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100 anni dalla Grande Rivoluzione Socialista di Ottobre e le lezioni per i comunisti di oggi

RCWP-CPSU | rkrp.ru
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

04/07/2017

Relazione del Comitato centrale del Partito Comunista Operaio Russo (pcor-cpsu)

Parte prima

Indice

Introduzione

I. Ottobre 1917 - la prima rivoluzione proletaria vittoriosa nella storia mondiale, prova della teoria marxista e della prospettiva scientifica del marxismo.

II. Significato mondiale e storico della Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre.
2.1. Grandi risultati del potere Sovietico e la loro influenza sullo sviluppo mondiale.
2.2. L'importanza dell'esperienza della costruzione socialista nell'URSS per la classe operaia, i lavoratori e i popoli del mondo e il ruolo dello stato socialista.
2.3. Importanza dell'esperienza sovietica: la sua validità, necessità e inevitabilità per i partiti della classe operaia in altri paesi.

III. Lezioni apprese dalle sconfitte per le nostre vittorie future.
3.1. Questioni teoriche: rinuncia ai fondamentali principi del marxismo.
3.2. Errori economici: elementi di mercato nella produzione sociale e scivolamento verso il capitalismo.
3.3. Gli errori politici nella costruzione socialista: allontanamento dai principi Leninisti dello sviluppo del Potere Sovietico e deviazione dal programma del Partito

IV. I comunisti oggi e la letteratura. Flussi ideologici anti-scientifici e pseudo-comunisti del nostro tempo.
4.1. L'eurocomunismo non è comunismo.
4.2. Il socialismo di mercato è un flusso inverso dal socialismo verso il capitalismo. Il sogno di Gorbaciov: andare verso il capitalismo sotto la bandiera rossa. La via del Partito Comunista Cinese e del Partito Comunista della Federazione Russa.
4.3. Il Socialismo del XXI secolo: una sorta di capitalismo migliorato in America Latina e in altri paesi.

V. La nostra prospettiva è una lotta per il rilancio del potere Sovietico e del socialismo.
5.1. Strumenti moderni della borghesia nella loro lotta contro il movimento comunista.
5.2. Le idee di Lenin sui metodi della lotta borghese contro la prossima rivoluzione.
5.3. Metodi odierni dell'attacco borghese ai comunisti in Russia.

Conclusioni

Verso il partito di Nuovo tipo - lungo il percorso leninista.

Introduzione

La Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre è la rivoluzione più conosciuta al mondo, mentre la sua influenza sullo sviluppo dell'umanità è la più grande tra tutte le rivoluzioni note. Qualunque sia l'atteggiamento nei confronti della Rivoluzione Russa, chiunque al mondo più o meno acculturato ha almeno un'idea di quello che è avvenuto in Russia nel 1917 e di chi fosse Lenin.

Una barzelletta popolare dice che il colpo sparato dalla corazzata Avrora è stato lo sparo d'artiglieria più potente mai prodotto al mondo. C'era solo uno scarico posteriore della nave nella direzione del palazzo degli Zar, dove era riunito il governo provvisorio borghese. Anche se fu un colpo a salve, l'intero mondo capitalista sobbalza ancora quando si ricorda questo evento.

Secondo la legge dello sviluppo sociale scoperta e descritta da K. Marx e F. Engels, la sostituzione del decadente ordine sociale capitalistico con uno nuovo progressista - socialista - deve inevitabilmente avvenire. In Russia è accaduto esattamente nel 1917 e esattamente come risultato della Rivoluzione d'Ottobre. La Rivoluzione d'Ottobre è la continuazione della Comune di Parigi. E' stata la prima realizzazione con successo della dittatura del proletariato. E' stato il primo stato degli operai e dei contadini che finora ha dimostrato la massima stabilità tra tutti gli stati socialisti noti. Settant'anni di Potere Sovietico e i grandi successi dell'Unione Sovietica sono la prova di questo.

Tuttavia, oggi i comunisti affrontano l'anniversario dell'Ottobre non in ascesa, ma soffrendo la temporanea sconfitta della causa della Rivoluzione d'Ottobre nella terra dell'Ottobre, cioè in una fase di ritirata.

Il modo migliore per celebrare il grande anniversario dell'Ottobre è quello di concentrarsi sui compiti ancora irrisolti. Per fare ciò, i comunisti devono riesaminare e riconsiderare con totale onestà i risultati del loro movimento nel secolo scorso. Tale analisi dovrebbe essere avviata con il riconoscimento del fatto che nella loro lotta di massa i comunisti non sono stati sempre vittoriosi e appaiono sconfitti dalla controrivoluzione nella terra dell'Ottobre.

Dobbiamo rispondere alle domande: chi o cosa ha sconfitto i comunisti? Perché è successo? È una sconfitta definitiva e irreversibile o temporanea, mentre la lotta continua? Per rispondere a queste domande bisogna «controllare la rotta sulla mappa»; confrontare l'esperienza pratica con i concetti di base della teoria rivoluzionaria del marxismo; individuare le carenze della teoria applicata alle esigenze della pratica; fare alcune correzioni teoriche se necessario. Dobbiamo trarre conclusioni sui nostri errori. Ecco perché da qui al mese dell'anniversario, i comunisti di tutto il mondo dovrebbero intraprendere azioni congiunte per sconfiggere il patrimonio controrivoluzionario e celebrare l'anniversario a cuore aperto. Per assicurare che la causa comunista sia vera e dimostrata dalla pratica e per mostrare ancora una volta che vale la pena combattere: cominciamo con l'analisi della preparazione alla rivoluzione e dei meriti dell'Ottobre.

I. Ottobre 1917 – La prima rivoluzione proletaria vittoriosa nella storia mondiale, prova della teoria marxista e della prospettiva scientifica del marxismo.

La Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre è stata la prima rivoluzione teoricamente prevista dal marxismo come transizione naturale e inevitabile dalla formazione sociale capitalista ad una più progressista, a quella comunista. Questa rivoluzione non solo fu prevista, ma anche pianificata, preparata e condotta sotto la guida dei bolscevichi. Certo, non si deve intendere "prepararsi alla rivoluzione" alla lettera, come se i bolscevichi avessero disegnato e compiuto la rivoluzione. È noto che le rivoluzioni non si possono fare su ordinazione. Tuttavia, i bolscevichi aprirono la strada alla rivoluzione attraverso tutte le loro attività, prima di tutto preparandosi alla rivoluzione stessa.

Lenin ammoniva: «Vi sarà o no la rivoluzione? Questo non dipende solo da noi, ma noi faremo ciò che dobbiamo fare e non sarà mai invano».[1]

La rivoluzione venne prevista e preparata attraverso l'ingegnoso e titanico lavoro teorico di V.I. Lenin, attraverso le più propositive attività politiche dei bolscevichi e la lotta eroica della classe operaia russa.

Il lavoro di Lenin L'imperialismo, fase suprema del capitalismo in cui ha analizzato lo sviluppo del capitalismo nella sua fase più alta e monopolistica, è indubbiamente di particolare importanza per la preparazione teorica della rivoluzione. In questo lavoro, ha elaborato la teoria dell'Imperialismo rivelando i suoi lineamenti principali e la direzione del suo sviluppo come capitalismo parassitario e decadente, come vigilia della rivoluzione socialista.

Con la parola "vigilia" Lenin dimostra che non esiste una nuova fase di progressivo sviluppo del capitalismo che segua la fase dell'Imperialismo. Lenin ha determinato esattamente questa fase storica dell'Imperialismo nonostante tutte le interpretazioni opportunistiche del marxismo come quelle di Kautsky, Plekhanov e altri, che ritenevano che all'imperialismo dovesse seguire un ultra-imperialismo e che i rivoluzionari socialdemocratici non avrebbero dovuto superare i limiti della rivoluzione democratico-borghese.

Lenin ha dimostrato che la Rivoluzione Socialista in Russia era possibile e che il paese era pronto in quel momento storico. Ovviamente, Lenin non fu il primo a scoprire l'Imperialismo, ma fu lui a definirlo e esplorarlo come la fase suprema del capitalismo.

Nella sua analisi della realtà oggettiva, fu il primo a sottolineare la contraddizione dialettica che si presenta con l'essenza del capitalismo nella fase dell'imperialismo. «... Alcune qualità fondamentali del capitalismo cominciarono a mutarsi nel loro opposto, quando pienamente si affermarono e si rivelarono i sintomi del trapasso a un più elevato ordinamento economico e sociale. La libera concorrenza è l'elemento essenziale del capitalismo e della produzione mercantile in generale; […] Nello stesso tempo i monopoli, sorgendo dalla libera concorrenza, non la eliminano, ma coesistono, originando così cuna serie di aspre e improvvise contraddizioni, di attriti e conflitti. Il sistema dei monopoli è il passaggio dal capitalismo a un superiore ordinamento dell'economia.»[2]

Era assolutamente chiaro a Lenin che «nella critica dell'imperialismo le questioni fondamentali sono: la possibilità o meno di mutare le basi dell'imperialismo mediante riforme, e l'opportunità di spingere verso un ulteriore inasprimento e approfondimento degli antagonismi generati dall'imperialismo, o di tentarne, invece, un'attenuazione. Siccome le particolarità dell'imperialismo sono: reazione politica su tutta la linea, e l'intensificazione dell'oppressione nazionale, conseguenze del giogo dell'oligarchia finanziaria e dell'eliminazione della libera concorrenza, così all'inizio del XX secolo, in quasi tutti i paesi imperialistici, sorse un'opposizione democratica piccolo-borghese. E la rottura di Kautsky e del vasto movimento kautskiano internazionale contro il marxismo, consiste appunto nel fatto che non solo Kaustky non ha pensato di contrapporsi a questa opposizione riformistica piccolo-borghese, reazionaria nei suoi fondamenti economici, ma anzi si è totalmente confuso con essa».[3] In particolare Lenin osservò che l'imperialismo modifica significativamente la relazione tra la borghesia e la classe operaia. Alcuni strati della classe operaia, a volte notevoli, si avvicinano alla borghesia, nella misura che la borghesia riesce a migliorare il loro benessere a spese di centinaia di milioni di persone in stati coloniali e semicoloniali. L'ideologia borghese viene assimilata da una parte considerevole della classe operaia. In politica gli interessi degli strati superiori sono rappresentati da «partiti operai borghesi»[4]

All'interno del movimento operaio, la lotta tra l'ala rivoluzionaria e riformista diventa più acuta. In Russia questa lotta si realizzò come conflitto tra bolscevichi e menscevichi. Lenin previde e dimostrò che le crisi economiche del capitalismo portano a situazioni rivoluzionarie. Formulò il concetto di situazione rivoluzionaria descrivendo anche l'obiettivo principale e la caratteristica soggettiva della situazione di crisi che si sviluppa alla vigilia della rivoluzione:
- Gli strati superiori non possono governare come hanno fatto in passato.
- Gli strati inferiori non vogliono più vivere come vivevano in passato.
- Avviene un aumento delle attività delle masse al di sopra del livello abituale.

Al contempo, Lenin affermò anche che non era assolutamente certo che ogni situazione di crisi o rivoluzionaria si sarebbe trasformata in rivoluzione. Scrisse: «Ma l'oppressione delle classi inferiori e la crisi della classe dominante non suscitano ancora la rivoluzione; producono soltanto la putrefazione di un paese, quando in questo manchi una classe rivoluzionaria, capace di trasformare lo stato passivo di oppressione in stato attivo di sdegno e insurrezione».[5]

C'è ancora un'altra condizione necessaria per la rivoluzione - la presenza di un fattore soggettivo quale il partito proletario d'avanguardia armato di una teoria avanzata e capace di guidare l'insurrezione di questa classe rivoluzionaria. V.I. Lenin sviluppò la teoria del partito proletario, il partito di nuovo tipo e creò il partito dei bolscevichi. Nell'abilitare il proletariato a svolgere la sua grande missione storica, il partito comunista organizza il proletariato in una forza politica indipendente che affronta simultaneamente tutti i partiti borghesi, dirige tutte le manifestazioni della sua lotta di classe, rivela al proletariato l'inconciliabile contraddizione tra gli interessi degli sfruttati e i sfruttatori e chiarisce il significato storico e le condizioni della prossima rivoluzione socialista.

Assumendo la legge dello sviluppo economico e politico diseguale nell'epoca dell'imperialismo, Lenin vide nell'Impero russo l'anello debole che si sarebbe potuto spezzare; sostenne la possibilità della vittoria iniziale della rivoluzione in un paese solo; presentò la tesi della trasformazione della guerra imperialistica in guerra civile. Quindi, il partito dei bolscevichi si spinse verso la preparazione pratica della rivoluzione.

In questo modo la Rivoluzione d'Ottobre fu teoricamente fondata, prevista, preparata e implementata nella pratica. La Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre non stabilì una sorta di lungamente atteso "vero potere del popolo" o una sorta di "democrazia reale", ha istituito la dittatura del proletariato per sé nella forma dei Soviet (consigli, ndt).

II. Il significato mondiale e storico della Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre.

Nel discutere della Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre si dovrebbe usare sia una prospettiva più ampia che una più ristretta. La prospettiva più ampia descrive come la rivoluzione e l'URSS abbiano influenzato gli altri paesi e gli sviluppi mondiali, in particolare come le conquiste sovietiche siano state d'esempio per il resto del mondo e l'influenza che il nostro paese ha esercitato in tutto il mondo per la sua politica e le sue realizzazioni.

Nel senso più stretto come Lenin ha affermato: «... se per significato internazionale si intende la portata internazionale o l'inevitabilità storica che si ripeta su scala internazionale ciò che è avvenuto da noi, bisogna riconoscere un tale significato ad alcune caratteristiche fondamentali della nostra rivoluzione».[6] Questa è la prospettiva ristretta, che presuppone la pratica della nostra lotta, i metodi e i modi usati dai Bolscevichi e dal primo paese socialista del mondo. Dobbiamo rivelare questi schemi, che dovranno essere seguiti da tutti gli altri popoli nel processo di costruzione del socialismo. In particolare, dobbiamo analizzare gli errori dei comunisti sovietici per evitarli se possibile, per evitare di trascurare la teoria e, soprattutto, di sviluppare il revisionismo e l'apostasia. È particolarmente importante per il presente.

Nel 1921 Lenin scrisse il suo lavoro più attuale Estremismo: malattia infantile del comunismo che è di grande importanza per i comunisti di tutti i tempi. Questo saggio ha attaccato le problematiche più avanzate della prospettiva più stretta che rilevarono nel corso dei preparativi alla rivoluzione e nei primi anni del potere Sovietico. Bisogna dire che ai nostri giorni il libro non è affatto rivolto agli "ultra sinistri" e agli ansiosi ultra rivoluzionari, ma piuttosto a partiti e compagni che soffrono la sindrome della malattia senile del destrismo opportunistico. Non per nulla i saggi definirono l'Estremismo un'enciclopedia del bolscevismo! È davvero così.

2.1. I grandi risultati del potere Sovietico e la loro influenza sullo sviluppo mondiale.

L'imperialismo mondiale ha intrapreso enormi sforzi per soffocare il primo stato della dittatura proletaria. Quattordici stati stranieri sostennero la controrivoluzione interna e parteciparono all'intervento militare, scatenando così la più grave guerra civile. Tuttavia, il potere Sovietico resistette all'attacco e vinse. Vinse grazie al più ampio sostegno delle masse lavoratrici all'interno del paese e alla non meno importante ed estesa solidarietà del proletariato di tutto il mondo. La dittatura del proletariato svolse una delle sue prime e più importanti funzioni: schiacciare la resistenza aperta delle classi rovesciate e dei loro alleati.

I compiti della costruzione statale divennero l'obiettivo principale dopo la fine della guerra civile. Il potere Sovietico agì innanzitutto nell'interesse della classe operaia, rafforzando la sua unione con i contadini in particolare adottando la Nuova Politica Economica. Il Partito Comunista dei Bolscevichi rimase fedele al marxismo-leninismo e gestì lo sviluppo economico nel suo complesso. Seguendo questo insegnamento e superando le negative tendenze borghesi del paese, il partito e il popolo svolsero la rivoluzione culturale, l'industrializzazione e la collettivizzazione dell'agricoltura.

