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Total ed Elf, il braccio armato dell' Africa Francese: un morto a Mosca e milioni di morti in Africa

AC | solidarite-internationale-pcf.fr
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

22/10/2014

Tragedia sulla pista dell'aeroporto moscovita: un morto. I nostri dirigenti piangono la perdita di un grande capitano d'industria. E' per causa sua che abbiamo ingaggiato guerre, è per causa sua che siamo stati uccisi, è per causa sua che i nostri soldati sono morti in Libia e Mali. E questa non è altro che la parte sommersa dell'iceberg, quella dei diversi decenni di storia della "Françafrique", l'Africa Francese, pagata col prezzo del sangue.

Nel 2000, Elf-Aquitaine e Fina si fondono per creare un gigante del petrolio: Total. L'obiettivo è anche quello di far dimenticare la corruzione, il traffico di armi, la distrazione di fondi pubblici che aveva visto protagonista l'imbarazzante antenato della Total. La Elf ieri, la Total oggi sono il cuore della "Françafrique", (la cosiddetta Africa Francese n.d.t.), questo grande sistema di continuazione del colonialismo sotto altre forme, attraverso reti di interessi paramafiosi, che trattengono il continente nella miseria, nella corruzione e nella totale dipendenza dagli interessi di profitto dei francesi.

Una breve storia delle relazioni, prima dell'Elf, poi della Total, con il continente africano, ci permetterà di capire come la morte dell'amministratore delegato della compagnia petrolifera è sovrastata da quella di milioni di africani, fin dalla creazione di Elf nel 1960.

Elf e la nascita dell'Africa Francese

Nel 1960, il generale de Gaulle è consapevole della necessità di mantenere un legame tra l'ex potenza coloniale metropolitana ed i nuovi paesi divenuti indipendenti, ciò con un unico obiettivo, dopo la perdita del gioiello algerino:  difendere gli interessi dei grandi gruppi economici francesi. Questo sta alla base della creazione di Elf nel 1966, affidata alla ex funzionario dell'intelligence Pierre Guillaumat, il quale si circonderà di ufficiali dei servizi segreti. Lavorerà a stretto contatto con Maurice Robert, capo del servizio Africa della SDECEE, e con Jacques Foccart consigliere all'Eliseo per gli affari africani.

Atto 1: la guerra civile in Camerun

Total si è ufficialmente ritirata dal Camerun nel 2010. Per molti anni, il paese - insieme al Gabon - è stato uno dei perenni insediamenti prima di Elf ed in seguito di Total. Un paese governato dal 1960 da due dittatori assoluti Ahamdou Ahidjou prima e Paul Biya poi.

Arrivando al nocciolo, nel 1960, la Francia,  come tutto il blocco occidentale, si trova sulla difensiva in Africa, nel terzo mondo tutti o quasi tutti i paesi si definiscono "socialisti", "rivoluzionari", e  guardano a Mosca o all'Avana. 

Per la Francia, non è ammissibile perdere il Camerun che appare come una potenza petrolifera emergente.  Il nuovo leader insediato da Parigi, Ahamadou Ahidjou, è attaccato da moti rivoluzionari di ispirazione marxista. La  Francia ne alimenterà la feroce repressione tra il 1960 e il 1971.

Le truppe di Ahidjou utilizzeranno metodi fascisti di terrore e propaganda consigliato dalla scuola francese di contro-rivoluzione guidata da Robert Maurice. La loro sevizia preferita: tagliare le teste dei loro avversari e mostrarle nelle piazze e nelle strade.

L'autorità realizza campi di concentramento, incoraggia le delazioni e organizza pubbliche confessioni estorte degne dell'Inquisizione, mentre mette in piedi una struttura statale a partito unico, con culto della personalità e forme di pulizia etnica.

Nel 1971, la ribellione è sedata con un costo umano esorbitante che mai si era visto e probabilmente mai si rivedrà. L'Ambasciatore della Gran Bretagna ha parlato di 75.000 morti nel 1964, il giornalista di Le Monde André Blanchet ne ha stimati 120.000 nel 1962,  e probabilmente di più nel 1971.

Elf  eredita la sua forza da questo regime totalitario, che ha il sangue di centinaia di migliaia di Camerunensi sulle sue mani. Questa è la compagnia petrolifera che imporrà la sua legge in Camerun.

Secondo Loik Le Floc'h Prigent, è Elf che ha scelto l'attuale presidente del Camerun, Paul Biya, il quale non ha mutato nulla in questo regime autocratico: viene rieletto nel 2011 con il 78% dei voti ed il  silenzio dei suoi protettori francesi.

