www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - storia - 10-10-21 - n. 802

La lotta armata in America Latina

Pelo Anti-imperialismo | peloantimperialismo.wordpress.com
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

19/09/2021

Alla fine del XIX secolo, due guerre interconnesse tra loro segnano la fine delle rivoluzioni borghesi puramente anticoloniali e l'inizio della fine stessa delle rivoluzioni borghesi in America Latina. Parlo della guerra d'indipendenza cubana e della guerra tra la Spagna e gli Stati Uniti a Cuba e Puerto Rico nei Caraibi, nelle Filippine e Guam. I destini di Cuba e Porto Rico nel XX secolo ed essenzialmente fino ad oggi, sono diametralmente opposti: quello di Cuba è un destino socialista rivoluzionario di grande progresso mentre quello di Porto Rico di grande arretratezza e stagnazione in una situazione coloniale obsoleta.

La cosa più importante da menzionare nell'indipendenza di Cuba e nell'invasione statunitense di Porto Rico (che sostituì il colonialismo spagnolo con quello statunitense) non sono le forme di lotta armata e di guerriglia che potevano esistere allora, ma che gli Stati Uniti si resero conto proprio allora che esistevano diversi modi del nascente capitalismo imperialista di dominare interi paesi: il modo coloniale tradizionale con cui ha dominato Puerto Rico e il modo più sofisticato con cui ha dominato Cuba dal 1898 al 1959 che si basa su un partenariato reazionario tra la borghesia del paese forte (USA) e quella del paese più debole (Cuba). È proprio perché questa seconda e più sofisticata forma di dominazione statunitense è l'unica applicabile a quasi tutta l'America Latina (ad eccezione di Porto Rico) che gli Stati Uniti hanno sostenuto così tante dittature militari e regimi fascisti all'inizio del XX secolo e prima ancora dell'esistenza del fascismo di Mussolini in Italia e Hitler in Germania.

Se vediamo quello che fu il regime puramente militare dell'occupazione coloniale di Porto Rico nei primi decenni, vediamo qui il laboratorio di quelle dittature militari che gli Stati Uniti sosterranno in seguito - e ciò che è particolarmente sofisticato di queste dittature è proprio che non richiedono il controllo diretto (e il conseguente costo) degli Stati Uniti mentre servono perfettamente i loro interessi. L'incomprensione della differenza tra il dominio coloniale e la nuova forma di dominazione consensuale creerà problemi alla strategia dei comunisti durante le cosiddette "guerre delle banane" che dureranno fino agli anni '30 (soprattutto in America Centrale e nei Caraibi).

Il problema nacque quando i comunisti credettero in una possibile alleanza tra operai e contadini e una "borghesia nazionale", che non era possibile dato che tutta la borghesia era già reazionaria. Il 1898 è un punto di svolta nelle caratteristiche dell'imperialismo statunitense: la vittoria degli Stati Uniti contro la Spagna fu l'apice ma anche la fine dell'espansione puramente coloniale degli Stati Uniti e allo stesso tempo fu il punto di svolta per la nuova forma di dominazione consensuale di cui Cuba sarà un esempio per più di mezzo secolo.

La fine del ciclo anticoloniale in quasi tutti i paesi latinoamericani (eccetto Porto Rico) fu un punto importante che indebolì le rivoluzioni borghesi, ma non fu la fine completa del potenziale di queste rivoluzioni. Il completo esaurimento del potenziale delle rivoluzioni borghesi in America Latina venne dimostrato dalla Rivoluzione borghese messicana che, pur ottenendo importanti risultati, divise il campo rivoluzionario in settori opposti ponendo di fatto la questione del socialismo come unica soluzione a questa contraddizione: mi riferisco alla contraddizione (conflitto armato di fatto) tra le forze del governo post-rivoluzione e le forze di Zapata e Villa. Questa contraddizione all'interno della Rivoluzione messicana è ciò che considero l'inizio della moderna lotta armata in America Latina, perché contiene le motivazioni più importanti di quella lotta armata che sarà condotta principalmente da partiti e forze comuniste.

