www.resistenze.org - pensiero resistente - movimento comunista internazionale - 28-10-08 - n. 247

da PCdoB - Secretaria de Relações Internacionais
Traduzione dal portoghese per www.resistenze.org a cura di CT
 
Nella celebrazione dei loro 80 anni, il Partito Comunista del Perù e il Partito comunista peruviano si uniscono nella lotta per il socialismo.
 
Con lo slogan “orgogliosamente comunista”, il Partito Comunista del Perù-Patria Roja e il Partito Comunista Peruviano hanno festeggiato, il 7 di ottobre, i loro 80 anni. Entrambi stanno lavorando per raggiungere l’unificazione e il rafforzamento del movimento della sinistra nel loro paese, governato dai conservatori di Alan Garcia. Invitato a partecipare alla cerimonia, il Partito comunista brasiliano (PCdoB) ha inviato come suo rappresentante il segretario delle Relazioni Internazionali, José Reinaldo Carvalho. Era presente all’evento anche una delegazione del Partito comunista del Cile. È stato un atto politico rappresentativo che ha visto la presenza di un pubblico di mille persone con la partecipazione delle rappresentanze diplomatiche di Cuba, Corea del Nord, Nicaragua e Federazione Araba, di alcuni partiti politici peruviani (Movimento Nova Esquerda, Partito Nazionalista e Partito Socialista Rivoluzionario), del governatore regionale del Pasco e infine di alcuni movimenti sociali quali la CGTP [Confederazione Generale dei Lavoratori Peruviani, NdT], il Coordinamento Politico e Sociale e organizzazioni femminili e giovanili.
 
Come rappresentanti dei due partiti hanno partecipato i segretari generali: Alberto Moreno Rojas per Patria Roja e Roberto de la Cruz Huamàn per il PC Peruviano. Il primo ha affermato “Celebriamo l’anniversario dei due partiti che, ora, hanno un destino comune” e ha sottolineato che le due forze politiche stanno vivendo una fase di unione nei campi politico, sociale e ideologico culturale.
 
Il leader di Patria Roja ha ricordato che la strategia comunista nel Perù deve ispirasi agli insegnamenti di Jose Carlos Mariátegui (1894-1930), membro storico e autorevole del partito. “Mariátegui - ricorda Rojas - ci ha lasciato in eredità l’idea di un partito con forza e volontà collettive, radicato nella vita del paese: un partito caratterizzato da una nuova coscienza e cultura”.
 
Ha rammentato che Mariátegui teorizzava l’esistenza di una terza via alternativa al capitalismo e al socialismo. “Aveva una visione creativa e ha sempre sostenuto che il socialismo nel Perù non poteva essere una copia dei modelli provenienti dall’esterno, ma, al contrario, doveva essere una creazione eroica del suo popolo”.
 
In relazione all’unione delle due organizzazioni comuniste, Rojas ha detto che “nessuna battaglia si può vincere se c’è una divisione tra le forze rivoluzionarie che, per di più, corrisponde ai desideri di spiriti meschini”. Il segretario ha sottolineato con forza che “è necessario riconoscere che il movimento rivoluzionario in passato ha commesso gravi errori e per questo ha subito delle sconfitte”. Alla luce di quanto appena osservato, ha confermato l’urgenza di una riconciliazione dei due partiti guidati dalle idee di Mariátegui.
 
Alberto Moreno, oltre a svolgere una puntuale analisi della situazione attuale, ha dimostrato ottimismo rivoluzionario. A questo proposito ha affermato che “stiamo vivendo un momento complesso e ricco di speranze”. Secondo la sua opinione, il mondo sta attraversando un periodo di cambiamenti nell’ordine imperialista e nel dominio globale degli Stati Uniti. Con l’aggravarsi della crisi economica e finanziaria del capitalismo, che è legata, a sua volta, alle crisi energetica, alimentare e ecologica, si assiste alla nascita di nuovi centri di contestazione al potere statunitense.
 
Nell’analisi di Moreno, “la vulnerabilità dell’imperialismo è maggiore rispetto alla sua capacità di imporsi”. Con pragmatismo, avverte che “questo non significa una sconfitta immediata dell’imperialismo, ma la comparsa di un nuovo scenario, caratterizzato dalla nascita di condizioni più favorevoli alle forze di sinistra impegnate nella lotta per il socialismo”.
 