Eliminarono lo sfruttamento, la disoccupazione, la miseria e la paura causata dal futuro. La settimana lavorativa fu accorciata, furono introdotte l'assistenza sanitaria e l'istruzione gratuite. La questione nazionale fu risolta con successo attraverso l'unione dei lavoratori sotto l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. Il paese si sviluppò molto rapidamente e agli inizi degli anni '40 si classificava secondo al mondo per la sua produzione industriale rispetto al quinto posto che occupava prima della rivoluzione.

La produzione industriale pianificata con attrezzature avanzate stabilì la base per un benessere sempre crescente del popolo e un'affidabile potenziale difesa del paese.

Sarebbe insensato negare i risultati dell'Unione Sovietica in economia, scienza e tecnologia, cultura, welfare e altri settori. Questi risultati sono evidenti e ben noti. Nessuno li può negare, per questo i nemici del socialismo solitamente li criticano, sostenendo che tutti questi risultati sono stati ottenuti con una terribile dittatura di Stalin, a scapito di sacrifici indicibili e così via. Molti di tali critici nel loro zelo antisovietico affermano anche che questi risultati sono stati realizzati dal popolo malgrado il potere Sovietico e la dittatura del Partito. Ancora oggi, soprattutto in Russia e nell'Ucraina filo-nazista, gli anticomunisti speculano demagogicamente sugli orrori della dittatura di Stalin, denigrando così i risultati del socialismo.

Nella sua relazione Bilancio del primo Piano Quinquennale I.V. Stalin informò su fatti convincenti e impressionanti, oggi ampiamente conosciuti. Questi fatti testimoniano che sotto la guida del Partito Comunista, il popolo Sovietico ha ottenuto conquiste eccezionali nella costruzione di una potente economia nazionale. Come ha detto il compagno Stalin: «Non solo l'abbiamo ottenuta, ma abbiamo fatto più di quello che noi stessi ci aspettavamo, più di quello che potevano aspettarsi le teste più calde del nostro partito. Questo non lo negano oggi nemmeno i nostri nemici.»[7]

Infatti, anche un nemico così irriducibile della costruzione pratica del socialismo nell'Unione Sovietica e di Stalin personalmente, come Leone Trotsky, commentando gli stessi fatti, ammise: «Non c'è più nulla da discutere con gli economisti borghesi: il socialismo ha dimostrato il suo diritto alla vittoria non sulle pagine del Capitale, ma sull'arena economica che costituisce la sesta parte della superficie terrestre. Non dal linguaggio della dialettica, ma dal linguaggio del ferro, del cemento e dell'elettricità». Inoltre disse: «Solo grazie alla rivoluzione proletaria, un paese arretrato ha compiuto successi senza precedenti nella storia in meno di due decenni. Così, la disputa con i riformisti nel movimento operaio è finita. Possiamo almeno per un momento confrontare la loro razza di topi con il lavoro titanico che il popolo, svegliato dalla rivoluzione in una nuova vita, sta compiendo?».[8]

Va sottolineato che fin dall'inizio i bolscevichi non intesero mai la rivoluzione come caratteristica solo della Russia. Sia prima che dopo l'Ottobre i bolscevichi non considerarono la rivoluzione russa limitata solo alla Russia. Sia prima che dopo l'Ottobre assunsero, come espresso da Lenin, che «con le sue forze, il proletariato russo non può condurre vittoriosamente a termine la rivoluzione socialista, ma può dare alla rivoluzione russa un'ampiezza che crei per essa le migliori condizioni, e, in una certa misura, la inizi».[9] Ecco perché gli sforzi del partito bolscevico furono sempre rivolti a creare queste "migliori condizioni" per lo sviluppo della Rivoluzione Socialista mondiale.

Già nel 1919, su iniziativa di Lenin, fu fondata la terza Internazionale Comunista, il Comintern. Le condizioni per l'ammissione al Comintern si basavano sulla tesi di Lenin: «La lotta contro l'imperialismo, se non è indissolubilmente legata con la lotta contro l'opportunismo, è una frase vuota e falsa».[10] Da allora i comunisti hanno avuto una tendenza ben definita e organizzata nel movimento operaio come rappresentato dal Comintern. Allo stesso tempo invece i socialdemocratici si trasformarono in sostegno dell'imperialismo impegnati a stabilizzarlo e migliorarlo, ammorbidirlo e umanizzarlo, a curare le sue piaghe e salvarlo nei momenti di crisi.

La Terza Internazionale Comunista ha svolto un notevole lavoro teorico, in particolare ha previsto il fascismo e gli ha dato una definizione scientifica. La definizione del fascismo presentata nella risoluzione del XIII Riunione Plenaria del Comitato Esecutivo e ripetuta da Georgy Dimitrov al VII Congresso del Comintern (nota come "definizione di Dimitrov") è la definizione marxista più scientifica e classica: «Il fascismo al potere è l'aperta dittatura terroristica degli elementi più reazionari, più sciovinisti, più imperialisti del capitale finanziario, è una forma particolare del dominio di classe della borghesia… Il fascismo non è né un potere al di sopra delle classi, né il potere della piccola borghesia o del sottoproletariato sul capitale finanziario. Il fascismo è il potere del capitale finanziario in quanto tale. E' l'organizzazione della violenza terroristica contro la classe operaia e la componente rivoluzionaria dei contadini e degli intellettuali. In politica estera, il fascismo è uno sciovinismo della forma più rozza, che coltiva un odio zoologico nei confronti degli altri popoli».[11]

Al fine di impedire la diffusione dell'ideologia comunista nel mondo, i fascisti, le cui azioni hanno confermato pienamente la definizione di cui sopra, diedero vita al Patto Anticomintern per perseguire i loro interessi di classe.

Prima, nel 1936, fu la borghesia della Germania e del Giappone, successivamente fu la borghesia d'Italia nel 1937, e più tardi seguirono un certo numero di stati dove giunsero al potere i governi che condividevano l'ideologia del nazismo tedesco e del fascismo italiano o dei governi che avevano atteggiamenti estremamente negativi verso l'URSS e il comunismo in generale: l'Ungheria di Manchukuo e la Spagna del generale Franco. Il 25 novembre 1941 il Patto Anticomintern fu esteso a 5 anni e si unirono le borghesie di Finlandia, Romania, Bulgaria, nonché i governi fantoccio di Croazia, Danimarca, Slovacchia e il governo di Wang Jingwei creato dai giapponesi nei territori occupati della Cina.

Il Comintern iniziò a combattere il fascismo fin da quando i Bruni arrivarono al potere in Spagna e in Germania. Sviluppò la tattica dei fronti popolari e insieme all'Unione Sovietica divenne realmente il principale avversario di Hitler e del suo Patto Anticomintern nella Seconda Guerra Mondiale. I comunisti diedero il contributo decisivo per la vittoria sul fascismo e la sua avanguardia tedesca, il nazismo.

Il PCUS(b) da solo sacrificò più di tre milioni di suoi migliori combattenti per la vittoria sul fascismo, mentre caddero cinque milioni di giovani eroi del Komsomol di Lenin. I comunisti nella maggior parte dei paesi guidarono la guerra partigiana e i movimenti di resistenza.

Il problema dello scioglimento del Comintern richiede una considerazione distinta, ma è assolutamente evidente che il risultato principale delle sue attività sia la sconfitta del fascismo e la creazione del sistema mondiale del socialismo con il potente nucleo organizzativo, l'Unione Sovietica e i paesi della COMECON.

L'Unione Sovietica ha salvato la civiltà mondiale con il suo contributo decisivo alla vittoria sul nazismo tedesco. Il punto principale è che questa vittoria ha dimostrato una superiorità inequivocabile del socialismo sul capitalismo, il vantaggio della proprietà socializzata dei lavoratori dei mezzi di produzione sulla proprietà privata della borghesia. Dopo aver ripristinato nel più breve tempo possibile l'economia interna distrutta in seguito la guerra, il popolo Sovietico attuò una serie di grandi progetti di sviluppo socialista. Negli anni '50 il paese era diventato uno dei più istruiti al mondo e possedeva una scienza e una cultura avanzate.

In soli 10 anni l'URSS, sulla base del modo di produzione socialista, passò dal quinto al terzo posto nella classifica della produttività industriale nella lista delle più grandi potenze mondiali. Ecco perché la posizione di guida dell'URSS nella ricerca spaziale fu del tutto naturale. Il primo uomo a volare nello spazio sulla navicella spaziale Vostok fu un pilota sovietico, un ex operaio, il comunista Yuri Gagarin.

Il benessere del popolo cresceva costantemente, i prezzi diminuivano, mentre gli stipendi aumentavano e la settimana di lavoro nell'industria era stata ridotta di 18 ore nel periodo 1917-1961. Migliorarono le condizioni per l'autosviluppo dei lavoratori. Così si fece esperienza della natura comunista del socialismo, i lavoratori potevano vedere da soli che il socialismo stava entrando nella loro vita quotidiana e che non era più solo un ideale o una prospettiva. Come sottolineato nel programma del PCOR, il popolo Sovietico raggiunse i progressi più significativi nel periodo del secondo Programma del Partito di Lenin sotto la guida di I. Stalin, poiché in quel periodo il Partito stava seguendo le leggi dello sviluppo socialista come concepito dal marxismo-leninismo.

L'URSS ha avuto un'enorme influenza su tutto il corso della storia umana. Questo fatto è riconosciuto sia dagli amici che dai nemici. Fu il socialismo, sia nell'Unione Sovietica che nei Paesi alleati, e i suoi successi a costringere i capitalisti a fare concessioni e dare ai lavoratori nei loro paesi più estese e definite garanzie sociali.

La Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre ha aperto l'epoca delle rivoluzioni proletarie, che ha portato alla creazione di partiti comunisti in molti paesi. Allo stesso tempo, ha intensificato le rivoluzioni anti-coloniali, antifeudali e antimperialiste. Se all'inizio del ventesimo secolo i possedimenti coloniali delle potenze imperialiste avevano il 55% del territorio del mondo e il 35% della popolazione mondiale, dopo il 1917 il sistema coloniale dell'imperialismo si trovò di fronte a una crisi ricorrente. Il movimento di liberazione nazionale si diffuse in quasi tutta l'Asia, nei paesi dell'Africa settentrionale e di altre regioni. I popoli che erano stati precedentemente oppressi dalla monarchia russa spezzarono l'oppressione coloniale: Iran, Egitto, Nepal e altri paesi ottennero il riconoscimento della loro indipendenza statale. Tuttavia, le grandi masse dei popoli schiavizzati continuavano a soffrire l'oppressione coloniale diretta (oltre il 30% della popolazione mondiale e il 31,2% del territorio mondiale).

Dopo la sconfitta del fascismo nella Seconda Guerra Mondiale, con il ruolo decisivo dell'Unione Sovietica nel garantire la vittoria del socialismo, quest'ultimo superò i confini di un paese, formando il suo sistema mondiale, spingendo il sistema coloniale verso la sua accelerata disintegrazione. Dalla metà degli anni '50 divenne evidente che la disintegrazione del sistema coloniale era entrata nella fase del suo collasso e dell'effettivo completamento della liberazione politica delle colonie e l'intensificazione della lotta per l'indipendenza economica. Fu la Rivoluzione Socialista d'Ottobre in Russia a risvegliare i popoli delle colonie nella lotta per l'abolizione dell'oppressione imperialista e la conquista della libertà. L'URSS ha appoggiato tutto il movimento di liberazione nazionale dei popoli dell'Asia, dell'Africa, dell'America Latina e di tutti gli altri, ha contribuito all'eliminazione quasi totale del sistema coloniale dell'imperialismo.

2.2. L'importanza dell'esperienza della costruzione socialista nell'URSS per la classe operaia, i lavoratori e i popoli di tutto il mondo e il ruolo dello stato socialista.

La necessità del proletariato di avere il proprio stato sin dall'inizio è determinata dalla necessità di sopprimere i suoi nemici di classe. Così la rivoluzione finisce solo con il raggiungimento degli obiettivi finali dei comunisti: la costruzione della società senza classi, con l'estinzione dello Stato, con la realizzazione della costruzione socialista e con la transizione al più alto stadio del comunismo, con la scomparsa dell'aggressione capitalistica non solo interna, ma anche dall'esterno. L'avanzata della società lungo la strada della costruzione comunista è assicurata dal prevalere delle forze proletarie agenti nel creare una produzione direttamente socializzata, in particolare garantendo la partecipazione universale del popolo alla vita politica. Garantire tale partecipazione è la funzione più importante della dittatura proletaria.

(a) Il Soviet, la forma organizzativa più solida della dittatura proletaria.

La Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre ha stabilito in Russia il potere dei Soviet come forma organizzativa della dittatura proletaria. Già il secondo giorno dopo la rivolta rivoluzionaria e la crisi del governo provvisorio, il 2° Congresso dei Soviet dei deputati degli operai, dei contadini e dei soldati dichiarò il potere dei lavoratori, vale a dire la dittatura del proletariato, perché è una forma speciale di unità di classe sotto la guida della classe operaia. Questi erano i Soviet che prima, sotto la Russia zarista, apparvero come organismi della lotta degli operai, inizialmente come lotta economica e poi politica per il potere e fondamento della dittatura proletaria. Dopo la rivoluzione, i Soviet divennero la forma organizzativa per mettere in moto la dittatura proletaria. I Soviet sono la forma più solida della dittatura proletaria conosciuta nella storia. Non solo perché sono durati più a lungo di qualsiasi altra forma o grazie ai loro grandi successi. La loro stabilità e migliore idoneità a svolgere le funzioni della dittatura proletaria è determinata dal fatto che i Soviet si basano su una realtà oggettiva condivisa da tutti i lavoratori, cioè come sono organizzati nel processo di produzione materiale.

Anche il parlamentarismo borghese è radicato nella realtà oggettiva, ma questa realtà è espressa come potere onnipotente del denaro nel mondo della produzione totale mercantile, come culto del capitale e spirito di profitto. Per la prima volta nella storia, attraverso i Soviet, ai lavoratori venne garantito il diritto di utilizzare la propria organizzazione acquisita nel processo di produzione per gestire le questioni della società e prendere decisioni politiche, eleggere deputati tra i loro compagni di lavoro e revocarli se necessario, controllare le istituzioni governative, assicurando così la sottomissione dello Stato ai loro propri interessi. Nel 1917 venne istituita la forma più alta, più progressiva della democrazia, la democrazia proletaria dei lavoratori per i lavoratori, il potere Sovietico.

Per comprendere la base oggettiva e del tutto concreta del potere Sovietico si deve considerare un fatto importante, che i Soviet scaturirono dalla vita, molto prima della Rivoluzione d'Ottobre, nel 1905 nel corso della Prima Rivoluzione russa, come apparato di lotta dei lavoratori per i loro diritti economici e politici. I Soviet, come Lenin ha sottolineato, non sono un'invenzione dei bolscevichi; i Soviet rappresentano una forma di lotta scoperta dalla classe operaia stessa, nel corso e in seguito allo sciopero economico in Ivanovo-Voznesensk. Furono costruiti basandosi sul principio della rappresentanza industriale come delegazioni di lavoratori di fabbriche e impianti diversi. Solo più tardi si unirono insieme, fino al livello del Potere statale.

Dovremmo menzionare che i proprietari delle imprese industriali, i capitalisti locali a Ivanovo fin dall'inizio dei Soviet erano pronti a negoziare con i deputati dei lavoratori, ma innanzitutto chiedevano che ogni proprietario dovesse negoziare con i "propri" deputati dei lavoratori. I lavoratori aderirono costantemente al principio «Tutti insieme contro tutti», comprendendo che questa non era solo una condizione indispensabile.

La base oggettiva del potere Sovietico ha determinato una catena storica di eventi: prima senza discussioni e accordo con lo Zarismo e la borghesia apparvero i Soviet, poi si fece la rivoluzione socialista: prima si istituì il potere dei Soviet, la creazione dello stato dei Soviet, e solo dopo fu adottata la Costituzione sovietica e fu creata l'Unione Sovietica. Questa sequenza storica di eventi è determinata dalla logica della lotta di classe e non poteva essere diversamente. Così il ruolo dei Soviet è molto importante già nella fase di lotta per il Potere. Nessun parlamento o «governi di fiducia del popolo» sono capaci di trasformarsi in potere Sovietico, di adottare la Costituzione sovietica e guidare i lavoratori al socialismo.