La questione della liberazione nazionale è una questione centrale sempre molto discussa da tutte le guerriglie del XX secolo, ma questa questione oltre a porre il problema più teorico di cui ho già parlato prima (tra colonia e nuova forma di dominazione) pone anche la differenza tra rovesciare direttamente un'amministrazione coloniale o espellere una temporanea occupazione militare statunitense, come fecero le forze di Sandino in Nicaragua nel 1933. In conclusione, ciò su cui si vuol qui riflettere sono le motivazioni della lotta armata in correlazione con il suo successo e queste motivazioni sono principalmente: la liberazione nazionale, il rovesciamento dei regimi fascisti, la riforma agraria e la presa del potere che deve portare la rivoluzione socialista (come a Cuba).

Forme di lotta

In primo luogo, è necessario definire cosa si intende per lotta armata. La lotta armata, nella mia comprensione, sono tutte le forme di lotta con le armi che implicano un conflitto sociale o qualcosa di paragonabile a una guerra civile, mettendo in discussione il potere statale. Le principali forme di lotta armata in America Latina nel XX secolo su cui voglio concentrarmi, principalmente comandate da partiti e forze comuniste, sono la guerriglia, il colpo di stato militare e l'insurrezione armata.

La guerriglia è la forma più conosciuta di lotta armata in America Latina e quella più strettamente legata ai comunisti, ma chiaramente anche forze non comuniste presero parte a questa forma di lotta, come nel caso delle fazioni maggioritarie del Fronte Sandinista che trionfò sotto il comando di Daniel Ortega nel 1979.

Il colpo di stato militare è una forma di lotta armata logicamente identificata con il fascismo in America Latina, ma è falso che non ci siano stati colpi di stato militari di sinistra che sono stati vicini ai comunisti; alcuni capi militari di sinistra di questi colpi di stato si sono addirittura proposti di costruire il socialismo e altri sono stati alleati delle guerriglie, di Cuba e dei comunisti - con diversi ruoli politici come nel caso di Juan Velasco Alvarado (Perù), Francisco Caamaño (Repubblica Dominicana), Omar Torrijos (Panama) e Hugo Chávez (Venezuela).

L'insurrezione armata, a mio parere, è la forma più pienamente comunista di lotta armata ed è perfettamente esemplificata dalla Rivoluzione Socialista d'Ottobre in Russia e da altre rivoluzioni ispirate dai soviet e dal partito bolscevico; questa forma di lotta presuppone una repentina presa del potere guidata da un'avanguardia (il partito comunista) e comprende la forma sovietica del movimento armato (una combinazione tra una scissione dell'esercito borghese, soldati ribelli, con distaccamenti armati di operai e contadini) - in America Latina un esempio di insurrezione armata è stato il movimento contadino e indigeno guidato dal Partito Comunista di El Salvador e dal leader comunista Farabundo Marti, che guidò una rivolta armata nel 1932.

Successi e fallimenti

Qualsiasi forma di lotta, compresa quella armata, si valuta sia a livello ideologico che pratico. Ad esempio, la rivoluzione del 1905 fu un successo ideologico ma un fallimento pratico: ideologicamente la rivoluzione del 1905 mostrò gli strumenti di cui i bolscevichi avevano bisogno (i soviet) ma nella pratica il loro obiettivo finale prioritario, quello di prendere il potere, non fu raggiunto. Ciò significa che il successo ideologico apre la strada ad un futuro successo pratico come accadde nell'ottobre 1917.

La lotta armata in America Latina ha raggiunto diversi casi di successo pratico in tutte le sue principali manifestazioni. Attraverso la guerriglia fu preso il potere in Nicaragua e a Cuba (solo a Cuba con la rivoluzione socialista). Attraverso la guerriglia furono direttamente rovesciate anche le dittature fasciste in Nicaragua e a Cuba ma in molti altri casi le dittature militari furono esposte a un logoramento decisivo (Guatemala, El Salvador, Colombia) e in altri casi furono esposte a un logoramento molto importante (Cile, Brasile, Argentina, Uruguay). Attraverso la guerriglia iniziò la lotta per la riforma agraria in Messico con Zapata e Villa che si diffuse in tutta l'America Latina con parziale successo in Nicaragua (dalla rivoluzione sandinista del 1979) e con pieno successo a Cuba (con la rivoluzione cubana del 1959). Attraverso la guerriglia, almeno nel caso del Nicaragua, una temporanea occupazione militare degli Stati Uniti venne cacciata dalle forze di Sandino nel 1933.

