www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - urss e rivoluzione di ottobre - 17-07-12 - n. 418

Stralci tratti dall'introduzione di Adriana Chiaia e dalle pagine del libro
A. V. TiŠkov, Dzeržinskij il «giacobino proletario» di Lenin. Una vita per il comunismo,
Zambon Editore. 2012.
 
L'etica della Čeka
 
La "Commissione Straordinaria di tutta la Russia per la lotta alla controrivoluzione e al sabotaggio" (VČK), fu istituita nella riunione del Consiglio dei commissari del popolo del 7 dicembre 1917.
Furono stabiliti i compiti della commissione che consistevano in: intercettare e liquidare tutti i tentativi controrivoluzionari, i sabotaggi e le azioni similari in tutta la Russia; consegnare tutti i sabotatori e controrivoluzionari ad un tribunale rivoluzionario perché venissero giudicati; a questo proposito si precisava che alla Commissione spettava soltanto l'istruttoria preliminare.
"Ora bisogna lottare petto contro petto, una lotta a morte! - aveva concluso Dzeržinskij - La nostra commissione è nata a causa di una situazione eccezionale e ciò si riflette nella sua denominazione. Dobbiamo inviare a questo fronte, il più pericoloso e il più crudele, compagni saldi, duri, pronti a qualsiasi cosa per difendere le conquiste della rivoluzione".
 
Restava soltanto da designare il presidente della Commissione Straordinaria di tutta la Russia. La nomina di Dzeržinskij apparve a tutti scontata. Egli era chiamato ad assumersi il nuovo compito di difendere la rivoluzione alla cui vittoria aveva contribuito e di reprimere con la durezza necessaria tutti i tentativi controrivoluzionari per abbattere il potere della classe operaia e dei contadini. La felice definizione di Lenin, "giacobino proletario", che raccoglieva l'eredità della rivoluzione francese attualizzandola nell'epoca della rivoluzione proletaria, gli si addiceva pienamente.
 
Le qualità morali di un čekista
 
Nella VČK era successa una cosa senza precedenti. Uno dei čekisti aveva picchiato un arrestato. Il responsabile era stato censurato dal consiglio di direzione e diffidato dal ripetere il suo comportamento. La decisione era stata resa nota a tutti i funzionari, ma Dzeržinskij voleva ottenere che l'ordine non fosse eseguito solo per disciplina, ma per intima convinzione. Egli scrisse:
"… Che tutti coloro che devono eseguire una perquisizione, arrestare una persona e tenerla in carcere, siano cortesi con gli individui arrestati e perquisiti, che siano più cortesi che con i propri cari, che ricordino che chi è privato della libertà non può difendersi e si trova in nostro potere. Ciascuno deve ricordarsi di essere un rappresentante del potere sovietico degli operai e dei contadini e che qualsiasi arbitrio, villania, atteggiamento di superbia o scortesia, è una macchia per tale potere".
 
In una riunione informale di giovani čekisti, Feliks tornò sull'argomento che tanto gli stava a cuore:
"Il čekista deve essere più onesto e pulito di chiunque altro. Deve essere trasparente come il cristallo. Io esprimerei l'essenza di un čekista in tre parole: rettitudine, delicatezza, purezza, d'animo, ovviamente".
 
Ci fu un'obiezione:
"Feliks Edmundovič, è chiara la questione della rettitudine, certo, ma non vedo che differenza ci sia tra l'essere delicati o no se si colpisce implacabilmente la controrivoluzione".
 
Dzeržinskij aveva chiarito il suo pensiero:
"Non so come spiegarlo più chiaramente. L'uomo rozzo, insensibile, è un po' come un ferro arrugginito. Non può definire con chiarezza chi è il nemico e chi è semplicemente una persona confusa. Taglia con l'accetta, senza analizzare. E con ciò l'unica cosa che otterrà sarà macchiare il suo nome e danneggiare la rivoluzione. No, chi ha un'anima indurita non è adeguato a continuare a lavorare nella VČK".
 
Coerentemente con questi principi, contro i casi di corruzione la punizione era implacabile.
 
