www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - urss e rivoluzione di ottobre - 12-02-17 - n. 620

La casa in Unione Sovietica

Presentazione fatta da Katt Cremer alla Stalin Society | stalinsociety.net
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

13/01/2017

Prima parte

Seconda parte

La casa nei giorni successivi alla Rivoluzione d'Ottobre

Avendo esaminato alcuni elementi del contesto storico riguardo la questione delle abitazioni in URSS, sarà possibile guardare a ciò che è stato raggiunto e apprezzarlo in tutta la sua importanza. Inizieremo guardando agli anni immediatamente successivi alla Rivoluzione d'Ottobre.

Il secondo decreto emanato dal nuovo governo sovietico il giorno dopo la rivoluzione aboliva la proprietà privata della terra. Nelle città con più di 10.000 persone il governo abrogava il diritto di proprietà privata di edifici il cui valore superava il limite massimo fissato dagli organi locali di potere, quindi prima della fine del 1917 i grandi edifici residenziali erano stati nazionalizzati.

Centinaia di migliaia di lavoratori furono spostati dai bassifondi nelle case nazionalizzate. La politica della casa consisteva nella ridistribuzione dello stock esistente sequestrando e requisendo le case appartenenti alla nobiltà e alla borghesia.

Pochi giorni dopo la rivoluzione, il Commissariato del Popolo per gli Affari Interni emise un'ordinanza che garantiva il diritto di sequestrare edifici vuoti adatti per l'abitazione e di metterli a disposizione delle persone che vivevano in condizioni di sovraffollamento o insalubri. Sancì inoltre il diritto dei lavoratori di costituire ispettorati abitativi, comitati di inquilini e tribunali per risolvere le controversie derivanti dalla locazione di immobili.

Immaginate ora quei 5.000 grandi appartamenti confortevoli che abbiamo sentito erano liberi nel 1914 nella parte centrale di Mosca, essere requisiti e utilizzati per ospitare alcune delle 300.000 persone che condividono appartamenti da un letto, o dei soldati malati, feriti e malfermi che erano tornati dal fronte.

Ora immaginate che qui il governo emetta un decreto di requisizione delle 650.000 case sfitte in Gran Bretagna per ospitare i quasi 200.000 ufficialmente senza fissa dimora, per non parlare di quelli rintanati nei dormitori e nei cosiddetti B&B perché non ci sono le case sociali disponibili. [...]

Il programma del VIII Congresso del Partito del marzo 1919 dichiarava che: "il potere sovietico, al fine di risolvere il problema degli alloggi, ha espropriato completamente tutte le abitazioni appartenenti ai capitalisti e le ha consegnate al soviet della città, ha dato luogo al reinsediamento su grande scala dei lavoratori dalle periferie delle città alle case della borghesia, ha trasferito le migliori di queste case alle organizzazioni dei lavoratori".

Il Partito comunista prosegue affermando che era necessario in ogni modo "cercare di migliorare le condizioni abitative delle masse lavoratrici, per porre fine al sovraffollamento e alle condizioni antigieniche dei vecchi fabbricati, demolire gli edifici che non erano idonei ad essere abitati, ricostruire le vecchie case e costruirne di nuove che rispondano alle nuove condizioni di vita delle masse lavoratrici, e reinsediare razionalmente il popolo lavoratore".

Lo spazio abitativo fu ridistribuito secondo necessità, basandosi su una definizione di requisito minimo e diritto massimo di spazio a persona. Il Commissariato per la Salute (Narkomzdrav) nel 1919 fissò il requisito minimo di spazio abitabile reale a 8,25 mq/persona e 30 metri cubi di spazio aereo per adulto e 20 per i bambini sotto i 14 anni di età.