Atto 2: La Nigeria e la guerra del Biafra

La guerra del Biafra fu un orrore propagandato dai media occidentali con le immagini dei bambini affamati, al fine di servire cinicamente gli interessi di un campo o dell'altro. Il conflitto ha prodotto tra i 2 e i 3 milioni di morti. La secessione del Biafra non è stata casuale: in essa erano concentrati la maggioranza dei campi petroliferi.

La Francia di de Gaulle, sostenne allora la secessione - anche al fine di minare l'ex impero coloniale britannico.
Elf ha un ruolo fondamentale nella costituzione di reti per finanziare e mantenere i ribelli in armi, i mercenari e per dirottare gli aiuti umanitari. Elf, come la Shell e la BP, saranno i primi a negoziare contratti petroliferi con l'autorità ribelle del Biafra.

Atto 3: il protettorato del Gabon, il nostro amico il dittatore Omar Bongo

Dal 1960, il Gabon è un protettorato francese, la testa di ponte dell'imperialismo francese in Africa. Questo piccolo paese è anche molto ricco di petrolio, dopo la scoperta dei primi giacimenti off-shore nel 1962.

L'azione dell'Africa francese in Gabon è iniziata nel 1964 quando il presidente Mba fu rovesciato da un colpo di stato. Foccart Guillemat (Presidente dell'antenata di Elf) e Maurice Robert decisero allora di riportarlo al potere.

Omar Bongo, presidente a partire dal 1967, ex funzionario dei servizi segreti francesi, diventò il loro uomo di paglia. Gabon diventa la base di partenza per tutte le operazioni sporche della Francia: dalla Nigeria al Congo.

Bongo trasformerà il suo paese in uno stato a partito unico, verrà rieletto regolarmente col 99%. Si accaparrò centinaia di milioni di dollari in contratti, stipulati essenzialmente con Elf. Assassinò i suoi avversri politici con l'aiuto delle reti di spionaggio ed operazioni coperte francesi

Omar Bongo padre morì nel 2009, suo figlio Ali Bongo gli è succeduto. Tutto è cambiato perché nulla cambiasse: un sistema multi-partitico di facciata e delle elezioni truccate mascherano il dominio rimasto intatto del clan Bongo.

Atto 4: nel Congo si sostiene il dittatore 'marxista' Denis Sassou Nguesso

Elf non si è mai interessata più di tanto delle ideologie ma fondava le sue azioni sulla realpolitik. In Congo, ha sostenuto Denis Sassou Nguesso dal 1979 al 1991, quello che Loic Le Floch Prigent ha chiamato "dittatore marxista sotto il controllo dell'Elf."
Sassou Nguesso  cercò di installare un'economia nazionalizzata, per mezzodì  riforme progressiste finanziate attraverso la gestione petrolifera non interamente nazionalizzata ma fortemente dipendente dai contratti coll'Elf.

Tuttavia, nel 1985, a fronte di una situazione economica difficile, Sassou Nguesso cambiò radicalmente la sua politica ed applicò i piani di austerità del FMI.

Travolto dalle elezioni del 1991, Sassou Nguesso sembrò accettare la successione. In realtà, andrà ad alimentare una guerra civile fratricida attraverso le sue milizie, i "Cobra", i quali seminarono terrore a Brazzaville.

Ottenne l'appoggio del suo amico Omar Bongo - del quale ha sposato la figlia! - del''esercito angolano, dei torturatori del Ciad di Idriss Deby e delle milizie colpevoli del genocidio del Ruanda: tutti i nostri amici sono là.

Le rivelazioni del caso Elf ci insegnano che se Elf, e la Francia hanno preferito Sassou Nguesso, essi hanno anche finanziato le armi di Lissouba, il che fece dire ad un deputato francese che "non è stata sparata pallottola che non fosse stata pagata da Elf!"

Il regime di Sassou Nguesso non ha più nulla di progressista, concede contratti petroliferi alla Elf, si sottomette alla Francia, mentre il suo popolo affonda sempre più nella povertà. Nel frattempo, la guerra civile congolese avrà provocato 500.000 morti, in gran parte a causa del "dittatore dell'Elf" Sassou Nguesso.

Atto 5: L' "Angolagate"

Tutti conoscono l' "Angolagate" quel circuito francese di traffico d'armi e distrazione di fondi che ha alimentato le differenti fazioni della guerra civile angolana, offrendo tonnellate di veicoli blindati, armi pesanti e leggere, ma anche ordigni antiuomo.

