www.resistenze.org - pensiero resistente - movimento comunista internazionale - 23-12-09 - n. 300

da solidnet.org 
Traduzione dal francese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
11° Incontro dei Partiti Comunisti e Operai
New Delhi, 20-22 Novembre 2009
   
Contributo di Baudouin Deckers membro dell'Ufficio di Presidenza nazionale, Capo del Dipartimento Relazioni Internazionali del Partito del Lavoro del Belgio
 
La crisi internazionale del capitalismo, la lotta dei lavoratori e dei ceti popolari, le alternative e il ruolo dei comunisti e del movimento operaio
 
La crisi economica è sempre più profonda
 
La crisi finanziaria profilatasi alla fine del 2008, ha innescato una crisi economica mondiale. Era inevitabile. La crisi finanziaria ha le sue radici in una crisi strutturale di sovrapproduzione che è andata aggravandosi a più riprese a partire dagli inizi del 1970. Come marxisti, sappiamo che le crisi sono inseparabili dal modo di produzione capitalistico.
 
Questa tesi è stata sviluppata più volte, in occasione del Seminario Comunista Internazionale di Bruxelles nel maggio 2009, come risulta dalla dichiarazione lì adottata.
 
Da allora, altre banche e società hanno ricevuto aiuti di Stato. Il più piccolo segnale di recupero suscita euforia sul mercato azionario. Vari organi di informazione del mondo capitalista lanciano i loro bollettini piuttosto ottimistici: la malattia è quasi scongiurata... A loro giudizio non si ripeterà un 1929…
 
Il capitalismo sarebbe veramente in grado di superare la sua crisi?
 
Gli Stati capitalisti hanno usato tutto il loro arsenale per evitare una depressione di lunga durata.
 
Gli aiuti dei principali stati capitalisti hanno raggiunto livelli senza precedenti. A livello mondiale, hanno speso più di 2.000 miliardi di dollari per salvare le banche dal fallimento – solo in Belgio la cifra si aggira sui 20 miliardi di dollari. Gli Stati si sono fatti garanti per ripristinare la fiducia tra banche e investitori. Sono intervenuti pesantemente per comprare obbligazioni e prestiti tossici.
 
Questi immensi sforzi (che la popolazione dovrà pagare...) hanno provvisoriamente dato un certo risultato, in contraddizione con ciò che era accaduto dopo il 1929. Si passa da una recessione a una lenta ricrescita, ma a un livello molto più basso di un anno fa.
 
Tuttavia, un forte aumento della disoccupazione rimarrà il fenomeno dominante nei prossimi mesi e anni.
 
Vi è un sovradimensionamento di capacità e il periodo di ristrutturazione, di liquidazione di capitale e di razionalizzazione è solo all'inizio. Non vi sono investimenti per ora, fatta eccezione per il recupero e la ristrutturazione. Se vi è un leggera ripresa, è in gran parte dovuta alla ricostituzione delle scorte.
 
In Belgio, il Bureau du Plan prevede oltre 175.000 disoccupati in più tra il 2008 e il 2011, che supereranno le 200.000 unità, considerando la crescita della popolazione attiva. Negli Stati Uniti, per la prima volta dal 1983, il tasso di disoccupazione supera il 10%. Con tassi di disoccupazione alle stelle, la pressione sui salari permane (precipitando il potere d'acquisto).
 
La ripresa è debole, incerta e instabile.
 
La perdita di posti di lavoro, la riduzione dei redditi, la stretta creditizia hanno depresso il consumo e il risparmio.
 
I rischi finanziari non sono eliminati e ulteriori crolli non sono da escludersi. E' sufficiente ricordare il fallimento della DSB Bank dei Paesi Bassi o della CIT degli Stati Uniti, la quarta bancarotta più importante nella storia statunitense.
 
C'è ancora una buona dose di titoli tossici nel sistema finanziario. Inoltre, la crisi economica si ritorce ora anche contro le banche, che sempre più hanno a che fare con debitori inadempienti.
 
Questo incoraggia le banche centrali a proseguire la politica di bassi tassi d'interesse.
 
L'intervento massiccio da parte delle banche centrali che ricorre al conio di nuova moneta, può portare a un'inflazione molto elevata.
 
Gli Stati si sono indebitati come mai per salvare le banche e le grandi aziende. I disavanzi di bilancio sono superiore a tutti gli standard.
 
Lo smantellamento dei servizi e delle imprese pubbliche sta accelerando, i bilanci per l'assistenza sanitaria e l'istruzione sono sotto tiro. I piani previdenziali e gli aumenti del carico fiscale peseranno ancora di più sul reddito delle famiglie.
 
