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Conferenza ICWPE per il 100° della fondazione dell'URSS: Contributo PCFR

Partito Comunista Rivoluzionario di Francia (PCRF) | ussr100years pcrf.fr
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

13/12/2022

[ Video: 1922-2022 Cento anni dell'URSS ]

I successi del socialismo nell'URSS

Il socialismo nell'URSS ha indicato e preparato la via verso il progresso per i popoli di tutto il mondo.

In Francia, nell'ambito della nostra strategia principale di costruzione del partito, la difesa del socialismo e delle sue conquiste occupa un posto essenziale, anche nel contesto difensivo determinato dai rapporti di forza sfavorevoli. È necessario illustrare e ristabilire la verità storica allo scopo di organizzare la battaglia contemporanea per il socialismo-comunismo.

Gli straordinari successi dell'URSS sono inimmaginabili in un Paese capitalista. Questi successi e queste conquiste sociali sono la conseguenza delle basi materiali e politiche del socialismo, le cui condizioni irrinunciabili sono la rivoluzione socialista e la dittatura del proletariato. La strategia dei partiti comunisti è la transizione verso il socialismo-comunismo, cioè la transizione verso un sistema che si pone l'obiettivo di eliminare ogni sfruttamento. Si tratta di un evento senza precedenti nella storia dell'umanità. La transizione dallo schiavismo al feudalesimo e dal feudalesimo al capitalismo è la transizione da un sistema di sfruttamento a un altro, che consente compromessi tra le classi dominanti nell'ambito del modo di produzione. Tuttavia, per passare dal capitalismo al socialismo, cioè all'abolizione di ogni forma di sfruttamento, non può esservi compromesso alcuno con quella che è appunto la classe contrapposta e sfruttatrice - la borghesia monopolista.

La questione della conquista del potere è quindi fondamentale per il marxismo. Le masse popolari, guidate dalla classe operaia, sono destinate a scardinare l'apparato statale del capitale mediante la rivoluzione e a dare vita a un nuovo Stato con un proprio apparato formato da militanti rivoluzionari, uno Stato guidato dal proletariato in alleanza con altri settori popolari - è questa la dittatura del proletariato.

Durante il periodo di transizione verso il comunismo, la lotta di classe prosegue sotto nuove forme grazie al sostegno dall'alto, cioè da parte del potere rivoluzionario. Si tratta di una questione decisiva che l'URSS affrontò durante la sua fase ascendente, cioè sino agli anni Cinquanta.

La fondazione dell'URSS e i suoi successi fondamentali si basano su aspetti universali del socialismo. «Ciò che distingue il comunismo non è l'eliminazione della proprietà in quanto tale, bensì l'abolizione della proprietà borghese». (Marx ed Engels, Manifesto del Partito Comunista).

Dopo la rivoluzione, il potere sovietico, mediante la nazionalizzazione, fece sì che i mezzi di produzione cessassero di appartenere al capitale. La nazionalizzazione trasferì i mezzi di produzione - fabbriche, banche, grandi imprese, terra e strumenti di produzione - nelle mani della società nel suo insieme. Il potere statale proletario e popolare garantisce che la nazionalizzazione acquisti il carattere di autentica proprietà sociale. In tal modo, tutta la ricchezza prodotta dalla società non viene espropriata né dirottata da alcuna classe proprietaria. Nell'URSS, entro gli anni Trenta, il 99,4% dei mezzi di produzione industriali furono nazionalizzati e quindi socializzati, in virtù della natura stessa dello Stato proletario. Ciò significava che per la prima volta nella storia dell'umanità i prodotti del lavoro appartenevano a tutti i membri della società, e non più a una classe possidente, come la borghesia sotto il dominio del capitale, che si appropriava della maggior parte di essi.

Al tempo stesso, l'URSS fu il primo Paese al mondo a eliminare lo sfruttamento capitalista. La disoccupazione, una delle piaghe più funeste del sistema di sfruttamento, fu eliminata già nel 1930. Sotto il socialismo, inoltre, si concretizza una delle più antiche e fondamentali istanze del proletariato: l'abolizione del sistema dei salari. Il salario continua a esistere, ma il sistema dei salari cessa di esistere - dal momento che la forza-lavoro non costituisce più una merce acquistata da alcuni capitalisti. I nuovi rapporti di produzione creati dalla socializzazione dell'economia suddividono la giornata lavorativa tra il lavoro per sé stessi (salario) e il lavoro per la società, cioè gli investimenti produttivi, le esigenze sociali e collettive (salute, istruzione, tempo libero, accesso alla cultura, alloggio, trasporti), che sono inaccessibili a tutti i proletari nei Paesi capitalisti.

