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L'equazione politico-militare in Siria

Elisseos Vagenas * | kke.gr
Traduzione da criticaproletaria.it

14/02/2016

(Ampi estratti dall'articolo pubblicato su "Kommounistiki Epitheorisi", la rivista politico-teorica del CC del KKE, numero 1 del 2016)

Oltre dieci anni sono passati da quando lo scrittore Alexandr Zinoviev[1] per primo paragonò la Russia capitalista a un "coniglio con le corna".  "Un coniglio", perché ovviamente nei primi anni dopo la restaurazione del capitalismo la borghesia russa di recente formazione, che era sulla strada dell'assimilazione del paese nella "piramide" imperialista globale e stava tentando di consolidare la propria posizione all'interno, facilmente ha dato spazio alle richieste degli Stati Uniti e delle altre potenze.  E ciò nonostante il fatto che essa aveva "ereditato" un potente arsenale dall'Unione Sovietica (da cui . . .  le "corna").

Ma come cambiano le cose.  E la Russia, sempre più spesso ora, sta usando la forza militare al di fuori dei propri confini.  Lo ha fatto in Moldavia (nel caso della Transnistria), Tagikistan, Georgia (nel caso di Abkhazia e Ossezia del Sud), Ucraina (nel caso di Crimea), cioè nei territori dell'ex Unione Sovietica che sono considerati essere la sua "zona di interessi immediati". Mosca ha effettuato un "salto" con il suo intervento militare in Siria, violando il recente "monopolio" degli Stati Uniti per quanto riguarda gli interventi militari in regioni distanti.  Un intervento che cambia i termini della "equazione siriana" e, a parte ogni altra cosa, crea confusione nel Movimento Comunista Internazionale.

Naturalmente, dopo l'intervento militare russo, seguì l'attacco omicida di Parigi.  Questa carneficina ha determinato anche nuove condizioni nell'"algoritmo" geopolitico siriano. Perché l'omicidio di massa della gente comune è stato utilizzato dalla borghesia francese e dagli stati membri della NATO e della UE nel suo complesso come una sorta di "libagione" col sangue del popolo francese prima del loro ancor maggiore coinvolgimento militare.

Prima di tutto, diamo un'occhiata ad alcuni degli sviluppi politico-militari di base che sono utili per capire gli esiti che stiamo esaminando.

MAGGIOR COINVOLGIMENTO MILITARE ESTERO

Gli attacchi aerei russi iniziarono in Siria contro il cosiddetto Stato islamico (IS) il 30 settembre.
Lo stesso giorno, la Camera Alta russa ha approvato la richiesta del Presidente russo, Vladimir Putin, di dispiegare forze militari all'estero e in particolare per sostenere Bashar Assad in Siria.

Ciò è avvenuto dopo il discorso del presidente russo alle Nazioni Unite, dove ha difeso le posizioni russe sulla Siria e in Ucraina.  Per quanto riguarda la Siria, egli aveva sottolineato che non può esserci una soluzione politica senza Assad, nonché la necessità di rafforzare Assad che insieme con i curdi sta resistendo all'IS.

L'incontro con il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, nonostante il tentativo da parte di una parte dei mass media di presentarlo come indicativo di una "convergenza" della Russia e degli Stati Uniti per quanto riguarda la lotta contro IS, non ha fatto superare le loro contraddizioni sul futuro del regime di Assad, cosa che ovviamente è legata a quale potenza imperialista avrà il "sopravvento" in Siria.

Lo sviluppo inoltre è una prova indiscutibile dell'ulteriore acuirsi delle contraddizioni inter-imperialiste nella regione del Medio Oriente e nel Mediterraneo orientale.  Dobbiamo tenere a mente che l'intervento militare russo in Siria arriva dopo l'intervento degli Stati Uniti, Unione Europea, Turchia, monarchie del Golfo e altre potenze nella regione in corso da prima del 2011 ad esempio l'occupazione dell'Iraq da parte degli USA, l'attacco della NATO contro la Libia, l'infiltrazione di forze armate da parte degli USA e dei loro alleati in Siria.

Va notato che il KKE sin dal primo momento, nel 2011, ha denunciato l'intervento che ha conseguenze molto gravi per il popolo della Siria e anche per i popoli della regione.  Quando partiti borghesi e opportunisti hanno celebrato la cosiddetta "primavera araba", il nostro partito ha denunciato gli sforzi organizzati per finanziare e armare la cosiddetta opposizione siriana da parte delle potenze imperialiste, che ha portato, tra l'altro, alla formazione e alla diffusione della mostruosità dello "Stato islamico", così come alla creazione di un'enorme ondata di profughi, sia all'interno del paese (circa 10 milioni di persone) che all'estero (principalmente in Turchia, Libano e Giordania, dove vivono circa 2 milioni di persone che sono state cacciate dalle loro case, di queste persone quelle che possono stanno cercando di raggiungere i paesi europei).

CONFLITTO DI INTERESSI ECONOMICI E GEOPOLITICI IN SIRIA

Gli stretti legami economici e politico-militari della Russia con il regime borghese di Assad sono ben noti.  Questo regime è un alleato stabile della Russia capitalista nella regione del Medio Oriente e Mediterraneo orientale negli ultimi 20 anni. Questa è una regione dove è in corso un pericoloso "gioco" geopolitico con potenti "giocatori", come Stati Uniti, Unione Europea, Israele, Turchia, Egitto, le monarchie del Golfo, le cui classi borghesi promuovono i propri interessi. Esaminiamo alcuni dati più specifici.

LA QUESTIONE DELLE MATERIE PRIME

Assad in una intervista a giugno 2013 ha sostenuto che: «I paesi occidentali, in contrasto con la loro posizione politica pubblica, si sforzano di presentarci sotto il tavolo "attraenti" contratti per la ricostruzione del paese e l'estrazione dai ricchi giacimenti di idrocarburi che sono stati scoperti sulla costa siriana.  La Banca Mondiale, che non può muoversi senza il permesso degli Stati Uniti, ha offerto un prestito di 21 miliardi di dollari con i termini "generosi", che abbiamo completamente rigettato.  Abbiamo già dato i diritti per l'estrazione di idrocarburi nella Zona Economica Esclusiva siriana a una compagnia russa.  Noi abbiamo fiducia nei russi che stanno difendendo la loro sicurezza strategica e gli interessi nazionali, che sarebbero in pericolo se la Siria fosse controllata dall'Occidente e dalle sue potenze satelliti nella regione».[2]

Ci sono diverse valutazioni per quanto riguarda le dimensioni dei giacimenti di idrocarburi,[3] mentre ricercatori siriani sostengono che le dimensioni dei depositi di gas naturale nel paese rovesciano la corrente "mappa energetica internazionale", in quanto sono dieci volte superiori a quelli di Israele.

I contratti stipulati con società russe per l'estrazione, prima degli eventi più recenti, valevano 1,6 miliardi di dollari.  Inoltre, le imprese russe sono attive nella costruzione di raffinerie.

LA COSTRUZIONE DI PIPELINES

Il quotidiano russo "Kommersant" ha scritto nel 2013: «L'esito della guerra in Siria potrebbe influenzare significativamente il mercato europeo del gas naturale.  Le parti coinvolte nel conflitto sono sostenute da due potenze rivali, che vogliono costruire nuovi gasdotti verso l'UE, che attraverserà il territorio siriano: l'Iran e Qatar. In questa luce, le conseguenze per Gazprom e per il bilancio delle entrate russe sarà determinato in gran parte dalle battaglie per Aleppo e Damasco». [4]

In relazione ai differenti piani specifici:

Il 27 luglio 2011 è stato firmato un accordo tra l'Iran, l'Iraq e la Siria per il gasdotto chiamato "Friendship Pipeline" che prevede il trasporto di gas naturale dall'Iran a Baghdad, Damasco, Beirut e verso l'Europa occidentale. [5]

Il Qatar, principale rivale dell'Iran per quanto riguarda il gas naturale, ha considerato che è stato messo da parte il suo obiettivo, in accordo con la Turchia, per costruire un gasdotto che distribuirebbe gas naturale del Qatar attraverso Arabia Saudita, Giordania e Siria verso l'Europa. Naturalmente, il presupposto per la costruzione di questo gasdotto sarebbe la partecipazione della Siria, che però con l'accordo che ha firmato con l'Iraq e l'Iran ha rimosso il Qatar dal "gioco". Il piano del Qatar ha avuto anche la benedizione degli Stati Uniti.

