www.resistenze.org - pensiero resistente - movimento comunista internazionale - 10-12-16 - n. 614

18° IMCWP - 18° Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai

"Crisi capitalista e offensiva imperialista - Strategia e tattica dei Partiti Comunisti e Operai nella lotta per la pace, per i diritti dei lavoratori e dei popoli, per il socialismo"

Hanoi, Vietnam, 28-30 ottobre 2016

Contributo del Partito Algerino per la Democrazia e il Socialismo

Partito Algerino per la Democrazia e il Socialismo (PADS) | solidnet.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

28/10/2016

Cari compagni

I comunisti algerini ringraziano calorosamente il Partito Comunista del Vietnam per l'organizzazione ad Hanoi di questo 18° Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai.

Siamo felici di partecipare a questo incontro in Vietnam, un paese ancora simbolo agli occhi dei popoli amanti della libertà, dell'eroica lotta armata condotta per 30 anni dal popolo vietnamita, sotto la direzione dei comunisti, contro gli imperialisti francesi e americani. La vittoria di Dien Bien Phu nel 1954 ha avuto un grande impatto nel nostro paese, allora sotto il giogo del colonialismo. Questa vittoria incoraggiò l'accelerazione dei preparativi dello scoppio il 1° novembre 1954 dell'insurrezione armata per la liberazione nazionale.

Il nome del generale Giap è molto caro al nostro popolo. Nel 1976 visitò Algeri su invito del governo. Il discorso che pronunciò nel corso di un incontro pubblico è indelebile nella memoria dei lavoratori algerini. In quel discorso disse che l'imperialismo è un cattivo studente. Esso non impara le lezioni della storia. Non capisce che non può dominare all'infinito i popoli che sfrutta, che i popoli quando sono guidati da partiti rivoluzionari riescono sempre, dopo grandi sacrifici, a liberarsi dall'oppressione e dallo sfruttamento capitalistico. Spiegò che le guerre imperialiste sono causate dal sistema capitalista nella sua corsa al più alto tasso di profitto e all'incessante spartizione del mondo. Mise anche in chiaro che la vittoria del popolo vietnamita era il risultato dello spirito combattivo del popolo sotto la guida di un partito ideologicamente saldo e deciso a costruire una società socialista liberata dallo sfruttamento capitalistico. Come marxista-leninista perspicace fece la differenza tra il Vietnam impegnato nei cambiamenti socialisti e l'Algeria che aspirava al socialismo. Questa differenziazione indicava che Giap aveva ben compreso che il regime algerino non era un regime socialista, nonostante i discorsi socialisti dei dirigenti e le loro misure economiche e sociali favorevoli alle masse. I comunisti algerini sostenevano queste misure nel quadro della lotta per il completamento dei compiti economici della rivoluzione nazional-democratica e criticavano l'ala sinistra del potere per i suoi metodi contrari agli interessi dei lavoratori e per la sua riluttanza a sbarazzarsi dell'ala reazionaria che sabotava queste misure. Giap aveva un grande rispetto per i comunisti algerini e sapeva che il loro partito era sempre vietato anche dopo l'indipendenza. Non aveva dimenticato che furono i comunisti algerini e non i nazionalisti che animarono il rifiuto dei portuali di caricare le armi sulle navi in partenza verso il Vietnam. Ciò era per lui un criterio importante per comprendere le contraddizioni che attraversavano il regime algerino. Non si faceva illusioni sulla reale capacità dell'autorità algerina di applicare i suoi proclami ufficialmente socialisti.

In effetti lo Stato algerino, che fu guidato dall'ala rivoluzionaria della piccola borghesia durante i primi 16 anni dopo l'indipendenza, dal 1962 al 1978, aveva nazionalizzato le terre che appartenevano ai coloni, le risorse naturali, tra cui petrolio e gas. Aveva anche limitato la proprietà terriera privata. Il settore pubblico occupava il 75% dell'industria, il 100% delle banche, un terzo delle terre coltivabili e un terzo del commercio interno. Il commercio estero alla fine del 1970 era interamente monopolio di Stato. In questo contesto, molti tra il popolo credettero all'irreversibilità della scelta del socialismo. Sotto la direzione di questa ala piccolo-borghese, venne adottata una carta nel 1976. Essa proclamava che l'obiettivo era la costruzione di una società socialista diretta dai lavoratori. Allo stesso tempo, respingeva il socialismo scientifico e non riconosceva al proletariato come classe la capacità di assumere la direzione del processo socialista. Il regime non era disposto a permettere ai comunisti di agire liberamente né di consentire alla classe operaia di organizzarsi al di fuori del partito unico. Mentre il regime emerso dalla guerra di liberazione, il regime del partito unico, non era omogeneo, ma attraversato da differenze politiche e ideologiche inconciliabili. Queste divergenze riflettevano le contraddizioni della sua composizione di classe interna. Settori importanti dell'amministrazione, di economia, servizi di sicurezza ed esercito erano nelle mani degli avversari del socialismo, che scaltramente sabotavano dal di dentro le decisioni della direzione rivoluzionaria al potere. In realtà i sostenitori del socialismo che erano all'interno e al di fuori del regime furono costretti a combattere in condizioni sfavorevoli a causa della proibizione del Partito dei comunisti e dell'egemonia negativa esercitata dal partito unico sull'attività delle masse. Avevano le mani legate, mentre gli avversari del socialismo disponevano di forti posizioni nello Stato per destabilizzare l'economia. Nonostante i discorsi socialisti, le forze del capitalismo si rafforzarono rapidamente. Le posizioni economiche detenute gli permettevano di corrompere i dirigenti, i quadri civili e militari dello Stato. Il denaro accumulato attraverso una rapida crescita economica, sotto l'impulso del settore pubblico e delle alleanze tessute con alti responsabili dava loro un nuovo potere per attaccare le scelte ufficialmente socialiste. Le esitazioni della piccola borghesia rivoluzionaria al potere di allearsi risolutamente con i comunisti e di appoggiarsi all'azione indipendente della classe operaia, condusse dopo 20 anni all'estromissione dei funzionari del regime che si opponevano al capitalismo.