A livello ideologico la lotta armata ha avuto diversi successi ma anche un fallimento che va oltre la questione della forma di lotta e ha a che fare con un errore strategico dei comunisti e di alcuni loro alleati: questo errore riguarda la questione della liberazione nazionale. La lotta armata ebbe successo ideologico nella lotta per la riforma agraria, nella lotta contro le dittature fasciste e nella lotta per prendere il potere attraverso la rivoluzione socialista, ed ebbe successo perché in generale questa forma di lotta andò oltre il fatto del successo pratico immediato e generò strumenti per vittorie future.

La vittoria del socialismo a Cuba ha generato nuove vittorie dei comunisti in America Latina e anche a livello mondiale e soprattutto ha contribuito a correggere la strategia comunista e ad elevare il livello ideologico dei partiti comunisti. La lotta per la riforma agraria ha una maggiore longevità in America Latina che altrove nel mondo, non solo perché ci sono molti contadini ma per il ruolo dei comunisti e delle guerriglie nella lotta armata. Le lotte di guerriglia contro le dittature militari portarono al loro rovesciamento direttamente o in modo decisivo, oppure crearono un logoramento e una crescente coscienza antifascista nelle masse che ebbero un ruolo chiave nei futuri eventi politici.

Il fallimento della lotta armata a livello ideologico è stato sulla questione della liberazione nazionale a causa dei successivi tentativi di applicare una tappa rivoluzionaria che nel XX secolo era già irrealizzabile: questa tappa fu fondamentalmente una rivoluzione borghese che in nessun modo era diversa da una rivoluzione anticoloniale e che dipendeva in modo decisivo da una fazione chiamata "borghesia nazionale" che non esisteva più. Bisogna notare che nemmeno a Porto Rico - nel XX secolo e fino ad oggi - dove c'è effettivamente una situazione coloniale, questa "borghesia nazionale" ha dato prova di esistere e di meritare la fiducia dei comunisti e delle masse indipendentiste.

Il fallimento di questa tappa obsoleta - che nella pratica è un compito realizzabile solo nel socialismo - è perfettamente illustrato dalla Rivoluzione Sandinista del 1979, dove, nonostante l'appoggio di Cuba, il processo non ha portato al socialismo ma alla degenerazione e borghesizzazione dei sandinisti del FSLN (Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale, ndr), che oggi sono un semplice partito borghese come gli altri. In Nicaragua, dal 1979 al 1990, si sono formate tutte le condizioni per dimostrare che neanche dopo che una guerriglia ha preso il potere con le armi, una tappa rivoluzionaria di liberazione nazionale porta al socialismo, questo perché questo compito è già diventato impossibile sul terreno del capitalismo e quindi insistere su questo errore ritarda solo il socialismo.

La lotta armata in America Latina - La centralità del Messico

Le lotte delle forze di Zapata e Villa per la riforma agraria durante la Rivoluzione borghese messicana (1910-1920) furono seguite dalla continuazione della lotta di massa per la riforma agraria con mezzi pacifici già dopo la fondazione del Partito Comunista Messicano storico, che appoggiò la guerriglia di Sandino in Nicaragua dal 1927 al 1933.

Dal 1934 al 1940, lo stato borghese messicano, in nome dei propri interessi, surante la Grande Depressione (la più grande crisi capitalista mondiale fino ad oggi e quella che colpì maggiormente gli Stati Uniti) fece grandi concessioni ai comunisti messicani e centralizzò anche la proprietà di molte imprese che poi sarebbero passate nelle mani dei capitalisti messicani - e tra queste concessioni ci fu la più grande riforma agraria mai avvenuta in Messico. I comunisti messicani appoggiarono il governo di Lázaro Cárdenas in questo periodo e la loro pressione portò Cárdenas a sostenere il campo repubblicano nella guerra civile spagnola e a dare rifugio ai repubblicani esiliati.