I Soviet non rappresentano un parlamento dei lavoratori, come alcuni teorici cercano di descriverli, introducendo la formula di "andare verso la democrazia sotto forma di repubblica parlamentare di tipo sovietico". I Soviet sono distaccamenti di combattimento del proletariato nella lotta di classe. V.I. Lenin scrisse: «Il soviet dei deputati operai non è un parlamento operaio né un organo di autogoverno proletario; in generale non è un organo di autogoverno, ma un'organizzazione di lotta per il raggiungimento di determinati fatti». [12]

I Soviet non hanno mai dato potere immediatamente a coloro che non erano pronti ad amministrarlo: lavoratori e cuochi impreparati, come a dire, aderenti al capitalismo. Al contrario, nel suo lavoro I bolscevichi conserveranno il potere statale? Lenin scrisse: «Non siamo degli utopisti. Sappiamo che una cuoca o un manovale qualunque non sono in grado di partecipare subito all'amministrazione dello Stato. In questo siamo d'accordo con i cadetti, con la Bresckovskaia e Tsereteli. Ma ci differenziamo da questi cittadini in quanto esigiamo la rottura immediata con il pregiudizio che solo dei funzionari ricchi o provenienti da famiglia ricca possano governare lo Stato, adempiere il lavoro corrente, giornaliero di amministrazione. Noi esigiamo che gli operai e i soldati coscienti facciano il tirocinio nell'amministrazione dello Stato e che questo studio sia iniziato subito o, in altre parole, che si cominci subito a far partecipare tutti i lavoratori, tutti i poveri a tale tirocinio».[13]

Studiando l'origine dei Soviet e lavorando al Secondo Programma del PCR(b), Lenin individuò i principi essenziali per la costruzione del potere Sovietico. Questi principi sono i seguenti:

- unire e organizzare i lavoratori e le masse sfruttate dal capitalismo e solo loro, vale a dire le classi degli sfruttatori non devono esser considerate;

- organizzare la parte più attiva e cosciente delle classi sfruttate, la loro classe d'avanguardia che deve educare e spingere tutta la popolazione attiva a partecipare alla gestione dello stato non solo in teoria ma anche in pratica;

- eliminare il parlamento come metodo di divisione del potere: unire la funzione legislativa ed esecutiva di potere in un solo corpo, che adotta la legge e organizza anche la sua implementazione e controllo;

- realizzazione di stretti e diretti legami con le unità economiche di produzione: il personale di lavoro di un impianto, di un'impresa (industriale o agricola), cioè l'unità di PRODUZIONE (impianto, fabbrica) si trasforma nella cellula principale della costruzione statale (in particolare nelle elezioni). Per quegli strati di popolazioni che non sono coinvolti in questa forma di attività produttiva esistono le CIRCOSCRIZIONI TERRITORIALI;

- legami più stretti tra le masse e l'intero apparato del potere statale e del controllo dello stato se confrontato con tutte le forme precedenti di democrazia conosciute;

- la possibilità di disporre gradualmente di un apparato di controllo governativo;

- più democrazia nell'organizzazione degli organi di potere statale mediante procedure meno burocratiche, semplicità di scelta e di richiamo dei deputati dai collettivi di lavoro in qualsiasi momento, se necessario;

- la questione principale della democrazia non è una formalità di uguaglianza tra poveri e ricchi, ma il garantire l'accesso pratico alla libertà e alla democrazia per le masse lavoratrici basata sulla proprietà socializzata;

- la creazione di forze militari che sono parte integrante dei lavoratori: la borghesia deve essere disarmata;

- un ulteriore sviluppo pianificato del potere Sovietico per coinvolgere gradualmente l'intera popolazione nel controllo delle questioni sociali.

La sconfitta temporanea dei Soviet può essere spiegata in gran parte con gli errori del Partito nell'attuazione della teoria comunista e di abbandono dei principi sopra elencati, in particolare attraverso l'effettivo revisionismo e attraverso l'inconscia ma tuttavia reale apostasia nel periodo post-Stalin. Ciò ha portato alla degradazione dei Soviet in una sorta di parlamento borghese, ma discuteremo di questa questione più avanti.

Il compito del socialismo non si limita all'annuncio del Potere dei lavoratori. Il socialismo deve assicurare che i lavoratori abbiano una reale e pratica possibilità di svolgere questo potere. I Soviet sono la forma più adeguata che consente ai lavoratori di esercitare il potere, sono la forma organizzativa della dittatura del proletariato.

(b) La politica economica: la produzione direttamente socializzata è la base economica del potere Sovietico.

L'esperienza dell'Unione Sovietica ha dimostrato senza alcun dubbio che la base economica per realizzare, rafforzare e sviluppare il potere Sovietico, come forma della dittatura del proletariato, è la proprietà socializzata dei mezzi di produzione: produzione pianificata direttamente socializzata, produzione di valore finalizzata a fornire un pieno benessere e uno sviluppo libero e multiforme di tutti i membri della società. L'obiettivo della produzione socialista non è l'auto-incremento del valore, non è un plusvalore ma la fornitura di un pieno benessere e uno sviluppo libero e multiforme di ogni membro della società.

Il rifiuto di questo obiettivo, il percorso verso il mercato porta al degrado e alla distruzione del socialismo, poiché l'economia di mercato non può servire come base economica della dittatura proletaria. In generale, l'economia di mercato significa capitalismo, la base per una futura dittatura borghese.

Il lavoro nella produzione comunista è rappresentato dal lavoro direttamente socializzato e non eseguito per via di scambio, mentre la produzione comunista può essere caratterizzata come direttamente sociale e come tale sia nella sua fase più alta, cioè nella fase comunista, sia nella sua fase più bassa, cioè quella socialista.

L'approccio dialettico all'esperienza storica della Rivoluzione Socialista in Russia e all'esperienza della costruzione e dello sviluppo socialista nell'URSS permette di osservare come il modo di produzione cambiava al momento della transizione al comunismo e nel periodo dello sviluppo del socialismo come prima fase del comunismo.

La transizione del potere alla classe operaia e la creazione di una dittatura proletaria non cambiano da soli il modo di produzione. Fu solo dopo la campagna di nazionalizzazione che il modo di produzione comunista (socialista) fu instaurato. In questo modo la produzione ebbe un evidente carattere sociale, mentre coesisteva con altri modi di produzione per un periodo transitorio. In Russia, c'erano capitalisti di stato, capitalisti privati, piccoli commercianti e rapporti patriarcali.

I rapporti patriarcali significano la produzione per esigenze personali ed è di carattere naturale. La piccola produzione di merci è una produzione per lo scambio e mezzi di produzione di merci. La produzione capitalistica privata, che presuppone la creazione di valore (aggiuntivo), per sua natura può apparentemente anche essere caratterizzata come produzione di merci. Dobbiamo prestare un'attenzione particolare al capitalismo di stato, esistente nel periodo della Nuova Politica Economica in Russia e che è ancora in uso in gran misura, ad esempio nella Repubblica Popolare Cinese, a Cuba e in Vietnam. La questione è che in un certo periodo dopo la nazionalizzazione solo una parte delle imprese nazionalizzate può essere utilizzata per soddisfare direttamente le esigenze della società. È esattamente questa parte - e solo questa - che comprende il modo di produzione socialista. Tutte le altre imprese nazionalizzate, tuttavia, sono di proprietà dello Stato, ma non sono ancora governate dalla pianificazione e funzionano secondo la legge di base di qualsiasi tipo di produzione di merci, cioè produzione capitalista - la legge del valore. Di conseguenza, la produzione nel segmento capitalistico dello stato dell'economia è una produzione di merci.

Il modo di produzione comunista (socialista), mentre si sviluppa e si estende, sostituisce in generale tutti gli altri modi nel periodo di transizione. La produzione socialista direttamente socializzata, pianificata e organizzata, da forma dominante diventa in un secondo momento l'unica forma di produzione. Nell'Unione Sovietica accadde esattamente come era stato previsto da V.I. Lenin nel suo discorso al Plenum dei Soviet di Mosca il 20 dicembre 1922: «La Russia della NEP si trasformerà nella Russia socialista».[14]

La liquidazione dei modi non socialisti che si svolge nel periodo di transizione può essere descritto con la frase di Lenin: «Più socialismo!». Tuttavia questa frase non si applica al socialismo stesso come prima fase del comunismo perché, dopo che la produzione socialista diventa non solo dominante ma anche l'unica forma di produzione, non ci può essere più socialismo e possiamo avere solo un socialismo più o meno sviluppato. Lo sviluppo si realizza per unità e conflitti di opposti. Questo è vero per lo sviluppo della produzione socialista, in cui esiste un conflitto tra il suo carattere direttamente socializzato e l'influenza negativa dei resti della produzione di merci dovuta alle sue origini nel capitalismo. Nell'economia pianificata questa lotta è direttamente dipendente dalle posizioni teoriche e dalle strategie politiche dello stato e del partito al potere. Non per niente V.I. Lenin nelle sue osservazioni sul libro di Bucharin L'economia del periodo di transizione (XI raccolta delle opere di Lenin) sottolineò che nel socialismo il prodotto va al consumatore non per via del mercato. Nel suo Direttive del Consiglio del Lavoro e della Difesa alla amministrazioni sovietiche locali chiarì che il prodotto statale, il prodotto delle fabbriche socialiste scambiato con prodotti alimentari prodotti dai contadini, non è una merce in senso politico-economico, comunque non è solo una merce, non è più una merce, cessa di essere una merce.

Dopo la collettivizzazione dell'agricoltura nell'URSS non comparvero due tipi di proprietà, ma due forme di un solo tipo: la proprietà socializzata. Secondo il piano, l'essenza della produzione cominciò a svilupparsi costantemente in direzione contraria a quella della produzione mercantile. La proprietà socializzata divenne direttamente sociale e, a prescindere dalle varie forme che mostravano forme di merce che potevano assumere in prestito dal suo passato di merce, la produzione nel suo complesso non poteva essere caratterizzata che come direttamente sociale, dove sia il prodotto che il lavoro non hanno nulla a che fare con il mercato, ma sono direttamente sociali fin dall'inizio.

Gli eventi controrivoluzionari in URSS hanno confermato che abbiamo solo due opzioni: costruire e sviluppare il socialismo come produzione direttamente socializzata – la produzione di valori d'uso che viene fatta conformemente alla legge del valore d'uso – o andare nella direzione di aumentare la quota di produzione di valore di scambio, vale a dire la produzione di merci che porta naturalmente alla produzione capitalistica di merci. Si può sempre dire che anche sotto il socialismo esiste la produzione di merci quando i prodotti alimentari vengono venduti individualmente sui mercati agricoli. Ciò è vero. Tuttavia, i prezzi del mercato agricolo sono determinati anzitutto non dalla legge del valore, ma dal livello dei prezzi delle merci fabbricate in imprese statali, mentre questi prezzi sono determinati nell'economia pianificata in funzione della quantità di lavoro speso per la produzione, tenendo conto del valore dei beni direttamente socializzati.

I tentativi di costruire l'economia socialista delle merci inevitabilmente portano alla distruzione del socialismo. Adesso non è solo un dato scientifico, ma purtroppo è stato anche dimostrato nel corso dell'esperienza storica.

Così il socialismo è un'economia direttamente socializzata. Cosa significa ciò per quanto riguarda il potere Sovietico? Significa che l'obiettivo della produzione socialista è fornire un pieno benessere e un libero sviluppo multiforme a ogni membro della società, lo sviluppo dei lavoratori come membri della società fa parte dell'obiettivo della produzione. Mentre la produzione capitalistica di merci, che presuppone la generazione di valore aggiunto, richiede che il tempo libero e le altre condizioni per lo sviluppo libero debba essere tolto ai lavoratori, la produzione socialista direttamente socializzata richiede che l'orario di lavoro risparmiato in seguito allo sviluppo scientifico non debba essere trasformato in vantaggi materiali supplementari per i lavoratori; ma deve esser anche utilizzato come tempo libero supplementare per il loro sviluppo multiforme, in particolare per la loro partecipazione alla vita dello Stato e al lavoro del governo. È un peccato, ma proprio questo non è accaduto negli ultimi decenni dell'URSS.

La storia della rivoluzione e della controrivoluzione in URSS ha dimostrato che i progressi nello sviluppo delle forze produttive, l'aumento della produttività, devono essere accompagnati non dalla diminuzione del numero dei produttori e dal corrispondente aumento del numero di lavoratori non produttivi, ma piuttosto dal fornire più tempo libero agli operai e ai contadini, in particolare per essere utilizzato nella gestione dello stato.

È possibile non diminuire il numero degli operai e dei contadini fino alla distruzione totale delle classi, fino al completo comunismo. Ciò che conta di più è che con lo sviluppo della produzione cresca non solo la prosperità materiale della società, ma deve aumentare anche il tempo libero di tutti i lavoratori per garantire il loro libero sviluppo multiforme. Non appena la quota di tempo libero supera quella destinata al lavoro, non importa cosa faccia ogni persona nelle sue ore lavorative, ma dovrebbe esser più importante la sua occupazione nel tempo libero. Ciò significherebbe effettivamente il movimento verso l'abolizione totale delle classi, cioè il sistema di divisione delle persone secondo il posto che occupano nella produzione.

Per sviluppare il socialismo e rafforzare il potere Sovietico non abbiamo bisogno di una produzione che consumi il tempo libero dei lavoratori, abbiamo bisogno di una produzione che nel corso del suo sviluppo contribuisca a risparmiare tempo di lavoro e trasformare il tempo risparmiato nel tempo libero degli operai. L'obiettivo di tale produzione è il pieno benessere e libero sviluppo di ogni membro della società. Non è un caso che tale obiettivo della produzione socialista fosse registrato sia nel primo che nel secondo Programma del Partito Bolscevico di Lenin.

(c) L'URSS come primo stato socialista al mondo: quale tipo di Socialismo è stato costruito nell'URSS.

Vari teorici, sia sostenitori dell'idea socialista ma ancor più suoi avversari, hanno dato molte definizioni del socialismo sovietico. Ci sono così tante definizioni del nostro ordine sovietico, come: precoce, sottosviluppato, socializzazione integralista, deformato, socialismo da caserma, con perversioni burocratiche ecc.

Esiste un ampio punto di vista che è condiviso in particolare dai principali teorici del Partito Comunista della Federazione Russa (PCFR), che sia stato il modello del primo socialismo ad essere stato sconfitto, il modello che si adattava bene alle condizioni della prima metà del XX secolo, ma che finì per non corrispondere alle mutate condizioni del progresso scientifico-tecnico e della società democratica meno rigida.

Noi basiamo la nostra considerazione sulla tesi di Lenin che il socialismo è comunismo incompleto, la fase più bassa della formazione comunista. In tutti gli aspetti, esso porta ancora tracce del vecchio ordine capitalistico da cui nasce. Qui ogni persona è ancora interessata sia alla crescita della ricchezza comune sia all'aumento della sua parte personale in essa. Sfruttando questo fatto, gli opportunisti nel movimento comunista tentano di strappare teoricamente il socialismo al di fuori del comunismo, costruendo modelli di socialismo costituiti per loro natura sulla base di cose come la proprietà privata, la disoccupazione, il pluralismo politico ed economico.

Tuttavia non esiste un'altra forma di socialismo scientifico che non sia la prima fase del comunismo. Le basi del vero comunismo sono le relazioni comuni al comunismo in generale e passano (è ovvio che il grado di maturità può differire) attraverso il periodo di transizione dal capitalismo al socialismo e attraverso le due fasi del comunismo. Tali rapporti che caratterizzano il comunismo in generale e che si sviluppano insieme al movimento per completare il comunismo comprendono: la proprietà socializzata della terra e di tutti i principali mezzi di produzione, lo sviluppo pianificato dell'economia popolare e delle altre sfere della vita sociale, l'occupazione completa della popolazione, la società si occupa di coloro che non possono ancora lavorare (bambini) e quelli che non possono più lavorare (persone anziane e inabili), la società assicura condizioni uguali per rivelare e sviluppare le capacità sociali di ogni membro (istituti di istruzione e sanità liberi e accessibili a tutti), la gestione della produzione e della vita sociale a tutti i livelli attraverso il sistema dei Soviet dei lavoratori.

