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Libia ieri e oggi: uno sguardo d'insieme sull'opera della Nato

Mahdi Darius Nazemroaya | globalresearch.ca
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

22/11/2014

(prima parte)

Nel 2011, il mondo intero guardava con stupore alla Primavera araba. Gli Stati Uniti e i loro alleati, sotto le bandiere dell'Organizzazione del trattato dell'Atlantico del nord (Nato) e del Consiglio di cooperazione del Golfo (Gcc), invadevano militarmente la Libia.

I manifestanti pacifici civili, per la cui protezione si sosteneva di essere intervenuti, non erano realmente ciò che Usa e sodali avevano presentato al mondo. Molti di questi cosiddetti "manifestanti" erano armati e quando la cosa divenne evidente, iniziarono a presentarsi come "forze ribelli". Questi cosiddetti "ribelli" in Libia non erano quindi una forza militare emersa spontaneamente, ma un movimento insurrezionale coltivato e organizzato ben prima che ci fosse notizia di una qualche attività dell'opposizione in Libia.


Dopo il riavvicinamento della Libia agli Stati Uniti e all'Unione europea, erano in molti a reputare impensabile che Washington e alcuni dei suoi alleati stessero anche solo preparandosi a rovesciare il governo libico. I rapporti commerciali tra la Libia e Stati Uniti, Gran Bretagna, Italia, Francia, Spagna e Turchia erano cresciuti dal 2003, dopo che il Colonnello Muammar Gheddafi aveva optato per la cooperazione con Washington. Nessuno immaginava che questa "nuova Libia" neo-liberale di Saif Al-Islam Gheddafi sarebbe potuta entrare in rotta di collisione con la Nato.

Tuttavia, gli Usa e i loro partner dell'Ue da diversi anni avevano compiuto i preparativi per la presa della Libia. Avevano infiltrato i settori governativi, della sicurezza e dell'intelligence della Jamahiriya [Governo delle masse]. Gli obiettivi imperialisti di lungo corso, presenti dalla fine della Seconda guerra mondiale e diretti a dividere la Libia in tre territori coloniali, sono passati dagli archivi dei governi di Washington, Londra, Parigi e Roma al quartier generale della Nato a Bruxelles.

Accomunati da questi piani coloniali, Usa e alleati avevano stretto legami con diversi membri dell'opposizione libica, riservandosi la possibilità di utilizzare queste figure per un cambio di regime a Tripoli. Mettendo insieme i loro piani coloniali e mobilitando i loro agenti, Stati Uniti e alleati diedero il via alla fase di fondazione del Consiglio nazionale di transizione (Cnt) - chiamato semplicemente il Consiglio di transizione - e di organismi analoghi per governare la Libia attraverso questi loro nuovi leader fantoccio. Francesi e britannici tennero addirittura esercitazioni per l'invasione congiunta mesi prima che il conflitto libico scoppiasse con la Primavera araba del 2011, mentre anche i vari servizi segreti e commandos militari stranieri provenienti dai paesi Nato e Ccg erano sul terreno libico come sostegno ai preparativi di destabilizzazione del paese nordafricano e al rovesciamento del governo e delle istituzioni della Jamahiriya.

La realtà è stata capovolta e le vittime sono state grossolanamente dipinte come aggressori. Mentre le forze del Consiglio di transizione, integrate da mercenari e combattenti stranieri, torturavano, stupravano e assassinavano i civili con l'aiuto della Nato e del Ccg, Muammar Gheddafi veniva inesorabilmente e lui soltanto accusato di tutte le violenze in Libia. Le atrocità non erano nemmeno una questione esclusiva di libici contro libici. Durante il conflitto, la Nato ha commesso gravi crimini di guerra e contro l'umanità nello sforzo di rovesciare e controllare il paese nordafricano. Non solo i giornalisti stranieri hanno giustificato e sostenuto la guerra, ma hanno giocato un ruolo importante per aiutare lo sforzo bellico della Nato, passando le informazioni sugli obiettivi libici e sulla posizione dei checkpoint ai nemici della Jamahiriya. La guerra però non è andata come previsto e la resistenza libica si è dimostrata di gran lunga più forte da quanto inizialmente immaginato da Pentagono e Nato.