Bisogna notare che già nel 1926-1927 il governo messicano appoggiò - in difesa dei propri interessi borghesi - una fazione borghese liberale opposta a una fazione conservatrice alleata degli Stati Uniti nella guerra civile in Nicaragua che gli Stati Uniti occuparono militarmente. Negli anni '30, poi, il governo Cárdenas appoggiò i repubblicani nella guerra civile spagnola in opposizione alle forze fasciste di Franco appoggiate dalla Germania nazista. La relativa indipendenza dei governi borghesi messicani dalle grandi potenze imperialiste della prima metà del XX secolo (in particolare dagli USA e dalla Germania nazista), anche dopo la realizzazione del più grande programma riformista di sinistra mai visto nel mondo intero con Lázaro Cárdenas, non portò al socialismo ma alla neutralizzazione del PCM storico come forza rivoluzionaria - cioè all'ennesimo fallimento della vecchia strategia di "liberazione nazionale". Il PCM storico fu infine colpito dal fenomeno liquidatorio del "browderismo" durante la Seconda guerra mondiale.

È di fronte a queste debolezze del PCM storico che la guerriglia in Messico cominciò a riemergere in un primo momento con le forze guidate da Rúben Jaramillo che reagirono alle impasse della lotta pacifica - con qualche appoggio del PCM storico. Jaramillo era un veterano dell'esercito di Zapata che dopo la sua sconfitta intorno al 1920 si dedicò alla lotta per una pacifica riforma agraria ed ebbe un ruolo di primo piano alla guida di cooperative negli anni '30 appoggiando i governi Cárdenas.

Negli anni '40, dopo la svolta reazionaria dei governi borghesi post-Cárdenas, Reuben Jaramillo guidò i movimenti di massa e i movimenti armati in difesa della riforma agraria già conquistata e questo segnò essenzialmente i futuri movimenti armati rivoluzionari in Messico. La resistenza armata di Jaramillo tra conflitti e tregue durò fino agli anni '60, quando sia la rivoluzione cubana che fattori propri del movimento comunista messicano aprirono una nuova era di lotta armata in Messico e in tutta l'America Latina. La traiettoria di Jaramillo è abbastanza simile a quella del PCM storico con la differenza che egli seppe trarre le necessarie lezioni dagli eventi cercando alternative alle impasse della lotta legale. Questa dinamica è simile a quella di molte altre guerriglie fino alla fine del PCM storico nel 1981 e spesso coinvolse anche militanti di quel partito.

È particolarmente significativo che la parte decisiva della guerriglia di Fidel Castro e Che Guevara fino alla vittoria della Rivoluzione Cubana venne preparata in Messico. Dopo l'influenza che il PCM storico aveva già avuto prima a Cuba con Julio Antonio Mella che fu un leader comunista a Cuba e poi in Messico, lo stesso partito ebbe un ruolo di appoggio alle forze di Sandino e Farabundo Marti. I comunisti del Messico hanno una storia molto importante di internazionalismo proletario. Dopo la Rivoluzione Cubana, quel Messico che fungeva da rifugio per i rivoluzionari invertì il senso di solidarietà e saranno i comunisti e i rivoluzionari messicani ad ispirarsi e ad appoggiarsi a Cuba socialista e alle guerriglie del Centro America che furono molto forti fino agli anni '90.

I guerriglieri messicani, specialmente dagli anni '60 in poi, cercano risposte ideologiche al fallimento della vecchia strategia della "rivoluzione messicana" e la forma di lotta più radicalizzata può aver contribuito a ottenere alcune di queste risposte. Secondo alcune stime, il Messico ha vissuto una "guerra sporca" contro la guerriglia dal 1960 al 2000 - cioè sotto un terrorismo di stato particolarmente concentrato sulla guerriglia - e questo coincise con una fase di particolare degenerazione e liquidazione del PCM storico ma anche con la particolare resistenza di alcuni gruppi di operai, contadini e studenti. A partire dal Gruppo Popolare Guerrigliero di Arturo Gámiz García, il movimento armato comunista visse il suo picco ideologico, alimentato dalla Rivoluzione Cubana e dal crescente successo della guerriglia in America Centrale, che portò alla Rivoluzione Sandinista.

Sul piano pratico, le sconfitte si susseguirono sistematicamente nel Messico di allora, ma queste sconfitte imposte dal terrorismo di stato non furono in alcun modo peggiori del liquidazionismo volontario del PCM storico. A livello ideologico, in particolare il GPG di Arturo Gámiz, costruì importanti strumenti teorici marxisti-leninisti per ricostruire il Partito Comunista del Messico in futuro. La continuità della guerriglia messicana fino agli anni '90, sebbene sistematicamente sconfitta militarmente e divisa in molteplici gruppi, mantenne una certa linea politica vivace di lotta per la rivoluzione socialista che fu sempre un po' più radicale e più corretta del liquidazionismo in cui sprofondò il PCM storico nel 1981. In questo periodo sono degni di nota i guerriglieri del Partito dei Poveri di Lucio Cabañas - che era legato allo storico PCM - e altri guerriglieri che sostennero di essere i successori di Gámiz e Cabañas.

