha una notevole responsabilità per quanto è accaduto in questi paesi. Non corrisponde alla favola de "l'ordine liberale" che i nostri dirigenti si e ci raccontano. Non corrisponde alle nostre lusinghiere valutazioni sul nostro ruolo di benefattori del mondo, ma è una parte importante della nostra storia di politica estera che non possiamo permetterci di dimenticare. Quando oggi politici ed esperti minacciano allegramente una nuova Guerra fredda contro la Cina, dobbiamo comprendere la distruzione che ciò comporterebbe per persone innocenti in molti altri paesi. Non dobbiamo commettere di nuovo errori così costosi in vite umane.

L'Indonesia era considerata un paese fondamentale negli anni 1960, in quanto uno dei principali paesi non allineati, con il più grande partito comunista al di fuori dell'Urss e della Cina. I funzionari statunitensi la consideravano una "risorsa" molto più preziosa del Vietnam del Sud, e nel 1965-66 fu violentemente annessa all'orbita Usa attraverso dei massacri. L'esercito indonesiano, sotto la guida di Suharto e dei suoi ausiliari, ha compiuto omicidi di massa contro comunisti e cittadini presunti comunisti, uccidendo fino a un milione di innocenti senza altra ragione che la loro presunta affiliazione politica.

Questi omicidi di massa e le loro conseguenze sul resto del mondo sono oggetto di un libro eccezionale di Vincent Bevins, The Jakarta Method (Il metodo Jakarta). Bevins è un corrispondente internazionale che ha lavorato prima in Brasile e poi in Indonesia. E qui, durante il suo soggiorno, iniziò a indagare sulla storia del massacro del 1965-66, che è ancora ufficialmente negato dal governo. Scavando nelle storie dei sopravvissuti e seguendo le conseguenze della "Operazione Annientamento" (il nome interno all'esercito della campagna di sterminio), ha trovato collegamenti tra ciò che era accaduto in Indonesia a metà degli anni 1960 e le brutali campagne intraprese in America Latina dalle dittature allineate con gli Stati Uniti nei decenni successivi. In questi altri paesi, "Jakarta" è diventata una parola in codice per designare i massacri dei nemici da parte dei fanatici anticomunisti, e l'omicidio di massa in Indonesia venne presentato come un modello da seguire.
Il governo degli Stati Uniti non solo sapeva del massacro in Indonesia, ma lo incoraggiava attivamente e forniva agli assassini liste di nomi. Bevins scrive:

"Ma dopo sette anni di stretta collaborazione con Washington, l'esercito era già ben equipaggiato. Inoltre non c'era bisogno di armi avanzate per fermare dei civili che quasi non opponevano alcuna resistenza. Ma i funzionari dell'ambasciata Usa e della Cia avevano deciso che ciò di cui i militari avevano davvero bisogno erano le informazioni. In collaborazione con gli analisti della Cia, il responsabile politico dell'ambasciata, Robert Martens, stilò elenchi con i nomi di migliaia di comunisti e presunti tali e li consegnò all'esercito, in modo che queste persone potessero essere assassinate e 'depennate' dalla lista".

Un altro milione di persone sono state radunate nei campi di concentramento, dove furono sottoposte a fame, lavori forzati, torture e rieducazione ideologica. Fu una "vittoria" ignobile che nessuno voleva ricordare.

Bevins racconta questa storia in modo obiettivo e spassionato, e intreccia accuratamente le storie dei sopravvissuti che ha incontrato durante la sua indagine. Ci porta nei luoghi dei massacri di Bali, dove ora si trovano gli hotel turistici. Ci presenta gli indonesiani che in questi massacri hanno perso la loro famiglia e gli amici, e mostra come i sopravvissuti siano ancora ostracizzati e guardati con sospetto, dopo tutti questi anni. Uno dei sopravvissuti incontrati, una anziana donna di nome Magdalena, ora vive in povertà dopo essere stata rilasciata dalla prigione. Racconta di come è stata "segnata a vita" a causa del suo passato e non ha legami con la sua famiglia, poiché tutti quei legami sono stati tagliati dopo che venne accusata di essere comunista. Come nota Bevins, questa "situazione è estremamente comune tra i sopravvissuti alle violenze e alla repressione del 1965". Oltre a quelli uccisi nei massacri, ci sono decine di milioni di vittime e parenti delle vittime ancora in vita oggi.