Va da sé che la Russia non vorrebbe vedere la realizzazione del piano Usa-Qatar, che è in concorrenza con le proprie posizioni nei mercati europei, mentre il piano iraniano è più complementare ad esso e non è certo che in realtà esso possa essere realizzato, data l'instabilità della regione. In aggiunta la Russia era stata anche coinvolta praticamente nella realizzazione di questo piano, così come aveva intrapreso una sezione del gasdotto iraniano, l'ammodernamento dei porti in cui il gasdotto arriverà e la costruzione di raffinerie. [6]

I PROFITTI DA VENDITE DI ARMI

La Russia beneficia di vendita di armi in Siria, che ancor prima di questi sviluppi è stato uno degli acquirenti principali delle armi russe.  Sulla base dei dati del SIPRI, se nel 2010 (prima di questi sviluppi) le esportazioni di armi russe verso la Siria avevano un valore di 238 milioni di dollari[7], nel 2013 hanno raggiunto 351 milioni di dollari, mentre i contratti che stanno per essere attuati, secondo il Jinmin Zibao, raggiungeranno i 4 miliardi di dollari. [8]

Naturalmente, il rovesciamento incontrollato del regime di Assad metterebbe in pericolo tutti questi profitti.  Come si fa notare: «Se la Russia abbandona la Siria, allora questo debito forse potrebbe non essere riconosciuto da un'altra autorità di transizione, mettendo in pericolo la continuazione della vendita di armi a questo paese limitando di conseguenza l'influenza russa in uno stato che ha una posizione geografica cruciale in Medio Oriente». [9]

PROFITTI DALLA REALIZZAZIONE DI UNA POSIZIONE NEL MERCATO SIRIANO

Società russe hanno esportato (e continuano a esportare, anche se in misura minore rispetto a prima della guerra) prodotti (carburanti, macchine, cibo, legno, ecc.), mentre altre aziende russe sono attive anche nel settore del turismo e delle telecomunicazioni.

I monopoli russi, che ovviamente hanno subito perdite a causa delle ostilità (il valore delle esportazioni non militari russe è sceso da 1,89 miliardi di dollari nel 2011 a 582 milioni di dollari nel 2014),[10] sarebbe stata ancora più danneggiata nel complesso se ci fosse stato un rovesciamento di Assad incontrollato che avrebbe portato a una significativa perdita di profitti.

GEOPOLITICA E ARENA MILITARE

È ben noto che la Russia possiede una "stazione di rifornimento navale", nella città siriana di Tartus, che potrebbe diventare una base militare completa con ormeggi permanenti per le sue attrezzature navali nel Mediterraneo.  Questa è l'unica base navale russa fuori dal territorio russo.

Ciò è sottolineato dal periodico cinese Jinmin Jibao, che aggiunge anche: «La Russia non vuole consentire che i paesi che collaborano con essa vengano attaccati, uno dopo l'altro, dagli Stati Uniti, altrimenti, lo status di leader della Russia sarebbe seriamente danneggiato». [11]

PRETESTI CHE VENGONO UTILIZZATI NEL CONFLITTO

Gli Stati Uniti e i suoi alleati, iniziando l'intervento imperialista in Siria circa 5 anni fa, formularono questioni pretestuose di "democrazia", rovesciamento del "dittatore Assad", sostegno alla cosiddetta "primavera araba".  Questa ipocrisia era estremamente evidente, se si guarda a chi invoca "libertà" e "democrazia": le monarchie antipopolari del Golfo, la Turchia, che occupa la metà di Cipro, Unione Europea e Stati Uniti che svolgono il ruolo di primo piano nel massacrare i popoli e rovesciare i regimi che non sono di loro gradimento per far sì che i loro monopoli possano acquisire posizioni migliori.

Oggi gli stessi poteri, insistendo sull'utilizzo di pretesti per quanto riguarda la democrazia, hanno anche riportato il pretesto della "guerra al terrore" e "auto-difesa" dagli attacchi effettuati contro di loro dai jihadisti, che hanno sede nel territorio siriano controllato dal cosiddetto "Stato islamico".

Da parte sua, la leadership russa fa raramente riferimento ai suoi interessi geopolitici, economici che abbiamo già evidenziato, come motivo del suo intervento.  Tuttavia, i politici russi da parte del governo e giornalisti parlano di queste cose.  In questa fase particolare dell'intervento russo, la leadership russa promuove i seguenti pretesti:

La Russia è stata invitata dal governo per assisterlo contro il "terrorismo". Essa promuove la cosiddetta guerra al terrorismo e ha anche sottolineato che le sue azioni non sono contrarie al diritto internazionale, poiché è stata invitata dal governo legale.

Sottolinea il fatto che diverse migliaia di combattenti ISIS vengono dalle regioni della Russia e dell'ex Unione Sovietica, e se l'ISIS fosse vittorioso in Siria, essi tornerebbero in Russia per effettuare anche lì simili "attacchi terroristici", minacciando l'integrità territoriale del paese e il benessere del popolo russo.

Sono eventualmente anche utilizzati i seguenti temi, anche se in misura minore: fermare l'ondata di rifugiati, il disastro umanitario, la distruzione delle antichità e gli atti barbarici dell'ISIS.

Dopo la tragedia che ha colpito l'aereo passeggeri russo sul Monte Sinai, la leadership russa è anche ricorsa al pretesto dell'"auto-difesa", a cui si farà riferimento più dettagliatamente in seguito.

[Una sezione di questo articolo che fornisce dati relativi al rapporto di forze militari nel conflitto siriano è omessa]

IL COINVOLGIMENTO MILITARE RUSSO

In questa complessa situazione militare, la leadership russa ha deciso di rafforzare le forze di Assad, principalmente in due modi:

a) Attraverso la fornitura di moderne attrezzature militari, con armi ad alta precisione (nuovi mezzi blindati, moderni sistemi di telecomunicazione, droni spia, mitragliatrici ecc.)

b) Attraverso bombardamenti aerei delle forze "terroriste". In una dimostrazione di forza militare la Russia ha bombardato le posizioni nemiche con missili sparati da navi da guerra appartenenti alle flotte nel Mar Caspio e nel Mediterraneo. L'aviazione siriana ha aerei più vecchi, con meno possibilità di effettuare attacchi di precisione sul nemico.

[Una sezione dell'articolo fornendo dati sull'aviazione della Russia e la forza navale coinvolti nel conflitto siriano è omesso]

OBIETTIVI IMMEDIATI E A LUNGO TERMINE

Importanza militare del coinvolgimento russo

Attraverso queste azioni, si ritiene che le perdite delle forze armate siriane possano essere eliminate e che possano ancora una volta ottenere il sopravvento e il dinamismo rispetto ai loro nemici.

Inoltre, secondo il quotidiano Financial Times[12], gli Stati Uniti in collaborazione con la Turchia e la Giordania attuerà una "no fly zone" in Siria, cioè secondo lo stesso metodo che hanno usato in Libia.  Il coinvolgimento russo ostacola questi piani.

Obiettivi politici

La borghesia russa punta a consolidare i propri interessi economici e geopolitici nella regione del Mediterraneo orientale.  Avendo imparato la lezione dagli sviluppi in Jugoslavia e in Libia, dove non aveva presenza militare ed era distante dall'arena del confronto, sta cercando di prevenire una simile situazione.  La Russia mira a sostenere il regime siriano con ogni mezzo a sua disposizione in modo che i suoi monopoli e non quelli euro-atlantici abbiano il sopravvento, in collaborazione con la sezione della borghesia rappresentata dal regime di Assad, per quanto riguarda lo sfruttamento delle risorse e del popolo.

Si tratta di uno sviluppo che "districa" dalla situazione di stallo in Ucraina e permette un miglior uso delle contraddizioni tra la Germania, la Francia e USA.  Consente inoltre di avvicinarsi in modo più efficace ai regimi in Iran, Iraq ed Egitto.

Inoltre, il successo o meno nel difendere i propri interessi in Siria determinerà se ha la risolutezza e la forza per proteggere i propri interessi in altre regioni come, ad esempio, l'Asia centrale e in altre regioni dove cerca la penetrazione più profonda del suo capitale, come l'Egitto e Iran. Pertanto la leadership russa sta facendo una scommessa sul mantenimento delle sue posizioni in Siria al fine di rafforzare i suoi tentativi di approfondire la penetrazione in altri paesi della regione.

LA POSIZIONE POLITICO-MILITARE DELLE ALTRE POTENZE

Vale la pena notare la posizione delle altre potenze forti, in un momento in cui l'Unione Europea, gli Stati Uniti e i loro alleati, tra l'altro, hanno attuato sanzioni economiche contro la Russia, col pretesto della sua annessione della Crimea e accusandola di coinvolgimento militare in Ucraina orientale.

Gli Stati Uniti hanno reagito negativamente al coinvolgimento militare russo in Siria. Da parte loro, hanno continuato attacchi aerei in Iraq e Siria, mentre ha anche inviato consulenti ai curdi e forse ad altri gruppi armati attivi in Siria. Tutte queste mosse dimostrano l'interesse degli Stati Uniti nella regione nord-orientale della Siria.  Gli USA utilizzano le basi militari esistenti dei suoi alleati al fine di promuovere i suoi programmi; tra queste le basi di Suda e Kalamata [in Grecia, NdT].  Essi hanno anche inviato la portaerei Harry S. Truman (CVN75) nel Mediterraneo.

Politicamente gli Stati Uniti sembrano porsi per la rimozione incondizionata del presidente siriano come precondizione, ma i loro veri scopi sono il rafforzamento della propria posizione nella regione e l'indebolimento della posizione dei suoi rivali.

