www.resistenze.org - pensiero resistente - movimento comunista internazionale - 20-12-09 - n. 300

da www.solidnet.org
Traduzione dall'inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
11° Incontro dei Partiti Comunisti e Operai
New Delhi, 20-22 Novembre 2009
 
Contributo di Giorgos Marinos del Partito Comunista della Grecia (KKE)
Membro dell'Ufficio Politico del CC del Partito Comunista della Grecia
 
Desideriamo ringraziare il Partito Comunista dell'India (marxista) e il Partito Comunista dell'India per aver organizzato e ospitato l'incontro dei Partiti comunisti e operai. Il fatto che per la prima volta l'incontro internazionale si svolga in Asia è un segnale estremamente significativo che, tra l'altro, sottolinea la nostra solidarietà con i popoli di una regione che sempre più è nelle mire dei piani e delle rivalità imperialiste e la nostra solidarietà con la lotta dei partiti comunisti che spesso devono affrontare condizioni molto difficili, in un clima di persecuzioni, discriminazioni e omicidi.
 
L'esame della crisi del capitalismo accresce la comprensione e contribuisce allo sviluppo della lotta dei comunisti: i comunisti ne studiano le cause, le conseguenze e le condizioni che creano per il progresso della lotta ideologica, politica di massa. Tuttavia, la nostra attenzione sulla crisi non deve farci perdere di vista lo sviluppo capitalistico del periodo precedente, in cui si sono prodotti i fattori che hanno generato la crisi. Ciascuna fase del ciclo economico deve essere considerata dai lavoratori come integrante dello sviluppo capitalistico nel suo insieme e da ciò trarre le opportune conclusioni.
 
Il capitalismo non è pericoloso solo nella fase di crisi e recessione economica. E' pericoloso nel suo complesso. Perché in tutte le sue fasi è caratterizzato dallo sfruttamento della forza lavoro, dall'appropriazione del plusvalore non retribuito creato dai lavoratori in nome del profitto capitalista che è motore ed essenza del sistema capitalistico.
 
Anche in condizioni di crescita economica, di espansione della produzione e aumento della ricchezza prodotta dai lavoratori, è il grande capitale che si appropria dei frutti di questo sviluppo, aumentando i suoi profitti e il suo potere. Gli utili dei magnati, dei banchieri, degli armatori e di tutti gli altri settori della plutocrazia, e il rafforzamento del capitale monopolistico sono immensi.
 
Al contrario, i lavoratori affrontano la crescita della disoccupazione, il congelamento degli stipendi e delle pensioni, l'aumento dell'età pensionabile, il deterioramento dei diritti all'istruzione, all'assistenza sanitaria, alla previdenza, alla cultura e il tempo libero, nonché le pesanti conseguenze della privatizzazione e della liberalizzazione di campi e settori dell'economia.
 
Questi fenomeni non sono esclusivi dei paesi che ricoprono nella piramide capitalistica una posizione intermedia o subordinata. Essi sono tipici anche degli Stati Uniti, dell'Unione Europea come organizzazione interstatale imperialista, si applicano insomma all'intero mondo capitalistico.
 
Su questo terreno si producono i presupposti della crisi. Pertanto, i partiti comunisti devono lottare per svelarne le vere cause e rivelare la pretestuosità delle asserzioni utilizzate dalla socialdemocrazia e dall'opportunismo per salvaguardare il capitalismo e nasconderne le insanabili contraddizioni.
 
Non bisogna rinunciare, anzi la lotta politica e ideologica deve essere intensificata.
 
Dobbiamo rispondere con decisione alle asserzioni della borghesia e delle forze opportuniste, in particolare a quelle del Partito della Sinistra Europea e del partito "Die Linke" che svolgono un ruolo di primo piano nel tentativo di promuovere presso la classe lavoratrice le posizioni del capitale. Dobbiamo rispondere alla nuova ondata di anticomunismo che si è dispiegata nell'occasione del ventesimo dalla controrivoluzione con il pieno sostegno dei liberali, dei socialdemocratici e delle forze opportuniste.
 
In primo luogo, l'affermazione che la crisi è causata esclusivamente dalla gestione neo-liberale dell'economia nasconde la verità, assolve il capitalismo dalla sua responsabilità e riabilita la socialdemocrazia. Il capitalismo soffre di crisi cicliche dal 19° secolo, che hanno assunto un carattere sistematico con il passaggio alla fase imperialista.
 
