I comunisti devono lottare con decisione e metodo contro l'imperialismo
Partito Comunista di Grecia (KKE) | kke.gr
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
06/06/2016
Intervista esclusiva a Makis Papadopoulos, membro del Comitato Centrale del Partito Comunista di Grecia, responsabile del Dipartimento ideologico, realizzata da International Communist Press (ICP) il 1° giugno 2016
ICP: A seguito degli accordi tra il PC di Grecia (KKE) e il PC, Turchia (KP), hai appena tenuto un seminario sull'imperialismo ai quadri del Partito comunista, Turchia. Pensi che tale seminario sia stato produttivo?
Makis Papadopoulos: Il seminario attesta il rapporto di sostanziale e fraterna collaborazione tra i due partiti. Il KKE e il KP si rendono conto della necessità di intraprendere nuovi passi nella elaborazione teorica, sulla base dei principi del marxismo-leninismo, per rispondere alle sfide per la formazione di una strategia rivoluzionaria nelle attuali condizioni. Questo seminario è stato produttivo perché ci ha dato la possibilità di chiarire l'approccio leninista del nostro partito e discutere alcuni punti critici della questione. In un periodo in cui l'antagonismo tra i centri interimperialisti si intensifica e con la NATO sempre più aggressiva, elevando il rischio di una guerra generalizzata, i partiti comunisti devono tenersi pronti ad agire prontamente.
ICP: Brevemente, come definisci il sistema imperialista del mondo moderno? Pensi che ci siano differenze in relazione al periodo di Lenin?
MP: La posizione di Lenin sull'imperialismo, quale fase reazionaria del capitalismo in putrefazione, si dimostra oggi più reale che mai. Oggi, la contraddizione tra capitale e lavoro e il ruolo parassitario del capitale si approfondiscono sempre di più. Alcuni azionisti e parassiti che non hanno alcun rapporto diretto con la funzione e l'organizzazione del mondo di impresa, guadagnano enormi profitti.
Le caratteristiche del capitalismo monopolistico, come definite da Lenin, costituiscono tratti comuni che assimilano gli stati capitalisti contemporanei del sistema imperialista internazionale. Queste caratteristiche unificanti degli stati capitalisti sono: il dominio dei monopoli, la creazione di un'oligarchia finanziaria, l'importanza crescente dell'esportazione di capitali rispetto all'esportazione di merci, la competizione nella redistribuzione di nuovi mercati e territori.
Alcune analisi sostengono erroneamente che Lenin identificasse l'imperialismo con solo una manciata di potenti stati imperialisti, le cosiddette grandi potenze. Ma l'analisi leninista non porta affatto all'errata conclusione che solo gli stati in cima alla piramide imperialista applichino politiche imperialistiche. La visione di Lenin applicata ai casi del Belgio, Danimarca e Italia, dimostra il contrario.
Soprattutto in questo mondo moderno non saremo in grado di comprendere la complessità dell'economia capitalista globale, se limitassimo l'analisi alle azioni dei paesi al vertice della piramide imperialista. Ad esempio, guardate al ruolo decrescente dei paesi del G7 negli ultimi 15 anni. Oppure immaginate quanto saremmo tratti in inganno se cercassimo di valutare gli sviluppi in Medio Oriente senza prendere in considerazione i piani, e i relativi effetti, di Turchia, Arabia Saudita e Israele sulla regione.
E' altrettanto errato sostenere che siamo oggi in una nuova fase storica della "globalizzazione", dovuta all'espansione della forza delle imprese con composizione azionistica multinazionale e l'aumento dell'interdipendenza tra i paesi capitalisti. Questi fenomeni riflettono la nota tendenza per l'internazionalizzazione della mobilità dei capitali. Tuttavia questa tendenza non elimina la legge dello sviluppo ineguale e la formazione stato-nazione dell'economia capitalistica. Per quanto riguarda i campi militari rivali nel Mediterraneo orientale si può facilmente comprendere il processo di intensificazione dell'antagonismo interimperialista.
ICP: In questa prospettiva come si definisce il rapporto tra Stati Uniti e Germania? Ad esempio, pensi che la crisi della Volkswagen sia il risultato di una competizione tra i monopoli? O, pensi che poggi sulla contraddizione strategica tra i centri imperialisti?
MP: Non è la prima volta che gli USA contribuiscono a portare alla luce degli scandali che colpiscono economicamente un'impresa tedesca. Oltre Volkswagen, ci sono anche gli esempi di Siemens e Deutsche Bank, che chiaramente sono segnali di "una guerra economica" tra gli Stati Uniti e la Germania. Il continuo cambiamento a livello internazionale nell'equilibrio dei poteri tra i paesi, intensifica sempre di più i conflitti. Negli ultimi 15 anni la quota del prodotto interno lordo globale della zona euro ha mostrato un calo inferiore a quella USA. Fintanto che il ruolo della Russia e della Cina sia interessato all'economia tedesca, così cresce proporzionalmente l'interesse degli Stati Uniti d'America essendo ancora il paese leader.
Inoltre, gli Stati Uniti sostengono la pressione che i governi francese e italiano applicano sul governo tedesco per cambiare la politica monetaria. Gli Stati Uniti, allo stesso tempo stanno giocando un ruolo di primo piano nelle sanzioni contro la Russia, che colpiscono gli interessi tedeschi. Inoltre, la reazione della borghesia al TTIP tedesca è di grande importanza. Questo progetto mira a una "NATO economica", mentre la borghesia tedesca e la borghesia francese suggeriscono che la proposta americana è "un cavallo di Troia". Si vede chiaramente che, nel contesto del campo imperialista euro-atlantico, incarnato dalla NATO, i conflitti interimperialistici tra Stati Uniti e Germania si stanno intensificando.