Nel recente passato la Cina si è allineata con la Russia alle Nazioni Unite sulla questione delle armi chimiche in Siria e sull'obiettivo degli Stati Uniti di ottenere l'approvazione delle Nazioni Unite per raid aerei. Insieme alla Russia ha utilizzato il diritto di veto. Ora varie fonti greche scrivono che navi da guerra cinesi e aerei stanno raggiungendo la Siria al fine di difendere Assad. Ciò non è ancora stato confermato dalla Cina, ma non si può escludere come possibile scenario. In realtà il quotidiano Jenmin Jibao ha pubblicato una valutazione dell'esperto militare cinese Chan Chunsen, che sostiene che tutti i report, sul fatto che una portaerei cinese stia andando a prendere parte al conflitto in Siria, sono semplicemente voci e che la Cina non si schiererà militarmente con alcuna forza in Siria. [13]

Il Ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, in occasione dell'incontro per celebrare il 70° anniversario delle Nazioni Unite, ha detto che il mondo non può stare a guardare di fronte ai tragici sviluppi, ma anche che nessuno di sua spontanea volontà può intervenire negli affari di altri paesi. Egli ha anche sostenuto durante l'incontro con il Ministro degli Esteri siriano che la sovranità della Siria dovrebbe essere rispettata.  Tuttavia nei suoi discorsi non ha fatto alcun riferimento ad Assad o alle iniziative russe e ha aggiunto che «la Cina non ha interessi nel Medio Oriente e quindi cerca di svolgere un ruolo costruttivo».[14] Il Ministero degli Esteri cinese ha annunciato che la Cina sta prendendo una posizione a favore di una soluzione politica. [15]

All'inizio del 2015 il rappresentante del Ministero degli Esteri cinese, Hua Chunying, ha espresso la posizione della Cina: «Per quanto riguarda i colpi della Russia contro le organizzazioni terroristiche in Siria, abbiamo anche espresso il nostro sostegno in precedenza e osservato che la Russia ha effettuato la lotta contro le organizzazioni terroristiche in Siria su invito del governo di questo paese».[16]

La posizione della Germania, la sua differenziazione dagli Stati Uniti, è di particolare interesse. Inizialmente la Germania aveva firmato la dichiarazione dei Sette (USA, Gran Bretagna, Francia, Germania, Qatar, Arabia Saudita e Turchia)[17], che ha invitato la Russia a cessare immediatamente i suoi attacchi contro l'opposizione siriana e i civili e concentrare i suoi sforzi contro lo Stato islamico.

A.Merkel ha dichiarato il 4 ottobre 2015:
«Avremo bisogno di sforzi militari, ma gli sforzi militari non porteranno alla soluzione, abbiamo bisogno di un processo politico, ma che ancora non sta davvero andando molto bene». Ha anche aggiunto che è necessario che il regime del presidente siriano Bashar Al Assad sia coinvolto nelle trattative: «Ma per arrivare a una soluzione politica, c'è bisogno sia dei rappresentanti dell'opposizione siriana che di coloro che sono attualmente al governo in Damasco così come di altri per ottenere successi reali e quindi soprattutto degli alleati dei rispettivi gruppi. La Russia, gli Stati Uniti, l'Arabia Saudita e l'Iran potrebbero tutti avere un ruolo, insieme alla Germania, Francia e Gran Bretagna».[18]

Cioè essa ha una posizione diversa da quella degli Stati Uniti sui seguenti temi: 1) si accetta la presenza di Assad al tavolo delle trattative per una soluzione politica; 2) si riconosce che l'Iran deve stare allo stesso tavolo.

La posizione della Germania si differenzia nettamente da quella degli Stati Uniti e anche a quella della Francia. È caratteristico che la Francia, seguendo l'esempio degli Stati Uniti, abbia effettuato attacchi aerei in Siria il 27 settembre (due giorni prima dell'intervento russo), mentre il primo ministro francese, Manuel Valls, parlando a proposito dell'intervento russo, ha riesumato la questione delle armi chimiche(!), affermando che: «La Russia non deve fare errori per quanto riguarda i suoi obiettivi in Siria e colpire altre organizzazioni all'infuori dello Stato islamico», precisando che: «Dobbiamo colpire gli obiettivi giusti e in questo caso ISIS».  «La seconda condizione è che nessuno può attaccare i civili.  E soprattutto, si è consapevoli che il regime del (presidente siriano) Bashar (al Assad) continua a usare armi chimiche contro i civili e questo non può essere tollerato», ha continuato Valls.[19]

Tuttavia, dopo gli attacchi omicidi di Parigi del 13 novembre 2015, la posizione francese sembra essere cambiata. Il Presidente francese F. Hollande nel suo discorso al parlamento e al senato il 16 novembre ha fatto il seguente riferimento: «In Siria stiamo cercando la soluzione politica del problema, che non è Bashar Assad.  Il nostro nemico in Siria è ISIL». Ciò viene interpretato come un cambiamento di politica in Siria, avvicinandosi alla posizione tedesca, in quanto non c'è più l'ossessione di rimuovere (immediatamente) Assad. Hollande ha anche detto che avrebbe chiamato Putin e Obama a prendere iniziative congiunte insieme a lui, una posizione che è piaciuta a M. Le Pen che ha chiesto nel frattempo «un cambiamento di atteggiamento nei confronti della Russia».

La portaerei francese Charles de Gaulle si è diretta verso il Mediterraneo orientale e ha cominciato gli attacchi contro lo "Stato islamico", cercando di coordinare le sue operazioni militari sia con gli Stati Uniti (di cui è alleata) e anche con la Russia.

La decisione della Francia di invocare l'articolo 42, paragrafo 7, del Trattato dell'Unione europea[20], e non l'articolo 5 del relativo trattato NATO, dimostra che la borghesia francese vuole la sua alleanza con gli Stati Uniti, ma non vuole accettare incondizionatamente il ruolo egemonico degli Stati Uniti. Allo stesso tempo, il fatto che il governo francese non invochi l'articolo 222 del Trattato di Lisbona (che in effetti si riferisce più in particolare al caso di un attacco terroristico) dimostra la distanza che sta cercando di tenere dalla Germania.

La Gran Bretagna ha fatto dichiarazioni molto aggressive contro l'intervento russo. Il Primo Ministro Cameron ha fatto la seguente dichiarazione: «Stanno sostenendo il macellaio Assad, che è un terribile errore per loro e per il mondo. Ciò sta rendendo la regione più instabile».[21] Inoltre il ministro degli Esteri britannico, Philip Hammond, ha accusato la Russia di condurre una «classica guerra asimmetrica» in Siria[22]. Il 3 dicembre la Gran Bretagna ha iniziato anche attacchi aerei dalle sue basi militari sulla " portaerei inaffondabile ", Cipro.

Da parte sua Israele, che ammette che sta effettuando operazioni sul territorio siriano per ragioni di "auto-protezione", sta cercando di avere una posizione di equilibrio, ma ha espresso il suo dispiacere per il coinvolgimento militare diretto russo. Il Primo Ministro Netanyahu ha dichiarato che non vuole un ritorno a rapporti polemici di Israele con la Russia[23] e ha anche detto che «Israele è consapevole del fatto che essa ha un confine con la Russia ora»[24].  Tuttavia va notato che la Russia ha assicurato Israele che i suoi interessi non saranno danneggiati dall'intervento militare russo, anzi!

Naturalmente, tutte queste potenze hanno dichiarato la loro intenzione – e alcuni hanno già agito in tal senso –di creare "meccanismi" al fine di evitare un coinvolgimento militare accidentale con la Russia.

La Turchia, con il cosiddetto "Dogma neo-ottomano" come suo veicolo, utilizzando l'Islam come fattore unificante in Medio Oriente, nei Balcani e nel Caucaso, promuove le ambizioni della sua borghesia, per un ruolo maggiore nel sistema imperialista mondiale, inizialmente all'interno il G20 e poi per entrare nel cerchio ristretto. Essa sta giocando un ruolo decisivo nella crisi siriana! La borghesia turca ha sostenuto i jihadisti e le accuse circa il suo coinvolgimento nel commercio del petrolio illegale organizzato nelle zone controllate dal "IS" hanno un fondamento reale. Per cominciare, la borghesia turca ha sostenuto i piani per smembrare Siria e Iraq e non solo ha richiesto l'effettuazione di attacchi aerei in Siria, ma anche l'attuazione di una "No Fly Zone", come era stato fatto in Libia, che in realtà creerebbe le premesse per una invasione di terra e l'occupazione della Siria o di una sezione di essa. Ci già sono fonti che fanno riferimento a potenti forze di terra schierate dalla Turchia ai confini con la Siria. L'abbattimento del caccia russo è stato un atto deliberato da parte della Turchia, con l'obiettivo di mostrare che Mosca non può apertamente ignorare gli interessi (e piani) della borghesia turca. Questo sviluppo ha chiaramente provocato e provoca ancora maggior coinvolgimento della NATO nella crisi siriana.