Prigionieri dell'esercito indonesiano durante i massacri del 1965. Foto DR

Ripercorre anche l'uso di tattiche impiegate contro indonesiani innocenti in Brasile, Cile, Argentina e altrove in America Latina e ci ricorda che gli abitanti di questi paesi vivono ancora all'ombra delle dittature sostenute dagli Stati Uniti che erano al potere negli anni 1970 e 1980. La dittatura brasiliana che prese il potere prima che ci andasse Suharto cercò poi di emulare quanto accaduto in Indonesia. Il governo cileno di Pinochet lo fece, anche se su scala minore, e in seguito ci fu la "guerra sporca" in Argentina. La strada proseguì in America Centrale fino alla fine della Guerra fredda. Molte singole parti della storia di Bevins possono essere conosciute, ma egli ha stabilito collegamenti tra loro che la maggior parte degli americani ignora.

Mentre cerca di dare un senso agli eventi orribili che ha descritto nel libro, Bevins ci offre questa triste ma giusta conclusione:

"Se consideriamo le cose da questa prospettiva, i grandi perdenti del XX secolo sono stati coloro che credevano troppo sinceramente nell'esistenza di un ordine internazionale liberale, coloro che si fidavano troppo della democrazia o di quanto gli Stati Uniti dicevano di sostenere, piuttosto che ciò che effettivamente hanno appoggiato, di ciò che dicevano i paesi ricchi, piuttosto di quello che hanno fatto. Questo gruppo è stato spazzato via."

Quando ha parlato con Winarso, il capo del Sekretariat Bersama '65, l'organizzazione che sostiene i sopravvissuti al massacro, Bevins gli ha chiesto chi avesse vinto la Guerra fredda. Winarso ha risposto che gli Stati Uniti avevano vinto. Quando poi gli ha domandato come, Winarso ha semplicemente risposto: "Ci avete ucciso".
Inoltre, queste persone sono state uccise per niente.

Non si sottolineerà mai abbastanza che le vittime in Indonesia e negli altri paesi di cui parla Bevins erano persone innocenti. Sono state uccise in massa solo perché avevano o avrebbero dovuto avere certe convinzioni politiche. Bevins scrive: "Sono stati condannati all'annientamento, e quasi tutti intorno a loro costretti a una vita di sensi di colpa, di traumi e a sentirsi dire che avevano peccato imperdonabilmente a causa della loro associazione con le più sincere speranze della politica di sinistra". Non avevano fatto niente di male. Hanno avuto la terribile sfortuna di essere presi nel mezzo di una rivalità internazionale per il potere e l'influenza che non aveva nulla a che fare con loro, e sono stati schiacciati perché era vantaggioso per il nostro governo e i suoi paesi clienti che venissero schiacciati.

Alcuni mesi fa, Hal Brands [di Bloomberg, ndt] ha scritto un articolo suggerendo che gli Stati Uniti potrebbero sostenere i cambiamenti di regime segreti nel quadro di una rivalità con la Cina. Da un lato, ha citato la conquista dell'Indonesia da parte di Suharto come un esempio di risultato "fruttuoso" e dall'altro ha riconosciuto lo spaventoso costo umano, che si misura in centinaia di migliaia di vite. Ecco come ha descritto la complicità degli Stati Uniti nei massacri: "Il sostegno della Cia ha aiutato l'esercito indonesiano a consolidare il suo potere dopo aver rovesciato un Sukarno sempre più anti-americano nel 1965, evitando così la prospettiva che il più importante paese del sud-est asiatico diventasse ostile agli Stati Uniti". Riconosce che ciò ha implicato gli Stati Uniti in una "violenza orribile", ma rimane molto vago su ciò che gli Stati Uniti hanno fatto lì. L'Indonesia è considerata una "vittoria" per i partigiani del cambio di regime, mentre l'idea di promuovere il cambiamento di regime è assolutamente vergognosa e non dovrebbe mai più avere diritto di cittadinanza.


The Jakarta Method, un nuovo libro descrive come Washington ha aiutato il governo indonesiano a massacrare oltre un milione di persone a causa delle loro idee politiche.

Se una strategia si basa su politiche che portano all'assassinio gratuito di tante persone innocenti, è tempo di rifiutarla e trovarne un'altra. Sostenere un cambio di regime in un altro paese è spesso presentata come una rapida soluzione a un problema che gli Stati Uniti hanno nel mondo, ma il più delle volte finisce per fallire. Anche quando i cambi di regime "funzionano" a breve termine, infliggono un tributo terribile alla popolazione del paese colpito. Gli Stati Uniti farebbero bene a rifiutare qualsiasi cambio di regime, segreto o meno, e rispettare la sovranità e l'indipendenza degli altri Stati. Gli Stati Uniti dovrebbero anche evitare una nuova Guerra fredda con una grande potenza rivale che condurrebbe a crimini mostruosi come il massacro in Indonesia.

Pubblicato su The American Conservative con il titolo The Jakarta Method: How The U.S. Used Mass Murder to Beat Communism

Fonte: entelekheia.fr


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