Standard di spazio - un breve confronto

Occorre notare in merito a tali misure sullo spazio abitativo che esistono diversi approcci sul modo in cui tali numeri sono calcolati. In Gran Bretagna, ci riferiamo alle nostre case in base al numero di camere da letto, tralasciando i riferimenti sulla superficie, sulla falsa riga della maggior parte degli altri paesi europei. Questo è un trucco fantastico nel quale cadiamo tutti, dato che una casa media indipendente potrebbe in realtà essere molto più piccola di un appartamento a Parigi o Berlino. Ma che sicuramente non scoraggerà l'aspirante proprietario di casa se ha una stanza in più di vantarsene. E' ormai un luogo comune per una stanza grande quanto basta per ospitare un letto singolo essere classificata come una camera da letto e far così crescere il prezzo della casa.

Storicamente, nel periodo post-bellico della socialdemocrazia, quando i lavoratori britannici hanno beneficiato più largamente delle briciole dell'imperialismo, sono stati minimi i requisiti di spazio richiesti dalle autorità locali e dall'edilizia pubblica. Nel 1961, lo standard Parker Morris fu applicato a tutte le case comunali che, per esempio, richiedevano per un appartamento per 2 persone un minimo di 44,5 mq e 69,6 mq per uno abitato da 4 persone. Queste cifre però, sono sempre e solo state applicate all'edilizia pubblica, vale a dire meno del 30% del nostro patrimonio edilizio. Nel 2015, sono stati introdotti i Technical Housing Standards che hanno migliorato i criteri, ad esempio un appartamento per 2 persone è salito a 50 mq e uno per 4 persone a 70 mq. Ancora una volta, piuttosto che rendere obbligatoria l'introduzione di questi requisiti per tutte le abitazioni, nell'ambito dei regolamenti edilizi, essi sono facoltativi e diventano parte di un sistema di pianificazione in cui ciascun ente locale deve adottarli attraverso un prolisso e burocratico processo di pianificazione locale.

Nell'Unione Sovietica lo spazio era calcolato sulla base dello spazio vitale reale, vale a dire, includeva solo il soggiorno e le camere da letto, con l'esclusione di cucine, corridoi, ingressi e bagni. Questo spazio aggiuntivo aumenterebbe l'area effettiva di ogni appartamento di un valore compreso tra il 30 e il 50 percento. Gli standard spaziali considerati da Parker Morris e Technical Housing Standards comprendono l'area totale all'interno delle pareti esterne, vale a dire lo spazio di vita reale più cucine, corridoi, ingressi e bagni! Lo stesso vale per gli standard europei - le superfici sono le aree totali tra le quattro mura di un appartamento o casa. Sono queste sfumature che vanno osservate nei paesi imperialisti in contrapposizione alla repubblica dei lavoratori.

La casa negli anni successivi alla Rivoluzione d'Ottobre

La Russia, essendo stata ridotta in rovina da quattro anni di guerra e tre anni di intervento imperialista, è stata durevolmente segnata da una grave carenza di alloggi, nonostante le misure adottate nei giorni immediatamente successivi alla rivoluzione.

I danni materiali causati alle abitazioni dalla sola guerra civile e dall'intervento ammontavano a più di 2 miliardi di rubli oro. A Mosca, tra il 1914-1921, il numero delle case urbane distrutte o rese inagibili è pari a quasi un quinto dello spazio abitativo.

Nonostante queste difficoltà, il reinsediamento era proseguito e tra il 1918 e il 1924 nella sola Mosca, mezzo milione di lavoratori con le loro famiglie erano stati spostati in appartamenti migliori. In precedenza, le famiglie della classe operaia avevano rappresentato non più del 3% dei residenti nel distretto Sadovaya Koltso, la parte migliore della città; dopo il reinsediamento la percentuale saliva al 40-50%. Lo stesso dicasi di Leningrado e altre città. Fino ad allora gli affitti erano alti, rendendo impossibile ai lavoratori vivere in un alloggio decente (vedi Yuri Yaralov, op.cit.).

Fu capito, però, che il reinsediamento non poteva soddisfare le esigenze abitative di tutti i lavoratori e anche mentre l'esercito Bianco ed i suoi alleati stavano attaccando la nascente Unione Sovietica, la costruzione di nuove case proseguiva.

