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Conferenza ICWPE per il 100° della fondazione dell'URSS: Contributo TKP

Partito Comunista di Turchia (TKP) | ussr100years
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

13/12/2022

Cari compagni,

consideriamo l'essere insieme su questa piattaforma oggi, come una responsabilità importante. Permettetemi di iniziare anticipando ciò che si può dire alla fine: nel centenario della sua fondazione, l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche continua a illuminare il nostro cammino. Questa è la verità, nonostante le decine di contro-argomentazioni, soprattutto quelle costruite nella seconda metà del XX secolo e nel nostro attuale secolo.

Uno dei parametri più importanti che definiscono il mondo di oggi è l'assenza dell'Unione Sovietica o meglio, l'assenza di un centro di gravità che guidi l'umanità verso l'uguaglianza e la libertà. Ciò che è accaduto in quegli anni può aiutarci a comprendere meglio quello che l'URSS ha effettivamente realizzato per l'umanità. Le guerre basate su conflitti nazionalistici nell'ex territorio sovietico, che fungono come tavolo da gioco per le competizioni imperialiste, sono la conseguenza dell'assenza di fraternità tra le nazioni che era presente quando esisteva l'URSS. I Paesi africani che oggi si sono arresi al terrorismo reazionario, alla distruzione e all'oscurantismo ci indicano l'assenza delle idee di indipendenza, sovranità e internazionalismo ispirate dallo Stato socialista del XX secolo.

La resa dell'Afghanistan ai talebani; il fatto che le ex rispettate Repubbliche sovietiche siano state minate da rivoluzioni colorate e trasformate in Stati fantoccio, pedine dell'imperialismo, dipendenti dall'estero e nelle mani di governanti incompetenti; o l'attuale guerra sul territorio ucraino...

È possibile interpretare questi sviluppi senza considerarli in relazione al fatto che l'URSS non esiste più?

Procediamo: se alcune cosiddette organizzazioni non governative, fondazioni, ecc. stanno cercando di creare indici di uguaglianza per quanto riguarda lo status sociale delle donne e ciononostante non si riesce a fare alcun progresso significativo in questo senso (se non per il fatto che alcune donne ricche - e in qualche modo reazionarie - assumono alcune posizioni di comando); se anche nei Paesi economicamente più potenti, questioni come la violenza contro le donne, il diritto all'aborto, i diritti legati alla maternità o alla disuguaglianza salariale rimangono irrisolte, è direttamente collegato al fatto che l'URSS, che ha fatto il più grande investimento sull'uguaglianza di genere e sul potenziale creativo delle donne, è scomparsa dalla scena della storia.

Se la produzione di conoscenza scientifica è nelle mani di un gruppo di monopoli, se gli scienziati devono scegliere tra essere sfruttati da questi monopoli o essere semplici funzionari e se, ad esempio, in un periodo come quello della pandemia di Covid-19 che ha colpito tutto il mondo, siamo stati disperatamente lasciati alla mercé di alcuni monopoli che hanno "bloccato" i vaccini con brevetti privati, questa è una conseguenza diretta dell'assenza dell'approccio popolare, internazionalista e di "salute universale per tutti" dell'URSS. (Naturalmente, salutare i risultati degli scienziati e degli operatori sanitari cubani e ricordare che hanno dato un esempio brillante, non fa che confermare le nostre parole e non ci impedisce di discutere sul perché milioni di vite siano comunque andate perse).

Gli esempi che sto portando non devono essere considerati come semplici scorciatoie. Nei suoi settant'anni di esistenza, l'URSS, con la sua presenza concreta e l'asse ideologico che rappresentava, ha lasciato un grande segno nel mondo, un segno che i suoi nemici stanno ancora cercando di cancellare. È quindi nostro dovere, in quanto suoi amici e seguaci, far sentire ad alta voce che il suo marchio è indelebile.

Non dovrebbe essere considerata una coincidenza il fatto che, nell'oscurità di oggi, alcuni giovani siano riusciti a riscoprire l'URSS. I documentari e i film sulla storia dell'URSS e gli account sui social media che descrivono la vita quotidiana nell'URSS si sono ampliati. Non ci riferiamo alle storie falsamente raccontate dall'odierno Stato russo capitalista per legittimarsi, distorcendo i fatti in salsa di nazionalismo russo. Al contrario, c'è una crescente curiosità su ciò che è stato fatto durante molti periodi difficili come la guerra civile, la collettivizzazione della produzione agricola e la Seconda guerra mondiale. Il motivo per cui i giovani, soprattutto quelli sotto i 30 anni, negli Stati Uniti, in Europa, in Turchia si interessano a uno Stato che è scomparso ancor prima che loro nascessero o che almeno non gli sono ostili nonostante tutta l'anti-propaganda, è che il socialismo rimane una speranza, anche senza la sua esistenza.