Il processo Elf ci ha rivelato il cinismo dell'omonima compagnia petrolifera la quale - come la Francia,  gli Stati Uniti e la Gran Bretagna - ha  apertamente sostenuto il criminale di guerra Jonas Savimbi, una capo sanguinario supportato da Israele e in particolare dal regime di apartheid sudafricano, e finanziato attraverso i fondi neri di  Alfred Sirven, il  numero due della compagnia petrolifera.

Ma, allo stesso tempo, Elf ha finanziato il governo sedicente marxista attraverso i legami politici di André Tarallo, vicino al dittatore del Gabon Bongo e al congolese Sassou Nguesso.

La guerra civile in Angola ha causato un numero di morti stimabile tra 500.000 e 1 milione.  Elf ha contribuito largamente ad alimentare il conflitto, disseminando le campagne di mine antiuomo con conseguenze drammatiche per la popolazione civile, in particolare per i  piccoli angolani.

Oggi, l'Angola costituisce la principale fonte di profitto del gruppo Total, attraverso i  favori del leader autoritario e corrotto Eduardo dos Santos, passato del marxismo-leninismo al liberalismo a tutti i costi.

TOTAL: la corruzione di ultima generazione

Del passato dobbiamo forse fare tabula rasa? Con abbondanza di  sangue sulle loro mani, immerse negli affari sporchi  fino al collo, nel 2000 Elf diventa Total. Eppure, in una decina d'anni, Total non è mai stata imparziale nella serie di conflitti che hanno costellato il continente. Questo è un eufemismo.

Atto 6: Total ed Elf nel cuore della guerra civile sudanese

La guerra civile sudanese è stata una delle più letali del continente, provocando più di 2 milioni di morti, con il contorno di deportazioni, pulizia etnica ed  altri crimini contro l'umanità.

Elf aveva ottenuto nel 1980 una concessione per un campo petrolifero esplorativo del nel sud del paese, il quale si rivelerà in seguito uno dei più promettenti del Sudan, all'interno di uno dei paesi con le risorse del sottosuolo senza dubbio tra le meno conosciute e sfruttate e quindi allettanti.

La guerra civile ha costretto la Francia a sospendere i lavori di esplorazione nel 1985. Il Paese sosteneva già in precedenza, ben prima dell'Elf, il governo sudanese, fornendogli armi, materiali di consumo, nonostante la natura repressiva del regime incarnato da Al-Bashir a partire dal 1989, contro gli americani che sostenevano le ribellioni secessioniste. La sfida era la stessa: il petrolio del Sud Sudan.

Il conflitto sudanese è particolarmente complicato, dati gli interessi in conflitto nella regione tra il Ciad di Idriss Deby, la Libia di Gheddafi, ma anche gli Stati Uniti, favorevoli alla secessione del sud, e la Cina, che trattava con il governo di Al-Bashir.

La Francia non giocherà più un ruolo importante negli anni 2000, ma la Total beneficia sempre dei suoi diritti di esplorazione petrolifera nel Sudan meridionale. Total andrà a negoziare con il governo di al-Bashir la ripresa dell'attività di perforazione.

Poi, dopo il 2011, Total sarà la prima ad essere coinvolta nella secessione-fantoccio del Sud Sudan. Il suo territorio di 120.000 kmq si rivela molto interessante e la Total beneficerà della generosità del nuovo governo, al 95% dipendente dal petrolio.

Senza alcuna certezza, non è escluso che la Total, di fronte alla presenza sempre più forte della Cina in Sudan, si sia allineata alla posizione americana: la secessione del Sud Sudan.Una farsa ma anche un pericoloso precedente con conseguenze potenzialmente pericolose su scala mondiale.

Atto 7: Libia, una guerra per una nuova spartizione della torta

La Libia è un gigante regionale del petrolio. Totale era presente nella Libia di Gheddafi, con lo sfruttamento del 15% del petrolio, con forti sospetti di corruzione, rivelata da indagini richieste da parte delle autorità libiche e americane (non senza secondi fini)

In questa storia molto recente, è difficile avere prove inconfutabili. Tuttavia, ci sono pochi dubbi che col  governo del Qatar,  Total è stata tra gli attori che hanno spinto la Francia a intervenire militarmente in Libia, al fine di accaparrarsi la quota maggiore della torta petrolifera.