Nel corso di questo scontro e a livello internazionale, una serie di organizzazioni per i diritti umani e di think-tank sono state utilizzate per preparare il conflitto in Libia e il rovesciamento del suo governo. Queste organizzazioni facevano per lo più parte di una rete che lavorava al fine di stabilire quei meccanismi giustificativi dell'interventismo e per realizzare una rete di individui e di volti pubblici necessari alla formazione di un governo cliente in Libia, sotto il falso nome della "democrazia". Quando giunse il momento, queste organizzazioni si coordinarono con le potenze Nato e con i media mainstream col proposito di isolare, castrare e sottomettere la Libia. Queste cosiddette organizzazioni per i diritti umani e reti mediatiche mainstream hanno lavorato insieme per diffondere menzogne su mercenari africani, su jet libici che attaccavano i civili e su massacri di civili da parte del regime di Muammar Gheddafi.

Le reti informative internazionali hanno diffusamente citato queste organizzazioni per i diritti umani in un circuito disinformativo auto-alimentato, mentre quelle stesse organizzazioni umanitarie continuavano a fare dichiarazioni sulla base dei resoconti dei media. In altre parole, ciascuna parte alimentava l'altra. E' stata questa rete di menzogne ad essere presentata al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra e consegnata poi al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a New York come base per la guerra in Libia. Queste falsità sono state accettate senza alcuna indagine da parte delle Nazioni Unite o di un qualsiasi altro organismo internazionale. Ogni richiesta libica di una squadra investigativa internazionale è stata ignorata. Da questo punto in avanti, la Nato ha utilizzato il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per lanciare la sua guerra di aggressione contro la Libia, con il pretesto di proteggere i civili e di far rispettare una zona di esclusione aerea sul paese arabo. Anche se non ufficialmente accettata dal Consiglio di sicurezza dell'Onu, la dottrina della "Responsabilità di proteggere" (Responsibility to Protect, R2P) veniva presentata come il nuovo paradigma per l'intervento militare della Nato.

Tutti i noti sostenitori del militarismo e dell'impero globale del Pentagono auspicavano che questa guerra avesse luogo, tra questi ricordiamo Paul Wolfowitz, John McCain, Joseph Lieberman, Elliott Abrahams, Leon Wieseltier, John Hannah, Robert Kagan e William Kristol. Il Progetto per il nuovo secolo americano (Project for the New American Century, PNAC) e la massa neo-conservatrice si è allineata al campo dei realisti in politica estera di Washington. L'intero establishment statunitense si è messo in fila per far fuori Tripoli e ridurre la Libia ad un protettorato africano debole e diviso.

La Libia e la nuova "contesa" per l'Africa

Per inserire la guerra della Nato in Libia nel quadro dell'analisi storica, occorre ricordare che la spinta principale alla improvvisa colonizzazione fisica europea dell'Africa, chiamata "contesa per l'Africa" (Scramble for Africa), iniziò quando una recessione economica, originariamente chiamata "Grande depressione", ma rinominata in retrospettiva "Lunga depressione", colpì gran parte dell'Europa e del Nord America, all'incirca dal 1873 al 1893. Durante questo periodo, si trasformò il ritmo complessivo di contatto dell'Europa occidentale con le nazioni africane.

Prima di questa recessione economica, le compagnie e le imprese dell'Europa occidentale si limitavano ai contatti con i leader africani, riconoscendone l'autorità. Esistevano poche colonie europee occidentali in Africa, a parte alcune fasce costiere posizionate in punti strategicamente importanti dal punto di vista commerciale in Sierra Leone e Lagos possedute dalla Gran Bretagna, in Mozambico e Angola dal Portogallo e in Senegal dalla Francia. In quel periodo la più grande forza esterna in Africa era l'Impero Ottomano, che cominciava il suo lungo declino di grande potenza.