Sono state adottate tutte le forme possibili di gestione per prevenire ed evitare le crisi: il rafforzamento dell'attivismo commerciale dello Stato e lo stimolo della domanda secondo le nuove ricette keynesiane; le ricette neoliberiste o le combinazioni di politiche socialdemocratiche e neoliberiste. Tuttavia, le leggi del capitalismo prevalgono: le crisi economiche di sovrapproduzione si riproducono a prescindere dalla forma di gestione.
 
Le ristrutturazioni capitalistiche avviate dopo la crisi del 1973 e diffuse con vigore negli anni Novanta non si sono verificate per caso. Il loro obiettivo era di fronteggiare i problemi relativi alla riproduzione del capitale e il rallentamento dello sviluppo capitalistico, rispondevano all'esigenza interna del sistema di una maggiore concentrazione dei capitali e accrescimento dei profitti attraverso la liberazione dei mercati e la libera circolazione dei capitali, dei beni, dei servizi e della manodopera. Ma anche questa gestione ha perso dinamismo e ha portato alla crisi economica.
 
In secondo luogo la caratterizzazione della crisi come finanziaria e la teoria della finanziarizzazione nasconde le vere cause della recessione economica. D'altronde tale teoria è confutata dallo sviluppo stesso della crisi che abbraccia tutti i settori dell'economia e la storia dimostra che se inizialmente le crisi si manifestano nel sistema finanziario, la loro radice risiede nell'eccessivo accumulo di capitale nella sfera della produzione.
 
I prestiti insolvibili concessi dalle banche e dalle altre società finanziarie negli Stati Uniti avevano funzioni specifiche: fornire uno sbocco redditizio al capitale sovraccumulato che includeva il plusvalore prodotto dallo sfruttamento della forza lavoro attraverso lavoro non retribuito; fornire una via d'uscita al capitale sovraccumulato e continuare la riproduzione allargata superando i problemi riguardo al potere d'acquisto delle famiglie dei lavoratori attraverso la concessione di prestiti per l'acquisto della casa o per la soddisfazione di altri bisogni. 
 
L'analisi di tali complesse questioni inerenti la riproduzione del capitale sociale, richiede l'esame complessivo dei rapporti tra industria, commercio e capitale finanziario, tenendo conto che nell'era dell'imperialismo, oggi più che mai, la fusione del capitale industriale con quello bancario e la formazione del capitale finanziario ha assunto dimensioni enormi.
 
La vera causa della crisi risiede nell'intensificazione della contraddizione principale del capitalismo: la contraddizione tra il carattere sociale della produzione capitalistica e l'appropriazione privata dei suoi risultati a causa del fatto che i mezzi di produzione sono di proprietà capitalista. L'obiettivo del capitalismo è il profitto e non la soddisfazione dei bisogni delle persone.
 
Questi elementi prevalgono nel sistema di sfruttamento, che costituiscono la base di uno sviluppo anarchico e ineguale e il presupposto della tendenza alla caduta del saggio di profitto causata dalla crescita della composizione organica del capitale; la base della contraddizione tra produzione e consumo. Questi fattori determinano le disfunzioni nella riproduzione del capitale sociale che scoppiano in crisi di sovrapproduzione.
 
Dobbiamo lottare affinché le persone comprendano le vere cause della crisi e dedicare tutte le nostre forze per l'organizzazione della lotta della classe operaia e degli strati popolari contro l'aggressività capitalista e le politiche antipopolari che sostengono il capitale e cercano di scaricare il peso della crisi sulle spalle dei popoli. Sono stati stanziati migliaia di miliardi di dollari per sostenere i banchieri, i magnati e gli altri capitalisti rafforzando l'offensiva contro i lavoratori nel tentativo di far pagare a loro la crisi del capitalismo. Questo corso è stato seguito negli Stati Uniti, nell'Unione Europea e negli altri paesi capitalistici, sia dai governi socialdemocratici che neoliberisti. Il G20 muove nella stessa direzione. Le loro contraddizioni riflettono la rivalità tra gli interessi monopolistici che servono.
 
Le potenze capitaliste temono la crisi di sovraccumulazione e sovrapproduzione che abbraccia Stati Uniti, Unione Europea, Russia, Giappone e America Latina, provocando un rallentamento dell'economia della Cina e dell'India. Per confondere le persone utilizzano diverse teorie artificiose e promuovono false aspettative, per controllare le reazioni sociali e ostacolare lo sviluppo della lotta di classe.
 
Le forze socialdemocratiche, l'Internazionale socialista e i suoi dirigenti svolgono un ruolo di primo piano in questo sforzo.
 