Negli anni '90, con l'emergere dello zapatismo dell'EZLN, siamo entrati in una nuova fase di lotta armata puramente difensiva (ancora più puramente difensiva delle precedenti fasi di Jaramillo e Gámiz) che rispondeva non solo al terrorismo di stato ma anche al fenomeno ormai egemone del crimine organizzato.

Gli anni 20-30, imperialismo multipolare

Nei termini in cui la sinistra opportunista considera l'imperialismo, ridotto alla sua accezzione di aggressione militare, il periodo delle cosiddette guerre delle banane in cui gli Stati Uniti realizzarono una serie di invasioni militari temporanee in America Centrale e nei Caraibi dal 1898 al 1934, fu la fase della più brutale aggressione degli Stati Uniti contro l'America Latina. Dall'invasione coloniale di Porto Rico alle varie invasioni temporanee, anche nella nazione appena indipendente di Cuba, fino al ritiro delle ultime truppe statunitensi ad Haiti nel 1934.

L'idea che esiste oggi dell'egemonia totale degli Stati Uniti sulle altre potenze imperialiste in America Latina non è vera oggi né tanto meno era vera fino alla Seconda guerra mondiale. Fino alla fine del XIX secolo, il colonialismo europeo esisteva ancora in America Latina e, a metà del XIX secolo, gli Stati Uniti ebbero grandi difficoltà a sottrarre al Messico una parte enorme del suo attuale territorio (che, tra l'altro, regredì da un regime salariato alla schiavitù).

Oggi si ignora che la Cina ha una notevole egemonia in America Latina, oltre all'Unione Europea e al ruolo di egemonia regionale anche di alcuni forti stati latinoamericani (Messico, Brasile e Argentina). Nella prima metà del XX secolo questo era ancora più visibile. Il Messico del governo Lázaro Cárdenas (1934-1940) intervenne chiaramente contro gli Stati Uniti nelle cosiddette guerre delle banane in America Centrale, proiettando la propria forza.

I governi argentini fino alla Seconda guerra mondiale furono complici silenziosi della Germania nazista e con l'ascesa al potere di Peron durante la Seconda guerra mondiale, questa complicità divenne solo più cinica. L'Argentina fu l'unico paese latino-americano che mantenne la neutralità durante la guerra e dopo la guerra. Peron fece discretamente dell'Argentina il rifugio mondiale dei criminali di guerra nazisti. Getulio Vargas, il dittatore fascista in Brasile, non si nascose nel suo aperto sostegno alla Germania nazista, un sostegno che finì solo per codardia quando il Brasile fu minacciato dagli Stati Uniti.

I comunisti influenzati dal browderismo e da altri opportunismi dopo la Seconda guerra mondiale pensarono, come quelli di oggi, che bisognava scegliere un male minore tra gli imperialismi, ma la storia di quell'epoca di lotta feroce tra gli imperialismi dimostra nella realtà che non c'è niente da scegliere se non lottare per la rivoluzione socialista.

Il caso del Brasile è particolarmente interessante perché è lì che questa idea socialdemocratica e imperialista del "multipolarismo" è diventata di recente popolare. Non c'è dubbio che negli anni '30 c'era un multipolarismo in America Latina tra il fascismo e le democrazie borghesi allineate con la Germania nazista e il fascismo e le democrazie borghesi allineate con le invasioni e le aggressioni statunitensi. Il Brasile del fascismo di Vargas negli anni '30 era allineato alla Germania nazista. Ma dopo la Seconda guerra mondiale e il codardo voltafaccia, il Brasile si allineò con gli Stati Uniti e nel 1965, già sotto la dittatura militare, partecipò con altri paesi a un'altra aggressione statunitense, l'invasione della Repubblica Dominicana contro la rivolta del leader militare Francisco Camaaño che voleva mettere fine ai brogli nelle precedenti elezioni che avevano dato la vittoria a un discepolo del sanguinario dittatore Trujillo (che aveva governato il suo regno di terrore dal 1930 al 1960).