Nel solo 1920, furono costruiti 254 nuovi edifici residenziali e 2.347 di quelli vecchi riparati nei 58 governatorati della repubblica. Sebbene questo fosse solo un modesto inizio, era comunque indicativo della determinazione del governo sovietico.

Lo stato socialista è costruito

Nel quinquennio 1923-1927, ben oltre 12,5 milioni di metri quadrati di spazio abitativo furono costruiti in URSS e nei successivi cinque anni, 1927-1931, altri 28,85 milioni di metri quadrati. Dovrebbe essere chiaro che queste edificazioni non erano limitate alle vecchie città esistenti. Nei tredici anni che vanno dal 1926 al 1939, fecero la loro comparsa 213 nuove città e 1.323 nuove comunità urbane (vedi Yuri Yaralov, op.cit.).

In tutto, il numero di città in URSS aumentò da 675 a 1.451 tra il 1917 e il 1951. Queste nuove città e insediamenti crebbero ovunque: nelle steppe del Kazakhstan, nelle aree industriali dell'Ucraina e degli Urali e oltre il Circolo polare artico.

"Per quanto riguarda la casa, come in tante altre attività del comunismo sovietico, vediamo la caratteristica abnegazione senza limiti per ottenere il miglior regime o piano. La pianificazione di nuove città, o la ricostruzione di quelle vecchie è, in URSS, non una moda di filantropi o architetti utopici, ma una parte riconosciuta dell'arte e della pubblica amministrazione, imposta all'attenzione di uomini di Stato e funzionari, architetti e costruttori, e anche al pubblico in generale, da musei specializzati e istituti di ricerca e dell'organizzazione di mostre pubbliche periodiche, con mappe e diagrammi eccezionalmente vividi, spiegando come ogni città si sarebbe potuta trasformare e sviluppare al meglio.

"L'estensione di città come Mosca e Leningrado, per i prossimi venti o trenta anni, è stata esaurientemente studiata e graficamente delineata, valutando il posizionamento più conveniente di fabbriche supplementari, la quantità di nuove abitazioni, mezzi di comunicazione e locomozione, l'erogazione di acqua e di energia elettrica, lo smaltimento delle acque superficiali, della rete fognaria e dei rifiuti, la manutenzione degli spazi aperti, la costruzione di stadi, la fornitura di scuole e istituti superiori, ospedali e cliniche, bagni pubblici, caserme dei pompieri e di ogni tipo di ufficio pubblico" (Sidney e Beatrice Webb, op.cit.).

Durante il periodo del secondo Piano quinquennale 1933-1937, l'area di spazio abitabile costruito dallo Stato e consegnato per l'occupazione ammontava a a 27,34 milioni di mq. Complessivamente nei primi 20 anni del governo sovietico furono praticamente costruiti tanti grandi edifici residenziali quanti ne esistevano in tutte le città del paese prima della rivoluzione.

Un confronto tra la superficie media abitabile per persona in appartamenti operai prima del 1917 e in quelli all'inizio del 1938 mostra un cambiamento sorprendente. A Leningrado, per esempio, la superficie media abitabile per persona era raddoppiata, a Mosca era cresciuta fino al 94%, nelle città del Donbas del 176% e negli Urali del 195% (informazioni basate sul censimento del 1938).

Un confronto - La Gran Bretagna nello stesso periodo

Mentre la traiettoria della qualità delle abitazioni in Unione Sovietica era in crescita, lo stesso non si può dire per la situazione dei lavoratori nelle roccaforti imperialiste. Per esempio in Gran Bretagna, la condizione degli alloggi dei lavoratori era ancora terribile. Dobbiamo ancora una volta ricordare che lo studio della storia, come diceva Stalin, è determinato dalle condizioni, dal tempo e dal luogo. Quindi, torniamo per un breve momento a confrontare la Russia sovietica, così traumatizzata dalla guerra e dall'intervento imperialista, con un altro paese durante lo stesso periodo. Prendiamo la Gran Bretagna nel 1920-30, il più antico paese imperialista del mondo.