Primo: prospettano il controllo della circolazione dei capitali e la democratizzazione della Banca Mondiale e della Banca Centrale Europea come una via d'uscita. Tuttavia, è stato dimostrato che nulla può impedire l'acuirsi delle contraddizioni del capitalismo e nessuna misura può cambiare la natura del sistema bancario che è uno strumento del capitalismo. Secondo: allo stesso modo promuovono la nazionalizzazione di alcune banche o di altre imprese capitaliste. Questa posizione è ingannevole in quanto anche in questo caso permane il libero mercato come regola di un sistema che produce concorrenza e aggressività contro i popoli.
 
Terzo: in risposta all'aumento della disoccupazione, della quale si dicono preoccupati, propongono una crescita abbinata al cosiddetto "sviluppo sostenibile". Ingannano le persone. Lo sviluppo capitalistico non è mai riuscito a garantire il diritto al lavoro per tutti, e non lo farà.
 
La fonte del male risiede nel fatto che i mezzi di produzione sono nelle mani dei capitalisti, che il profitto è il criterio che governa il sistema, il quale in ogni caso resta caratterizzato dall'anarchia della produzione e dallo sviluppo diseguale tra i diversi settori e campi dell'economia e delle aree geografiche.
 
Ciò evidenzia come i lavoratori nel capitalismo non possano mai essere anteposti al profitto, rivela anche come siano fuorvianti affermazioni riguardanti "la razionalizzazione e l'umanizzazione" del capitalismo e la regolazione del mercato. I comunisti devono respingere risolutamente queste illusioni circa la gestione del sistema capitalistico e sostenere invece la difficile strada dell'organizzazione e della lotta di classe, chiarendo che non vi può essere interesse comune tra capitale e classe operaia, né nella fase di crisi né in quelle di ascesa economica.
 
I capitalisti e i loro partiti promuovono nuove misure antipopolari in nome dei cambiamenti climatici, nascondendo che essi sono conseguenza dello sfruttamento delle risorse naturali da parte del capitale, sempre a scopo di lucro. Energia, acqua, foreste, rifiuti, produzione agricola, sono privatizzate e concentrate nelle mani di poche multinazionali, ora anche in nome dell'ambiente. Indipendentemente dal grado di sviluppo capitalistico, misure analoghe sono promosse, in misura maggiore o minore, in tutti i paesi capitalisti.
 
Inoltre, la protezione dell'ambiente è usata come pretesto per interventi imperialisti. Le multinazionali nel quadro della WTO e degli accordi di Doha, promuovono attraverso le maggiori potenze imperialiste, segnatamente Stati Uniti e Unione Europea, antipopolari negoziati interstatali con i paesi capitalisti meno sviluppati. Così per esempio sono stati posti obiettivi per i biocarburanti che distruggono vaste aree boschive, oppure vengono promossi gli alimenti geneticamente modificati che infliggono un colpo ancora più grande sul reddito dei lavoratori e dei contadini medi e poveri.
 
"L'economia verde", promossa principalmente dall'Unione Europea, costituisce una soluzione per la sovraccumulazione del capitale e la salvaguardia dei profitti dei monopoli, mediante l'intensificazione dello sfruttamento dei lavoratori e delle risorse naturali; essa non solo non risolve il problema dei cambiamenti climatici ma, al contrario, li intensifica. I problemi climatici e ambientali non possono essere trattati separatamente dalla concentrazione della proprietà dei mezzi di produzione e dalla questione del potere politico.
 
Compagni,
 
Il compromesso sociale, la collaborazione di classe sono tra gli strumenti più insidiosi e pericolosi per la manipolazione della classe operaia e il suo disarmo. Siamo dunque obbligati a rafforzare il fronte ideologico e di lotta contro tali posizioni, espresse, nella maggior parte dei casi, non solo dai partiti neoliberisti o socialdemocratici ma anche dai partiti che si presentano come "di sinistra", e che non sono altro che partiti opportunisti. Questi partiti cercano di costruire relazioni con i partiti comunisti e di esercitare un'influenza nelle loro fila, sulla loro ideologia e sulla loro politica.
 
Alcuni di questi cosiddetti partiti "di sinistra" non solo promuovono posizioni che servono il capitalismo, ma ricorrono apertamente all'anticomunismo, che infanga il socialismo e la storia del movimento comunista.
 