ICP: Dove si posiziona la Cina in questo sistema?
MP: Come abbiamo sottolineato 10 anni fa nel nostro 17° Congresso, la Cina ha rafforzato i suoi rapporti di produzione capitalistici e ha aperto la sua economia ai mercati capitalistici internazionali soprattutto dacché è membro dell'Organizzazione mondiale del commercio e del Fondo monetario internazionale. Queste tendenze sono aumentate da allora. L'economia cinese è mossa dai profitti capitalistici e non dai bisogni sociali. La Cina di oggi ha le caratteristiche di un potente stato di monopoli capitalistici, uno stato creditore e una forza trainante nella piramide imperialista.
Negli ultimi quindici anni l'equilibrio delle forze economiche tra Stati Uniti e Cina, in relazione alla quota nel prodotto interno lordo globale e i flussi commerciali, è cambiato a vantaggio della seconda.
La Cina e le alleanze capitalistiche interstatali a cui partecipa, come i BRICS e la Shanghai Cooperation Organization, sono in competizione con altri centri imperialisti quali gli Stati Uniti e l'Unione europea, per la redistribuzione di nuovi mercati e territori di rilevanza economica. L'iniziativa One Belt, One Road (OBOR) sottolinea il tentativo di definire una zona di libero scambio con l'obiettivo di riunire la Cina con il resto di Asia, Europa e Africa. L'istituzione della Banca Nuova per lo sviluppo (NDB) e di infrastrutture come Asian Investment Bank (AIIB) sono una risposta al dominio americano della Banca Mondiale e del FMI.
A causa del ritardo dell'economia cinese, lo Stato ha proceduto a una ristrutturazione del settore statale licenziando sei milioni di lavoratori, mentre è stato limitato l'accesso delle persone ai servizi sociali gratuiti come la sanità e l'istruzione. Gli sviluppi, nel loro complesso, dimostrano il dominio dei rapporti capitalistici di produzione in Cina.
ICP: Pensi che in un prossimo futuro gli Stati Uniti e i loro alleati debbano dichiarare una guerra alla Cina, alla Russia e ai loro paesi vicini? In questo contesto, come valuti il vertice della NATO che si terrà questa estate a Varsavia?
MP: Non possiamo prevederlo. Ma possiamo dire con certezza che nel moderno sistema imperialista internazionale cresce il capitale accumulato che non trova sbocchi di investimento redditizio. Nessuno dei centri imperialisti può facilmente ed efficacemente garantire un fallimento di qualsiasi Stato borghese o di un grande gruppo bancario. In questo contesto economico crescono i conflitti tra i centri imperialisti per il controllo e la redistribuzione dei mercati, le fonti di energia e in generale dei territori con grande rilievo economico, quali le fonti di idrocarburi nel Mediterraneo orientale e le fonti terrestri nel Medio Oriente. Questi conflitti permeano oggi i negoziati internazionali tra i centri imperialisti sui confini e sui diritti di sovranità dei paesi dell'Eurasia, e il confronto su grandi questioni come quella cipriota, curda e la questione palestinese.
Il compromesso temporaneo tra Stati Uniti e Russia nella più ampia regione è abbastanza fragile. Le esercitazioni militari della NATO indicano la preparazione di un nuovo intervento imperialista in Libia e il rafforzamento del suo ruolo in Siria.
Il rafforzamento delle flotte della NATO nel mare Egeo, i nuovi passi verso il rafforzamento della NATO nel Mar Baltico, l'attivazione dello scudo antimissile in Romania e il vertice della NATO che si terrà a Varsavia questa estate con il tema: migliorare la "stabilità" oltre i confini della NATO, sono indicativi dell'escalation nell'aggressione euroatlantista.
Le forze alleate degli Stati Uniti d'America come la Turchia e l'Arabia Saudita sembrano non molto contente del compromesso temporaneo tra Stati Uniti e Russia, e contribuiscono alla ulteriore intensificazione dei loro conflitti.
ICP: la concorrenza e le contraddizioni tra paesi imperialisti quali opportunità offrono ai partiti più importanti della classe operaia?
MP: I comunisti devono lottare con decisione e metodo in modo che la classe operaia non segua la classe borghese, non resti intrappolata e non si schieri con una delle parti in competizione tra alleanze imperialiste. Solo in questa condizione, possono utilizzare le contraddizioni tra i centri imperialisti a beneficio degli interessi dei popoli, rovesciare con una azione rivoluzionaria la classe borghese in ogni paese. La lotta politica di tutti i giorni per i diritti e i bisogni per scoraggiare la guerra imperialista, non può essere disgiunta dal principale compito rivoluzionario: l'obiettivo del potere operaio. Allo stesso tempo, dobbiamo rafforzare il coordinamento, in quanto i partiti comunisti e il movimento operaio devono agire in comune con un orientamento anticapitalista e antimonopolista. Con questo orientamento, la stretta collaborazione fraterna tra i PC in Turchia e Grecia acquista un significato speciale. Le risoluzioni comuni che abbiamo adottato dal marzo 2011 mostrano il modo di organizzare la lotta contro la NATO, contro le classi borghesi dei due paesi nel segno dell'interesse popolare.
fonte: icp.sol.org.tr
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