Niente di sorprendente che la dittatura militare brasiliana, alleata degli Stati Uniti, abbia contribuito all'assalto della Repubblica Dominicana, ma lo stesso ha fatto il governo del socialdemocratico Lula e quello seguente di Dilma dal 2004 al 2016 nell'invasione-aggressione statunitense di Haiti per deporre il presidente Jean-Bertrand Aristide. Lo stesso crimine. È stato Lula a promuovere il concetto di "multipolarità", è stato lui ad allearsi con la Cina formando l'alleanza BRICS ed è stato anche lui a essere collaboratore ed esecutore dei più grandi crimini statunitensi ad Haiti e della formazione di una generazione di militari fascisti che sono poi andati al potere con il suo rivale fascista Bolsonaro. La multipolarità è solo una frase ingannevole per ingenui che eleva l'imperialismo al massimo cinismo nella speranza di soddisfare tutte le potenze capitaliste e ingannare tutti i settori delle masse. In questo Lula e Peron sono stati maestri.

Dall'altra parte della barricata contro questo multipolarismo imperialista c'è stata la resistenza armata di Sandino in Nicaragua fino all'espulsione delle truppe statunitensi nel 1933, c'è stata l'insurrezione armata dei comunisti, contadini e indigeni di El Salvador guidata da Farabundo Marti nel 1932, ci fu l'insurrezione del 1935 guidata dai comunisti del Brasile e da Luís Carlos Prestes, ci fu la rivolta armata del 1929 in Venezuela con i precursori del PCV come Gustavo Machado, ci fu la resistenza armata alle occupazioni militari degli Stati Uniti (come ad Haiti e nella Repubblica Dominicana).

Gli anni '40 - '50, la grande epopea

Durante le cosiddette guerre delle banane degli anni '30, gli Stati Uniti consolidarono il loro potere in America Centrale e nei Caraibi per mezzo di invasioni militari, nonostante le battute d'arresto come l'espulsione delle loro truppe dal Nicaragua da parte della guerriglia di Sandino e la resistenza borghese basata su una posizione indipendente del Messico nella regione, che raggiunse il suo apice con il Cardenismo dal 1934 al 1940 (anni di riforma agraria, nazionalizzazioni e politica estera influenzata dai comunisti).

La resistenza degli sfruttati e dei comunisti in questa regione talvolta può aver coinciso con gli interessi delle borghesie della regione, in particolare nell'opposizione alla United Fruit Company (esportatrice di banane), simbolo della dominazione statunitense in America Centrale e nei Caraibi. In Guatemala, nel 1944, ebbe luogo uno dei primi colpi di stato militari di sinistra in America Latina e iniziò una serie di governi progressisti guatemaltechi che portarono Jacobo Árbenz a realizzare una delle più significative riforme agrarie borghesi dopo il Cardenismo messicano. Quest'epoca finisce nel 1954 con un colpo di stato militare fascista che porta alla guerra civile guatemalteca, condotta dai comunisti e dalla loro guerriglia dal 1960 al 1993.

Nel frattempo, un po' più in basso nel nord del Sud America, in Colombia, la borghesia colombiana completamente allineata con gli Stati Uniti e con una delle più brutali democrazie borghesi del XX secolo (che nulla ha da invidiare al fascismo in termini di terrorismo di stato), stava fermentando quello che alcuni pensavano fosse un nuovo cardenismo guidato da Jorge Eliécer Gaitán (sebbene ambiguamente avesse anche certe sfaccettature reazionarie nello stile dell'argentino Juan Perón). In quello che possiamo considerare come uno dei più grandi errori di calcolo del XX secolo delle borghesie latinoamericane, il regime bi-partitico colombiano (liberale-conservatore) assassinò Gaitán nel 1948, dopo che egli aveva infiltrato con enorme successo il Partito Liberale e lo aveva derubato di una gigantesca influenza di massa.