Per ripristinare i loro profitti e per contrastare il pericolo di inflazione, i capitalisti hanno ridotto notevolmente i salari e accresciuto la produttività. Negli Stati Uniti, i costi salariali per unità di prodotto è diminuito del 3,4% nel corso del 3° trimestre 2009.
 
Tutto ciò non aiuta ad uscire dalla crisi.
 
Una ricaduta non è certo esclusa.
 
Il consumo statunitense non traina più l'economia mondiale e non c'è tregua per il momento.
 
L'economia cinese che continua a sperimentare la crescita più forte a livello mondiale (tra il 7 e l'8%), non può sostituire il consumo statunitense quale motore dell'economia globale. Il PIL cinese è un quinto rispetto a quello USA e il consumo in Cina è solo il 35% del PIL, mentre è del 70% negli Stati Uniti.
 
In conclusione possiamo dire che i piani di recupero e gli incentivi hanno dato una spinta all'attuale congiuntura, ma queste misure hanno un respiro temporaneo. La crescita non è duratura e una ricaduta non solo è possibile ma alcuni economisti la prevedono già per il secondo trimestre del 2010.
 
La crisi finanziaria ed economica sollecita un nuovo ordine mondiale
 
Dopo la vittoria controrivoluzionaria del 1989, le grandi potenze imperialiste hanno creduto di garantirsi il controllo globale attraverso una politica militarista. In realtà, gli attacchi in Jugoslavia, Iraq, Afghanistan e altrove hanno approfondito il divario tra le superpotenze e il resto del mondo. La crisi finanziaria in Asia del 1997, quella in America Latina del 1998 e infine quella mondiale del 2008-2009 discredita una volta di più il sistema del libero mercato, imposto attraverso misure antisociali dettate dal FMI e dalla BM. E' proprio quel sistema che sta spingendo molte economie sul limite della catastrofe.
 
Nel frattempo in Asia e America Latina, i paesi socialisti, come la Cina e Cuba, o nazional-progressisti, come il Venezuela, la Bolivia, il Brasile e altre potenze emergenti come l'India sono riuscite a spezzare il giogo di totale dipendenza e di sottosviluppo in cui l'imperialismo le aveva rinchiuse per oltre un secolo.
 
Cina e Cuba e altri paesi emergenti sono diventati potenti leve di un nuovo ordine mondiale. Naturalmente il cammino è lungo. Ma nessuno può mettere in dubbio l'inevitabile declino dell'imperialismo.
 
Già il dollaro è sempre più contestato come valuta internazionale.
 
Joseph Stiglitz, premio Nobel e autorevole economista di recente ha parlato di "una lotta ideologica in tutto il mondo rispetto quale modello economico sia in grado di fornire il massimo beneficio alla maggior parte delle persone. In nessun altro posto tale lotta infuria più infuocata che nel Terzo Mondo, dove vive, tra Asia, America Latina e Africa, l'80% della popolazione mondiale. In gran parte del mondo, la battaglia tra il capitalismo e il socialismo non era ancora finita. Sono sempre più convinti [i paesi del Terzo Mondo] che gli ideali economici degli USA siano da rifuggire piuttosto che abbracciare".
 
Crisi ambientale mondiale
 
Il capitalismo non è solo screditato a causa dei disastri economici in cui ha precipitato il mondo, ma anche per il suo completo fallimento nel rispondere a un'altra crisi di portata altrettanto vasta, quella che minaccia la vita stessa del pianeta.
 
Attraverso il Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente (UNEP) è stato recentemente presentato al G20 un documento intitolato "Global Green New Deal". La prima frase del documento introduce bene l'argomento: "In risposta alla crisi finanziaria ed economica, l'UNEP chiede un 'Global Green New Deal' per rivitalizzare l'economia globale ... contemporaneamente per accelerare la lotta contro il cambiamento climatico". Secondo questa relazione le tecnologie verdi devono servire principalmente a rilanciare l'economia globale, l'economia di mercato. E in effetti offrono immense opportunità per il capitale alla ricerca di investimenti e possono contribuire alla ripresa economica. Ma il criterio economico che pervade il documento ne limita la portata ai fini della salvaguardia del nostro pianeta. E' la ricerca esasperata del profitto che ha condotto alla crisi economica e finanziaria, nonché alla disastrosa situazione del nostro ambiente. Non sarà il capitale privato, a caccia di sempre maggiori profitti, a risolvere la crisi ambientale in cui si trova il nostro mondo.
 