Nonostante le incursioni coloniali europee occidentali in Africa da parte di Gran Bretagna, Francia e Portogallo, la maggior parte del continente africano era ancora priva di controllo esterno o alieno. L'intensificazione delle rivalità economiche europee e la recessione in Europa occidentale, tuttavia, avrebbero cambiato questo scenario. La Gran Bretagna avrebbe perso il titolo di nazione più industrializzata al mondo poiché i settori industriali di Usa, Francia e Germania cominciavano a entrare sempre più in competizione con i produttori britannici. Come risultato della recessione e dell'aumento delle rivalità commerciali, le corporation dei paesi dell'Europa occidentale cominciarono a spingere i rispettivi governi perché adottassero pratiche protezionistiche ed intervenissero direttamente in Africa per proteggere i loro interessi commerciali. La logica dietro questa spinta o "contesa" coloniale è che questi governi dell'Europa occidentale avrebbero garantito alle loro imprese, e a queste sole, grandi porzioni dell'Africa come mercati di sbocco e per l'importazione delle risorse, chiudendo questi territori africani ai rivali economici. Così, prese il via tutta una serie di conquiste dell'Europa occidentale in Africa per assicurarsi avorio, frutta, copal (gomma), chiodi di garofano, cera d'api, miele, caffè, arachidi, cotone, metalli preziosi e gomma.

Sebbene l'appropriazione della ricchezza finanziaria e materiale della Libia fossero gli obiettivi della guerra della Nato nel 2011, quelli più ampi della guerra criminale fanno parte della lotta per il controllo del continente africano e della sua grande ricchezza. La "contesa per l'Africa" si ripete e, come già accaduto la prima volta, la recessione e le rivalità economiche si collegano a questo nuovo ciclo di conquiste coloniali del continente africano.

L'emergere dell'Asia come nuovo centro di gravità globale, a spese delle nazioni nordatlantiche in America settentrionale e in Europa occidentale, ha avuto come conseguenza che gli Stati Uniti ed i loro alleati dessero il via al tentativo di tagliare fuori la Repubblica popolare cinese ed i centri di potere emergenti in Russia, India, Brasile e Iran dall'Africa. Questo è il motivo per cui il Comando Usa per l'Africa del Pentagono (Africom) ha svolto un ruolo importante nella guerra.

La Conferenza di Londra sulla Libia, dove si è formato il Gruppo di contatto per la Libia il 29 marzo 2011, era una versione moderna della Conferenza di Berlino del 1884, che tentò di consolidare le conquiste ottenute dalle potenze coloniali europee nella loro prima corsa per il controllo delle società e dei territori africani. La Conferenza di Istanbul sulla Libia, dove il Gruppo di contatto si riunì per la quarta volta, il 15 luglio 2011, era praticamente una dichiarazione di intenti da parte di Stati Uniti e paesi collegati di volersi appropriare delle grandi ricchezze libiche. Questo rappresenta un modello di usurpazione della ricchezza di altri paesi in Africa e altrove. In questo senso, il Consiglio di transizione non è stato niente altro che un soggetto cliente, progettato per facilitare il furto delle grandi ricchezze libiche.

La Libia inoltre doveva essere neutralizzata in linea con le intenzioni di questo progetto di recupero dell'Africa, per via delle ambizioni pan-africane di Gheddafi di unificazione del continente africano sotto la guida libica. La Libia ed i suoi progetti politici e di sviluppo rappresentavano una barriera efficace alla ricolonizzazione del continente africano. A questo proposito, la guerra venne lanciata con la "Operazione odissea all'alba" (Operation Odyssey Dawn) e proprio la scelta di questo nome è rivelatrice delle intenzioni strategiche e della direzione verso cui doveva procedere la campagna in Libia. L'Odissea è un antico poema epico greco del poeta Omero che racconta il viaggio e le vicissitudini dell'eroe Ulisse di Itaca durante il suo viaggio di ritorno. Il tema principale è il "ritorno a casa". In altre parole, il nome in codice dell'assalto militare significa che paesi come Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Italia, Germania, Belgio e Turchia stavano compiendo la loro odissea per il "ritorno" in Africa.