Sarebbe una mancanza per noi non parlare dell'obiettivo dell'Arabia Saudita di formare una nuova coalizione, la cosiddetta "Alleanza islamico Militare"[25], che mira a integrare 34 paesi di Medio Oriente, Asia e Africa, al fine presunto di confrontarsi con l'ISIS. Un tale piano, che gode chiaramente del sostegno degli Stati Uniti, indipendentemente dal fatto che abbia totale successo o meno, giocherà chiaramente un ruolo se le operazioni di terra dei piani di smembramento del paese procederanno in Siria.

VALUTAZIONI SULLE PROSPETTIVE DI QUESTI SVILUPPI

La base su cui si formano queste contraddizioni e la loro espressione militare è la concorrenza capitalistica per la redditività e la divisione delle risorse naturali e della ricchezza. Quindi la questione siriana è l'epicentro di un enorme concentrazione di forze, senza che ciò implichi che entreranno necessariamente in conflitto. Ci sono molte possibilità, che sono influenzate da decine di fattori e non siamo in grado di valutarne l'importanza e il potenziale dinamismo. L'intervento del popolo lavoratore è un fattore importante che fino a ora non ha la direzione per liberarsi dagli obiettivi delle borghesie nazionali e straniere.

Sulla base dei correnti rapporti di forze, potrebbero esserci sviluppi nelle seguenti direzioni. Noi li presentiamo qui di seguito senza un particolare ordine di importanza:

a) Continuazione a lungo termine del logoramento di Assad e dei suoi alleati, innescando altri focolai, come scelta di fondo degli Stati Uniti e dei suoi alleati, come Turchia, Israele, monarchie del Golfo, con l'obiettivo di dissanguare economicamente nel lungo termine e stritolare la Russia politicamente e militarmente in Siria. Ciò potrebbe essere realizzato fornendo armi (ad esempio i missili Stinger all'"opposizione", che si sospetta siano stati già chiesti ma ufficialmente rifiutati dagli USA)[26] e anche mediante l'apertura di "fronti" in Ucraina orientale, e altri attacchi in Asia centrale, Caucaso ecc. Naturalmente tale evento potrebbe portare a conseguenze incontrollabili, anche negative per la potenza che li ha pianificate, come una guerra generalizzata. Addetti politico-militari stanno già parlando di una guerra generalizzata tra NATO e Russia e spingendo per un aumento della spesa NATO.[27]

b) Una soluzione di compromesso alla crisi siriana. Il compromesso inizialmente sarebbe tra le potenze straniere e poi dovrebbe includere le opposte forze interne. Ci potrebbero essere diversi risultati di un compromesso, il più probabile dei quali è lo smembramento della Siria, poiché l'intervento militare aperto delle potenze imperialiste ha anche dimensioni geografiche. Ad esempio, la Russia sta mostrando più interesse nelle regioni costiere della Siria, gli Stati Uniti in zone del nord e nord-est, dove hanno inviato "consiglieri" militari a gruppi armati curdi ecc. Vale a dire, ogni potenza straniera, sostenendo le forze locali borghesi, si dividono la Siria in zone, cioè protettorati.

In ogni caso, gli interessi opposti continueranno a venire in conflitto. Avremo una "pace" falsa, in sostanza imperialista, cioè "Con la pistola puntata alla tempia dei popoli".

Lo scenario dei rapporti interni ed esterni delle forze che permettono un ritorno alla situazione come era dieci anni fa è meno probabile, ossia per la Russia mantenere completamente la sua posizione e il regime di Assad in sella e di "schiacciare" i "terroristi", che, come Putin ha sottolineato, non possono essere facilmente separati in "opposizione moderata" e "opposizione".

D'altra parte, un compromesso e un "disimpegnarsi" dal conflitto faciliterebbe altre potenze imperialiste a concentrare la loro attenzione su altri focolai, come per esempio il Mar Cinese Meridionale, dove il confronto è in fase di intensificazione da qualche tempo, prima di tutto tra la Cina e gli Stati Uniti e anche tra la Cina e gli altri paesi della regione.

INGANNEVOLI COSTRUZIONI IDEOLOGICHE CHE HANNO LO SCOPO DI GIUSTIFICARE LA GUERRA IMPERIALISTA

L'aperto coinvolgimento russo nella crisi siriana, così come gli attentati di Parigi, hanno creato un "riciclaggio" di confusione ideologica, sia di tipo vecchio che nuovo, che dobbiamo esaminare. Così, per esempio, mentre la natura di classe della Russia capitalistica di oggi e gli obiettivi del capitale russo di solito non sono contestati ed è riconosciuto che la Russia di oggi non è l'Unione Sovietica di una volta, spesso sono avanzati vari costrutti ideologici fuorvianti. Inoltre, riemergono analisi decisamente non classiste dei rapporti e degli sviluppi internazionali. Si tratta di questioni che vale la pena di trattare, in quanto inducono i lavoratori ad allinearsi con una potenza imperialista o l'altra e scegliendo con chi stare in una guerra che si è scatenata per interessi estranei ai loro, in particolare per gli interessi del capitale.

Il "mondo multipolare" in opposizione all'"impero degli Stati Uniti"

Alcune forze vedono l'imperialismo semplicemente come "l'impero" degli Stati Uniti e su questa base salutano l'avanzata di nuove potenze capitalistiche emergenti negli affari globali, così come l'emergere di nuove unioni interstatali (BRICS, Shanghai Cooperation Organization, Trattato di Sicurezza Collettiva organizzazione, ALBA, ecc.), che sono formate da stati capitalisti, con un contenuto economico-politico e militare. Questi sviluppi sono salutati come inizio della comparsa di un nuovo "mondo multipolare", che "riformerà" e darà "nuova vita" alle Nazioni Unite e alle altre organizzazioni internazionali che sfuggiranno all'"egemonia" degli Stati Uniti. Queste ipotesi concludono che in questo modo sarà assicurata la pace. Da questo punto di vista, il coinvolgimento militare russo in Siria è accolto come un passo in questa direzione.

Si sostiene che le "nuove" contraddizioni inter-imperialiste e il riallineamento apparente del sistema globale può portare alla "democratizzazione" delle relazioni internazionali, come un mondo con tanti "poli" sta emergendo con il rafforzamento della Germania, della Russia, della Cina, del Brasile e di altri stati e il relativo ritiro della posizione degli stati Uniti.

Si sentono proposte relative, come ad esempio l'ampliamento del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite con altri paesi.

Quindi la domanda sorge spontanea: può un maggiore ruolo globale dell'UE, come sostengono ad esempio SYRIZA e il Partito della Sinistra Europea, o anche un ruolo più importante per la Russia e la Cina creare un altro ambiente "pacifico" per gli sviluppi internazionali?

Niente affatto, nella nostra valutazione. E questo perché le guerre imperialiste non sono causate dagli specifici rapporti di forza tra gli stati capitalisti in un dato momento, ma dalle leggi del capitalismo: lo sviluppo capitalistico diseguale, la concorrenza, la tendenza ad acquisire profitti aggiuntivi. Le contraddizioni inter-imperialiste sono prodotti, riprodotti e modificati su questa base, in particolare per quanto riguarda le materie prime, l'energia, le reti di trasporto, la lotta per le quote di mercato. È la concorrenza dei monopoli che porta a interventi e guerre militari locali e generalizzate. Questa competizione è condotta utilizzando tutti i mezzi posseduti dai monopoli e dagli stati capitalistici che esprimono i loro interessi. Essa si riflette negli accordi interstatali, che vengono costantemente contestati a causa dello sviluppo ineguale. Questo è l'imperialismo, l'origine degli attacchi militari sia su larga che su piccola scala.

Parlare di una "nuova governance globale democratica", con "trasparenza", "partecipazione" e "solidarietà sociale", che viene diffusa dalle forze socialdemocratiche e opportuniste imborghesite mira ad abbellire ideologicamente i nuovi rapporti di forze nella barbarie capitalistica, imperialistica, con l'obiettivo di ingannare i lavoratori.

Le guerre precedenti, come la 2° guerra mondiale, sono state scatenate nel nome di raddrizzare accordi ingiusti o impedire nuove guerre. Vi è un urgente bisogno per i lavoratori di liberarsi da tali illusioni e trappole per quanto riguarda la "democratizzazione" del capitale e delle relazioni internazionali, che li fanno allineare dietro interessi estranei ai loro.

Il "mondo multipolare" come mezzo per salvaguardare la pace e gli interessi del popolo è un errore. In sostanza questo approccio considera il nemico come un alleato, intrappola le forze popolari nella scelta di una o l'altra unione imperialista, paralizza il movimento operaio.

"La posizione della Russia, anche se include rischi di un conflitto più generale, facilita la lotta antimperialista".