Lo sforzo del movimento comunista per l'unità della classe operaia non dovrebbe basarsi sul rapporto con i partiti opportunisti "di sinistra", quanto invece sulla capacità di convincere, radunare e mobilitare le forze lavoratrici e popolari contro i monopoli, l'imperialismo e i loro sostenitori aperti o dissimulati.
 
Il KKE ritiene che la chiarificazione di questo problema cruciale darà un impulso alla lotta del movimento comunista, rafforzerà la sua azione autonoma e il reclutamento di nuove forze nel movimento operaio. Questo problema è particolarmente importante per il cambiamento del rapporto di forze e l'efficacia della lotta sia nelle condizioni di crisi che in futuro.
 
Inoltre vorremmo sottolineare quanto segue:
 
Questa intensa lotta politica-ideologica richiede uno sforzo maggiore da affrontare in base all'analisi marxista-leninista: in questa direzione si deve intensificare l'impegno delle riunioni internazionali dei Partiti comunisti e operai. Solo in questo modo gli incontri internazionali assolveranno al loro ruolo, rispondendo ai compiti complessi dei comunisti e soddisfacendo le aspettative dei lavoratori.
 
In Grecia sperimentiamo le difficoltà di una dura battaglia caratterizzata dalla aggressività della UE e del governo socialdemocratico. Nella recessione la ristrutturazione capitalista è accelerata, i tentativi di imporre la cosiddetta "flessicurezza" e le forme flessibili di occupazione si intensificano, imperversa la politica di smantellamento dei diritti di sicurezza sociale, salute e istruzione sono in fase di ulteriore privatizzazione, mentre gli stipendi e le pensioni sono congelate. Qualsiasi mezzo è buono per ridurre il prezzo della forza lavoro, per aumentare il grado di sfruttamento e accrescere il profitto.
 
In queste condizioni il KKE aumenta i suoi sforzi per l'unità di classe tra i lavoratori in alleanza con i contadini e gli altri strati popolari oppressi. Il Partito preme sulle organizzazioni della classe operaia nei luoghi di lavoro e sui sindacati; sostiene il PAME, il polo nel movimento sindacale orientato alla lotta di classe che contrasta il sindacalismo giallo e si batte per i diritti dei lavoratori.
 
Il rafforzamento e l'efficacia della lotta del movimento di classe implica l'opposizione agli sforzi di scaricare il peso della crisi sulle spalle delle persone e nel contempo la promozione delle rivendicazioni per soddisfare i bisogni del popolo (piena e stabile occupazione, sostanziali aumenti salariali e delle pensioni, assistenza sanitaria e istruzione pubblica e gratuita, ecc).
 
I sindacati organizzati nel PAME hanno ottenuto risultati significativi. Attraverso scioperi, manifestazioni, occupazioni e altre forme di lotta si sono opposti ai licenziamenti e hanno ottenuto la reintegrazione dei lavoratori licenziati da parte dei datori; hanno negoziato contratti collettivi che prevedono una più favorevole politica salariale; hanno intercettato gli attacchi contro gli immigrati.
 
Il KKE con il movimento sindacale di classe affrontano queste difficoltà e sono particolarmente esigenti per quanto riguarda il rafforzamento della lotta ideologica, politica e di massa per liberare le forze lavoratrici e popolari dall'influenza della politica e dell'ideologia borghese, dal riformismo.
 
A nostro parere, i Partiti comunisti devono unire gli sforzi per irrobustire il movimento sindacale di classe a livello nazionale con quelli per il rafforzamento della Federazione Sindacale Mondiale (WFTU - World Federation of Trade Unions), che sta compiendo progressi significativi nella sua ricostruzione.
 
Dobbiamo metterci in stato di allerta. La crisi capitalistica intensifica le contraddizioni interimperialiste in un periodo in cui prendono corpo significativi rimescolamenti, con la condivisione di Stati Uniti e Cina nella riduzione del potenziale di riscaldamento globale (GWP), con l'Unione europea che rafforza la sua presenza e Cina, Russia, India e Brasile che si sono rafforzate.
   
I lavoratori non devono farsi illusioni circa il cosiddetto "mondo multipolare", sulle chiacchiere della socialdemocrazia di democratizzazione delle "Nazioni Unite", o sulla "nuova architettura delle relazioni internazionali". Questi slogan tendono al più ad umanizzare il capitalismo. In realtà non c'è mai stato un mondo "unipolare"! Le contraddizioni interimperialiste sono sempre esistite anche se in passato erano attenuate nel confronto con l'Unione Sovietica e gli altri paesi socialisti.
 