Nel corso dello sviluppo della società socialista gradualmente scompariranno le differenze tra il lavoro manuale e il lavoro intellettuale, tra il lavoro nelle città e il lavoro nelle aree rurali ecc. Non appena la capacità di creare diventerà la caratteristica principale degli uomini, il lavoro si trasformerà da obbligo sociale, stimolato dall'interesse materiale, a creatività e così diventerà una remunerazione in sé stesso. Il principio essenziale del socialismo: "da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo il suo lavoro" si trasforma nel principio del comunismo: "da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo le sue necessità". Nel suo processo di sviluppo, il socialismo (la prima fase del comunismo, comunismo incompleto) liquida le tracce del capitalismo nei settori dell'economia, della morale e dell'intelletto e passa alla sua fase più alta, la fase del pieno comunismo. Il movimento verso il comunismo è naturale e l'intero genere umano va in questa direzione.

Più coscienti e più organizzate sono la lotta e la creatività storica della classe operaia e dei suoi alleati, tanto più successo avrà il movimento verso il comunismo. La rivoluzione socialista diventa possibile solo quando la vera maggioranza politica dei lavoratori organizzati che è capace di chiamare a lottare e guidare le masse di lavoratori, si rende cosciente della sua necessità. Le rivoluzioni vengono realizzate non dai partiti, non da piccoli gruppi, vengono eseguite dalle masse guidate dalla classe rivoluzionaria.

La rivoluzione nella coscienza del popolo precede il cambiamento rivoluzionario dell'ordine politico-sociale. Il dovere del partito comunista è quello di dotare il proletariato delle armi ideologiche, concentrare correttamente la sua lotta per evitare vittime e illusioni inutili.

L'idea comunista si trasforma in forza materiale che agisce, solo quando ha con sé la massa dei lavoratori. La teoria marxista-leninista non prescrive dettagliati percorsi e modelli ideali per la società futura. Marx e Engels scrissero che il comunismo non era uno stato che doveva essere introdotto, non era l'ideale a cui la realtà doveva conformarsi. Essi considerano il comunismo come un vero e proprio movimento volto a distruggere lo stato ingiusto che ostacola lo sviluppo della società.[15]

Il socialismo ha le sue origini nel capitalismo. Può essere severo e duro, affamato e sanguinoso. La lotta di classe non si interrompe sotto il socialismo, prende altre forme e prosegue come lotta tra la tendenza creativa proletaria e la tendenza piccolo-borghese orientata alla proprietà privata. Il potere che esercita la dittatura del proletariato e assicura la vittoria dell'andamento positivo comunista è una caratteristica essenziale del socialismo.

Le caratteristiche del socialismo dicono quanto segue:

- Nel campo della politica il socialismo secondo Lenin significa eliminare il sistema di classe. Questo è il movimento verso il superamento delle distinzioni di classe, le differenze tra lavoro manuale e intellettuale ecc. V.I. Lenin ha chiarito che «l'abolizione delle classi è il risultato di una lotta di classe lunga, difficile, ostinata, che, dopo l'abbattimento del potere del capitale, dopo la distruzione dello Stato borghese, dopo l'instaurazione della dittatura del proletariato non scompare (come s'immaginano i rappresentanti volgari del vecchio socialismo e della vecchia socialdemocrazia), ma cambia soltanto le sue forme, diventando sotto molti aspetti ancora più accanita».[16]

- Il socialismo in economia significa superare la mercificazione verso la produzione direttamente socializzata.

- Nel campo della morale il socialismo offre sempre maggiori opportunità per il libero sviluppo di tutti e di ciascuno.

La dirigenza sovietica e il partito hanno commesso errori nella costruzione socialista? Certamente. Quando un popolo è il primo ad aprire a un modo sconosciuto in condizioni non solo sconosciute, ma anche estremamente difficili, quando c'è resistenza rabbiosa da parte di tutto il mondo borghese, pensare che sia possibile evitare errori, affermare che «si sarebbe dovuto fare diversamente», significherebbe ipocrisia politica e presunzione. Distinguiamo tra gli errori, l'apostasia e i soprusi. I nostri predecessori, i comunisti bolscevichi sotto la guida di Lenin e Stalin, hanno onorevolmente compiuto il loro tratto di strada. I bolscevichi erano rivoluzionari marxisti ortodossi. Nella teoria della loro pratica non aderivano a dogmi, ma seguivano in modo incessante i principi fondamentali del marxismo, innanzitutto quelli relativi alla lotta di classe. È per questo che, nonostante tutti gli errori, fu mantenuta la direzione di «traino». L'inerzia del movimento rimase anche dopo di loro per un bel po', ma il rallentamento si è sentito sempre di più.

2.3. L'importanza dell'esperienza sovietica: la sua validità, necessità e inevitabilità per i partiti della classe operaia in altri paesi.

Nel suo lavoro Estremismo, malattia infantile del comunismo Lenin ha sottolineato che altri partiti e popoli che hanno iniziato il loro movimento verso il Socialismo avrebbero inevitabilmente affrontato molti aspetti della Rivoluzione d'Ottobre: «L'esperienza ha dimostrato che in alcune questioni essenzialissime della rivoluzione proletaria tutti i paesi dovranno fare inevitabilmente ciò che ha fatto la Russia».[17]

L'analisi della rivoluzione russa e le conclusioni tratte da Lenin si sono dimostrate inequivocabilmente corrette per quasi più di 100 anni. Ora possiamo e dobbiamo aggiungere a queste, analoghe conclusioni che abbiamo ottenuto nel corso della successiva costruzione socialista nell'URSS. Dobbiamo prestare particolare attenzione agli errori commessi e alle distorsioni revisioniste che hanno portato alla sconfitta temporanea del Socialismo nell'Unione Sovietica e nell'Europa orientale.

Lenin ha elencato così le lezioni che i marxisti rivoluzionari devono imparare dall'esperienza della Rivoluzione d'Ottobre:

(a) L'importanza di avere un partito proletario di nuovo tipo e la necessità di lottare contro l'opportunismo e il revisionismo.

Tutti i comunisti conoscono bene la seguente espressione di Lenin: «non ci può essere movimento rivoluzionario senza un partito rivoluzionario». I bolscevichi furono capaci di guidare il popolo che insorgeva in Russia non perché si unirono a tutte le forze dell'opposizione e ai menscevichi stessi, ma perché seppero teoricamente e politicamente sconfiggere i menscevichi. V.I. Lenin scrisse: «I bolscevichi, sormontando incredibili difficoltà, respingono i menscevichi, la cui funzione di agenti della borghesia sia nel movimento operaio è stata comprese perfettamente da tutta la borghesia dopo il 1905. La borghesia aiuta pertanto in mille modi i menscevichi nella lotta contro i bolscevichi. E questi ultimi non avrebbero raggiunto il loro obiettivo, se non avessero applicato la giusta tattica della combinazione del lavoro clandestino con l'utilizzazione obbligatoria delle "possibilità legali"».[18]

Lenin ha sottolineato che la storia del bolscevismo inizia nel 1903 (II Congresso del POSDR) e si è chiesto: quali sono state le correnti contro cui il bolscevismo ha lottato, quale lotta ha determinato la sua forma? Rispose a questa domanda così: questa è stata innanzitutto la lotta con l'opportunismo, cioè la lotta con il deviazionismo di destra. L'esperienza moderna ha dimostrato che l'opportunismo rappresenta ancora una minaccia mortale per i partiti comunisti al potere. Ogni marxista più o meno acculturato conosce la famosa frase di Lenin: «La lotta contro l'imperialismo, se non è indissolubilmente legata con la lotta contro l'opportunismo, è una frase vuota e falsa».[19]

La storia ci mostra che, invece di essere una tendenza di destra di una parte del movimento comunista, l'opportunismo può iniziare a prevalere in tale movimento e diventarne anche la tendenza dominante. L'obbligo di combattere l'opportunismo divenne la condizione principale per l'ammissione al Comintern e rimane comunque una caratteristica fondamentale del partito proletario.

(b) Combinare i metodi di lavoro legali e illegali.

Prepararsi alla rivoluzione in qualsiasi circostanza, in qualsiasi momento: prima di tutto questo vale per lo stesso rivoluzionario. Questa tesi sembra assolutamente essenziale per le tattiche di lotta politica.

Tuttavia, oggi nelle condizioni di aumento della reazione in tutti i paesi acquisisce un nuovo significato sia per i partiti che sono abituati alla vita legale, "civile", legale e prevalentemente parlamentare, sia per tutti i radicali sinistri e in genere sinistroidi, che evitano di partecipare alla vita politica pubblica legale che è sotto il controllo totale del potere. V.I. Lenin insegnò che «i rivoluzionari che non sono in grado di combinare forme legali di lotta con ogni sorta di attività clandestine sono pessimi rivoluzionari». C'è ancora un detto di Lenin che sarebbe utile per quei compagni che non vedono possibilità per una nuova situazione rivoluzionaria nelle condizioni di benessere contemporaneo capitalistico: «Non è difficile essere un rivoluzionario quando la rivoluzione è già scoppiata e divampa, quando tutti aderiscono alla rivoluzione, per una semplice inclinazione, per seguire la moda, talvolta anche per ragioni di carriera personale. Anzi, dopo la vittoria, il proletariato va incontro a fatiche durissime e subisce sofferenze, per così dire, tormentose per "liberarsi" di questi pseudo-rivoluzionari. È cosa molto più difficile - e molto più preziosa – saper esser rivoluzionari quando non esistono ancora le condizioni per una lotta diretta, aperta, realmente di massa, realmente rivoluzionaria; saper propugnare gli interessi della rivoluzione (con la propaganda, l'agitazione e l'organizzazione) nelle istituzioni non rivoluzionarie, e spesso addirittura reazionarie, in un ambiente non rivoluzionario, tra una massa incapace di comprendere subito la necessità del metodo rivoluzionario d'azione».[20]

(c) Continuazione della lotta di classe nell'epoca della dittatura proletaria. Correggere la comprensione dialettica dei rapporti tra dirigenza, partito, classe e masse. Disciplina più severa nel partito per tutti, inclusi i leader del proletariato.

Il partito rivoluzionario del proletariato è la forma più alta dell'unificazione di classe proletaria che non meriterebbe il suo titolo, a meno che non sappia unificare i suoi dirigenti con la classe e con le masse in un qualcosa di indissolubile. Sulla base di tale visione del Partito, Lenin scrisse: «La dittatura del proletariato è una lotta tenace, cruenta e non cruenta, violenta e pacifica, militare ed economica, pedagogica e amministrativa, contro le forze e le tradizioni della vecchia società. La forza dell'abitudine di milioni e decine di milioni di uomini è la più terribile delle forze. Senza un partito di ferro, temprato nella lotta, senza un partito che goda della fiducia di tutti gli elementi onesti della classe, senza un partito che sappia interpretare lo stato d'animo delle masse e influire su di esso, è impossibile condurre a buon fine questa lotta. Vincere la grande borghesia centralizzata è mille volte più facile che "vincere" milioni e milioni di piccoli proprietari, i quali, mediante la loro attività quotidiana, continua, invisibile, inafferrabile, dissolvente, perseguono gli stessi risultati che sono necessari alla borghesia e che restaurano la borghesia. Chi indebolisce, sia pur di poco, la disciplina ferrea del partito del proletariato (in particolare nel periodo della dittatura proletaria) aiuta di fatto la borghesia contro il proletariato».[21]

(d) La natura internazionale dei Soviet come forma della dittatura del proletariato. La lotta di ogni partito contro il proprio menscevismo è un dovere.

Lenin ha scritto in proposito: «Le rivoluzioni del Febbraio e dell'Ottobre 1917 hanno sviluppato i soviet in tutti i sensi, su scala nazionale, e li hanno quindi condotti alla vittoria dnella rivoluzione proletaria socialista. In meno di due anni si è rilevato il carattere internazionale dei soviet, l'estensione di questa forma di lotta e di organizzazione al movimento operaio di tutto il mondo, la missione storica dei soviet, che è quella di essere i becchini, gli eredi, i successori del parlamentarismo borghese e della democrazia borghese in generale.

Ma non è tutto. La storia del movimento operaio mostra oggi che in tutti i paesi questo movimento deve prepararsi (e ha già cominciato a farlo) a sperimentare la lotta del comunismo, che nasce, si irrobustisce e avanza verso la vittoria, anzitutto, contro il proprio (di ciascun paese) "menscevismo", cioè contro l'opportunismo e il socialsciovinismo, inoltre – e, per così dire, a integrazione – contro il comunismo di "sinistra"».[22]

«Tuttavia, pur passando dappertutto per una scuola sostanzialmente omogenea in cui si prepara alla sua vittoria sulla borghesia, il movimento operaio di ogni paese compie questo sviluppo a suo modo».[23]

«Fino a che sussisteranno differenze nazionali e statali tra i popoli e i paesi – e tali differenze sussisteranno ancora molto a lungo persino dopo la realizzazione della dittatura del proletariato su scala mondiale – l'unità della tattica internazionale del movimento operaio comunista di tutti i paesi esige non l'eliminazione delle diversità, non la soppressione delle differenze nazionali (che nel momento attuale sarebbe un sogno assurdo), ma un'applicazione dei principi fondamentali del comunismo (potere sovietico e dittatura del proletariato) tale che li modifichi correttamente nei particolari, li adatti giustamente e li adegui alle differenze nazionali e nazionali-statali. Ricercare, studiare, discernere, indovinare, cogliere ciò che vi è di particolarmente nazionale, di specificatamente nazionale nei modi concreti in cui ciascun pase si avvia a risolvere il problema internazionale unico per tutti, a conseguire cioè la vittoria sull'opportunismo e sul dottrinarismo di sinistra all'interno del movimento operaio, ad abbattere la borghesia, a instaurare la repubblica sovietica e la dittatura del proletariato: ecco il compito principale dell'attuale momento storico in tutti i paesi progrediti (e non soltanto in essi)».[24]

La rilevanza di questo pensiero di Lenin è stata più volte dimostrata.

(e) Necessità di lavorare in un'ampia gamma di organizzazioni dei lavoratori, comprese quelle reazionarie.

Lenin ha insegnato che il lavoro comunista si dovrebbe svolgere ovunque esistano condizioni corrispondenti e anche là dove tali condizioni non sono favorevoli: «Non vi è dubbio che i signori "capi" dell'opportunismo ricorreranno a tutti i trucchi della diplomazia borghese, all'ausilio dei governi borghesi, dei preti, della polizia, dei tribunali, per impedire ai comunisti di entrare nei sindacati, per espellerli da essi con tutti i mezzi, per rendere il loro lavoro nei sindacati quanto più è possibile ingrato, per insultarli, vessarli, perseguitarli. Bisogna saper reagire a tutto questo, bisogna affrontare tutti i sacrifici e – in caso di necessità ricorrere a tutte le astuzie, a tutte le furberie, ai metodi illegali, alle reticenze, all'occultamento della verità, pur di introdursi nei sindacati, pur di rimanere in essi, pur di svolgervi a qualsiasi costo un lavoro comunista[25]

(f) Sugli alleati e compagni di strada della classe operaia nella rivoluzione proletaria e dopo la sua realizzazione.