Ricordiamo che il Cnt libico (Consiglio nazionale di transizione), composto da guerrieri islamici, politici corrotti e affaristi bancarottieri, ha promesso il 35% del suo petrolio alla Total. 

Una rivelazione che illustra per bene gli interessi di Total in una guerra che ha provocato almeno 60.000 morti nel 2011 ed  ha lasciato ormai un paese nel caos totale.

Atto 8: Mali (ed Africa Centrale), gli interessi di Total dietro la guerra

Sul coinvolgimento di grandi gruppi francesi - tra i primi Areva e Total - nella guerra in Mali ci sono pochi dubbi, nonostante le smentite di alcuni "esperti".

Il Mali non è ancora un paese del petrolio. Ma il bacino di Taoudeni racchiude vaste riserve di petrolio che hanno attratto sin dalla metà degli anni 2000 una miriade di multinazionali del petrolio: l'algerina Sonatrach, l'italiana ENI od ancora l'impresa nazionale cinese.

Questi bacini petroliferi sono situati nel nord del paese, Total ne avrebbe solo avuto una piccola parte, non necessariamente la più succosa. Per coincidenza, la rivolta in  Mali è partita dal Nord ed ha legittimato un intervento francese che ha effettivamente permesso alla compagnia di assicurarsi le ricche riserve di petrolio nel nord.

Le ultime negoziazioni sembrano concedere alla Total - nello stesso modo che in Africa centrale - la parte più grande della torta, ciò mentre il gruppo petrolifero francese ha ottenuto contratti di sfruttamento anche del bacino Taoudeni nella vicina Mauritania.

Atto 9: in Nigeria si alimenta la guerra civile e tribale.

Si parla molto poco della Nigeria. Il paese più popoloso dell'Africa, il più grande produttore di petrolio del continente è anche uno dei paesi più poveri, corrotti, nonché lacerato da conflitti tribali.

E 'difficile dire in quale misura la Total alimenti  questo clima. Il rapporto del garante anticorruzione del paese,  Nuhu Ribadu, ha rivelato che il 75% dei proventi del petrolio, pari a 35 miliardi dollari, viene sviato dal bilancio dello Stato. Secondo il rapporto, Shell, Eni e Total alimentano questa corruzione.

Sappiamo anche che Total  impiega in Nigeria organizzazioni militari private che giocano un ruolo letale nella guerra civile nigeriana, contro la milizia islamista e i mercenari locali.

Un rapporto finale pubblicato nel 2011 dalla ONG "Amici della Terra" completa il quadro. Total intrattiene relazioni esecrabili con le comunità locali, attraverso marce di espulsione forzazata della popolazione nel 2006.

Total supporta alcune tribù come quella degli Egi (in realtà una piccola parte di essa, quella legata al potere) contro le altre. Divide et Impera, Total gioca visibilmente un ruolo attivo nei conflitti etnici locali, i quali inghiottono l'intero paese. 

Atto 10: collaborazione con la monarchia marocchina autoritaria nel sahara Occidentale occupato.

Infine, per concludere, nel 2002, Total ha firmato un accordo con la monarchia autoritaria marocchina per l'esplorazione petrolifera, ciò dopo aver fatto un patto con gli islamisti al potere nel Sahara Occidentale.

In seguito, Total ha intrapreso operazioni di esplorazione con la violazione più totale dei diritti delle popolazioni locali, le quali subiscono l'occupazione marocchina da più di 39 anni.

L'ONG occidentale "Sahara Resource Watch (WSRW) ha denunciato in un rapporto del 2013 intitolato "Ingiustizia totale" le attività di Total nel Sahara occidentale, il suo mancato rispetto delle popolazioni locali, in violazione delle prescrizioni dell'ONU concernenti i territori occupati.

Questo breve, troppo breve sommario lascia da parte la collaborazione di Total con i regimi dittatoriali al di fuori dell'Africa, come la sanguinaria giunta birmana, la quale ha permesso al gruppo petrolifero francese di utilizzare il lavoro forzato per realizzare i suoi record di profitto tra le imprese francesi.

Scrivere la storia di Elf, portebbe essere oggetto di un libro. Scrivere quella della Total significa raccontare quelle guerre odierne segnate dall'incertezza che lasciano sul futuro dell'Umanità. 

Lungi dalla stupida moda dei "Libri neri", il bilancio del ruolo della Total non si riassume in un incidente d'aereo sulla pista aeroportuale di Mosca: il nome della Total è macchiato del sangue di milioni di Africani vittime delle pallottole pagate dal petrolio dell'Elf prima, della Total poi.


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