Il gioiello dell'Africa

La Libia è un premio di enorme valore economico. Ha immense risorse di petrolio e di gas, grandi quantità di acqua dolce sotterranea proveniente dal Sistema acquifero di pietra arenaria della Nubia (Nubian Sandstone Aquifer System), importanti vie commerciali, ingenti investimenti esteri e grandi quantità di capitale liquido. Fino al 2011, le entrate nazionali libiche erano benedette da un dono raro e che di queste entrate rappresentava una parte significativa. La Libia infatti, all'inizio del 2011, possedeva più di 150 miliardi di dollari in attività finanziarie all'estero e aveva uno dei più grandi fondi di investimento sovrani al mondo.

Fino allo scoppio del conflitto in Libia, nella Jamahiriya era presente una grande forza lavoro straniera. Migliaia di lavoratori stranieri provenienti da ogni angolo del globo erano andati in Libia per lavoro, compresi i cittadini provenienti da luoghi come Filippine, Turchia, Africa sub-sahariana, Cina, America Latina, Bielorussia, Italia, Francia, Bulgaria, Romania, Canada, Russia, Ucraina, Serbia e da ogni angolo del mondo arabo. Per anni, questi lavoratori in Libia sono stati fonte di importanti rimesse economiche per alcune economie africane, come il Niger. Inoltre, molti lavoratori stranieri provenienti da luoghi come Filippine e Italia hanno addirittura scelto di vivere la loro vita in Libia e di aprire lì le loro aziende.

Prima della guerra della Nato, la società libica aveva compiuto molta strada dal 1951, anno in cui divenne un paese africano indipendente. Nel 1975, il politologo Henri Habib descriveva la Libia all'alba della sua indipendenza come un paese arretrato: "Quando la Libia ha ottenuto la sua indipendenza dalle Nazioni Unite il 24 dicembre 1951, è stata descritta come una delle nazioni più povere e arretrate del mondo. La popolazione, che in quel momento non superava gli 1,5 milioni, era per oltre il 90% analfabeta, senza alcuna esperienza politica o competenza. Non c'erano università ma solo un numero limitato di scuole superiori che erano state istituite sette anni prima dell'indipendenza".

Secondo Habib, lo stato di povertà in Libia era il risultato del giogo della dominazione ottomana, seguita dall'era dell'imperialismo europeo in Libia iniziata con gli italiani, spiegando che "è stato fatto ogni sforzo per mantenere gli abitanti arabi [della Libia] in una posizione servile, rendendoli incapaci di realizzare alcun progresso per sé o per la propria nazione". Questo giogo coloniale, tuttavia, iniziò il suo declino nel 1943, dopo che Italia e Germania erano state sconfitte in Nord Africa durante la Seconda guerra mondiale.

Nel 1959, in Libia furono scoperti dei giacimenti di petrolio. Nonostante la cattiva gestione politica e la corruzione, dal 1969 queste riserve di petrolio libico furono utilizzate per migliorare il tenore di vita della popolazione del paese. In aggiunta alle entrate provenienti dalle riserve energetiche libiche, il governo libico ha svolto un ruolo importante nel mantenere alti gli standard di vita. Anche se mai completamente nazionalizzato, il petrolio della Libia cadde, in fasi progressive, sotto il controllo dei libici dopo il colpo di stato contro la monarchia del 1969 da parte di Gheddafi e di un gruppo di giovani ufficiali. Prima del 1969, la maggior parte della ricchezza petrolifera del paese non era effettivamente utilizzata per servire il pubblico. Questo avvenne sotto la guida di Gheddafi e il 12 novembre 1970 venne istituita la Compagnia petrolifera nazionale (National Oil Corporation, Noc).

In una certa misura, il periodo di isolamento della Libia come Stato paria ha giocato un ruolo nell'isolamento economico del paese e nel mantenimento dei suoi standard di vita. Dal punto di vista economico, la maggior parte del mondo arabo e dell'Africa si è globalizzata come componenti di una rete integrata di economie regionali legate agli Stati Uniti e all'Unione europea. L'integrazione libica in questo sistema economico globale è stata ritardata a causa del passato isolamento politico, quando Washington, Londra e Parigi erano apertamente in contrasto con Tripoli.