Crediamo che sia particolarmente importante comprendere le idee di Lenin non solo sulla necessità delle alleanze durante la rivoluzione, ma anche l'importanza delle alleanze di classe nella costruzione socialista: «L'avanguardia proletaria è stata conquistata sul piano ideale. Questo è essenziale. Senza di esso non si può compiere neanche il primo passo verso la vittoria. Ma da qui alla vittoria la distanza è ancora abbastanza grande. Con la sola avanguardia non si può vincere. Gettare la sola avanguardia nella battaglia decisiva, prima che tutta la classe, prima che le grandi masse abbiano preso una posizione o di appoggio diretto all'avanguardia o, per lo meno, di benevola neutralità nei suoi riguardi e di completa incapacità di appoggiare i suoi avversari, non sarebbe soltanto una sciocchezza, ma anche un delitto».[26]

«Dopo aver realizzato la prima rivoluzione socialista, dopo aver abbattuto la borghesia in un paese, il proletariato di questo paese rimane ancora a lungo più debole della borghesia, già solo in virtù dei formidabili legami internazionali della classe borghese e, inoltre, a causa della spontanea e continua ricostituzione e rinascita del capitalismo e della borghesia ad opera dei piccoli produttori di merci nel paese stesso che ha abbattuto il dominio borghese. Si può vincere un nemico più potente soltanto con la massima tensione delle forze e all'immancabile condizione nel modo più diligente, accurato, cauto e abile ogni benché minima "incrinatura" tra i nemici, ogni contrasto di interessi tra la borghesia dei diversi paesi, tra i vari gruppi e le varie specie di borghesia all'interno di ogni singolo paese, ogni benché minima possibilità di conquistare un alleato numericamente forte, pur se momentaneo, esitante, instabile, infido, condizionato. Chi non ha capito questo non ha capito un'acca né del marxismo né del moderno socialismo scientifico in generale. Chi non ha dimostrato nella pratica, per un periodo di tempo abbastanza lungo e in situazioni politiche abbastanza diverse, di saper applicare in concreto questa verità non ha ancora imparato ad aiutare la classe rivoluzionaria nella sua lotta di emancipazione di tutta l'umanità lavoratrice dagli sfruttati. E quanto si è detto vale in ugual misura sia per il periodo che precede sia per il periodo che segue alla conquista del potere politico da parte del proletariato».[27]

(g) L'abilità delle tattiche dei compromessi e l'inaccettabilità dei compromessi nel campo dell'ideologia.

Il pensiero principale di Lenin è rivolto ai tifosi delle ricette e delle soluzioni pronte: «E' una stoltezza compilare una ricetta o regola generale ("nessun compromesso!") valida per tutti i casi. Bisogna avere la testa sulle spalle per sapersi orientare in ogni singolo caso. Il compito dell'organizzatore e dei dirigenti del partito degni di questo nome consiste tra l'altro nell'elaborare, attraverso un lavoro lungo, tenace, vario, molteplice di tutti i rappresentanti di una data classe capaci di pensare, le cognizioni necessarie, la necessaria esperienza e, oltre alle cognizioni e all'esperienza, la sensibilità politica necessaria per risolvere con rapidità e giustamente i problemi politici intricati».[28]

Non c'è dubbio tra i marxisti che V.I. Lenin era un uomo intelligente, anche lui e i bolscevichi facevano errori tattici, ma non tentennavano nel riconoscere quegli errori. Bisogna ricordare che la regola fondamentale per stabilire le tattiche in determinate condizioni è «... la necessità – che è necessità assoluta, incondizionata – per l'avanguardia del proletariato, per la parte cosciente di esso, per il partito comunista, di manovrare, di stringere accordi, di stipulare compromessi con i diversi partiti di operai e di piccoli padroni. Tutto sta nel saper impiegare questa tattica allo scopo di elevare, e non di abbassare, il livello generale della coscienza proletaria, dello spirito rivoluzionario del proletariato, della sua capacità di lottare e di vincere».[29]

Ciò significa che i comunisti sono sempre concentrati sull'estensione e lo sviluppo della lotta di classe.

(h) La necessità e la tattica nell'uso delle possibilità offerte dal parlamento borghese per favorire la lotta di classe.

Questa questione della partecipazione ai parlamenti borghesi sembra essere stata elaborata in teoria e studiata nel corso della pratica del movimento comunista meglio di qualsiasi altra. V.I. Lenin ha insistito sulla necessità di utilizzare le possibilità del parlamento per sviluppare la lotta di classe: «Fino a che non siete in condizione di sciogliere il parlamento borghese e tutte le altre istituzioni reazionarie d'altro tipo, avete l'obbligo di lavorare all'interno di tali istituzioni appunto perché in esse si trovano ancora degli operai ingannati dai preti e sviati dal provincialismo: in caso contrario rischiate di essere dei semplici ciarlatani».[30]

Nel frattempo Lenin sottolineava l'avversione giustificata dei proletari avanzati ai parlamenti borghesi e ai deputati: «... è difficile immaginare una cosa più ignobile, perfida e pusillamine del contegno della stragrande maggioranza dei deputati socialisti e socialdemocratici durante e dopo la guerra».[31]

I bolscevichi elaborarono le tattiche del lavoro comunista nei parlamenti, l'utilizzo delle campagne elettorali e delle sedute del parlamento per la lotta di classe: «I comunisti, i sostenitori della III Internazionale in tutti i paesi, sono al mondo appunto per trasformare su tutta la linea, in ogni campo d'azione, il vecchio lavoro socialista, tradunionistico, sindacalistico, parlamentare, in un lavoro nuovo, in un lavoro comunista».[32]

«I comunisti europei occidentale e americani devono saper creare un parlamentarismo nuovo, diverso da quello abituale, non opportunistico, non carrieristico: il partito dei comunisti lanci le sue parole d'ordine; i veri proletari, con l'aiuto degli elementi poveri, non organizzati e completamente schiacciati, diffondano e distribuiscano manifestini, visitino le abitazioni degli operai, facciano il giro delle capanne dei proletari agricoli e dei casolari sperduti dei contadini (per fortuna, in Europa i villaggi sperduti sono molto meno numerosi che da noi e in Inghilterra sono pochissimi!), entrino nelle osterie più popolari, si introducano nei sindacati, nelle società, nelle assemblee più popolari, parlino al popolo, non cioè dei dotti (e non in forma troppo parlamentare), non diano affatto la caccia al "seggio" in parlamento, ma risveglino dappertutto il pensiero, attraggano le masse, prendano in parola la borghesia, utilizzino l'apparato da essa creato, le elezioni da essa indette, gli appelli da essa rivolti a tutto il popolo, facciano conoscere alle masse popolari il bolscevismo, come non si è mai riusciti a fare (sotto il dominio della borghesia) se non in periodo elettorale "senza contare, beninteso, i grandi scioperi nel corso dei quali uno stesso apparato di agitazione popolare lavorava da noi con intensità anche più grande)».[33]

Dobbiamo ammettere che molti partiti nell'Europa occidentale e in altri paesi soffrono di cretinismo parlamentare e promettono seriamente di migliorare la vita dei loro cittadini con la vittoria di alcune forze di sinistra alle elezioni. Analizzeremo ulteriormente questo argomento, nel frattempo dobbiamo menzionare che Lenin espresse la sua opinione su questa questione in modo molto categorico: «Soltanto dei mascalzoni o dei semplicioni possono credere che il proletariato debba prima conquistare a maggioranza alle elezioni effettuate sotto il giogo della borghesia, sotto il giogo della schiavitù salariata, e poi conquistare il potere. E' il colmo della stupidità o dell'ipocrisia; ciò vuol dire sostituire alla lotta di classe e alla rivoluzione le elezioni fatte sotto il vecchio regime, sotto il vecchio potere».[34]

Lenin ha fatto per noi l'analisi delle tattiche e degli errori di cui sopra già nel 1920. Dopo la sua morte l'Unione Sovietica sotto la guida del PCUS(b) ha percorso una strada lunga e difficile di successi e di vittorie. Il fascismo è stato sconfitto, il paese è salito al secondo posto nella classifica mondiale della produzione industriale, l'uomo Sovietico è stato il primo ad andare nello spazio. Sono stati commessi anche molti errori. Si verificò una trasformazione revisionista della leadership del PCUS che si è espressa come sconfitta temporanea del Socialismo e disintegrazione dell'URSS. L'analisi di questi avvenimenti e le conclusioni per la lotta futura è ora nostro dovere seguendo la direttiva di Lenin: «I comunisti devono sapere che in ogni caso l'avvenire appartiene a loro, e pertanto noi possiamo (e dobbiamo) associare la massima passione nella grande lotta rivoluzionaria alla valutazione più fredda e sobria dei colpi furiosi della borghesia».[35]

III. Lezioni apprese dalle sconfitte per le nostre vittorie future.

Lenin continuava a sostenere che il modo migliore per celebrare un anniversario è concentrarsi sui problemi irrisolti. Per far ciò, i comunisti contemporanei e futuri devono prima capire quali errori teorici e pratici sono stati commessi dal Partito e dalle persone che ci hanno impedito di risolvere le questioni della costruzione socialista e comunista e ci hanno riportato alla fase precedente dello sviluppo sociale, al capitalismo.

Ci sono una considerevole varietà di opinioni, sia personali che politiche, riguardo alle ragioni della sconfitta del socialismo nell'URSS. Certo, ci occuperemo solo delle opinioni dei sostenitori del socialismo, in quanto il punto di vista degli avversari del socialismo sul presunto carattere utopistico del socialismo come modo per lo sviluppo dell'umanità si è rivelato falso grazie alla pratica dell'Ottobre e l'esperienza dell'Unione Sovietica.

La teoria che vede la ragione principale della nostra sconfitta nel tradimento della causa socialista da parte di certe personalità nei circoli dominanti del Partito e del governo è abbastanza popolare. Si citano i nomi di Gorbaciov, Yeltsyn, Yakovlev e molti altri loro colleghi nel CC e nel governo. Sono anche diffuse le speculazioni sulla trama da parte dell'Occidente. Si porta qualche prova a partire dal mitico "piano Dulles" e si conclude con le teorie del reclutamento di funzionari di più alto rango come agenti dell'influenza occidentale dei servizi segreti. Si citano somme di miliardi di dollari spesi per la lotta contro l'URSS e che questi soldi non sono stati spesi invano. Alcuni degli eventi descritti in queste teorie non sono solo di un certo interesse, ma in realtà si sono effettivamente svolti. Tuttavia dobbiamo sottolineare che, dal nostro punto di vista, la principale ragione della sconfitta temporanea del Socialismo nell'URSS è stato il nostro errore interno, il revisionismo e l'apostasia degli alti dirigenti del Partito.

Lenin non per niente ha detto che: «Niente ci può essere fatale, tranne i nostri errori».[36] E inoltre ha precisato: «… il nostro partito può oggi cadere in una situazione assai pericolosa, nella situazione di un uomo che esagera i suoi meriti. E' noto che gl'insuccessi e la decadenza dei partiti politici sono spesso stati preceduti da una situazione simile, in cui questi partiti avevano la possibilità di presumere troppo di sé».[37]

Se cerchiamo di dare una risposta molto breve alla domanda per cui il potere Sovietico e il PCUS sono stati sconfitti, mentre la maggioranza dei lavoratori è rimasta indifferente al colpo di stato controrivoluzionario del 1991, la nostra risposta sarebbe la seguente: perché il Potere non era più Sovietico e il Partito non era più Comunista.

I nostri errori

3.1. Questioni teoriche: abbandono dei fondamentali principi marxisti.

Il PCOR aderisce alla tesi principale di Lenin che «La dittatura del proletariato, se si traduce quest'espressione latina, scientifica, storico-filosofica in un linguaggio più semplice, significa: Solo una classe determinata, e precisamente gli operai delle città, e in generale gli operai di fabbrica, gli operai industriali, è in grado di dirigere tutta la massa dei lavoratori e degli sfruttati nella lotta per distruggere il potere del capitale, nel processo di distruzione, nella lotta per assicurare e consolidare la vittoria, nella creazione del nuovo ordine sociale, dell'ordine socialista, in tutta la lotta per l'abolizione completa delle classi. (Notiamo fra parentesi che la differenza scientifica tra socialismo e comunismo consiste unicamente in questo: la prima parola designa la prima fase della società nuova che sorge dal capitalismo, la seconda, la fase successiva, superiore, di questa società).

L'errore dell'internazionale gialla di "Berna" sta nel fatto che i suoi capi riconoscono soltanto a parole la lotta di classe e la funzione dirigente del proletariato, mentre hanno paura di andare fino in fondo col loro pensiero, hanno paura appunto di quell'inevitabile conclusione particolarmente temibile e assolutamente inammissibile per la borghesia. Essi temono di riconoscere che la dittatura del proletariato è anch'essa una fase della lotta di classe, la quale rimane inevitabile finché le classi non sono state abolite, e cambia di forma diventando, nei primi tempi dopo la caduta del dominio del capitale, particolarmente accanita e manifestando forme specifiche. Dopo aver conquistato il potere politico, il proletariato non cessa, però, naturalmente, in un altro ambiente, sotto altre forme, con altri mezzi».[38]

Lenin, perciò, riteneva che il riconoscimento della dittatura del proletariato fosse la questione principale del marxismo: «marxista è soltanto colui che estende il riconoscimento della lotta delle classi sino al riconoscimento della dittatura del proletariato».[39] «Ma non la sola violenza, e neppure principalmente la violenza, è l'essenza della dittatura proletaria. La sua essenza fondamentale sta nell'organizzazione e nella disciplina del reparto più avanzato dei lavoratori, della loro avanguardia, del loro unico dirigente: il proletariato. Il suo scopo è di creare il socialismo, di eliminare la divisione della società in classi, di trasformare tutti i membri della società in lavoratori, di privare di ogni base qualsiasi lo sfruttamento dell'uomo da parte dell'uomo».[40]

La lotta di classe continua nel socialismo in altre forme, in particolare continua all'interno della classe e del partito stesso. Per quanto tempo dobbiamo praticare la dittatura proletaria? Nelle tesi sulle tattiche del PCR per il III Congresso del Comintern V. I. Lenin risponde a questa domanda come segue: «La dittatura del proletariato non significa la fine della lotta di classe, ma la sua continuazione in forma nuova e con nuovi mezzi. Finché rimangono le classi, finché la borghesia, rovesciata in un solo paese, moltiplica i suoi attacchi contro il socialismo su scala mondiale, questa dittatura è necessaria».[41] Così come «il compito del socialismo è quello di distruggere il sistema di classe», come è stato sottolineato nella relazione del PCR nello stesso III Congresso del Comintern, il periodo della dittatura del proletariato si estende per tutta la prima fase del comunismo, cioè per tutto il periodo del socialismo.

È interessante richiamare il fatto che, elaborando il secondo programma di PCR(b), Lenin considerava possibile arretrare dalla forma dei Soviet come parte della ritirata generale sotto l'impatto dell'offensiva generale del nemico, tuttavia non lo considerava mai come un movimento verso lo sviluppo della democrazia dei lavoratori, della democrazia proletaria o dei lavoratori. Nella risoluzione del VII Congresso del PCR(b) sul Programma del Partito Lenin ha scritto: « ...la modifica della parte politica del nostro programma deve consistere in una definizione possibilmente più precisa e circostanziata del nuovo tipo di Stato, la repubblica dei soviet, come forma della dittatura del proletariato e come continuazione delle conquiste della rivoluzione operaia internazionale che furono iniziate dalla Comune di Parigi. Il programma deve indicare che il nostro partito non rinuncia ad utilizzare anche il parlamentarismo borghese, se l'andamento della lotta ci rispingerà indietro, per un certo tempo, a questo stadio storico ora superato dalla nostra rivoluzione. Ma in ogni caso e in qualunque circostanza il partito si batterà per la repubblica dei soviet come tipo di Stato superiore a ogni altro dal punto di vista della democrazia e come forma di dittatura del proletariato, volta ad abbattere il giogo degli sfruttatori e schiacciarne la resistenza».[42]

Potrebbe sembrare strano, ma il principale errore dei comunisti sovietici, cioè il rifiuto della questione principale del marxismo, fu il primo. Il rifiuto della dittatura proletaria significa il rifiuto del marxismo.

Dopo la morte di Stalin e l'avvento al potere nel partito di N.S. Krusciov, si fece una sorta di "bombardamento preliminare" al XX Congresso del PCUS prima di tutto sulla principale questione del marxismo: il concetto di dittatura del proletariato.