La conseguenza è la costante e crescente soddisfazione delle esigenze materiali e culturali. Il salario diviene quindi il frutto della distribuzione del lavoro secondo il principio «a ciascuno secondo il suo lavoro»; in altre parole, ogni individuo viene pagato in funzione delle sue capacità e del suo impegno nella produzione. Nelle imprese socialiste, in cui tutti i mezzi di produzione appartenevano allo Stato, erano il governo e il Gosplan (il comitato responsabile della pianificazione), consultandosi e discutendo con i soviet e con i governi delle varie repubbliche, a fissare gli obiettivi della produzione - sempre in aumento - e i prezzi, in funzione delle esigenze economiche e sociali. Critica e autocritica, le forze motrici dello sviluppo socialista, venivano esercitate sia dal basso (attraverso i soviet e i sindacati) sia dall'alto attraverso i ministeri. Questo implicò una lotta costante condotta dal Partito Bolscevico contro le tendenze burocratiche che tentavano di impedire o attenuare la critica dal basso, o perfino di ridimensionare il ruolo delle avanguardie operaie che mettevano in discussione la routine. Negli anni Trenta, Quaranta e Cinquanta le imprese nel loro insieme formavano un unico complesso economico, nel cui ambito ogni impresa operava in modo ottimale al servizio delle altre. In quegli anni, la redditività veniva concepita su scala nazionale. I nuovi rapporti di produzione garantirono uno sviluppo incessante delle tecnologie e dei macchinari moderni, libero dalla preoccupazione di esuberi o chiusure di imprese. Sotto la guida di Stalin, l'aumento della produttività trovò riscontro nella concreta diminuzione dei prezzi dei generi di consumo. La politica sistematica di riduzione dei prezzi ebbe conseguenze reali sul tenore di vita dei sovietici: tra il 1947 e il 1954, per esempio, i prezzi dei generi essenziali diminuirono del 56,5%.

Tra il 1917 e il 1954, il potere d'acquisto aumentò del 600%. L'URSS era all'avanguardia anche in termini di progressi sociali: ferie pagate, età pensionabile a 55 o a 60 anni, vacanze, orario lavorativo, alloggi e riscaldamento a basso costo. La sicurezza sociale (sanità, pensioni) veniva pagata dallo Stato ed era garantita a tutti i lavoratori. Gli investimenti sociali aumentarono da 8,9 miliardi nel 1928 al 123 miliardi nel 1955. Il prodotto nazionale, cioè la ricchezza del Paese nel suo insieme, aumentò (a parità di prezzi) da 25 miliardi di rubli nel 1928 a 128 miliardi nel 1940. Ogni anno, nelle imprese sovietiche, veniva sottoscritto un contratto collettivo che definiva i metodi di attuazione del piano e gli aumenti salariali.

Nell'URSS ebbe luogo una rivoluzione culturale basata sulle infrastrutture. In campo medico, culturale, tecnico e scientifico l'URSS costituiva l'avanguardia del genere umano. Per la prima volta nella storia, uomini e donne lavoravano per se stessi - il movimento stakhanovista costituì una manifestazione concreta di questo processo. Lo spirito di emulazione socialista fu il prodotto di un radicale mutamento nell'atteggiamento umano verso il lavoro, e si fondò sul principio del mutuo aiuto sul posto di lavoro, traducibile nel celebre aforisma «Tutti per uno, uno per tutti!».