Il dirigente di Patria Roja ha sviluppato un lungo discorso sulla situazione del Perù, paese che “non è estraneo a questa realtà”. Ha avvertito che le idee neoliberali si stanno intensificando per via dell’accondiscendenza di un governo che promuove il saccheggio delle miniere e dei boschi, un governo che inganna nel sostenere l’immunità del paese dalla crisi attuale. Lo scenario decritto da Moreno è quello di una Nazione caratterizzata da un’economia dipendente, principalmente esportatrice, con bassa produttività e al servizio dei ricchi. Un governo che utilizza i tagli alla spesa pubblica come politica anti-inflazionistica e nel contempo aumenta la povertà e il lavoro precario.
 
Nella commemorazione dell’Ottantesimo anniversario del Partito Comunista del suo paese, Alberto Moreno ha anticipato la realizzazione di riforme strutturali profonde. Ha lanciato il motto “Rifondare la Repubblica”, con un nuovo progetto nazionale e una nuova Costituzione. Ha invitato la sinistra e il popolo all’unità – “una grande unità per un grande cambiamento” – e ha sottolineato che la sinistra deve, adesso, prepararsi a governare.
 
Per la trasformazione del Perù
 
Ricordando i grandi leader del movimento comunista peruviano - come Mariátegui, Saturnino Huillca, Pedro Huilca Tecse e Crista Rubila Fernández - Roberto de la Cruz Huamán ha citato i versi dell’intellettuale Gustavo Valcárcel: “già siamo molti, ma saremo ancora di più; e trasformeremo il Perù da una lacrima; e trasformeremo il Perù da una pietra”.
 
Ricordando l’insegnamento di Marx sul Capitale, il compagno Roberto de la Cruz ha parlato dell’attuale crisi economica. Ha fatto presente che i liberali hanno attribuito la colpa della crisi finanziaria allo Stato “che non ha regolato correttamente l’economia, come se non fossero stati loro quelli che hanno sempre fortemente voluto una riduzione del ruolo dello Stato”. E oggi, ha detto, “li vediamo trasformarsi in interventisti solo al fine di salvaguardare i loro guadagni e di premiare i ladri e i corrotti”. Una concezione liberale, ha ricordato, “presenta una differenza sostanziale dalla nostra idea di Stato, la cui funzione deve essere quella di stare al servizio di tutta la nazione”.
 
Riferendosi a Mario Huamán – segretario generale della Confederazione Generale dei Lavoratori Peruviani (CGTP) perseguitato dal governo di Alan Garcia e vittima di un attentato terroristico – Roberto de la Cruz ha affermato che “la destra parassitaria, per restare al potere, diventerà sempre più aggressiva, si trasformerà in una bestia assetata di sangue, disposta a decapitare, assassinare e distruggere l’immagine di un rivoluzionario che lotta per i diritti dei lavoratori, per la giustizia e la libertà della nostra patria”. Per contrastarla è necessario “procedere verso un’unità programmatica mostrando al nostro popolo che è possibile stabilire un nuovo ordine sociale, ma giusto e sovrano”. I partiti, per perseguire questo obiettivo, stanno lavorando alla costruzione dell’Assemblea Nazionale dei Popoli al fine di favorire una mobilitazione dei peruviani nel raggiungimento di cambiamenti strutturali nella società. Roberto de la Cruz ha concluso dicendo che “la nostra è una lotta contro l’imperialismo, contro la coalizione delle destre che ci governano, contro la corruzione. Perciò nulla ci divide. Iniziamo un cammino di unità nella parola e nell’azione, proprio come voleva Mariátegui”.
 
Spalla a spalla con i compagni peruviani
 
José Reinaldo Carvalho, segretario delle Relazioni Internazionali, ha salutato i presenti a nome del PCdoB: “Evidenziamo il valore di resistere da Ottanta anni, vitali e con prospettive per il futuro, il valore dello sforzo che i compagni peruviani stanno facendo per raggiungere l’unità dei comunisti quando qualcuno sta, invece, prendendo la strada sbagliata della frammentazione, del litigio, del divisionismo, dell’isolamento e del settarismo”.
 