Nonostante le ingenti somme di denaro sottratte e sperperate dalla famiglia di Gheddafi e dai loro funzionari, i servizi e le prestazioni sociali come gli alloggi governativi e i numerosi sussidi erano a disposizione della popolazione libica. Il fatto che in Libia esistesse uno stato sociale moderno non sta a significare che la ristrutturazione neo-liberale e la povertà non ci fossero, ma che non è stata l'economia la forza trainante, per dimensione, dei combattimenti in Libia. Per anni, fino al 2011, la Libia ha avuto i più alti standard di vita in Africa e fra i più alti nel mondo arabo. C'è un vecchio proverbio libico che recita: "Se la tua tasca si svuota, molte saranno le tue colpe". In questo senso, le colpe della Libia non erano molte in termini economici.

Nel 2008, ci fu notizia di proteste in Libia a causa dalla disoccupazione. Tuttavia, la maggior parte delle proteste in Libia nel periodo 2003-2011 non avevano una reale motivazione economica legata a problemi di paniere. Fu questo a tenere separata la Jamahiriya dai paesi arabi come Tunisia, Egitto e Giordania, in cui tali questioni erano fattori importanti che stavano dietro le proteste scoppiate nel corso dello stesso 2011. Ciò naturalmente non significa che i movimenti di protesta in questi paesi arabi fossero rigorosamente il risultato dei problemi economici di questo tipo. Le richieste di libertà personale e la denuncia contro la corruzione sono stati i principali fattori alla base dell'esplosione di rabbia pubblica in tutti questi Stati arabi. In Libia, se non altro, la frustrazione legata alla corruzione dilagante radicata tra le autorità ed i funzionari della Jamahiriya aveva spostato il risentimento sul governo.

Come accennato in precedenza, la Libia ha anche grandi quantità di acqua immagazzinata nel sottosuolo nell'antico bacino acquifero nubiano, che si trova sotto i territori di Ciad, Egitto, Libia e Sudan, e di cui Libia ed Egitto detengono le quote maggiori. In un'iniziativa congiunta chiamata Progetto acquifero nubiano (Nubian Aquifer Project), l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp) e l'organizzazione finanziaria Fondo mondiale per l'ambiente (Global Environment Facility, Gef) hanno tutti lavorato con i governi di questi quattro paesi africani per studiare questa vasta fonte di acqua sotterranea sotto il deserto del Sahara. Tramite gli isotopi, l'Aiea ha mappato tridimensionalmente il Sistema acquifero nubiano.

Nella Jamahiriya, il progetto del Grande fiume artificiale (Great Man-Made River Project) è stato avviato sotto gli ordini del Colonnello Gheddafi, seguito dalla istituzione dell'Autorità del Grande fiume artificiale nel 1983, per sfruttare il sistema acquifero nubiano a vantaggio della Libia e degli altri paesi della regione nel Sahara e delle regioni del Sahel. Il progetto è stato finanziato in gran parte sul mercato interno dalla tassazione sui carburanti, sui tabacchi e sui viaggi internazionali, con i finanziamenti restanti forniti direttamente dallo Stato libico. Fino al 2008, il governo libico aveva speso circa 19,6 miliardi di dollari per il progetto idrico.

Secondo la Sezione idrologia isotopica (Isotope Hydrology Section) dell'Aiea, il Sistema acquifero nubiano è il più grande sistema acquifero fossile del mondo e sarà "la più grande e in alcuni casi l'unica fonte futura di acqua per soddisfare le richieste e lo sviluppo crescenti" per Ciad, Egitto, Libia e Sudan. Diventando le riserve di acqua dolce limitate a livello globale, è stato previsto che l'approvvigionamento idrico della Libia sarà di grande valore, a livello nazionale e regionale. Le gigantesche multinazionali dell'acqua negli Stati Uniti, in Francia e altrove bramavano all'idea di privatizzare l'acqua dolce libica e di controllare il Sistema acquifero nubiano.