L'assassinio di Gaitán scatena l'insurrezione popolare conosciuta come Bogotazo e una serie di insurrezioni e guerriglie che inaugurano un'era di conflitto rivoluzionario conosciuta come "La Violencia" dal 1948 al 1958. Il Partito Comunista Colombiano, che si formò tardi e lottò con grande instabilità e lotte interne e fu quasi liquidato dal browderismo, risorge dalle ceneri e diventerà uno dei più importanti partiti comunisti latinoamericani del XX secolo come conseguenza di questi conflitti armati.

Il PC colombiano guarda a Gaitán in un primo momento in modo ostile e cauto, come un buon partito leninista dovrebbe guardare un leader borghese o piccolo borghese, ma allo stesso tempo un buon partito leninista deve interpretare dinamicamente gli eventi e correggersi per ottenere il massimo vantaggio dalla lotta di classe. Fu così che la guerriglia liberale gaitanista e quella comunista si consolidarono dal 1948 al 1958, fino ad un processo di fusione sotto la guida di Manuel Marulanda, quando i settori più avanguardisti della guerriglia formarono le FARC-EP. Le FARC-EP sono il gruppo guerrigliero con il maggior impatto e longevità in America Latina tra quelli che non sono riusciti a prendere il potere e un esempio molto importante dello sviluppo del marxismo-leninismo.

Quando il Cardenismo riecheggiava negli anni '30 e '40 in tutta l'America centrale, dal Messico al Guatemala, le dittature fasciste erano viste come "buone" nei Caraibi con Trujillo nella Repubblica Dominicana e Batista a Cuba perché erano dalla parte degli alleati (cioè gli Stati Uniti e contro la Germania nazista) durante la Seconda guerra mondiale, nel cono sud le due potenze regionali di Brasile e Argentina simpatizzavano e collaborarono con i nazisti durante la guerra, con il dittatore fascista Vargas e con il golpe militare di Perón. Vargas sarà pateticamente convertito in socialdemocratico e "antimperialista" contro gli USA nel dopoguerra, mentre i militari da lui creati e che poi lo isolarono, si convertirono da nazisti a fascisti allineati con gli USA con il colpo di stato militare del '64.

Perón realizzò un'impresa reazionaria ancora più grande: creare un movimento così ampio che comprendeva tutto, dai fascisti alla sinistra e ai comunisti, neutralizzando fondamentalmente la lotta di classe. Perón fece tranquillamente dell'Argentina il rifugio mondiale dei criminali di guerra nazisti dopo la guerra ed è certamente responsabile di aver formato i militari fascisti che faranno il colpo di stato e imporranno la giunta militare nel 1976, uccidendo e torturando migliaia di comunisti e antifascisti.

Mentre il giovane studente Fidel Castro visitava la Colombia insurrezionale durante l'esplosione del Bogotazo nel 1948, il giovane Ernesto "Che" Guevara si dirigeva verso il Guatemala di Jacobo Árbenz, provando a difenderlo con le armi nel 1954 senza avere abbastanza appoggio per farlo. Nel Messico guerrigliero, Ruben Jaramillo mantiene vivi e porta avanti gli aspetti più rivoluzionari della lotta di Zapata per la riforma agraria. Jaramillo è in armi dal 1953 al 1958 e la preparazione dell'esercito ribelle di Fidel e del Che avviene in Messico nel 1956, lo stesso anno in cui viene lanciato l'eroico viaggio del Granma da Veracruz in Messico alla Sierra Maestra a Cuba.

Marulanda, Fidel, Che e Jaramillo sono i 3 punti di un triangolo di un'epopea rivoluzionaria che ha il suo apice nella Rivoluzione Socialista Cubana del 1959. È la più grande epopea rivoluzionaria di sempre in America Latina, l'apertura della strada al socialismo in un paese povero contro tutte le previsioni di una "fase di liberazione nazionale" e la necessità di allearsi con la "borghesia nazionale" progressista. Gli eroi di questa epopea devono includere un secolo di lotta delle FARC-EP e del Partito Comunista Colombiano e il movimento comunista rivoluzionario del Messico con il meglio del vecchio PCM di Siqueiros e il meglio della guerriglia di Jaramillo, Arturo Gámiz e Lucio Cabañas, oltre naturalmente a Fidel e il Che.


Resistenze.org     
Sostieni Resistenze.org.
Fai una donazione al Centro di Cultura e Documentazione Popolare.

Support Resistenze.org.
Make a donation to Centro di Cultura e Documentazione Popolare.