Il gruppo revisionista di Krusciov scatenò la campagna di calunnia per denigrare i risultati ottenuti sotto la guida di Stalin e si iniziarono a revisionare le questioni fondamentali del marxismo sulla lotta di classe e della dittatura proletaria. Tuttavia, il programma di Lenin di PCR(b) era ancora in vigore, pertanto i kruscioviani si prepararono a sostituirlo, privandolo dell'essenza stessa del marxismo. Nel rapporto del primo segretario del CC del PCUS, N.S. Krusciov al XXII Congresso del PCUS Sul Programma del PCUS era esposta la tesi della vittoria definitiva del socialismo in URSS[43], dove si affermava che la lotta di classe era limitata al periodo di transizione verso il socialismo.[44] In tutta la relazione, il socialismo non veniva inteso come una fase del comunismo, ma come una formazione separata. Di conseguenza, invece del compito proprio del socialismo, la completa abolizione delle classi nella prima fase della società senza classi, si poneva solo il compito della costruzione di una società senza classi e, con questo, anche il compito puramente revisionista e antimarxista del superamento dello "stato della dittatura proletaria" con lo "Stato di tutto il popolo".[45] Si sosteneva pretestuosamente che «la classe operaia dell'Unione Sovietica di propria iniziativa e sulla base dell'obiettivo della costruzione del comunismo ha trasformato lo stato di dittatura in stato nazionale ... È la prima volta che abbiamo uno stato che non rappresenta una dittatura di una qualche classe particolare ... La dittatura proletaria smette di essere necessaria».[46] Allo stesso modo, il partito venne proclamato come il partito di di tutto il popolo e non solo della classe operaia, contrariamente alla definizione del Partito di Lenin, dove si afferma che il Partito è l'avanguardia della classe.

Queste idee revisioniste non trovarono alcuna resistenza nel Congresso che approvò all'unanimità il programma revisionista, sostanzialmente anti-marxista e anti-leninista. In esso si affermava che presumibilmente la «la dittatura del proletariato, ha compiuto la sua missione storica, e dal punto di vista dei compiti dello sviluppo interno, non è più necessaria in URSS. Lo Stato che era emerso come Stato della dittatura del proletariato, nella fase attuale è diventato lo Stato di tutto il popolo ... ed è compreso dal partito che la dittatura della classe operaia cessa di essere indispensabile prima che lo Stato si estingua».[47] Certo, non si deve pensare che tutti i delegati del XX Congresso siano stati dei rinnegati e traditori della causa del socialismo. Sarebbe più corretto descrivere il livello teorico della maggioranza del Partito di molte milioni di membri come estremamente basso. Assunsero la maggior parte del programma e dei concetti teorici per scontati affidandosi all'autorità della dirigenza.

Accettarono docilmente tutti gli appelli della dirigenza a sviluppare una presunta democrazia senza classi di tutto il popolo e questa fiducia fu dovuta all'atmosfera di morale eccitazione sull'euforia causata dalla recente vittoria sul nazismo.

Credevano veramente che le classi degli sfruttatori fossero state definitivamente distrutte nell'URSS e non sarebbero state mai più resuscitate, dando per scontato che la nuova unità che sorgeva del popolo Sovietico fosse un'unità di classi non antagoniste e che la vittoria del Socialismo fosse completa e definitiva. I comunisti di base commisero un errore decisivo, mentre da parte dei teorici e dei dirigenti del Partito questo è stato senza dubbio un atto di revisionismo e tradimento aperto. Per approfondire questa posizione, esaminiamo le opere di Lenin.

Nel suo lavoro fondamentale Stato e Rivoluzione V.I. Lenin sottolinea la natura di classe di qualsiasi stato, finché rimane tale, e la necessità per la vittoria proletaria che sia distrutta la vecchia macchina statale e creato il nuovo apparato statale in grado di adempiere i compiti della dittatura del proletariato. Descrive quindi le diverse condizioni da compiersi per far si che lo Stato non si converta da strumento della classe operaia e mezzo per garantire il suo dominio politica, in una forza che la domina.

Nello stesso libro, così come nel quaderno Il marxismo sullo Stato V.I. Lenin promuove in modo ben definito l'idea che lo Stato scompare come tale solo con la completa abolizione delle classi, e fino a quando si mantengono le classi, si mantiene anche lo Stato come organo della classe politicamente dominante. Cita e sviluppa l'idea di Engels: «(Lo Stato) diventando alla fine effettivamente il rappresentante di tutta la società, si rende, esso stesso, superfluo».[48] Così contestando tutti gli esitanti, tentennanti e indecisi, Lenin sottolinea: «Marxista è soltanto colui che estende il riconoscimento della lotta delle classi sino al riconoscimento della dittatura del proletariato. In questo consiste la differenza più profonda tra il marxista e il banale piccolo-borghese (e anche il grande). E' questo il punto attorno al quale bisogna mettere alla prova la comprensione e il riconoscimento effettivi del marxismo».[49] Nel suo lavoro Sullo Stato (Conferenza alla Università di Sverdlovsk dell'11 luglio 1919) V.I. Lenin sottolinea che lo stato capitalista esattamente «che ha come parola d'ordine la libertà generale, dice di esprimere la volontà di tutto il popolo, nega di essere uno stato di classe».[50]

Lo stato socialista al contrario sottolinea sempre la sua natura di classe. Così, il gruppo di revisionisti dei kruscioviani ha ingannato e ha effettivamente sviato il Partito e il popolo per quanto riguarda la questione della dittatura del proletariato, di come senza dittatura proletaria non sia possibile trasformare il Socialismo in Comunismo completo. Successivamente vennero sostituiti anche gli obiettivi del movimento della produzione e della società. Ci soffermiamo su questo particolarmente.

L'essenza della storia, il progresso della società consiste nel muoversi verso il pieno benessere e il libero e multiforme sviluppo di tutti i membri della società. È interessante seguire la storia di come la legge principale del socialismo si riflettesse nel programma di partito dei bolscevichi. Nel progetto del programma del partito, elaborato dalla Commissione prima del II Congresso del POSDR, l'obiettivo della produzione socialista, venne formulato come l'organizzazione pianificata del processo produttivo sociale «con il fine di soddisfare le necessità di tutta la società e di ciascuno dei suoi membri». A questo proposito, Lenin replica: «Non è esatto. Tale 'soddisfacimento' 'lo dà' anche il capitalismo, ma non a tutti i membri della società e non in modo eguale».[51] Infine, Lenin ottenne che nel programma del partito approvato dal II Congresso del POSDR fosse scritto: «Sostituendo, alla proprietà privata dei mezzi di produzione e di circolazione, la proprietà sociale e organizzando secondo un piano il processo sociale di produzione, al fine di garantire il benessere e lo sviluppo completo di tutti i membri della società, la rivoluzione sociale del proletariato sopprimerà la divisione della società in classi ed emanciperà così tutta l'umanità oppressa».[52]

Questo obiettivo della produzione comunista posto alla classe operaia come creatrice della società comunista, si mantenne nel programma finché il Partito restò il Partito della classe operaia, dirigente della realizzazione della sua dittatura. Nel terzo programma, di taglio revisionista adottato al XXII Congresso del PCUS questo obiettivo non c'era più: era stato sostituito con il soddisfacimento delle sempre crescenti esigenze, sebbene sia noto che non si riduce a questo lo sviluppo degli esseri umani, né il loro benessere, né tanto meno il loro sviluppo multiforme. Di per sé, la soddisfazione dei bisogni non porta alla liquidazione della disuguaglianza sociale, né all'abolizione delle classi. Parlando più concretamente, nel terzo programma del Partito fu scritto che nel comunismo «si raggiunge il grado superiore della organizzazione pianificata di tutta l'economia sociale, si garantisce l'uso più efficace e razionale delle ricchezze materiali e delle risorse lavorative per la soddisfazione delle crescenti necessità della società».[53] I membri lavoratori della società, lo sviluppo dei quali è l'obiettivo in sé, si erano già convertiti in "risorse lavorative" utilizzate effettivamente per soddisfare le esigenze non di tutti, ma di alcuni membri eletti della società, coloro che in seguito sarebbero arrivati fino agli oligarchi.

Omettendo come obiettivo della produzione lo sviluppo di tutti i membri della società, la formulazione programmatica dell'obiettivo della produzione si convertì nel camuffamento dell'abbandono reale del socialismo. Nel terzo programma revisionista è stato scritto che «l'obiettivo del socialismo è la soddisfazione sempre più piena delle crescenti necessità materiali e culturali del popolo».[54] A prima vista, sembra uno scopo bello, ma c'è un grave errore di fondo, perché l'obiettivo del Socialismo come definito dai fondatori del Comunismo scientifico è la distruzione delle classi, che non si riduce alla soddisfazione dei bisogni. Risulta chiaro che presuppone inoltre la soddisfazione dei bisogni, ma non di qualsiasi necessità e non di ogni soddisfazione, ma piuttosto di quelle che conducono al pieno benessere e sviluppo libero e multiforme di tutti i membri della società, alla soppressione di ogni disuguaglianza sociale.

La rinuncia alla dittatura del proletariato e dell'obiettivo del socialismo cambiò l'essenza di classe dello Stato. Esso divenne incapace di realizzare gli interessi della classe operaia, che sono anche gli interessi della società nel suo insieme all'epoca della dittatura del proletariato. È indicativo sottolineare che il programma revisionista del partito di tutta la nazione è stato adottato dal XXII Congresso del PCUS nell'autunno del 1961, mentre nel giugno 1962 nella città di Novocherkassk della regione di Rostov furono inviate truppe contro i lavoratori che esprimevano la loro protesta contro l'aumento dei prezzi, il crollo dei salari e l'arroganza dei funzionari. Si sparò contro coloro che protestavano.

Quindi possiamo dire che decine di vittime tra i lavoratori valsero come prima prova del cosiddetto stato di tutta la nazione e del partito guidato da N.S. Krusciov. La proprietà statale stava cessando gradualmente di essere una forma di proprietà socializzata e alla fine degli anni '80 erano essenzialmente acquisite le caratteristiche forme tipiche della proprietà privata di coloro che avevano ottenuto il controllo effettivo, cioè del Partito e degli alti funzionari del governo. Così, la Nomenclatura del Partito e del governo riuscì ad appropriarsi della proprietà di tutta la società e creare le condizioni per dividerla tra alcune persone, appropriarsene e privatizzarla, mentre tutto questo veniva legalizzato nel quadro giuridico dello Stato di "tutto il popolo". Ciò avvenne su iniziativa di Gorbaciov e nel periodo di Eltsin, prima con lo slogan revisionista del "movimento verso il mercato", che successivamente fu seguito dallo slogan apertamente anticomunista "privatizziamo". Ideologicamente, questo processo fu accompagnato dal concetto revisionista del "socialismo sviluppato" che includeva e affermava il famigerato e revisionista "Stato di tutto il popolo".

L'abbandono da parte del PCUS dei principi fondamentali del Marxismo - la dittatura del proletariato, l'obiettivo della produzione socialista e l'obiettivo del socialismo - non potevano che portare alla crescita di sentimenti favorevoli alla proprietà privata che alla fine portarono alla distruzione del Partito, del governo e dello stato, nonostante la resistenza attiva dalla minoranza comunista. Come è stato già detto, questo rifiuto non fu solo colpa della dirigenza rinnegata del PCUS, dobbiamo dare anche la colpa a quei membri del Partito che invece di studiare e comprendere il Marxismo-Leninismo erano abituati a imparare le citazioni e gli slogan e dare per scontato le parole dei dirigenti revisionisti del Partito. Questo è il motivo per cui le forze comuniste non riuscirono a battere gli opportunisti, i revisionisti e i traditori rinnegati del Socialismo. Questa è una lezione non solo per i comunisti dell'ex Unione Sovietica e della Russia attuale; è una lezione per tutto il Movimento Comunista e operaio internazionale.

3.2. Errori economici: elementi di mercato nella produzione sociale e lo scivolamento verso il capitalismo.

La rilevanza di questo problema è determinata dagli obiettivi finali della lotta che i comunisti portano avanti per conquistare il potere della loro classe. Questa è la questione di cosa dobbiamo fare nel caso in cui la classe operaia giunga al potere adesso. Quali sono le conclusioni da trarre dagli errori dei comunisti e dal tradimento della classe operaia da parte del PCUS, dalla pratica della costruzione socialista in URSS? Chi e come si deve costruire l'economia?

Questo tema divide ancora il Movimento Comunista Internazionale, anche in Russia. Non vogliamo affrontare gli apologeti impertinenti del "socialismo svedese" e gli altri miglioristi del capitalismo. Parliamo solo di coloro che si chiamano ancora marxisti e comunisti. Tra loro, da una parte, c'è la folta rappresentanza dei sostenitori del cosiddetto socialismo di mercato, che spesso è accompagnato dalla definizione "con caratteristiche cinesi". Dall'altro, la voce costante di coloro che si chiamano pragmatici e realisti. Ritengono una follia il discorso dei comunisti ortodossi sul carattere non mercantile della produzione socialista. Dicono: guardati intorno, il mercato è dappertutto, quindi non c'è un'altra soluzione che iniziare dall'economia di mercato.

È vero che oggi il mercato è dappertutto intorno a noi. Ecco perché crediamo che sia giunto il momento di determinare ciò che è la merce sotto il capitalismo e il socialismo, cosa succede con essa o dovrebbe esser fatto nel corso della costruzione socialista e dello sviluppo del socialismo nel pieno comunismo.

Già nel Primo e Secondo Programma dei bolscevichi (come nel Programma del PCOR), la natura del capitalismo e della società borghese viene caratterizzata dalla seguente tesi: «La caratteristica principale di questa società consiste nella produzione mercantile fondata sui rapporti capitalisti di produzione, in base ai quali la parte maggiore e più importante dei mezzi di produzione e di circolazione delle merci appartiene a una classe numericamente esigua, mentre la stragrande maggioranza della popolazione è composta di proletari e semiproletari, costretti dalla loro situazione economica a vendere costantemente o periodicamente la propria forza lavoro, cioè a mettersi al servizio dei capitalisti, e a creare con il proprio lavoro i redditi delle classi superiori della società».[55]

Il capitalismo è in primo luogo produzione di merci. V.I. Lenin, nelle sue Osservazioni al secondo progetto di programma di Plekhanov scrisse su questo argomento quanto segue: «Che espressione infelice! Certo, una produzione mercantile completamente sviluppata è possibile soltanto nella società capitalistica, ma la 'produzione mercantile' in generale è logicamente e storicamente prius al capitalismo».[56] Quindi, V.I. Lenin precisa che il capitalismo stesso è il risultato dello sviluppo della produzione mercantile e continua a sottolineare in molti dei suoi lavori che la produzione mercantile produce inevitabilmente il capitalismo.

Malgrado ciò, sotto il socialismo sembrano continuare ad esistere formalmente sia il denaro, sia tutta la serie dei cosiddetti rapporti monetario-mercantili, anche se tale concetto non si ritrova in nessuna delle opere di Marx, né di Engels, né di Lenin.