Questo punto di vista spesso si sovrappone con la valutazione che la Russia è un "potere anti-imperialista". Un'intera "corrente" politica è emersa in Russia negli ultimi anni, con il nome di "Putiniani rossi", che forniscono un sostegno politico "di sinistra" all'attuale presidente del paese, V. Putin. Questa è una forma modificata del costrutto ideologico del "mondo multipolare". È altrettanto fuorviante e paralizzante per il movimento operaio, in quanto ignora il carattere sociale di classe dell'odierno potere in Russia. Chi possiede i mezzi di produzione e di potere nella Russia di oggi? Risposta: la borghesia è la classe dirigente in Russia e i monopoli sono dominanti, mentre la stragrande maggioranza delle persone si trovano ad affrontare tutti i problemi sociali ed economici del capitalismo; ciò viene ignorato dai sostenitori di questo punto di vista. L'attenzione di forze specifiche è fondamentalmente incentrata sulla lotta della Russia contro gli Stati Uniti e altre potenze imperialiste. Tuttavia, questa lotta non è stata intrapresa negli interessi del popolo russo, ma nell'interesse dei monopoli russi.

Inoltre, è importante chiarire che cosa si intende con il termine "imperialismo". Se con questo termine intendiamo i criteri scientifici stabiliti da Lenin nei suoi scritti, sulla base dei quali egli conclude che il capitalismo è nella sua fase più alta, monopolistica, allora diventa evidente che un potere capitalista, come la Russia, dove i monopoli sono dominanti, non può essere qualificata come "potenza antimperialista".

Forze, anche comuniste, che abbandonano la comprensione leninista dell'imperialismo e lo trattano come una "politica estera aggressiva" o lo identificano solo con gli Stati Uniti e vedono solo un "impero" statunitense, possono finire per fare enormi errori politici. Un tipico esempio di questo è che tali forze pochi anni fa etichettavano la Turchia come una "potenza anti-imperialista", quando ErdoÄYan acuì lo scontro della Turchia contro Israele e prese posizione a favore dell'Iran, mentre era ed è nell'alleanza militare imperialista della NATO, occupa ancora militarmente il 40% di Cipro e minaccia la Grecia che la sua attuazione del diritto internazionale del mare nell'Egeo sarebbe un Casus Belli.

Naturalmente, l'acuirsi delle contraddizioni inter-imperialiste e la guerra imperialistica di per sé non portano a un cambiamento dei rapporti di forza a favore della classe operaia e delle forze popolari, come dimostrano gli attuali sviluppi in Siria, come pure in Ucraina e in altri paesi. Una precondizione è l'esistenza di Partiti comunisti forti, con una strategia rivoluzionaria ben elaborata e radici nei movimenti operai e popolari al fine di indirizzare le masse degli insorti verso l'obiettivo di rovesciare la barbarie capitalista.

Interpretazioni non di classe del diritto internazionale

Nel caso che stiamo esaminando, una serie di forze (anche comuniste) sostengono che la Russia sta agendo nel "quadro del diritto internazionale", in contrasto con gli Stati Uniti e altre potenze. Su questa base si giustifica l'intervento militare russo, su invito del governo siriano, come diverso rispetto agli interventi di altre potenze.

Tuttavia, il "Diritto Internazionale" così com'è oggi prevede tre casi in cui si possono attuare operazioni militari sul territorio di un altro stato: 1) Attraverso una decisione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, come è avvenuto in Libia, 2) su invito del governo legittimo dello Stato specifico, come la Russia è stata invitata dalla Siria e 3) per ragioni di "auto-difesa".

Per quanto riguarda gli attacchi aerei in Siria gli Stati Uniti hanno invocato motivi di "auto-difesa" fin dal principio. Ma anche il governo turco, con la sua lettera al Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon, ha invocato l'"Articolo 51″ della Carta delle Nazioni Unite. Il vice-rappresentante permanente della Turchia presso l'ONU, Levent Eler, ha fatto i seguenti riferimenti nella sua lettera:

«È evidente che il regime in Siria non è né in grado né è disposto a evitare queste minacce provenienti dal suo territorio, che mettono in pericolo chiaramente la sicurezza della Turchia e la sicurezza dei suoi cittadini (…) La Siria è diventata un rifugio sicuro per (lo Stato islamico). Questa zona è usata da (lo Stato islamico) per la formazione, la pianificazione, il finanziamento e la realizzazione di attacchi al di là dei confini della Siria, in territorio turco».[28]

Vale la pena notare che l'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, che si riferisce al diritto di un paese di difendersi contro un attacco armato, non è sempre stato come è oggi. Inizialmente l'articolo trattava di una invasione straniera a danno di uno stato membro delle Nazioni Unite e il suo diritto di rispondere a questo attacco colpendo fuori dai suoi confini, cioè nel territorio dello stato aggressore, per ragioni di auto-difesa, fino a quando non sia stata presa una decisione pertinente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Tuttavia, dopo il settembre del 2001, gli Stati Uniti si sono rivolti al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e hanno chiesto una "interpretazione allargata" di questo articolo specifico in modo che esso possa essere invocato per invadere e occupare l'Afghanistan nella sua guerra contro i talebani. Allora il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (e la Russia) ha accettato la richiesta degli Stati Uniti e ora l'auto-difesa non è solo una risposta a un attacco (invasione militare) da parte di uno stato specifico, ma ogni attacco armato in generale, cosa che, come è ovvio, è interpretato come si vuole.

Il 18 novembre 2015 la Russia ha anche dichiarato che d'ora in poi agirà sulla base dell'articolo 51, visto che sta anch'essa esercitando il suo diritto all'autodifesa. Questa posizione, in realtà, mette fine alla discussione in corso tra le fila del Movimento Comunista Internazionale per quanto riguarda "se dovremmo sostenere la potenza che osserva il diritto internazionale nei confronti di quelle che non lo fanno".

Tuttavia, dobbiamo chiarire quanto segue: il diritto internazionale è un'estensione del diritto borghese. Fino a quando esisteva l'Unione Sovietica e altri paesi socialisti, questo era il risultato dei rapporti di forza tra capitalismo e socialismo, che tuttavia hanno continuato ad essere negativi, e anche in quel periodo si sono realizzati i crimini imperialisti. Dopo il rovesciamento del socialismo, il diritto internazionale è determinato esclusivamente dal rapporto di forze tra gli Stati capitalistici, sta diventando sempre più reazionario e viene utilizzato dalle potenze imperialiste a piacimento, nel quadro della loro concorrenza e a spese dei popoli.

Nel momento in cui scoppia un altro conflitto imperialistico, è completamente fuorviante fare una discussione su chi ha iniziato o chi osserva il "Diritto Internazionale", che è diventato ancora più reazionario e "flessibile" al punto che può essere invocato dalle potenze imperialiste. L'essenza, che noi comunisti dobbiamo chiarire, è il "terreno" su cui viene condotta questa guerra. Un terreno che viene definito dagli interessi dei monopoli. L'essenza è da ricercarsi nel carattere delle potenze che stanno arrivando in conflitto, e questi poteri hanno un contenuto di classe specifico.

La caratterizzazione degli Stati Uniti come "fascista" e la Russia come potenza internazionale "democratica"

Questa costruzione ideologica fluisce anche da una analisi non di classe del diritto internazionale. La base di questo è nella visione che la borghesia russa, promuovendo i propri interessi, agisce nel quadro del diritto internazionale esistente, mentre gli Stati Uniti lo violano continuamente e agisce "in modo egoistico e fascista" per la promozione dei propri interessi. Si sostiene che gli USA possono osservare alcune norme democratiche a livello nazionale, ma agiscono in modo "fascista" nella sua politica estera, cosa che provoca la cosiddetta "esportazione del fascismo". Su questa base, emergono richieste di nuovi "fronti antifascisti".

Questa valutazione, consapevolmente o no, ignora il carattere di classe unificato della politica interna ed estera in ogni stato e svia il movimento operaio. La natura di classe del sistema come criterio di base viene trascurato. Gli interessi dei monopoli sono serviti all'interno degli stati capitalisti dalla linea politica antipopolare, così come gli interessi dei monopoli sono serviti anche dagli interventi e dalle guerre imperialiste per il controllo dei mercati. V. I. Lenin ha sottolineato quanto segue riguardo a questo problema. «Non c'è idea più errata e nociva che quella di separare la politica estera dalla politica interna. E proprio in tempo di guerra tale estremo errore appare ancor più grave».[29] Lenin in molti dei suoi lavori ha sottolineato «che la classe operaia, se è cosciente, non può parteggiare per nessuno dei gruppi rapaci imperialisti».[30]

La separazione tragicamente sbagliata di stati tra quelli "fascisti" e "democratici" guida il movimento comunista e operaio nella scelta tra imperialisti in un conflitto militare regionale o più esteso.