In un rapporto spedito da Pietrogrado si denunciava che D.Ja. Čudin, membro del consiglio di direzione della VČK di quel governatorato, manteneva rapporti intimi con una tale Svobodina-Sidorova. Per l'"amore" doveva pagare. E Čudin, in seguito alle istanze della Svobodina-Sidorova, aveva annullato l'arresto del convivente della donna, e, successivamente, di altri speculatori, dai quali la donna aveva ricevuto grandi somme di denaro.
Prese tutte le informazioni per assicurarsi che non si trattasse di una calunnia, ebbe luogo l'interrogatorio, condotto dallo stesso Dzeržinskj. L'imputato, confermò la veridicità delle accuse.
 
Una commissione, composta da tre membri della VČK e tre membri della commissione straordinaria di Pietrogrado, sotto la presidenza di Dzeržinskij, decise all'unanimità di fucilare D.Ja. Čudin.
Nella sentenza Dzeržinskij scrisse: "… la colpevolezza di Čudin diventa ancora maggiore per il fatto che questi, che per molti anni è stato membro del partito comunista e ha occupato un posto di così grande responsabilità quale quello di membro della commissione straordinaria, non poteva non rendersi conto del carattere di tradimento assunto dalle sue azioni contro gli interessi del partito e dell'abuso che egli faceva della fiducia tributatagli dai suoi compagni della Čeka".
Era duro firmare una sentenza di morte, prendersi la responsabilità di togliere la vita a un essere umano. Ancora più difficile era condannare alla massima pena chi, fino a ieri, era stato un compagno di lavoro, di partito…
 
Dzeržinskij rifletteva su quanto fosse difficile e pericoloso il lavoro dei čekisti. Le tentazioni apparivano ad ogni passo: quando loro, affamati, durante le perquisizioni trovavano gioielli e alimenti nascosti; quando i controrivoluzionari e gli speculatori offrivano grosse tangenti; o quello che infine, era successo a Čudin. Su questa questione, in una circolare inviata alle commissioni straordinarie di tutto il paese, Dzeržinskij scrisse:
"… Perché il čekista possa adempiere i suoi obblighi e mantenersi saldo e onesto nel suo cammino, è necessario l'appoggio costante dei compagni e la protezione da parte dei presidenti, dei membri dei consigli di direzione, dei capi dei dipartimenti, ecc. Il čekista può essere un combattente per la causa del proletariato solo quando sente a ogni passo l'appoggio del partito e dei dirigenti, responsabili davanti al partito. Ma, d'altra parte, i compagni deboli dinanzi alle tentazioni non devono lavorare nella Čeka. Per adempiere agli obblighi dinanzi alla rivoluzione, per essere nelle condizioni di difendere e appoggiare i suoi funzionari nella dura lotta, per poter far ciò, la Čeka deve allontanare costantemente dalle sue file tutti gli elementi deboli e punire duramente quelli che commettono crimini"
 
Nella ricorrenza del 5° anniversario della fondazione della vČK (dal gennaio 1922 sostituita dalla "Direzione Politica Statale aggiunta al Commissariato del popolo agli Affari Interni", GPU) Dzeržinskij, in risposta a chi lo premiò per i suoi meriti disse:
"La VČK-GPU non deve i suoi meriti a me, ma al lavoro e alla lotta di tutti i čekisti! e sottolineò di nuovo il significato della fiducia riposta da operai e contadini nel lavoro dei čekisti.. Questa fiducia è stata guadagnata in una lotta lunga, intensa, condotta con abnegazione, costante, piena di martiri, il cui risultato è stato la trasformazione della VČK nel temibile difensore del potere operaio-contadino.
 
E terminò con un monito diretto ai čekisti::
"Chi tra di voi si fosse indurito, colui il cui cuore non fosse attento e umano nei riguardi degli arrestati, se ne vada da questa istituzione. Qui, più che in qualsiasi altra parte, bisogna possedere un cuore sensibile ai dolori altrui".
 

Stralci tratti dall'introduzione di Adriana Chiaia e dalle pagine del libro
A. V. TiŠkov, Dzeržinskij il «giacobino proletario» di Lenin. Una vita per il comunismo,
Zambon Editore. 2012.
 

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