Quest'uso di forme e definizioni mercantili esterne vuole significare che la produzione socialista sia mercantile per carattere? Certo che no. Le banconote utilizzate nella società socialista non sono il denaro nel senso dell'economia politica. Servono da indicatore addizionale dei volumi della produzione e della quantità di lavoro necessario consumato. Sono unità di conto e di pianificazione per garantire le funzioni di contabilità e controllo della produzione immediatamente sociale e della distribuzione, funzione senza la quale il socialismo sarebbe impossibile. Non a caso, nel Programma del Comintern approvato nel 1928 si diceva: «Le forme e i metodi di attività economica i quali sono legati ai rapporti di mercato e sono esteriormente capitalistici (calcolo del valore, retribuzione del lavoro in danaro, compra-vendita, credito e banche, ecc.), acquistano la funzione di leve della trasformazione socialista, nella misura in cui servono sempre più ad imprese di tipo socialista conseguente, cioè servono al settore socialista della economia».[57]

I sostenitori del cosiddetto "socialismo di mercato" solitamente si richiamano alla Nuova Politica Economica (NEP) sottolineando che Lenin stesso abbia affermato che fu revisione del nostro punto di vista sul socialismo, radicale e duratura. La Nuova Politica Economica (NEP), all'inizio del periodo di transizione dal capitalismo al comunismo, stabilì, come temporaneo arretramento, qualche liberalizzazione della produzione e dello scambio delle merci, soprattutto tra i contadini e il settore socialista statale. Ma Lenin capiva perfettamente che si trattava della lotta fra la tendenza socialista e quella capitalista. Nel libro di Bukharin Economia del periodo di transizione si trova la seguente tesi: «la dittatura del proletariato inevitabilmente va accompagnata con la lotta occulta o più o meno aperta tra la tendenza organizzatrice del proletariato e la tendenza mercantile-anarchica del contadino». A questo proposito Lenin rimarcava [nelle sue note al libro di Bucharin sull'Economia del periodo di transizione] come si sarebbe dovuto parlare della tendenza mercantile-capitalista dei contadini che si oppone alla tendenza socialista del proletariato. [58]

Proprio qui, Lenin supporta la seguente analisi di Bucharin: «Nelle città, la lotta principale per il tipo di economia [dopo la presa del potere da parte del proletariato - ndr] è finita con la vittoria del proletariato. Nella campagna, è finita con la vittoria sul grande capitalista. Ma allo stesso tempo, in altre forme si rigenera come la lotta tra il piano statale del proletariato che incarna il lavoro socializzato e l'anarchia mercantile, la sfrenata speculazione del contadino che incarna la proprietà frammentata e la spontaneità del mercato». A questa idea Lenin accompagnò un breve giudizio: «Questo sì che è certo!». Subito dopo la dichiarazione di Bucharin: «E perché la produzione semplice mercantile non è altro che l'embrione dell'economia capitalista, la lotta tra le tendenze sopra descritte è per la sua essenza la continuazione della lotta tra il comunismo e il capitalismo», e aggiungeva, «E' vero. Ed è meglio che l'anarchia».[59]

Ricordiamo che Lenin mai sollevò la questione della soppressione immediata del carattere mercantile della produzione. Sottolineò sempre che si tratta del superamento del mercantile, dell'uscita dal mercato, della negazione del mercantile nella produzione sociale del socialismo. I sostenitori del "mercato" tendono a presentare l'esempio della NEP come un presunto spostamento di Lenin verso la comprensione del socialismo come una economia di mercato, come un ritorno al mercato, non come una necessità temporanea, ma come obiettivo e prospettiva. I più coraggiosi fra loro hanno inventato perfino una sorta di metodologia della NEP e del mercato socialista, nella teoria di Lenin. Tuttavia, dobbiamo rilevare, che la NEP non è un metodo ma una politica, e che Lenin e Bolscevichi quando introdussero la NEP non la definirono mai come uno sviluppo di caratteristiche connaturate alla produzione socialista, ma consideravano l'accettazione degli elementi del capitalismo come una ritirata.

In secondo luogo, al tempo stesso si svilupparono le più potenti leve per il superamento degli elementi del carattere mercantile dell'economia di transizione al socialismo. Si crearono il GOSPLAN [Comitato statale per la pianificazione], il GOSSNAB [Comitato statale per le forniture di materiale tecnico], la grande industria, si elaborava il piano GOELRO [piano statale di lungo termine per lo sviluppo economico della repubblica sovietica], ecc. Così, con l'aumento del volume fisico della cosiddetta produzione mercantile (già non più nella sua essenza), andava rafforzandosi il carattere immediatamente sociale della produzione socialista e si preparavano le condizioni per il successivo superamento di quella mercantile.

Stalin, conseguentemente, seguì nella pratica la linea di Lenin finalizzata al superamento del carattere mercantile nella produzione transitoria al Socialismo, per trasformare la produzione socialista in direttamente sociale. Le sue idee fondamentali su questo sono esposte nella sua opera Problemi economici del socialismo in URSS. In particolare, Stalin descrive l'obiettivo dell'economia socialista come segue: «Esiste una legge economica fondamentale del socialismo? Sì, esiste. In che cosa consistono i tratti essenziali e le esigenze di questa legge? I tratti essenziali e le esigenze della legge economica fondamentale del socialismo potrebbero formularsi all'incirca in questo modo: assicurazione del massimo soddisfacimento delle sempre crescenti esigenze materiali e culturali di tutta la società, mediante l'aumento ininterrotto e il perfezionamento della produzione socialista sulla base di una tecnica superiore».[60] Così Stalin chiaramente sottolineava che gli interessi dell'intera società sono inequivocabilmente la massima priorità nel sistema socialista.

Nel frattempo, Stalin costruiva la sua analisi non solo sulla base del punto di vista marxista, ma faceva un'analisi della realtà oggettiva data. Stalin analizza le garanzie fornite dallo stato proletario per prevenire il ripristino degli elementi capitalistici dell'economia. Nell'economia socialista, la produzione mercantile esiste solo come negazione del suo carattere immediatamente sociale, appartiene a quei residui del capitalismo che si superano nel processo di sviluppo del socialismo, come comunismo incompleto verso il comunismo completo. Pertanto, possiamo affermare che lo sviluppo dell'economia socialista è il rafforzamento della sua essenza immediatamente sociale e il superamento della produzione mercantile. Qualunque siano le condizioni in cui si trovano i comunisti in una rivoluzione, qualsiasi siano i ripiegamenti e le transizioni, deve essere chiaro l'orientamento verso l'obiettivo - il superamento della produzione mercantile e la transizione verso quella socialista, come immediatamente sociale. La pianificazione e la centralizzazione sono come gli alti risultati della civiltà, come il calcolo differenziale o la teoria dell'evoluzione di C. Darwin. Tuttavia, questi risultati possono servire gli interessi dei lavoratori solo sotto la dittatura del proletariato nelle condizioni della produzione direttamente sociale.

La decisione di abbandonare la base politica del Socialismo, cioè la dittatura proletaria, assunta nel 1961 da parte delle autorità kruscioviane e le riforme economiche del 1965 generarono un processo di accumulazione graduale delle tendenze negative nell'economia socialista e nelle relazioni sociali. La tendenza favorevole al rafforzamento della proprietà privata ha avuto effetti disastrosi sull'economia popolare. La riforma presuppose che le imprese stimavano la loro produzione in rubli e profitti e ciò portò a conseguenze negative come il crescente egoismo collettivo, deficit e inflazione. I produttori erano interessati a produrre meno prodotti a prezzi più elevati, aumentò la disuguaglianza di scambio tra città e campagna, aumentò notevolmente la quota di articoli di lusso e prodotti socialmente pericolosi nell'ambito dei prodotti per il consumo personale. Sotto le condizioni di crescita dell'economia ombra, si svolse la trasformazione borghese della leadership del Partito e del governo velata da frasi ipocrite sulla fedeltà al comunismo.

Fu l'inizio della Perestroika di Gorbaciov, come processo di cambiamento dell'ordine sociale costituito. Qualunque cosa dicano gli attuali apologeti del capitalismo, l'economia dell'Unione Sovietica aveva il carattere della produzione immediatamente sociale. Ciò si avverte più chiaramente oggi, poiché contrariamente a quanto accade attualmente, il cittadino sovietico riceveva più della metà dei beni consumati (calcolati sulla base dei prezzi correnti) attraverso fondi di consumo pubblico. E la maggior parte delle necessità vitali fondamentali venivano soddisfatte quasi "in conformità alla domanda". Così venivano assicurati l'alloggio gratuito (anche se bisognava aspettare il proprio turno), l'acqua calda e fredda, l'energia elettrica, il pane, la sanità pubblica e l'istruzione, i trasporti pubblici e molte altre cose

Purtroppo, l'abbandono della via socialista sia negli aspetti politici che economici fu fatto da un Partito che continuava a chiamarsi comunista. Nel XXII Congresso del PCUS venne adottato un nuovo programma che escluse dai suoi principi fondamentali la necessità della dittatura del proletariato, mentre nel XXVIII Congresso del PCUS venne adottato il piano di transizione al mercato, vale a dire al capitalismo.

Non si creda alla versione promossa da alcuni critici del Socialismo che i comunisti del PCUS rinunciarono alle loro posizioni senza lottare e che non capirono le conseguenze fatali del corso di Gorbaciov. Gli slogan come "Abbiamo bisogno di un'economia di mercato", gli argomenti come "non c'è alternativa", "nessun'altra soluzione è possibile" si scontrarono con una decisa resistenza sia nel Partito che tra gli esperti di economia. Alla fine degli anni '80 numerose iniziative pubbliche furono svolte per resistere ai sostenitori del capitalismo e in difesa dei lavoratori. Si formarono, per fare un esempio, il Fronte Unito dei Lavoratori e la società Unione, per il leninismo e gli ideali comunisti. Scienziati della Società Scientifica del Comunismo intensificarono le loro attività. All'interno del PCUS stesso furono lanciate il Movimento d'Iniziativa Comunista (DKI), la Piattaforma Bolscevica e Marxista nel PCUS. Molti attivisti stavano lavorando alla creazione di un'organizzazione repubblicana separata dei comunisti russi - RSFSR. Dobbiamo in particolare citare gli sforzi di scienziati che si sono opposti al mercato (N. Hessin, E. Ilienkov, R. Kosolapov, A. Eremin, V. Elmeev, A Kashchenko, N. Moiseenko, A. Pokrytan, M. Popov, V. Dolgov, A.Sergeev, D. Mutagirov, V. Ogorodnikov e molti altri).

Uno dei migliori filosofi sovietici E. Ilienkov scrisse: «... quegli economisti che avevano scientemente minato la teoria marxista del valore hanno reso un brutto servizio sia alla nostra teoria che alla pratica ... Questi sono gli economisti che si sono spesi molto per dimostrare qualcosa che non può essere dimostrato, ... che la produzione socialista nel complesso rappresenta la produzione di merci» e ancora: «Sì, nella "fase socialista" della sua evoluzione il comunismo continua a mantenere ("trascina dietro di sé") relazioni monetario- mercatistiche. Più ancora, le proprie forme immanenti di rapporti tra le persone sono state oscurate qui da relazioni denaro-merci e persino trovano in esse la loro espressione formale e legale. Così, quei profili genuini della nostra economia che dobbiamo svelare attraverso la nostra analisi, appaiono progressisti nella forma che non è loro adeguata - sotto forma di valore. Questa forma non ha niente a che fare con l'organizzazione comunista del lavoro sociale, bensì rappresenta il suo antagonista e concorrente». [61]

I partecipanti a tali discussioni economiche sostengono che i sostenitori del mercato gorbacioviani non sono stati in grado di prevalere in una sola discussione teorica o di un solo argomento economico in pubblico. Per questo motivo i sostenitori del mercato hanno dovuto agire sotto copertura utilizzando i loro enormi vantaggi nel governo e nei mass media.

Dopo aver deciso la questione ai più alti livelli di partito-governo, a porte chiuse e sotto l'influenza dei rappresentanti dell'Imperialismo Internazionale (Gorbaciov aveva incontrato sia Thatcher che Reagan in quel tempo mentre lo percepivano con speranzoso ottimismo), presero effettivamente la loro decisione alle spalle del Partito e del popolo e presentarono la questione come se il movimento verso il mercato fosse inevitabile, e che la scienza, l'esperienza internazionale e persino la teoria Marxista-Leninista lo confermavano. Per dimostrare l'ultima affermazione misero in circolazione il concetto di «metodologia della NEP». Quelli che si rifiutarono di accettare questo corso a favore del mercato furono etichettati come elementi retrogradi, dogmatici e arretrati.

Al XXVIII Congresso del PCUS gli elementi comunisti tentarono di dare battaglia a Gorbaciov, per avvertire il Partito e il popolo del pericolo incombente. Nel suo contributo, il professor A.A. Sergeev, membro del Movimento di Iniziativa Comunista, dichiarò: «Oltre il mercato delle merci, ci sono altri due mercati. Esiste il mercato del capitale privato, rappresentato dalle borse valori, e il mercato della forza lavoro. Questi due mercati, nel loro insieme, inevitabilmente danno il mercato capitalistico classico, sia pure chiamato mercato regolato. Non è possibile evitarlo ... e né il nostro popolo né il Partito sopravvivranno a questa perestrojka. Il Partito, come partito comunista, scomparirà».[62]

La posizione dei Comunisti fu espressa nella dichiarazione della minoranza nel XXVIII Congresso preparata dal Movimento di Iniziativa Comunista e dall'ala sinistra di Piattaforma Marxista. 1259 delegati del Congresso votarono per questa dichiarazione che fu registrata come documento di Partito. Secondo lo Statuto del Partito tale documento dovrebbe essere riconsiderato per valutare come le previsioni fossero corrette: «Riteniamo essenziale avvertire tutti i comunisti del paese: una transizione non razionale al mercato come sistema universale che comprende sia il mercato del capitale sia il mercato del lavoro significherebbe inevitabilmente scivolare verso la crescita dei rapporti capitalistici. Un forzato trattamento del socialismo, per mezzo del capitalismo che è contrario a processi obiettivi, non porterà all'aumento della produttività e un livello di vita più elevato, porterà al loro inevitabile crollo, provocherà ampie proteste sociali e gravi sofferenze al popolo. ... Il Partito non può sopravvivere alla Perestroika, che porterà a un grave deterioramento della vita delle persone. Per quanto il partito comunista sia preoccupato, non sopravvivrà allo shock, e nessuno sarà in grado di sostenere gli obiettivi finali di questo tipo». [63]

Come abbiamo visto, quelle previsioni scientifiche si sono realizzate e ora dobbiamo ricominciare, parlando in senso figurato, dalla domanda "Che fare?" che Lenin aveva svolto nell'omonimo libro.

I concetti della costruzione del socialismo attraverso lo sviluppo del mercato, del carattere mercantile della produzione, dei rapporti monetario-mercantili, vale a dire dei rapporti capitalistici, così come i piani della costruzione delle diverse varianti dell'economia di mercato con orientamento sociale, sebbene ispirati dalle migliori intenzioni e malgrado avvengano sotto la direzione del più patriottico governo di fiducia popolare, rappresentano lo stesso percorso gorbacheviano. La loro conclusione non può che essere il capitalismo. L'opportunismo e il revisionismo hanno imparato ad escogitare molteplici varianti e non meno numerose scuse per questi modelli di capitalismo.

La pratica ha dimostrato che separare l'economia dalla sua base politica, considerare l'economia "pura", non politica e senza un contenuto di classe, è un errore, una sciocchezza e per i comunisti perfino un crimine contro la classe operaia. In URSS, negli ultimi anni di governo del PCUS, si costruiva il socialismo di mercato, ma il risultato invece fu la costruzione del capitalismo sotto la Bandiera Rossa.

Parafrasando Vladimir Ilic, si può dire che senza la lotta contro questa malattia contagiosa del "mercato", parlare di impegno per il socialismo o della possibilità del comunismo altro non è che pronunciare frasi pompose, ma ingannevoli.

Riconciliamo quindi il nostro cammino con Lenin, con la scienza del comunismo!

3.3. Gli errori politici nella costruzione socialista: l'allontanamento dai principi leninisti di sviluppo del potere Sovietico e la deviazione dal programma del partito.

Il PCOR crede che, per strano che possa apparire, certi errori politici si commisero già nella tappa del rapido avanzamento dell'URSS verso il socialismo. Contrariamente al programma del PCR(b), nel 1936, nelle condizioni di deterioramento drastico della situazione internazionale e la crescente minaccia di guerra, si presero misure necessarie per rafforzare il controllo centralizzato dello stato, e in particolare si prese la decisione di cancellare il sistema di elezioni nelle imprese, dove i collettivi di lavoro votavano. Anche se molte delle caratteristiche dei Soviet si conservarono (nomina dei candidati da parte dei collettivi di lavoro, alta percentuale di lavoratori e contadini tra i deputati, rapporti periodici dei deputati di fronte all'elettorato e la fusione delle funzioni legislative e esecutive nei Consigli), le regole elettorali che avevano permesso alla classe operaia di trarre vantaggio dall'essere organizzate nel processo lavorativo furono revocate. Queste sono state le premesse per la nascita di un sistema parlamentare sconnesso dai collettivi di lavoro, che permise ai deputati, eletti in circoscrizioni territoriali, in particolare quelli di alto rango, di ignorare la volontà dei lavoratori con scarso o nessun rischio di essere revocati. Il fatto che le autorità statali non fossero controllate dai collettivi di lavoro, la loro relativa indipendenza dai lavoratori, portò all'indebolimento del ruolo dei lavoratori nella gestione della società, alla burocratizzazione di tutto il sistema di potere statale. Si mantenne il carattere socialista del potere Sovietico e il potere continuò ad agire nell'interesse della classe operaia finché le autorità mantennero la loro adesione al marxismo-leninismo.

