www.resistenze.org - pensiero resistente - dibattito teorico - 04-04-16 - n. 583

X Congresso PCPE (Tesi I): La lotta di classe internazionale e le sfide dei comunisti

Partito Comunista dei Popoli di Spagna (PCPE) | pcpe.es
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

02/04/2016

Il IX Congresso del PCPE si celebrò nel dicembre 2010, in un momento caratterizzato dallo scoppio della crisi capitalista. La magnitudine della stessa e la profondità delle sue implicazioni per la classe operaia spagnola e mondiale obbligarono il PCPE a dedicare una parte fondamentale dei documenti del IX Congresso alla sua analisi.

La caratterizzazione della crisi capitalista è stata la base sulla quale, in tutto il periodo successivo fino a questo X Congresso, il nostro Partito ha potuto sviluppare una posizione di offensiva sui piani politico e ideologico, a cui si è aggiunto il proseguire dello sviluppo della crisi e di tutta una serie di fenomeni che si sono prodotti nel mondo e che oggi ci permettono di avere una visione più affinata e più completa sui compiti da sviluppare da parte del PCPE.

La Tesi I del IX Congresso, nelle sue linee essenziali, continua ad esser vigente. La Tesi I del X Congresso mette sul tavolo varie idee centrali delle quali l'insieme del Partito deve discutere, per migliorarle e completarle, rendendole così più utili al nostro lavoro politico.

Le idee centrali a dibattito

Sul piano internazionale la Tesi parte dalla constatazione che la formazione socio-storica capitalista è esaurita e che questa si sviluppa chiaramente nella sua incapacità di risolvere i problemi dell'Umanità e in quella di proseguire nel suo sviluppo mediante il ricorso continuo alla violenza e alla guerra. Il capitalismo si è convertito ina stretta guaina che impedisce la soddisfazione delle necessità della popolazione mondiale e che, costantemente, necessita della distruzione di forze produttive che radono al suolo le condizioni di vita e di lavoro delle maggioranze lavoratrici.

L'imperialismo, come capitalismo parassitario, agonizzante e in decomposizione, configura un mondo caratterizzato dall'interdipendenza economica diseguale tra paesi, dove il grado di sfruttamento della classe operaia si eleva drammaticamente a tutti i livelli e dove si moltiplica il pericolo della guerra generalizzata derivata dall'acuirsi delle contraddizioni inter-imperialiste, che si alimenta in forma altamente instabile in un quadro di unità e lotta tra potenze e alleanze interstatali di carattere imperialista.

Lenin segnalava che ciò che caratterizza il capitalismo moderno, nel quale impera il monopolio, è l'esportazione di capitale. Effettivamente oggi il capitale può circolare per il mondo con, praticamente, assoluta libertà e immediatezza. Questa esportazione di capitale, che inoltre è un mezzo per stimolare l'esportazione di merce, che si realizza nei nostri giorni attraverso diversi meccanismi come l'Investimento Diretto Estero (IDE) e altri, si caratterizza per esser multidirezionale, ossia, i capitali non si esportano solo a partire dalle potenze che occupano gli anelli più forti della catena imperialista, ma tutti i paesi capitalisti sono esportatori e importatori di capitali.

Questa realtà genera due conseguenze immediate. In primo luogo, la socializzazione crescente del lavoro e la produzione a livello mondiale fa sì che i monopoli di qualsiasi paese siano oggi più vicini che mai a poter sfruttare la classe operaia di qualsiasi altro paese o detto in altro modo, tutta la classe operaia mondiale può esser oggetto di sfruttamento da parte dei capitalisti di tutti i paesi.

In secondo luogo, il costante flusso multidirezionale di capitali e la socializzazione della produzione, permette di affermare che le relazioni economiche tra paesi si caratterizzano per un alto grado di interdipendenza, che è necessariamente diseguale perché i monopoli beneficiano dell'operatività della legge di sviluppo diseguale imperante nel capitalismo.

Ciò nonostante, il problema è che questa interdipendenza economica non sopprime le contraddizioni nel seno del sistema imperialista, ma aggrava e acutizza le rivalità inter-imperialiste, così come abbiamo potuto osservare negli ultimi 30 anni.

Questa acutizzazione non è un fatto congiunturale, ma è un fenomeno proprio dell'imperialismo che ha accelerato la sua corsa dopo il trionfo della controrivoluzione in Unione Sovietica e nel campo socialista europeo. Fino ad allora e durante buona parte del XX secolo, l'esistenza di un blocco socialista mondiale ha fatto in modo che le contraddizioni in seno al campo capitalista si modulassero e si subordinassero alla lotta contro il nemico principale e comune, che era l'insieme di paesi che costruivano il Socialismo.