Oggi, assistiamo a una nuova intensificazione delle contraddizioni interimperialiste e alla ribalta di nascenti forze imperialiste e alleanze chiamate a svolgere un ruolo negli affari internazionali, descritto attraverso il modello del "mondo multipolare".
 
In realtà l'imperialismo è caratterizzato dal controllo dei mercati e delle risorse naturali. I comunisti hanno assunto grandi responsabilità nella guida e nella mobilitazione dei popoli contro le guerre e gli interventi imperialisti, contro l'occupazione imperialista, contro tutte le organizzazioni e centri imperialisti a prescindere dal loro "colore", nome o regione in cui si sono formati.
 
I conflitti interni, ma anche nelle organizzazioni imperialiste come l'OMC (WTO), non devono intrappolare i lavorano in richieste di una migliore o una più "equa" gestione del sistema capitalista. Gli accordi che vengono di volta in volta stipulati riflettono i rapporti di forza ed è un'illusione credere che possano diventare più equi.
 
I comunisti non devono lottare perché il proprio paese raggiunga una posizione migliore nel mercato mondiale capitalista o per una più equa gestione del capitalismo, ma per il suo rovesciamento e per l'edificazione socialista!
 
I lavoratori sia nei paesi capitalisti avanzati, che in quelli in uno stadio di medio o basso tasso di sviluppo, dovrebbero rispondere con un comune fronte unito contro l' imperialismo, contro il tentativo di dividere i popoli secondo schematismi fuorvianti rispetto al criterio di classe, come "Nord e Sud" o paesi "ricchi e poveri".
 
I comunisti devono rispondere a queste pseudo-divisioni con l'elaborazione di una strategia comune contro l'imperialismo, con una unità ancora più definita a livello mondiale forgiata dalle lotte coordinate a livello nazionale, regionale e mondiale, in collaborazione con altre forze antimperialiste.
 
Lo slogan storico del Manifesto Comunista "Proletari di tutto il mondo, unitevi!" è ancora attuale.
 
Cresce il divario tra capitalisti e classe operaia, sia nei paesi cosiddetti avanzati che in fase di sviluppo. Le contraddizioni sociali si acutizzano a causa dell'attacco globale lanciato dal grande capitale sui diritti e sulle conquiste dei lavoratori di tutto il mondo dopo il rovesciamento del sistema socialista in Europa.
 
L'esperienza storica ha dimostrato che il movimento comunista si rafforza nella misura in cui esso è saldamente attestato su una linea di lotta antimperialista e antimonopolista e sul suo obiettivo strategico, ossia il rovesciamento rivoluzionario del capitalismo con il socialismo e l'abolizione dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo. Nell'era moderna, un'epoca di transizione dal capitalismo al socialismo, la lotta non deve mirare a trasformazioni democratiche borghesi, ma al potere socialista che rovescerà il potere dei monopoli e risolverà i problemi di arretratezza economica, dipendenza, ecc.
 
I nemici del socialismo e vari anticomunisti, che hanno celebrato pochi giorni fa la caduta del muro di Berlino e la caduta del socialismo, non possono fermare il corso della storia, indipendentemente da ciò che faranno.
 
Il socialismo ha dato un grande contributo storico. In pochi anni ha risolto i problemi che il capitalismo non è riuscito a risolvere nel corso di secoli: ha stabilito il diritto al lavoro, all'assistenza sanitaria e all'istruzione gratuita, ha incoraggiato la diffusione della cultura e dello sport per il popolo, ha abolito lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, ha dimostrato la superiorità del socialismo sul capitalismo.
 
L'Unione Sovietica, che ha perso 20 milioni dei suoi cittadini nella guerra, è stato un fattore chiave per sgominare il fascismo.
 
Studiamo le carenze, gli errori e le deviazioni opportuniste che hanno portato al rovesciamento del socialismo e traiamone insegnamenti. Il socialismo del nuovo secolo costituisce una continuazione che integra il patrimonio e le lezioni del socialismo del 20° secolo.
 
Il socialismo è più che mai necessario; l'intensificazione della contraddizione principale del sistema da cui scaturiscono disoccupazione, povertà, sfruttamento e crisi economiche, dimostra i limiti storici del capitalismo.
 
La via per la soddisfazione dei bisogni dei popoli passa attraverso il potere dei lavoratori, la dittatura del proletariato, la socializzazione dei mezzi di produzione e della terra, la pianificazione centralizzata e il controllo dei lavoratori.
 
Questo è il faro che illumina il nostro cammino.