Collettivizzazione, pianificazione economica - le leggi fondamentali del socialismo. Nell'URSS vi erano due forme di proprietà - la proprietà collettiva socialista, che coinvolgeva tutti i cittadini, e la proprietà cooperativa, caratteristica dei contadini raggruppati in cooperative di produzione (kolchoz). La proprietà cooperativa costituisce una forma inferiore di proprietà sociale, in quanto costituisce di fatto una proprietà di un gruppo. Nell'URSS la terra era nazionalizzata e proprietà comune del popolo. Il passaggio all'economia dei kolchoz trasformò profondamente la vita delle campagne. Allo scopo di consolidare l'alleanza operaia-contadina, le Stazioni Macchine e Trattori (MTS) svolsero un ruolo molto importante sino al 1957. Questi centri, gestiti dalla classe operaia, fornivano ai kolchoz assistenza tecnica e materiale. Nelle campagne esisteva anche una forma superiore di proprietà - i sovchoz (fattorie di Stato nazionalizzate), grandi imprese agricole provviste delle tecnologie più moderne. Nel 1955 esistevano oltre cinquemila sovchoz.

Un'altra caratteristica vantaggiosa della proprietà sociale dei mezzi di produzione è la possibilità di pianificare e guidare l'economia nel suo insieme, mentre il capitalismo implica la competizione tra aziende e lavoratori. In realtà, il socialismo mette fine all'anarchia della produzione. L'economia non è più regolata dalla legge del valore (circolazione monetaria, legge della domanda e dell'offerta), come avviene nel capitalismo. Nel sistema socialista, grazie alla pianificazione, la produzione e le forze produttive vengono assegnate in funzione delle priorità (sviluppo di regioni economicamente arretrate, industria pesante per la fabbricazione dei mezzi di produzione) allo scopo di soddisfare le crescenti esigenze espresse dalla popolazione e dagli organi di governo del Paese.

Il piano quinquennale costituiva quindi lo strumento per lo «sviluppo armonico ed equilibrato» dell'economia nazionale. Per questo il piano quinquennale costituiva un elemento centrale - almeno nel caso dei primi piani economici precedenti la riforma del 1965, con la quale l'indice più importante divenne il profitto realizzato da ciascuna azienda. Il monopolio statale sul commercio con l'estero è un altro dei pilastri della costruzione socialista. Esso vieta oltretutto qualunque saccheggio ai danni di altri Paesi, rifiutando l'esportazione di capitali (tipica dell'imperialismo) e l'«acquisto» di imprese all'estero, e analogamente tutela lo Stato socialista da qualunque penetrazione da parte del capitale internazionale.

Tutti questi elementi politici ed economici dell'URSS consentirono l'emergere e lo sviluppo di una nuova legge economica durante la fase socialista della transizione al comunismo: «Assicurazione del massimo soddisfacimento delle sempre crescenti esigenze materiali e culturali di tutta la società, mediante l'aumento ininterrotto e il perfezionamento della produzione socialista sulla base di una tecnica superiore» (J. V. Stalin, Problemi economici del socialismo nell'URSS.

Dalle discriminazioni di genere o di nazionalità ai flagelli della tassazione, degli alloggi indecenti, della disoccupazione, della precarietà, della sanità inadeguata, dell'alto costo della vita, dello sfruttamento sul lavoro - tutti i mali del capitalismo furono eliminati dalla fondazione dell'URSS.

Purtroppo, la lotta per lo sviluppo delle basi del comunismo e contro la burocrazia ebbe fine con l'arrivo al potere della leadership opportunista di Chruščëv, che mise in atto una serie di riforme basate sulla legge del valore, indebolendo la pianificazione socialista con la chiusura delle Stazioni Macchine e Trattori (1957) e introducendo il decentramento dell'economia con la legge sui sovnarchoz e quindi con le riforme Liberman-Trapeznikov (1965) sulla redditività delle imprese.

Queste e altre politiche internazionali condussero alla ricostituzione di una borghesia e alla restaurazione del capitalismo con la legalizzazione della proprietà privata dei mezzi di produzione introdotta sotto Gorbačëv.

Nel periodo attuale, segnato dalla controrivoluzione a livello mondiale e da nuove tesi opportuniste sul «socialismo del XXI secolo» o sul «socialismo di mercato», la creazione dell'URSS, con i suoi successi ma anche con il suo declino, costituisce un insegnamento prezioso per i marxisti, per capire concretamente non soltanto le leggi del socialismo - ciò che fa il socialismo - ma anche ciò che il socialismo non è.

Viva il bene eterno dell'umanità, viva l'URSS!



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