Il leader brasiliano ha elogiato anche “il tentativo dei comunisti peruviani di aprire nuovi percorsi di libertà per il loro popolo, di avvicinarsi ad esso, unirsi ai movimenti antimperialisti e progressisti e organizzare, in una prospettiva unitaria, il movimento democratico nazionale”.
 
Per Carvalho “niente ci allontana di più dalla fine del socialismo e del comunismo che una celebrazione come questa. La capacità dei compagni peruviani di resistere, nonostante tutte le difficoltà, rappresenta una lezione per tutti”.
 
Se da un lato l’imperialismo continua la sua offensiva dall’altro “è certo che dopo un decennio e mezzo di retrocessioni del nostro movimento – periodo marcato da non poca confusione ideologica, frammentazione e disconoscimento dei principi rivoluzionari – si ripresentano le condizioni per un nuovo risveglio dei popoli e delle forze del progresso sociale, della pace e del socialismo”.
 
Il compagno José Reinaldo ha spiegato che l’imperialismo sta vivendo una profonda crisi, dimostrando a tutti i suoi difetti e limiti storici. Il fatto che l’imperialismo statunitense stia subendo importanti sconfitte in Medio Oriente significa che il suo potere non è invincibile. I miglioramenti democratici e progressisti nel nostro Paese indicano le nuove potenzialità rivoluzionarie dei popoli e sono un segnale di come, nella congiuntura internazionale, si stiano verificando profondi cambiamenti. L’esistenza del socialismo a Cuba e nei paesi asiatici e una prospettiva antimperialista della rivoluzione bolivariana ci mostrano l’apertura di nuove strade.
 
Carvalho ha sostenuto, inoltre, che la nascita di nuovi centri antagonistici all’egemonia statunitense e l’inasprirsi delle contraddizioni imperialiste rivelano l’emergere di un nuovo scenario geopolitico di lotte e conflitti, così diverso dal quadro roseo degli accordi multilaterali e del riformismo superficiale tanto caro alla socialdemocrazia, anche quando camuffata da sinistra marxista. Per il leader comunista brasiliano, l’imperialismo nord americano, spaventato davanti ai segnali della sua decadenza, aumenterà la sua aggressività. Per questo ha concluso ribadendo la necessità di valorizzare un’azione unitaria del Consiglio Mondiale della Pace, il cui Congresso si è svolto recentemente a Caracas.
 
Nell’omaggiare i martiri e i dirigenti storici dei comunisti peruviani, José Reinaldo ha riportato l’attenzione sul contributo di Mariátegui. “Uomo di pensiero e azione, in lotta contro il conservatorismo, il dogmatismo, l’eurocentrismo e le teorizzazioni artificiali, era prolifico di nuove idee che sosteneva con audacia; il suo pensiero sopravvive ben al di là della sua epoca”.
 
“Mariátegui ha offerto uno dei più importanti contributi alla produzione del marxismo-leninismo in America Latina, ha formulato un progetto di nazione per il Perù ed ha compreso l’impossibilità di arrivare al socialismo senza tenere in considerazione – come fattore principale per l’elaborazione di una tattica e di una strategia corrette – le peculiarità nazionali”. Valorizzando la previsione del fondatore del Partito Comunista del Perù, Reinaldo ha affermato che “negli anni Venti del secolo passato, Mariátegui ha compreso quello che la nostra generazione ha capito solo settanta anni dopo, cioè che non esiste un modello unico di socialismo valido universalmente per essere esportato o imposto. Le strade concrete per la conquista e la costruzione del socialismo stanno nelle energie dei popoli che devono essere smosse dai partiti d’avanguardia”.
 
Concludendo il suo omaggio ai compagni peruviani, José Reinaldo ha detto che il PCdoB “esprime orgoglio nell'affiancarsi spalla a spalla a voi, nello svolgimento dello stesso compito: affrontare le sfide della nostra epoca, far tesoro delle esperienze sperimentate e aprire la strada alla lotta per il socialismo”.
 
Nota della Segreteria delle Relazioni Internazionali del PCdoB