Ai nostri giorni, senza questa diga di contenimento che erano i paesi socialisti, le difficoltà che hanno i capitalisti nel procedere alla riproduzione ampliata di capitale, generano una competizione crescente tra le potenze che cercano di favorire i "loro" monopoli mediante due vie principali: l'incremento del tasso di sfruttamento della classe operaia e il controllo delle risorse e dei mercati.

L'appartenenza ad alleanze imperialiste di Stati, cui esempio più avanzato è l'Unione Europea, permette, inoltre, che i monopoli possano svilupparsi in nuovi mercati e accedere a forza lavoro più a basso costo che quella dei paesi d'origine. La carenza di risorse, la crescente importanza delle loro rotte di trasporto e la necessità di mercati dove realizzare il valore del capitale, moltiplicano i conflitti tra i gruppi monopolisti e le loro strutture politico-militari, che si materializzano in forma di guerre commerciali, conflitti armati su scala regionale, interventi militari, rovesciamenti di governi e ogni tipo di ingerenze e pericolose manovre che rendono più vicino il pericolo di una guerra imperialista generalizzata.

Da qui il fatto che la lotta contro la guerra imperialista è uno degli assi centrali del lavoro nel prossimo periodo, smarcandoci dal pacifismo borghese, che non attacca le vere cause della guerra e parte dalla concezione che la lotta contro la guerra imperialista è inseparabile dalla lotta contro il sistema che la genera.

Ma la generalizzazione della violenza non avviene esclusivamente sul piano delle relazioni tra paesi, ma accresce anche nei quadri statali. Data la necessità dell'oligarchia di legittimare la sua posizione di dominio e fissare la sua egemonia ideologica tra tutti gli strati e settori sociali, incluso i più sfruttati, si constata una tendenza generalizzata alla reazione, che viola costantemente i principi che dicono di difendere i sistemi democratico-borghesi.

In questo senso abbiamo esempi come il crescente controllo delle telecomunicazioni e la limitazione graduale della legislazione borghese a libertà di espressione, riunione e associazione, incluso le detenzioni preventive senza accusa, tutto questo mediante l'uso di meccanismi che conferisce il diritto borghese e l'utilizzazione massiva di risorse come la "lotta contro il terrorismo".

La lotta ideologica si trasforma così in un elemento centrale del prossimo periodo. La manipolazione ideologica, favorita dai centri di potere ed eseguita dai mezzi di comunicazione borghesi e il resto degli apparati ideologici vincolati allo Stato o al capitale monopolista, generano disinformazione, distorsioni e gettano le basi per la legittimazione degli attacchi alla classe operaia e ai popoli del mondo da parte del capitalismo spagnolo e dai suoi alleati.

Dall'altra parte, la Tesi I analizza anche lo sviluppo crescente e accelerato, anche se non esente da problemi, di alleanze statali di carattere imperialista in un mondo nel quale gli Stati Uniti, essendo la principale potenza, vedono minata la propria egemonia per la comparsa e il rafforzamento di nuove potenze.

Si va configurando una nuova correlazione di forze sul piano internazionale che è altamente volatile in un mondo in cui si moltiplicano le aggressioni a terzi paesi e si rafforzano le strutture di cooperazione sovranazionali a tutti i livelli e in tutte le regioni del pianeta.

Si va a conformare così una nuova politica di blocchi caratterizzata dalla relativa debolezza delle alleanze, per l'assenza di un blocco socialista e per l'accezione generalizzata delle leggi di sviluppo capitalista, cosa che situa i comunisti davanti la responsabilità di analizzare adeguatamente la correlazione di forze in ogni momento e il ruolo di ogni potenza, evitando di cadere nella trappola di favorire queste o quell'altre potenza imperialiste, evitando di collocare la classe operaia mondiale di fronte al dilemma di scegliere tra un imperialismo e l'altro.

La crisi generale del capitalismo

Tutti gli elementi segnalati al momento sono quelli che caratterizzano, in forma generale, lo scenario nel quale si sta sviluppando la crisi di sovrapproduzione e sovraccumulazione capitalista che abbiamo analizzato nel nostro precedente Congresso.

La gestione della crisi capitalista realizzata dai vari governi borghesi, con un impatto tremendamente negativo sulle condizioni di vita e lavoro della maggioranza operaia e popolare, ha posto di manifesto i limiti storici del sistema capitalista e fa in modo che sia possibile affermare oggi che il sistema capitalista nel suo insieme è impantanato in una crisi generale. Questa crisi generale si esprime nel suo alto grado di parassitismo e nella decomposizione che, ogni volta con maggiore frequenza, scatena crisi di sovrapproduzione e sovraccumulazione che si vedono aggravate da altri fattori come quelli energetici, alimentari e ambientali.