L'Autorità libica per gli investimenti (Libyan Investment Authority, Lia) possiede azioni e ha investito in grandi corporation internazionali come il gigante petrolifero British Petroleum (Bp), la russa United Company Rusal, il più grande produttore di alluminio al mondo, il colosso statunitense General Electric (Ge), la gigantesca banca e finanziaria italiana Unicredit, la corporation petrolifera italiana Ente nazionale idrocarburi (Eni), il colosso tedesco dell'ingegneria dell'elettronica Siemens, la società tedesca di energia elettrica e gas Rheinisch-Westfälisches Elektrizitätswerk (Rwe), i colossi britannici dell'editoria Pearson e delle telecomunicazioni Vodafone. La Libia aveva acquistato la controllata di Exxon Mobil nel Regno del Marocco, la Mobil Oil Maroc, e comprato metà della raffineria di petrolio del Kenya. La Lia aveva acquistato tutte le stazioni di servizio della Royal Dutch Shell in Gibuti, Etiopia e Sudan nel 2008. Nello stesso anno, Tripoli aveva annunciato di stare per acquisire una quota importante di Circle Oil, una società internazionale per l'esplorazione di idrocarburi con attività in Egitto, Marocco e Tunisia . Un accordo libico venne raggiunto anche con la Repubblica Democratica del Congo per costruire un oleodotto nella parte occidentale del suo territorio. Grandi investimenti sono stati effettuati dalla Libia in progetti agricoli, industriali e dei servizi in Africa, da Egitto e Niger a Mali e Tunisia.

Nel 2008, l'Autorità libica per gli investimenti diede a Goldman Sachs 1,3 miliardi di dollari. Misteriosamente, Goldman Sachs comunicò ai libici che il 98% dei loro investimenti era andato perduto nel corso di una notte, il che significa che i libici avevano perso quasi tutti i soldi dati a Goldman Sachs. Per Tripoli e per altri osservatori era chiaro che Goldman Sachs si era semplicemente appropriata dell'investimento libico come apporto di liquidità, perché aveva bisogno di fondi a causa della crisi finanziaria globale. In seguito, i funzionari della Jamahiriya e i dirigenti di Goldman Sachs hanno cercato di negoziare un accordo in base al quale Goldman Sachs avrebbe dato a Tripoli enormi quantità di azioni del colosso finanziario di Wall Street. Questi negoziati tra Libia e Goldman Sachs per approdare a una soluzione finalmente si conclusero nel 2009 senza che le parti riuscissero a concordare una formula per rimpiazzare il denaro libico di cui Goldman Sachs si era effettivamente appropriata.

Goldman Sachs non è stata la sola a rubare i fondi di investimento libici: Société Générale SA, Carlyle Group, JP Morgan Chase, Och-Ziff Capital Management Group e Lehman Brothers Holdings erano tutti in possesso di grandi investimenti e fondi libici. In un modo o nell'altro, tutti hanno approfittato della guerra della Nato alla Libia e del congelamento degli asset finanziari libici. Queste compagnie ed i loro governi non erano felici delle idee di Gheddafi e della sua proposta alle Nazioni Unite affinché le ex potenze coloniali rifondessero all'Africa quasi 800.000 miliardi di dollari.

Il fatto che alla Libia sia capitato di essere un paese ricco è stato uno dei suoi crimini nel 2011. Petrolio, finanza, economia e risorse naturali libiche erano sempre dei premi allettanti per gli Stati Uniti ed i loro alleati, il bottino di guerra in Libia. Mentre le riserve energetiche libiche e la geopolitica hanno svolto un ruolo importante nel lanciare la guerra nel 2011, essa è stata condotta in parte anche per appropriarsi delle grandi partecipazioni finanziarie di Tripoli e per integrare e mantenere l'egemonia finanziaria fatiscente di Wall Street e di altri centri finanziari. Wall Street non poteva permettere a Tripoli di essere senza debiti, di continuare ad accumulare beni finanziari internazionali e di essere una nazione creditrice erogando prestiti internazionali e di investire fondi in altri paesi, in particolare in Africa. Così, le maggiori banche negli Stati Uniti e nell'Unione europea, come le gigantesche compagnie petrolifere multinazionali hanno avuto un ruolo importante e forti interessi nella guerra della Nato contro Tripoli.

(continua)


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