I limitati miglioramenti negli standard abitativi che erano stati avviati nel 1919 in risposta alla pressione portata dai lavoratori e dai soldati di ritorno dalla guerra, e per la paura di una diffusione della rivoluzione, andarono rapidamente scomparendo nel corso degli anni 1920 e 1930, quando la Gran Bretagna e il mondo capitalista procedevano a capofitto in una della crisi periodiche di sovrapproduzione.

Nel 1924, fu introdotto il Wheatley Act con l'obiettivo principale di garantire un programma edilizio continuo per affrontare l'acuta carenza di alloggi della Gran Bretagna. L'età vittoriana aveva visto un grande afflusso nelle città e lo squallore in cui i lavoratori vivevano era generosamente fornito, per lo più, da proprietari privati. Fino a quando gli affitti erano stati tenuti alti, pochissimi capitalisti avevano interesse alla costruzione di nuove case, in quanto avevano in quei giorni canali più redditizi di speculazione. La legge Wheatley e la politica del governo hanno dovuto rispondere, in qualche modo, alla domanda di edilizia pubblica, o per lo meno di una sua disposizione pianificata. La legge mirava a ovviare alla grave carenza di abitazioni per un periodo di 15 anni e ad erigere case che sarebbero state concesse ad affitti più bassi in linea con i bassi salari. Tuttavia, sotto le condizioni capitalistiche il tetto al canone d'affitto ha semplicemente comportato una corrispondente riduzione delle dimensioni e degli standard delle case costruite e di conseguenza, sono stati sviluppati ad una densità più elevata. Per esempio, durante questo periodo, una nuova casa di tre camere da letto era spesso solo di 57 mq rispetto agli oltre 90 mq del 1919, che potrebbe essere tradotto come rispettivamente circa 14 mq/persona e 23 mq/persona.

In confronto a questa tendenza al ribasso in Gran Bretagna, l'Unione Sovietica è stata impegnata a migliorare la condizione dei lavoratori e dei contadini. Lo spazio vivibile per un lavoratore era cresciuto partendo da un valore al di sotto di 2-3 mq/persona nel 1913, fino a fornire a una casa famigliare con tre camere oltre 60 mq o 16mq/persona nel 1923.

Mentre la legge Wheatley aveva privilegiato l'aumento del programma edilizio per affrontare la carenza di alloggi, la condizione dello stock esistente era caratterizzata da sovraffollamento e cattive condizioni. "Quando il governo nazionale si è insediato nel 1931... c'erano 11,5 milioni di famiglie in Gran Bretagna e solo 10,5 milioni di abitazioni"

"In Inghilterra e Galles ... 4,5 milioni di persone (il 12 per cento della popolazione) vivevano affollate, con due o più persone in una stanza. In Scozia il sovraffollamento era molto peggiore – il 35 per cento della popolazione viveva in più di due persone per stanza" (Noreen Branson and Margot Heinemann, Britain in the 1930s, Panther, London, 1973, p.200).

Un noto storico di quei tempi documentava,

"La case peggiori erano umide baracche insalubri. Il tipico slum di Londra era a due piani a quattro camere da letto a schiera, con una lavatoio sul tetto. I muri porosi, il tetto che perdeva, l'intonaco che si staccava, il soffitto cadente. Un gabinetto guasto nel cortile e un unico rubinetto ... le città del nord avevano problemi ancora più gravi. Leeds aveva decine di migliaia di case costruite una addosso all'altra, umide, cadenti, scarsamente ventilate, buie, con un lavabo esterno ogni tre o quattro case. Birmingham ne aveva 40.000 così. Liverpool aveva probabilmente le peggiori d'Inghilterra.. qui c'erano persone che vivevano in celle e cantine la cui costruzione era stata vietata nel 1854. A Liverpool 20.000 persone vivevano in più di tre in una stanza. A Glasgow, dove le baraccopoli erano di gran lunga peggiori della peggiore in Inghilterra, circa 200.000 persone vivevano in più di tre per camera" (citato da Branson e Heinemann, ibid. p.203).