Per quanto riguarda il riferimento alla storia della lotta antifascista, dovremmo tenere a mente che vi è ora la prova incontrovertibile che la grande potenza economica e militare della Germania fascista è stata acquisita a causa del sostegno diretto datole dalla borghesia degli Stati "democratici": Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna. Questi Stati tollerarono anche i suoi primi atti di aggressione militare. Inoltre, dopo la fine della guerra, criminali di guerra tedeschi, furono arruolati come personale nei servizi segreti degli Stati capitalistici "democratici" e della NATO. E non dobbiamo dimenticare che non furono solo i nazisti e le forze dell'Asse che hanno commesso crimini contro l'umanità, ma anche i governi degli stati capitalisti "democratici". Gli Stati Uniti ha commesso un crimine enorme e agghiacciante, senza alcuna necessità militare esistente per questo, quando sganciarono le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki (6 e il 9 agosto 1945).

La presa di posizione di sostenere la potenza meno forte

Alcuni compagni di altri PC valutano che la Russia è uno Stato capitalista, ma solo una "potenza regionale" nel sistema imperialista internazionale che, come gli altri BRICS (Brasile, India, Cina, Sud Africa), osserva le norme del diritto internazionale e in effetti non è integrata nell'"imperialismo globale", che è considerato come il "nocciolo duro del capitale finanziario".

Tuttavia, questo approccio stacca la politica dall'economia, poiché oggi il capitale finanziario è dominante in ogni paese capitalista, essendo il capitale finanziario la fusione del capitale industriale e bancario. I gruppi monopolistici che riuniscono le società per azioni, una caratteristica fondamentale del capitalismo monopolistico, cioè l'imperialismo, sono dominanti sia nei paesi capitalisti "ricchi" che in quelli "poveri".

La separazione dei paesi capitalisti in alcuni che sono nella "metropoli" (una versione di ciò è la teoria del "miliardo d'oro" della popolazione globale) e altri che sono in "periferia" restringe il concetto di imperialismo, limitandolo a questioni di dipendenza e sfruttamento da parte delle "metropoli" capitalistiche. La teoria leninista dell'imperialismo, sulla base dello sviluppo del capitalismo monopolistico nell'epoca in cui questa teoria fu formulata, ha posto correttamente il problema dell'esistenza di una "manciata" di grandi potenze imperialiste che sfruttano il resto del pianeta. Il trasferimento schematico di una classificazione identica dei paesi nella piramide imperialista globale alla situazione di oggi, ignorando l'attuale livello di sviluppo del capitalismo monopolistico in molti altri paesi, è una caricatura del leninismo. Alla fine porta alla collaborazione con le classi borghesi di Stati capitalisti meno sviluppati, con le sezioni che sono considerate "patriottiche", "non-monopolistiche", "con una coscienza nazionale". Si tratta di un approccio catastrofico per il movimento popolare, soprattutto quando si parla di questioni relative alla guerra imperialistica.

Inoltre va sottolineato che la Russia non può essere classificata come appartenente alla "periferia", perché esporta materie prime, così come non si possono classificare gli USA come "periferici", anche se sono lo stato più indebitato al mondo. Inoltre l'UE e la Cina hanno un livello significativo di dipendenza energetica dalla Russia, che oltre alle sue inesauribili materie prime, ha un arsenale nucleare in grado di rispondere agli Stati Uniti, competenze tecniche e scientifiche, una forza lavoro altamente qualificata ed esporta capitali. Tenendo conto di ciò, essa appartiene alla "manciata" di Stati che si trovano in cima alla "piramide imperialista". Non è un caso che sia la "forza motrice" di tutte le unioni di Stati capitalistici in Eurasia. Né è un caso il suo importante ruolo negli sviluppi mondiali.

Naturalmente la forza economica della borghesia russa è chiaramente inferiore a quella degli Stati Uniti, ma questo non è un motivo per il movimento operaio di sceglierla come alleato. Vale la pena di imparare da una metodologia di Lenin e la posizione che ha preso su questo tema specifico:

«Il primo dei due paesi possiede, mettiamo, i tre quarti dell'Africa e il secondo un quarto. Il contenuto oggettivo della loro guerra è una nuova spartizione dell'Africa. A quale parte augurare il successo? La domanda, posta nella sua forma precedente, è assurda, perché non ci sono più i precedenti criteri di valutazione: non c'è né il pluriennale sviluppo del movimento di liberazione borghese, né il pluriennale processo di decadenza del feudalesimo. Non è compito della democrazia moderna di aiutare né il primo paese a consolidare il suo "diritto" sui tre quarti dell'Africa, né di aiutare il secondo ad appropriarsi questi tre quarti (anche se la sua economia si sviluppa più rapidamente di quella del primo). La democrazia moderna resterà fedele a se stessa solo se non si alleerà a nessuna borghesia imperialista, se dichiarerà che "tutte e due sono pessime", se in ogni paese augurerà la sconfitta della borghesia imperialista. Ogni altra soluzione sarà, in pratica, nazional-liberale, non avrà niente a che fare col vero internazionalismo. (…) In realtà oggi non si può parlare, per la democrazia moderna, di andare al rimorchio della borghesia reazionaria, imperialista, di qualunque "colore" essa sia[31]

"La posizione della Russia ha un ulteriore motivo, si propone di servire gli interessi dei monopoli, ma sostiene un regime "patriottico", che sta conducendo da parte sua una "guerra giusta", per questo motivo è positivo e utile per il movimento anti-imperialista".

A questo proposito, spesso si fa riferimento ai rapporti tra l'URSS e la Siria per sostenere questo punto di vista, ignorando il carattere di classe della Siria e il fatto che i mezzi di produzione sono nelle mani della classe borghese. Il regime Baath che sta governando il paese dal 1963 divenne dominante dopo la 2° guerra mondiale quando, grazie all'URSS, al suo contributo alla vittoria antifascista, alla creazione di regimi socialisti nell'Europa orientale, al crollo del colonialismo, ci furono positivi sviluppi nei rapporti di forza. Poi in Siria, così come nella linea generale del movimento comunista internazionale, la questione dell'indipendenza nazionale e la mobilitazione attorno a questo obiettivo sono stati i temi centrali, come primo presupposto per il superamento dell'arretratezza che era predominante in ogni settore della vita sociale. L'URSS e gli altri stati socialisti formavano una politica di cooperazione economiche e di altre forme di supporto ai nuovi regimi, tra cui la Siria, con l'obiettivo di prevenire la loro assimilazione nel mercato capitalista internazionale, le unioni imperialistiche, e anche per rafforzare forze, all'interno dei fronti al governo, che erano in favore di un orientamento socialista.

Questo sforzo dell'Unione Sovietica per sviluppare rapporti economici, e anche le alleanze, con alcuni Stati capitalistici, contro le potenze imperialiste più forti, era legittimo e comprensibile, in quanto indeboliva il fronte unito degli imperialisti, staccava forze da loro, anche se solo temporaneamente, e sfruttava le contraddizioni nel campo imperialista. Il problema era che questa politica contingente (di Stato) dell'URSS, che si esprimeva a livello economico, diplomatico o altro verso alcuni paesi, è stato elevato a principio, è stato trasformato in una teoria e si è parlato del cosiddetto "percorso non capitalista di sviluppo" in questi paesi, che era legata alla visione di una "transizione pacifica". Ciò ha portato le forze comuniste e di conseguenza il movimento operaio a mostrare tolleranza o addirittura a partecipare a governi di gestione borghese.

In effetti fino ad oggi ci sono forze comuniste che fraintendono la posizione leninista che «il capitalismo monopolistico di Stato è la preparazione materiale più completa del socialismo, è la sua anticamera, è quel gradino della scala storica che nessun gradino intermedio separa dal gradino chiamato socialismo».[32] Sulla presunta base del fine di maturare i presupposti materiali, è giustificato il sostegno attivo e la partecipazione dei comunisti nella gestione borghese, anche in Siria. A maggior ragione quando queste specifiche persone intendono il capitalismo monopolistico di Stato soltanto come l'esistenza di un forte settore statale nell'economia e non come imperialismo, fase suprema del capitalismo, come Lenin ha descritto. Dobbiamo mettere in evidenza anche qualcos'altro: Lenin non ha mai invitato i comunisti a contribuire da posizioni di governo o da altre posizioni alla gestione e al rafforzamento del capitalismo monopolistico statale. Quindi si tratta di un'interpretazione errata di posizioni leniniste per giustificare la partecipazione dei comunisti a governi borghesi, "di sinistra", "patriottici", ecc. Lenin ha scritto appena sopra questa specifica frase che «La guerra imperialistica è la vigilia della rivoluzione socialista»[33], ma questo non significa che noi, come comunisti, dobbiamo dare il benvenuto alla guerra imperialista e partecipare a fianco della classe borghese del nostro paese in essa. Come sappiamo dalla storia, Lenin è stato colui che ha sollevato la bandiera dell'internazionalismo proletario, contro la partecipazione alla 1ª guerra imperialista mondiale, una bandiera che era stata abbandonata dalla 2ª Internazionale.

Così la divisione sbagliata della classe borghese in una sezione "patriottica" e una sezione di "servi degli stranieri", la partecipazione a governi borghesi, può portare il PC e i lavoratori a combattere sotto una "falsa bandiera"; Lenin ci ha avvertito di questo pericolo.[34] Ancor di più, quando è stato dimostrato in pratica che una "terza via al socialismo" non esiste, allo stesso modo, non esistono stadi intermedi tra il capitalismo e il socialismo, qualcosa che è evidente anche nel caso della Siria.