Le ragioni sono ovviamente numerose. L'Unione Sovietica è la prova che il socialismo può essere instaurato in un mondo capitalista, che è possibile creare una società sviluppata ed equa. Non ci riferiamo solo ai passi compiuti in direzione del progresso, al fatto che l'intera società avesse un certo livello di istruzione, che le attività culturali, artistiche e sportive fossero diffuse in tutta la vastità di questo Paese e che non fossero più un lusso o una necessità d'élite, ma ad un aspetto ordinario della vita quotidiana. È difficile non paragonare i documentari girati negli anni '70 che descrivono la vita quotidiana in Unione Sovietica, le memorie e i libri scritti, le foto di donne e uomini sovietici con le loro famiglie, le immagini di donne e uomini sovietici con i loro sguardi sicuri di sé.

Nonostante siano passati più di trent'anni dalla sua dissoluzione, l'Unione Sovietica rappresenta ancora il livello più alto in termini di arricchimento dell'attività umana e di liberazione della mente e del corpo umano nella storia. Ma l'esperienza dell'URSS è anche ricca di lezioni su come affrontare le difficoltà pratiche del processo di costruzione socialista, la creazione di un "uomo nuovo" che lavora e produce, l'organizzazione dei lavoratori e la creazione di una disciplina sociale collettiva. Alcuni di questi insegnamenti non sono esempi generalizzabili, interventi che dovevano essere di breve durata o temporanei, ma a parte il periodo che ha portato alla dissoluzione, ognuno di essi rappresenta un passo avanti molto coraggioso. L'Unione Sovietica non aveva a disposizione ricette pronte all'uso, ma grandi leader e cittadini che, con assoluta determinazione, risolvevano i problemi in modo rivoluzionario, per quanto siano vilipesi dai liberali occidentali di oggi.

Soprattutto l'URSS, durante la Grande Guerra Patriottica, ha dimostrato la superiorità del socialismo sul capitalismo, con tutte le sue ragioni soggettive e oggettive mentre era ancora uno Stato giovane, solo poco più che ventenne. Inoltre, questo è stato possibile nonostante i sovietici abbiano perso milioni di persone, abbiano dovuto spostare i piani di sviluppo per la ricchezza del popolo, nell'ambito militare e abbiano dovuto combattere con la fame, il freddo e la carestia, versando sangue per sconfiggere i nemici dell'umanità.

Naturalmente, non si può dire che questa esperienza sia stata assolutamente priva di errori e che tutto ciò che è stato fatto fosse legittimo. Sappiamo infatti che i fattori interni, oggettivi e soggettivi, hanno giocato nel crollo un ruolo pari o addirittura superiore a quello dei fattori esterni. Purtroppo, il fatto che l'URSS si sia lasciata tradire ha portato alla sua disintegrazione irreversibile. Ma il discorso della "caccia agli errori" o del "se solo questo/quello fosse stato fatto diversamente", mentre si esamina la storia dell'Unione Sovietica, non significa aver imparato da essa. Tali espressioni di rammarico non sono solo antiscientifiche da un punto di vista metodologico, ma sono anche un modo sofisticato di esprimere una radicata ostilità nei confronti di questa esperienza e non fanno altro che danneggiare la lotta socialista. Non lo faremo mai, non lo tollereremo. In particolare, non permetteremo mai che il governo della classe operaia venga diffamato con il pretesto del "sinistrismo". Affronteremo i tentativi di etichettare la dittatura del proletariato, che ha messo in ginocchio la classe capitalista, come totalitarismo. Ci opporremo a queste diffamazioni con innumerevoli esempi della barbarie capitalista.

Compagni,

continueremo a difendere l'URSS, a studiarla, ad esserne orgogliosi e ad imparare da questi settant'anni di enorme esperienza e non con un inutile sentimento di nostalgia, ma con la nostra fede rivoluzionaria. Questo sarà un compito dei Partiti comunisti che non può essere separato dalla lotta quotidiana.

Con queste osservazioni porgo a tutti i miei più sentiti saluti da compagno, a nome del Partito Comunista di Turchia.


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