Il rigetto del principio fondamentale dei Soviet di eleggere i deputati provenienti dai collettivi di lavoro nelle fabbriche e impianti industriali e la transizione a elezioni a suffragio universale venne formalmente considerato come una generale espansione della democrazia, ma in realtà fu un passo dalla democrazia Sovietica e proletaria verso la democrazia parlamentare borghese che presume una uguaglianza formale, mentre al contempo ignora la disuguaglianza di fatto esistente. La disposizione formale del diritto di voto ai rappresentanti dell'ex classi sfruttatrici, non significava realmente alcuna estensione della democrazia.

Riflettendo, possiamo offrire la seguente spiegazione di questa decisione. Come già accennato, nel 1936 la drammatica escalation della situazione internazionale – il rafforzamento del fascismo e il crescere della minaccia di guerra – rendeva essenziale per i comunisti, da un lato, formulare argomenti politici in tutto il mondo per denunciare la calunnia sul presunto potere dittatoriale antidemocratico nell'Unione Sovietica e, dall'altro lato, rafforzare la centralizzazione dell'amministrazione statale per il periodo di preparazione e conduzione della guerra. Così, questa decisione può essere interpretata, come per molti aspetti dettata dalla situazione. Con il ruolo guida del PCUS(b), il nuovo approccio permise di regolare la formazione degli organi di Potere da parte dell'apparato del Partito (e attirare nel sistema sovietico anche alcuni dei cosiddetti emarginati - non votanti-, che non erano affatto superflui dato l'avvicinarsi della guerra).

Tuttavia, dopo la fine della guerra, la causa principale dell'introduzione di tali linee guida di demolizione della democrazia proletaria, non venne presa alcuna decisione per ritornare a quei principi. Fu un errore. Come già accennato, nel 1961 il 22° Congresso del PCUS adottò un programma revisionista e anti-marxista che affermava che la dittatura del proletariato aveva compiuto la sua missione storica e, dal punto di vista dello sviluppo interno, aveva cessato di essere necessaria nell'Unione Sovietica. Con l'abbandono della dittatura del proletariato, si aprì la strada a un cambiamento nella natura di classe dello stato.

La decisione della leadership dei kruscioviani di abbandonare la dittatura del proletariato nel 1961 e la riforma economica del 1965 che rafforzava il ruolo dei meccanismi di mercato nell'economia, naturalmente portò al rafforzamento delle tendenze privatistiche distruttive dell'economia nazionale socialista, alla degenerazione della guida del Partito e dello stato e la degenerazione piccolo-borghese di una grande parte dei lavoratori.

Molti anni dopo, quando le azioni della direzione revisionista del PCUS guidata da Gorbaciov crearono le condizioni corrispondenti, il rifiuto della dittatura del proletariato, il sistema di circoscrizione territoriale e la metamorfosi dei quadri dirigenti, facilitarono la conquista controrivoluzionaria del potere.

Gli sviluppi sono stati i seguenti. Subito dopo il XXVIII Congresso, con l'influenza degli elementi piccoloborghesi e borghesi nel Partito, la sua leadership sotto la guida di Gorbaciov abbandonò completamente la strategia comunista e la sostituì con il cosiddetto buonsenso e il percorso verso la Perestroika, per transitare effettivamente verso l'ordine sociale borghese, il capitalismo. L'introduzione del termine Perestroika ignorava l'avvertimento di Lenin che: «... non si tratta di riorganizzare, ma al contrario di contribuire a sopprimere i numerosi difetti che esistono nel regime e in tutto il sistema di amministrazione allo scopo di aiutare migliaia e milioni di persone».[64] Tale situazione può essere spiegata sia per l'ignoranza dell'insegnamento teorico basilare di alcuni che per l'anticomunismo cosciente di altri. I revisionisti, mutata in senso anticomunista la direzione del PCUS, contribuendo a far crescere i partiti borghesi e piccoli borghesi sotto lo slogan del pluralismo politico (alcuni anche nella forma di piattaforme all'interno del PCUS), permisero di portare a termine l'anticostituzionale sistema parlamentare come strumento atto a realizzare la dittatura della borghesia.

Con la benedizione della direzione anticomunista del PCUS, il potere statale che non aveva nessun controllo da parte delle masse lavoratrici, iniziò le politiche antipopolari di incremento dei prezzi, privatizzazione, stimolo del capitale transnazionale locale e straniero. Anche la politica estera fu subordinata al capitale transnazionale. La restaurazione della produzione di merci e del capitalismo diedero vita a borghesie nazionali in tutte le repubbliche dell'Unione che rivendicavano i loro "diritti" sulla ricchezza socializzata delle "loro" repubbliche, sui "loro" mercati, e causarono la crescita del nazionalismo borghese e sanguinosi conflitti tra nazioni. Tutto questo fu ritratto come "un movimento verso il socialismo democratico dal volto umano", che in realtà era un'altra verbosa cortina fumogena dei distruttori del socialismo.

I comunisti, ossia le forze patriottiche autentiche all'interno del Partito e del popolo, non solo avevano compreso le conseguenze fatali del corso intrapreso, ma presero misure pratiche per contrastarli: chiesero l'espulsione dal Partito dei cosiddetti "architetti" della Perestroika e di altri voltagabbana a tutti i livelli, istituirono organizzazioni di resistenza come il Fronte Unito dei Lavoratori, il Movimento di Iniziativa Comunista e la Piattaforma Marxista all'interno del PCUS. Le forze comuniste si scontrarono coi "riformatori" al XXVIII Congresso del PCUS quando avvertirono sia il Partito che il popolo nella loro "dichiarazione di minoranza" che il movimento verso il mercato avrebbe portato ad una grande sofferenza del popolo e al collasso del partito stesso. Tuttavia, i "riformatori" appoggiati dagli opportunisti erano la maggioranza.

Dopo il XXVIII Congresso, la cricca governativa, mentre seguiva il corso antipopolare, distrusse la Costituzione dell'URSS. La crisi si approfondì e diede origine a una serie di conflitti tra le autorità centrali e le repubbliche, tra i poteri legislativo e esecutivo, dentro lo stesso potere esecutivo, fino a che il conflitto prese una forma generale con un tentativo del cosiddetto Comitato Statale per lo Stato d'Emergenza di riportare l'ordine, agendo in modo inetto e senza determinazione, e basandosi fondamentalmente sulla stessa ideologia pro-mercato, provocando solamente una ondata di isteria anticomunista. Gli avvenimenti dell'agosto 1991 permisero alle forze borghesi di prendere apertamente misure volte alla restaurazione del capitalismo, firmando l'accordo sulla dissoluzione dell'URSS, cambiando la Bandiera Rossa con il tricolore del collaboratore nazista Vlasov. Agli inizi degli anni '90, il socialismo era stato sconfitto non solo in URSS, ma anche in molti paesi del mondo. Il Consiglio di Cooperazione Economica (COMECON) e il Trattato di Varsavia furono sciolti, mentre le forze della controrivoluzione borghese che giunsero al potere cominciarono a restaurare il capitalismo in tutti gli ex paesi socialisti dell'Europa Orientale.

La dissoluzione definitiva dei resti del potere Sovietico e del carattere socialista della produzione in Russia si lega agli avvenimenti dell'Ottobre 1993. Dopo quegli eventi i Soviet, come simbolo del potere del popolo lavoratore smisero di esistere anche formalmente, mentre i funzionari statali iniziarono a chiamare apertamente capitalista l'ordine sociale in Russia.

Ci furono anche altri errori. Si tratta di errori commessi nel corso delle difficoltà, errori pionieristici, errori che si potevano correggere. Tuttavia, i summenzionati errori teorici, politici ed economici che riguardano la questione principale del Leninismo, gli errori commessi dalla dirigenza che si sono trasformati in revisionismo e apostasia e, in certi casi, in un tradimento cosciente e mascherato dei lavoratori hanno portato i comunisti sovietici alla temporanea - siamo sicuri di questo - sconfitta.

Continua ...

Note

[1] Lenin, La piattaforma dei riformisti e la piattaforma dei socialdemocratici rivoluzionari, Opere Complete, ed. Editori Riuniti, vol. 18 p.369

[2] Lenin, "L'imperialismo, fase suprema del capitalismo", cap. VII - L'imperialismo, particolare stadio del capitalismo, p.83, Ed. Rinascita, 1948

[3] Lenin "L'imperialismo, fase suprema del capitalismo", cap. IX – Critica dell'imperialismo, p.103, Ed. Rinascita, 1948

[4] Full Collection of Lenin's Works (??? in Russian), 5th edition vol. 30, p. 168.

[5] Lenin, Il primo maggio del proletariato rivoluzionario, Opere Complete, ed. Editori Riuniti, vol. 19 p.203

[6] Lenin, Estremismo, malattia infantile del comunismo, cap. I In che senso si può parlare del significato internazionale della rivoluzione russa?, Op. complete. Ed. Editori Riuniti, vol. 31, p.11

[7] Stalin, Bilancio del primo Piano Quinquennale, Rapporto all'assemblea plenaria comune del CC della Commissione Centrale di Controllo del Partito Comunista (Bolscevico) dell'URSS, cap. III, Bilancio del Piano quinquennale in quattro anni.

[8] Trotsky L.D. The Revolution Betrayed. – Moscow: SRI for Culture, 1991, pp. 8-10.

[9] Lenin, Lettera di commiato agli operai svizzeri, Op. Complete, ed. Editori Riuniti, vol. 23 p.369

[10] Lenin, L'imperialismo, fase suprema del capitalismo, cap. X Il posto che occupa l'imperialismo nella storia, p. 117 ed. Rinascita 1948

[11] ECCI. XIII Plenary Meeting. – Verbatum., 1934, p. 589.

[12] Lenin, Socialismo e anarchia, Op. Complete, ed. Editori Riuniti, vol.10 p.62

[13] Lenin, I bolscevichi conserveranno il potere statale?, Op. Complete, Ed. Editori Riuniti, vol.26, p.99

[14] Lenin, Op. Complete, vol.33 p.407

[15] Marx K., Engels F. The German Ideology. – 1955, p. 34.

[16] Lenin, Saluto agli operai ungheresi, Op. Complete, ed. Editori Riuniti, vol. 29, p.355

[17] Lenin, Estremismo, malattia infantile del comunismo, cap. III Le fasi principali del bolscevismo, Op. Complete, ed. Editori Riuniti, vol.31 p.21

[18] Lenin, Estremismo, malattia infantile del comunismo, cap. III Le fasi principali della storia del bolscevismo, Op. Complete, ed. Editori Riuniti, vol. 31, p.19

[19] Lenin, L'imperialismo, fase suprema del capitalismo, cap. X Il posto che occupa l'imperialismo nella storia, p. 117 ed. Rinascita 1948

[20] Lenin, Estremismo, malattia infantile del comunismo, cap. X Alcune conclusioni, Op. Complete, ed. Editori Riuniti, vol.31, p.86

[21] Lenin, Estremismo, malattia infantile del comunismo, cap. V Il comunismo "di sinistra" in Germania. I capi, il Partito, la classe, le masse, Op. Complete, ed. Editori Riuniti, vol.31, p.5

[22] Lenin, Estremismo, malattia infantile del comunismo, cap. X Alcune conclusioni, Op. Complete, ed. Editori Riuniti, vol.31, p.80-81

[23] Ibid

[24] Ibid, p. 82

[25] Lenin, Estremismo, malattia infantile del comunismo, cap. VI Devono i rivoluzionari lavorare nei sindacati reazionari? – Op. Complete, ed. Editori Riuniti, vol.31, p.44

[26] Lenin, Estremismo, malattia infantile del comunismo, cap. X Alcune conclusioni, Op. Complete, ed. Editori Riuniti, vol.31, p.82-83

[27] Lenin, Estremismo, malattia infantile del comunismo, cap. VIII Nessun compromesso?, Op. Complete, ed. Editori Riuniti, vol.31, p.60

[28] Ibid, p.58

[29] Ibid, p.63

[30] Lenin, Estremismo, malattia infantile del comunismo, cap. VII Partecipare ai parlamenti borghesi?, Op. Complete, ed. Editori Riuniti, vol.31, p.48-49

[31] Ibid, p.52

[32] Lenin, Estremismo, malattia infantile del comunismo, cap. X Alcune conclusioni, Op. Complete, ed. Editori Riuniti, vol.31, p.87-88

[33] Ibid

[34] Lenin, Saluto ai comunisti italiani, francesi e tedeschi, Op. complete, ed. Editori Riuniti, vol. 30, p.46

[35] Lenin, Estremismo, malattia infantile del comunismo, cap. X Alcune conclusioni, Op. Complete, ed. Editori Riuniti, vol.31, p.90

[36] Lenin, II Congresso dei minatori di tutta la Russia, Op. Complete, ed. Editori Riuniti, vol. 32, p.46

[37] Lenin, Discorso all'assemblea organizzata dal comitato di Mosca del PCR (b) in onore del cinquantesimo compleanno di V.I. Lenin, Op. Complete, ed. Editori Riuniti, vol. 30, p. 478

[38] Lenin, La grande iniziativa, Op. complete, Ed. Editori Riuniti, Vol.29, p.385

[39] Lenin, Stato e Rivoluzione, cap. II Lo Stato e la rivoluzione. L'esperienza del 1848-1851

[40] Lenin, Saluto agli operai ungheresi, Op. Complete, Editori Riuniti, vol. 29, p.353

[41] Lenin, III congresso dell'internazionale comunista, Op. complete, Editori Riuniti, vol. 32, p.427

[42] Lenin, VII congresso del Partito Comunista Bolscevico della Russia, Opere Complete, Editori Riuniti, vol. 27, p.71

[43] The XXII Congress of the Communist party of the Soviet Union, October, 17th – 31st, 1961. – Verbatum. – Moscow: Gospolitizdat, 1962. Vol.I, p.151

[44] Ibid, p. 166.

[45] Ibid, p. 209.

[46] Ibid, pp. 210-211, 212.

[47] The XXII Congress of the Communist party of the Soviet Union, October, 17th – 31st, 1961. – Verbatum. – Moscow: Gospolitizdat, 1962. Vol. III, p. 303.

[48] Lenin, Stato e Rivoluzione

[49] Lenin, Stato e Rivoluzione, cap. II Lo Stato e la rivoluzione. L'esperienza del 1848-1851

[50] Lenin, Sullo Stato, Opere Complete, Editori Riuniti, vol. 29, p.430

[51] Lenin, Materiali per l'elaborazione del programma del POSDR, Opere Complete, Editori Riuniti, vol. 6, p.8

[52] Il Programma del Partito Operaio Social-Democratico Russo, approvato nel II Congresso del Partito. Secondo Congresso del POSDR. Luglio - Agosto del 1903, Mosca, 1959. p. 419. (in russo)

[53] The XXII Congress of the Communist party of the Soviet Union, October,17th – 31st, 1961. – Verbatum. – Moscow: Gospolitizdat, 1962. Vol.III, p. 274.

[54] The XXII Congress of the Communist party of the Soviet Union, October,17th – 31st, 1961. – Verbatum. – Moscow: Gospolitizdat, 1962. Vol.III, p. 238.

[55] Lenin, Progetto di Programma del PCR(B)

[56] Lenin, Materiali per l'elaborazione del programma del POSDR, Opere Complete, Editori Riuniti, vol. 6, p.8

[57] The Communist international in documents, 1919-1932. – ??scow, 1933. p. 24.

[58] Lenin's collection, vol. XI, 1931. – 2nd edition – p. 36.

[59] Ibid

[60] Stalin I.V. Economic problems of Socialism in the USSR. – S.-Petersburg, 2010, p. 32.

[61] Ilienkov E. On address to ecomonists 24.II.65.- URL: http://caute.ru/ilyenkov/texts/daik/econ.html

[62] XXVIII Congress of CPSU, July 2-13, 1990. – Verbatim. – Vol. I. – ?oscow: Politizdat, 1991, p. 504.

[63] XXVIII Congress of CPSU, July 2-13, 1990. – Verbatim. – Vol. I. – ?oscow: Politizdat, 1991, p. 605.

[64] Lenin, IX Congresso dei Soviet di tutta la Russia, Op. complete, Editori Riuniti, vol.33, p.155


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