Dopo la controrivoluzione e il rovesciamento del socialismo in Unione Sovietica, lo Stato siriano ha favorito la centralizzazione del capitale, ha sviluppato ulteriormente le relazioni con interessi monopolistici, implementato politiche di ristrutturazione e ha preso misure antipopolari.

L'obiettivo della classe borghese di ciascuno stato capitalista, in linea con la sua forza economica, politica e militare, è di affermare una posizione migliore nella competizione per il controllo e lo sfruttamento delle risorse naturali, petrolio, gas naturale, reti energetiche e di trasporto in modo che i monopoli acquisiscano maggiori profitti, con l'acquisizione di maggiori quote di mercato, intensificando lo sfruttamento della classe operaia e gli altri strati popolari. Questa è la "regola" generale a cui la Siria non fa eccezione. Essa aveva elevato ErdoÄYan e la Turchia ad essere un "alleato strategico" nel 2010. Ciò era già stato preceduto dal suo cambiamento di atteggiamento nei confronti del PKK (non dobbiamo dimenticare come è iniziata l'"Odissea" di Öcalan conclusasi con la sua prigionia sull'isola di Imrali). Esso ha votato per le leggi a favore della cosiddetta "liberalizzazione del mercato", nonostante le proteste dei comunisti, con gravi conseguenze negative per i lavoratori (ad esempio, il peggioramento dei rapporti di lavoro, tra l'altro la liberazione di licenziamenti, aumenti dei prezzi di beni di prima necessità di consumo di massa, ecc.). Quindi, anche prima dell'inizio del 2011, si sono verificate mobilitazioni che hanno espresso il loro malcontento rispetto alle politiche di privatizzazioni e di austerità seguite dal governo di Assad. Un movimento sviluppato che ha lottato per aumenti salariali, espansione dei diritti democratici, riforme costituzionali. In misura diversa alcune richieste sono state soddisfatte, ma il piano di intervento straniero era già in corso nel quadro dei progetti più generali per un "Nuovo Medio Oriente". Questo piano è stato avanzato per effettuare le modifiche che mirano a frenare e negare le tendenze che si manifestavano, a scapito degli interessi economici degli Stati Uniti e di altri forti potenze imperialiste, come la Francia, perché c'erano Stati della regione che stavano facendo altre scelte. Questi stati guardavano alla Cina, alla Russia e all'India, che hanno migliorato la loro posizione nella concorrenza inter-imperialistica e minacciano il primato degli Stati Uniti nella "piramide" imperialista.

Così, in sintesi si può dire che il carattere di una forma di potere non è determinata da aggettivi decorativi come "asserviti agli stranieri" o "patriottici", che qualcuno potrebbe usare, ma da quale classe è al potere, da chi possiede i mezzi di produzione. La Siria non fa eccezione. Questo è uno stato capitalista, in cui la borghesia ha il potere. Il suo comportamento, in particolare dopo il rovesciamento del socialismo in URSS, preparava tra l'altro il "terreno" per gli attuali sviluppi: nel senso che la Siria ha partecipato al sistema imperialistico mondiale, ha effettuato ristrutturazioni e riforme con l'obiettivo di approfondire la sua integrazione nell'economia capitalistica internazionale, senza esitare ad attaccare le conquiste dei lavoratori e degli strati popolari e alla fine divenire impigliata nella rete di contraddizioni monopolistiche per la spartizione dei mercati capitalistici.

Quindi non sfugge alla nostra attenzione che il regime siriano, sviluppando le relazioni politico-economiche con l'Unione Sovietica nei decenni precedenti, senza smettere di cooperare con i paesi capitalisti, si oppose di tanto in tanto ai piani imperialisti degli USA e di Israele, ha sostenuto la giusta causa del popolo palestinese, è entrata in conflitto con Israele, che occupa ancora il territorio siriano preso nella Guerra dei Sei Giorni del 1967. Capiamo molto bene che l'indebolimento di quelle forze politiche guidate dal presidente Assad, o anche il suo rovesciamento, potrebbe portare a nuove guerre e interventi imperialistici.

Siamo contrari alla guerra imperialistica, chiamiamo il popolo a organizzare la lotta contro il coinvolgimento del paese in essa, contro l'uso del suo territorio, delle acque e dello spazio aereo come "trampolino" per gli attacchi contro terre straniere, così come contro la partecipazione delle forze armate greche. Per questo motivo siamo contrari alle scelte e piani della borghesia del nostro paese, che vengono serviti dal governo SYRIZA-ANEL che afferma che è pronto a spingere la Grecia in una guerra imperialista, col pretesto della "lotta contro il terrorismo".

Esprimiamo la nostra solidarietà al movimento comunista in Siria, che chiaramente non può essere indifferente all'intervento imperialista straniero che si sta svolgendo ora in quel paese, né verso i piani per occuparlo e smembrarlo. Analizzando l'esperienza storica del movimento comunista e proletario internazionale, crediamo che la lotta di ogni popolo può avere risultati significativi nella misura in cui essa è legata alla lotta per la liberazione del paese dai capitalisti, al di fuori da tutte le coalizioni imperialiste, un paese in cui la classe operaia sarà al potere, possedendo i mezzi concentrati di produzione e della ricchezza che produce. Solo in questo modo si può mettere fine ai fattori socio-economici e politici che creano le forme più vili di gestione capitalistica, come il fascismo e gli assassini dello Stato Islamico.

La "guerra comune contro il terrorismo"

L'abbattimento del caccia russo da parte della Turchia spegne temporaneamente l'euforia dei mass media borghesi, e di diverse forze opportuniste, circa la formazione di una "grande alleanza" nella "guerra comune contro il terrorismo", e i criminali dell'ISIS. Qui possiamo vedere il rigurgito di argomentazioni a proposito del fatto che ciò che è richiesto è l'unità "nazionale" e "europea", poiché l'Europa (e il mondo) sono sotto attacco da parte del "terrorismo". Forze politiche borghesi, dalla fascista Alba dorata alla "sinistra" governativa di Syriza, hanno sostenuto il coinvolgimento militare più aperto in Siria. Così, ad esempio, il PC francese, dopo gli attacchi di Parigi, ha preso una posizione a favore di «una coalizione internazionale sotto il mandato delle Nazioni Unite perché oggi gli Stati Uniti, la Russia, la Francia e gli altri si impegnano in operazioni militari che ovviamente non ottengono i risultati desiderati.»[35]

Alcune forze politiche principali in stati come la Russia e anche la Francia hanno fatto dichiarazioni simili dopo gli attacchi di Parigi. Da parte loro queste forze cercano di "consolidare" la loro posizione nei processi politici che seguiranno in Siria, dopo la "riduzione" dell'ISIS, cercando di salvaguardare o guadagnare basi per i loro monopoli.

Tuttavia questi falsi appelli non sono nell'interesse dei lavoratori europei, ma hanno lo scopo di nascondere le reali intenzioni, interessi e piani di queste forze.

Ancora una volta, è stato dimostrato che le forze opportuniste e socialdemocratiche sono il "coro di sinistra" del sistema e delle guerre imperialiste.

Come l'invasione imperialista e l'occupazione dell'Afghanistan e dell'Iraq hanno chiaramente dimostrato, la reazione islamista e l'oscurantismo, il problema dell'immigrazione e dei rifugiati non può in alcun modo essere risolto da guerre imperialistiche, interventi e occupazioni. Piuttosto il contrario.

La linea strategica che il movimento comunista dovrebbe costituire deve essere indipendente dai piani di ciascuna classe borghese e delle sue sezioni. Non deve permettere che i lavoratori siano trasformati in carne da cannone delle guerre imperialiste. Essa deve smascherare le cause della barbarie capitalista e non solo alcune delle sue manifestazioni più estreme.

LA LOTTA CONTRO LE GUERRE IMPERIALISTE PUÒ AVERE RISULTATI E PROSPETTIVE

Il governo SYRIZA-ANEL, parlando di una "politica estera multidimensionale" e cercando di ottenere il miglior risultato possibile per gli interessi della classe borghese del paese, ha messo in chiaro di operare nel quadro degli impegni del paese con la NATO e l'UE.

Questa non è una linea politica di un governo che è stato "trascinato" in causa contro la sua volontà, ma di uno consapevole che è diretto dagli interessi strategici della borghesia del paese (o della sua sezione dominante), che valuta che sarà in grado di aumentare i suoi profitti in queste unioni. Così il governo SYRIZA-ANEL sembra disposto, in nome di "proteggere la popolazione cristiana" in Medio Oriente, a "combattere il terrorismo", "invertire il flusso di immigrati", fornire infrastrutture militari e attrezzature per l'intervento militare UE-NATO in Siria. L'unica riserva che è stata espressa finora riguarda preoccupazioni per il coinvolgimento della Grecia con forze di terra, qualcosa, tuttavia, che nelle dichiarazioni degli Stati Uniti e della NATO (se non nei loro piani) non ha la priorità in questo momento. Tuttavia, l'accordo del governo per l'attivazione dell'Articolo 42, paragrafo 7, che parla di «un obbligo di aiuto e assistenza con tutti i mezzi in loro potere» li ha smascherati!