In Russia non c'erano proprietari degli slum. La casa era pubblica e gli affitti sono stati tenuti bassi. I lavoratori meno pagati, spesso dovevano solo di trovare due o tre rubli al mese, che rappresentano forse il 2% del loro reddito. Inoltre, un uomo povero avrebbe pagato meno per la sua parte di appartamento di qualcuno più abbiente con lo stesso spazio.

Winterton, un economista britannico e membro del partito laburista che aveva vissuto in Russia per un anno nel 1928, ed era tornato a visitarla nel 1933 e di nuovo nel 1937, in un articolo su News Chronicle dopo la sua visita del 1937 scriveva che: "In Unione Sovietica, il sorprendente aumento da un estremo di miserabile povertà ad un tenore di vita che nelle città inizia ad avvicinarsi a un livello occidentale deve essere classificato come uno dei principali miracoli della storia". Egli sottolineava "l'elettricità, l'acqua e il gas erano ... molto a buon mercato. Un uomo che ho incontrato guadagnava 225 rubli al mese e pagava solo sette decimi di rublo di bolletta elettrica".

"L'operaio sovietico meno pagato - l'operaio del tutto non qualificato - riceve circa 125 rubli al mese. L'affitto, a due o tre rubli al mese, è una parte trascurabile del suo budget, e il resto serve per prevedere un minimo di sussistenza in termini di cibo e abbigliamento.

"Il mio primo istinto", ricordava, "è stato quello di confrontare questa famiglia sovietica a basso reddito con una famiglia di disoccupati in Inghilterra. Per quanto riguarda il cibo e vestiti, la loro aspettativa sarebbe circa la stessa. Ci sono, tuttavia, diverse cose che disturbano questo confronto.

"In primo luogo, la moglie in una famiglia russa sarebbe quasi certamente al lavoro, a guadagnare anche lei non meno di 125 rubli al mese. I suoi figli, se giovani, sarebbero stati in un asilo nido per tutto il giorno dove sarebbero stati curati e ben nutriti dietro un pagamento nominale. La Russia non permette bambini denutriti.

"In secondo luogo, marito e moglie sarebbero probabilmente stati legati a qualche circolo dove avrebbero avuto disponibili praticamente gratis tutti i tipi di divertimenti. Avrebbero ottenuto pasti a buon mercato al loro posto di lavoro.

"L'intera famiglia avrebbe avuto buone possibilità di trascorrere gratuitamente una settimana o più in qualche luogo di riposo nel paese durante l'estate. Marito e moglie avrebbero avuto la completa sicurezza nel loro lavoro. Ogni struttura per l'educazione, la migliore delle cure durante malattia senza carico, e una modesta pensione per la vecchiaia sarebbe stato loro diritto.

"Devo metterla in questo modo? A conti fatti, avrei sicuramente preferito essere un operaio sovietico, con una moglie e due figli che vivono a 125 rubli al mese, con tutta l'assistenza aggiuntiva, le opportunità e la sicurezza consentita dalla Stato sovietico, che essere un disoccupato con la stessa famiglia in Inghilterra, senza alcuna speranza per il futuro e nient'altro che il sussidio di disoccupazione per il presente.

"Avrei fatto questa scelta nonostante le condizioni abitative in cui un lavoratore sovietico deve vivere al momento.

"Deliberatamente ho iniziato il mio confronto con il salario più basso pagato (non ci sono disoccupati in Russia) ai lavoratori. Ma il salario medio dell'operaio e dell'impiegato sovietico quest'anno è di circa 270 rubli al mese. Se la moglie lavora, il reddito familiare raddoppia. La vita, ad un tale livello potrebbe assumere un aspetto molto diverso. Piccoli lussi sarebbero possibili. Ci sarebbero dei risparmi per altri vestiti. Tale famiglia guadagnerebbe sufficientemente per mangiare e bere e avrebbe abbastanza soldi per godersi il tempo libero".
(Paul Winterton, Russia – with open eyes, Lawrence & Wishart, London, 1937).

(continua)


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