La storia ha dimostrato che il capitalismo non può superare la sua crisi che distruggendo ogni volta immense forze produttive. "Durante la depressione degli anni '30, non è stato il 'New Deal' ha risollevare l'economia capitalista, ma la Seconda Guerra Mondiale. Abbiamo di fronte un periodo di crescenti contraddizioni, in cui il capitale si fa più aggressivo. Ciò potrebbe sfociare in nuovi conflitti armati.
 
I nostri compiti come Partiti Comunisti
 
Ovunque i lavoratori si attivano e protestano. Alcuni guardano con preoccupazione al ritardo delle lotte di classe in rapporto all'estensione della crisi del capitalismo. Dobbiamo ricordare che le lotte più grandi della classe operaia non hanno avuto luogo nel 1929, ma alcuni anni più tardi. I lavoratori reagiscono solo quando sono schiacciati dal peso dei governi e dei padroni. Inoltre, non dobbiamo sottovalutare il vuoto lasciato dalla contro-rivoluzione. Nel 1930, i lavoratori vedevano nel socialismo in Urss un'alternativa. Oggi, i lavoratori stanno perdendo sempre più fiducia nel capitalismo. Ma non sanno cosa opporre.
 
Il Partito della Sinistra Europea insiste sulla necessità di difendere una sinistra riformista, vale a dire una versione aggiornata della socialdemocrazia. Ottenere miglioramenti parziali all'interno del sistema attuale sarebbe già sufficientemente ambizioso per loro. Noi non collaboreremo mai con chi cerca di legare i lavoratori al sistema capitalista e imperialista.
 
Sta a noi aiutare lavoratori, impiegati, disoccupati, studenti, lavoratori autonomi a rendersi conto che questa non è la nostra crisi, ma la crisi del capitale. Che il problema fondamentale è la proprietà privata dei grandi mezzi di produzione, combinata con la continua ricerca di maggiori profitti da parte di una manciata di detentori di grandi capitali. Solo un'economia genuinamente socialista, pianificata dallo Stato dei lavoratori è capace di garantire una produzione funzionale al soddisfacimento dei bisogni delle masse e non per il profitto di pochi.
 
Questa comprensione, ovviamente, non è immediata nei nostri paesi imperialisti. Non serve lamentarsene poiché ne conosciamo le ragioni: il rovescio del socialismo in URSS, la morsa crescente di pochi grandi monopoli sui media. Dobbiamo partire dalla realtà e scoprire i modi in cui i lavoratori possono ora muoversi verso l'anticapitalismo.
 
Abbiamo deciso di camminare su due gambe. In primo luogo, sbarazzarci di rigidità e dogmatismo nel nostro lavoro di massa: dobbiamo partire da ciò che le persone comprendono, individuare le rivendicazioni capaci di indurre all'azione: a qualsiasi livello, sostenere e contribuire a sviluppare le lotte in cui si impegnano. Per esempio in questo momento, conduciamo una grande campagna per una tassa sui milionari, una tassa che colpirebbe 72.000 famiglie di milionari belgi (rispetto alla popolazione, un bacino tra i più significativi nell'Unione Europea). Tassare i ricchi è una rivendicazione che ha già incontrato sostegno in diversi ambienti sindacali… Ma per i circoli politici borghesi, si tratta di una rivendicazione insensata e non realistica .... Proponiamo anche una riduzione dell'IVA sull'energia dal 21% - il tasso attuale - al 6%. Abbiamo già raccolto oltre 200.000 firme e continueremo questa campagna fino a quando il provvedimento non sarà applicato. Potrei fare un elenco molto più lungo di rivendicazioni e azioni intraprese, comprese dalle persone.
 
Naturalmente, è inevitabilmente il rischio di opportunismo, e sarebbe per noi un rischio reale, se non camminassimo anche sull'altra gamba: quella del rafforzamento della formazione marxista-leninista nel nostro partito, attraverso la nostra rivista teorica e attraverso conferenze aperte.
 
Dobbiamo rafforzare il movimento comunista rivoluzionario. Ciò richiede che venga approfondita la nostra comprensione e la nostra critica marxista al capitalismo, in lotta contro le idee riformiste e socialdemocratiche. Occorre rafforzare la nostra collaborazione in questo senso. Abbiamo anche bisogno di un maggior scambio di esperienze nell'organizzare delle masse, nell'organizzazione dei nostri partiti comunisti, le nostre esperienza di tattica. Tutto il nostro lavoro deve essere basato sul socialismo scientifico. E' chiaro che la risposta alle problematiche tipiche del nostro tempo non si trova scritta, ma essa non può che nascere dalle valutazioni scientifiche delle nostre esperienze concrete.