In queste condizioni molti lavoratori possono chiedersi: "Può avere risultati la nostra lotta per il disimpegno della Grecia dai piani imperialistici, quando essa rimane inchiodata nella NATO e nell'UE?"

La lotta del popolo lavoratore al fine di avere prospettive e risultati deve allo stesso tempo essere volta sia contro le forze capitalistiche nazionali ed estere, contro le decisioni del governo e contro quelle della NATO e dell'UE. Più forte sarà questa lotta, più forze della classe operaia e degli strati popolari l'abbracceranno, più possibilità avremo di impedire l'invio di forze armate greche in una guerra imperialista al fianco degli imperialisti della NATO-UE-USA. Più forte sarà il movimento contro la guerra imperialista, più ostacoli potranno essere posti per impedire l'utilizzo dell'infrastruttura militare del paese da parte degli imperialisti NATO-UE-USA. La lotta contro la guerra imperialista potrebbe essere l'"innesco" per il disimpegno del paese dalle unioni imperialistiche stesse, per il rovesciamento del potere capitalistico, poiché solo il potere dei lavoratori è in grado di garantire il vero disimpegno da loro e ogni altro tipo di unione imperialistica.

Noi comunisti, che basiamo le nostre analisi sulla teoria del socialismo scientifico, sappiamo molto bene che la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi in particolare violenti. La guerra si pone sul terreno del conflitto dei diversi interessi economici, che permeano l'intero sistema del capitalismo. Questo è il motivo per cui, anche se la guerra nelle condizioni del capitalismo è inevitabile (come le crisi economiche, la disoccupazione, la povertà, ecc.); allo stesso tempo si tratta di un fenomeno sociale che riflette la crisi del capitalismo, che può portare a una crisi politica generale, a una situazione rivoluzionaria, a formare le condizioni per l'uscita dalla guerra attraverso il rovesciamento rivoluzionario del potere capitalista e la conquista del potere operaio.

In conclusione, la nostra lotta per una società in cui i mezzi di produzione saranno di proprietà del popolo (e non la proprietà di pochissimi), dove l'economia opererà sulla base della pianificazione e del controllo dei lavoratori stessi, con l'obiettivo di soddisfare le esigenze del popolo (e non l'aumento dei profitti dei capitalisti) è integralmente connesso alla lotta contro la guerra imperialista e la "pace" imposta dagli imperialisti con la pistola alla testa del popolo, che prepara le nuove guerre imperialiste.

Note:

*) Elisseos Vagenas, membro del CC del KKE, Responsabile per la sezione Relazioni Internazionali

[1] Alexander Zinoviev (1922-2006): scrittore, sociologo, matematico e filosofo russo contemporaneo tra i più noti. Il suo percorso di vita ha incluso il suo rifiuto del sistema sovietico e la sua espulsione dal PCUS nel 1976 e poi la sua partenza dall'Unione Sovietica nel 1978. Venti anni dopo ha completamente cambiato le sue opinioni e adesso nella Russia capitalista può essere considerato come uno dei più accesi sostenitori del sistema sovietico tra l'intellighenzia russa. È forse l'unico tra i "dissidenti" sovietici dai tempi della Guerra Fredda, che pienamente si è pentito della sua posizione anti-sovietica e ha infatti ufficialmente chiesto scusa al popolo russo. Ha risposto in maniera aggressiva per la propaganda anti-sovietica sulle "persecuzioni" e i "gulag", affermando che egli stesso è stato arrestato nel 1939 e fu giusto così, perché aveva organizzato un gruppo che mirava ad assassinare Stalin. «Cosa dovevano fare, darci una medaglia?» Fu la sua risposta a una domanda su questo tema nel 2005. Dopo il 1990 ha difeso con passione i successi dell'URSS e anche i valori umani che hanno caratterizzato il sistema sovietico. Zinoviev ha parlato con durezza circa la dissoluzione dell'URSS, definendolo un "crimine senza precedenti". In una delle sue ultime interviste, ha affermato che «il male di base nel mondo è la proprietà privata, e se l'umanità non si libererà di essa, è condannata».

[2] http://www.Al-Akhbar.com/node/184.653

[3] Vedere, ad esempio http://energypress.gr/news/o-polemos-ton-agogon-stin-notioanatoliki-mesogeio

[4] «SincroRosia», http://gr.RBTH.com/internazionale/2013/02/06/i_maxi_ton_agogon_sti_mesi_anatoli_19795

[5] «The energy war in the Eastern Mediterranean», Kommounistiki Epitheorisi, numero 1/2012.

[6] http://www.kontinent.org/article.php?aid=52454f5ae5e84

[7] http://top.rbc.ru/business/24/09/2015/560168269a7947597c281379

[8] http://russian.people.com.cn/95184/7727145.html

[9] Andreas Matzakos, ufficiale dell'esercito in pensione, MSC international relations and strategic studies.  «Are Russia's vital interests at stake in Syria? Why is Russia continuing to support the Assad regime?" http://www.elisme.gr/gr/2013-01-06-18-39-21/item/2015-09-27

[10] http://www.rusexporter.ru/research/country/detail/2506/

[11] http://russian.people.com.cn/95184/7727145.html

[12] http://www.ft.com/intl/cms/s/0/cee6fcba-69bf-11e5-8171-ba1968cf791a.html#axzz3neno2hNG

[13] http://russian.people.com.cn//n/2015/0929/c31521-8957089.html

[14] http://top.rbc.ru/politics/01/10/2015/560d2f6a9a794744bcd58e23

[15] http://russian.people.com.cn//n/2015/1001/c31521-8957602.html

[16] http://www.rg.ru/2015/12/04/kitay-anons.Html

[17] Memorable Statement -7 countries call on Russia not to attack the islamofascists whose patrons they are http://thesecretrealtruth.blogspot.com/2015/10/7_3.html#ixzz3naTs9Kdr

[18] http://www.ert.gr/merkel-vlepi-politiki-lisi-me-asant-ke-antipolitefsi-sti-siria/

[19] http://www.politis-news.com/cgibin/hweb?-A=303503&-V=articles

[20] L'articolo 42 contiene disposizioni sulla «sicurezza e difesa politica comune». In particolare il paragrafo 7 recita: «Qualora uno Stato membro subisca un'aggressione armata nel suo territorio, gli altri Stati membri sono tenuti a prestargli aiuto e assistenza con tutti i mezzi in loro possesso, in conformità dell'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite.  Ciò non pregiudica il carattere specifico della politica di sicurezza e di difesa di taluni Stati membri. Gli impegni e la cooperazione in questo settore rimangono conformi agli impegni assunti nell'ambito dell'Organizzazione del trattato del Nord-Atlantico che resta, per gli Stati che ne sono membri, il fondamento della loro difesa collettiva e l'istanza di attuazione della stessa».

[21] http://www.naftemporiki.gr/story/1012006/kameron-terastio-lathos-oi-rosikes-epidromes-sti-suria

[22] http://www.naftemporiki.gr/story/1012116/xamont-i-rosia-den-mporei-na-petaei-ta-paixnidia-tis-apo-tin-kounia-otan-den-ginetai-to-diko-tis

[23] http://tass.ru/mezhdunarodnaya-panorama/2317079

[24] http://cnnpressroom.blogs.cnn.com/2015/10/04/fareed-zakaria-gps-benjamin-netanyahu-on-russia-iran-u-s/

[25] http://www.rizospastis.gr/page.do?id=16064&publDate=17%2F12%2F2015&pageNo=24

[26] http://top.rbc.ru/politics/04/10/2015/5610c1619a7947339a73394c

[27] http://www.onalert.gr/stories/senaria-oloklirotikou-polemou-nato-russias-gennoun-exoplismous-kai-xrima/45300

[28] http://news247.gr/eidiseis/kosmos/h-toyrkia-enhmerwse-ton-ohe-oti-ksekina-aeroporikes-epitheseis-enantion-toy-islamikou-kratoys. 3589646.html

[29] V. I. Lenin: "La politica estera della rivoluzione russa" pag. 77 Lenin Op. Complete vol. 25 Ed. Editori Riuniti, Roma 1967

[30] Ibid

[31] V. I. Lenin, "Sotto la bandiera altrui" Opere complete, vol. 21, Ed Riuniti, Roma 1967

[32] V. I. Lenin: "La catastrofe imminente e come lottare contro di essa" pag. 341 Op. Complete vol. 25 Ed. Riuniti, Roma 1967

[33] ibidem

[34] V. I. Lenin: Lenin. Sotto falsa bandiera. Opere complete, V. 21

[35] http://www.humanite.fr/pierre-laurent-il-faut-des-objectifs-de-paix-589717


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