La crisi capitalista ha mostrato che non esiste nel sistema capitalista margine per nuove concessioni alle masse lavoratrici, nonostante il carattere ciclico della crisi conduca a periodi di crescita economica, anticamera di nuove crisi. Questa idea è fondamentale per l'elaborazione di una tattica e una strategia del PCPE nel prossimo periodo.

Di fronte a questa situazione, si vede con chiarezza che le possibilità di gestione borghese della situazione attuale sono tremendamente limitate. In casi come quello della Grecia, con il governo di Syriza, si comprova che, per la classe operaia e i settori popolari, non ci sono soluzioni di alcun tipo all'interno del capitalismo, né utilizzando i meccanismi economici del capitalismo.

La Tesi I pone con chiarezza che il sistema capitalista sta portando il pianeta ad una situazione gravissima che adesso è possibile risolvere solo attraverso un cambiamento rivoluzionario, attraverso il rovesciamento del potere borghese e la costruzione del potere operaio e popolare, il socialismo. Dobbiamo tenere conto che il capitalismo attuale sedimenta sempre più con maggiore fermezza le basi materiali della società socialista: lo sviluppo esponenziale delle comunicazioni, il progresso scientifico e tecnico a tutti i livelli, le possibilità tecniche che facilitano la pianificazione economica e il riparto della produzione sociale, così come la capacità produttiva in tutto il pianeta, permetterebbero oggi la soddisfazione di tutte le necessità dell'Umanità nel suo insieme, se sparissero le relazioni capitaliste di produzione.

Da qui sorge la necessità della socializzazione dei mezzi di produzione e la pianificazione centralizzata e democratica dell'economia come meccanismi che adeguano lo sviluppo delle forze produttive e la base materiale che va sviluppandosi. Per questo, indipendentemente dalla correlazione di forze che può esistere in un momento o nell'altro della fase imperialista di sviluppo capitalista, l'obiettivo della costruzione socialista non può sparire, né dal discorso, né dalla pratica dei partiti comunisti e operai.

In quanto al nostro lavoro internazionale per il prossimo periodo, la Tesi considera che i dibattiti all'interno del Movimento Comunista Internazionale devono concentrarsi nell'ottenere una posizione più unificata possibile di fronte a fenomeni di cruciale importanza per la classe operaia mondiale: la caratterizzazione dell'imperialismo come sistema, non come politica estera di una o l'altra potenza; la guerra imperialista e le sue conseguenze; la politica di alleanze e la via rivoluzionaria per la presa del potere politico della classe operaia.

Il PCPE, che mira all'unificazione politica e ideologica del MCI sulla base del marxismo-leninismo, fissa una serie di assi di intervento e inquadra come obiettivo il potenziamento dei meccanismi di tipo politico e ideologico di cooperazione che attualmente esistono, così come lo sviluppo delle relazioni bilaterali con il resto dei partiti comunisti e operai.

Per ultimo, la Tesi realizza un riferimento al lavoro nella lotta antimperialista e per la pace, dato che una delle idee essenziali del documento è che la lotta della classe operaia e dei popoli del mondo contro le espressioni della barbarie imperialista deve costituire uno degli assi essenziali del lavoro politico-ideologico nel prossimo periodo.

La nostra concezione leninista dell'imperialismo come fase specifica dello sviluppo capitalista implica che il nostro lavoro anti-imperialista non si concentri unicamente nella solidarietà internazionalista, ma si configuri come lotta frontale contro le diverse espressioni di violenza e dominazione imperialista e pertanto comprenda una gamma più ampia di solidarietà con i paesi aggrediti.

Il PCPE mira a creare strutture anti-imperialiste con obiettivi concreti, mantenendo la sua indipendenza ideologica di fronte al pensiero borghese, una base di classe e un chiaro orientamento di massa, che permetterà lo sviluppo di un forte movimento popolare che apporterà una sfaccettatura maggiore all'alleanza sociale che si articola nel Fronte Operaio e Popolare per il Socialismo.

Senza dubbio alcuno, i contributi delle cellule alle posizioni della Tesi lo renderanno un documento solido e utile per il lavoro nel futuro. Buon dibattito.


Resistenze.org     
Sostieni Resistenze.org.
Fai una donazione al Centro di Cultura e Documentazione Popolare.

Support Resistenze.org.
Make a donation to Centro di Cultura e Documentazione Popolare.