Nei primi 20 anni dopo l'indipendenza politica, il paese è stato in grado di difendere la propria sovranità grazie all'alleanza oggettiva formata tra l'ala anticapitalista del regime, i comunisti, le masse popolari e il campo socialista. Il paese è stato in grado di costruire in breve tempo un'importante base industriale. Ma questa sovranità è diventata un autentico inganno in quanto la borghesia è riuscita a imporre il suo dominio politico ed economico e rafforzare i suoi legami con l'imperialismo. Da quel momento fino ad oggi è stato interrotto il processo di industrializzazione in termini di indipendenza economica e i proventi del petrolio sono utilizzati per finanziare le spese improduttive della borghesia. I discorsi attuali dei dirigenti della borghesia sulla difesa della sovranità e la riattivazione dei principi di non allineamento rispetto ai blocchi servono a nascondere una contrattazione politica tra la borghesia locale e l'imperialismo per una spartizione "equa" dei profitti estratti dallo sfruttamento della classe operaia e delle sfere d'influenza.

I comunisti algerini hanno tratto importanti insegnamenti dall'analisi critica di questo periodo e le conseguenze delle posizioni errate prese dal loro partito. Il loro più grande errore fu quello di non ingaggiare una lotta frontale contro il regime per la svolta a destra effettuata nel 1980. Questo grave errore venne giustificato dalla tesi che era possibile e necessario mantenere un fronte antimperialista interno per preservare l'indipendenza del paese. Queste tesi sono state confutate dalla vita. Questi errori si sono aggravati sotto l'influenza delle idee di Gorbaciov della "nuova mentalità". Esse hanno portato all'abbandono dei criteri classe nell'analisi della natura del sistema economico e nella definizione della tattica politica. Le correnti rimaste fedeli ai principi del marxismo-leninismo tardarono a impegnarsi apertamente nella lotta contro l'orientamento opportunista disfattista adottato dalla direzione e dalla stragrande maggioranza dei quadri del partito. Questo ha facilitato gli intrighi dei liquidatori che hanno portato alla disintegrazione del loro partito nel 1992. Questo ha anche creato immense difficoltà alla ricostruzione su delle basi marxiste-leniniste.

Cari compagni,

In tutto il mondo, i comunisti fedeli agli insegnamenti di Marx, Engels e Lenin hanno compiti enormi per porre fine allo sfruttamento capitalistico, la miseria, l'ineguaglianza sociale, l'oppressione e le guerre imperialiste. I numerosi focolai di guerre e di tensione accesi dalle oligarchie imperialiste nei paesi arabi, in Africa, in Asia, ai confini con la Russia, a sua volta guidata dalla propria borghesia oligarchica per espandersi in tutto il mondo, le operazioni di destituzione dei regimi non graditi, anche se eletti secondo le regole della democrazia borghese, sono il preludio a nuove conflagrazioni con conseguenze apocalittiche per l'umanità. La lotta deve essere intensificata per raggruppare le forze che vogliono la pace, rifiutano le interferenze e gli interventi imperialisti, ribadiscono il diritto dei popoli di scegliere la loro via di sviluppo. Ma è chiaro per noi comunisti che le guerre sono inevitabili finché persisterà lo sfruttamento capitalista e la proprietà privata dei mezzi di produzione. La lotta contro le guerre imperialiste è strettamente legata alla lotta per rovesciare l'ordine borghese-imperialista. Le tendenze alla guerra esprimono l'esacerbazione delle contraddizioni interne insormontabili del sistema capitalista: crisi di sovrapproduzione e di sovra-accumulazione di capitale, le rivalità inter-imperialiste e le guerre imperialiste per la partizione e ripartizione del mondo in zone di dominazione e di influenza, per il controllo delle ricchezze, delle fonti di energia, della forza lavoro, guerre per la protezione dei mercati a beneficio di una minoranza di grandi magnati della finanza, delle banche e dell'industria, offensiva furiosa della borghesia per privare la classe operaia e i popoli ex colonizzati dalle loro conquiste sociali e politiche. Queste conquiste erano state strappate in un contesto mondiale favorevole grazie all'esistenza del campo socialista e del coordinamento della lotta del movimento operaio dei paesi capitalisti con questo campo. Il movimento di liberazione dei popoli oppressi non sarebbe riuscito sicuramente a liberarsi dalla dominazione coloniale, senza la sua alleanza oggettiva con il campo socialista e il movimento comunista internazionale.

I comunisti devono dispiegare tutte le loro energie per tornare ad attaccare al fine di realizzare il grande compito che rimane all'ordine del giorno dell'epoca attuale: il passaggio rivoluzionario dal capitalismo al socialismo.

Ovunque i comunisti si trovano ad affrontare lo stesso compito: ricostruire il partito della rivoluzione socialista, ridando speranza ai lavoratori sfruttati della possibilità e necessità della presa del potere da parte del proletariato e dei suoi alleati, per l'espropriazione degli sfruttatori, per l'instaurazione della proprietà sociale dei mezzi di produzione, per un modo di produzione sociale basato sulla pianificazione per la soddisfazione dei bisogni sociali e non più per la ricerca del profitto capitalistico.

I compiti che ne derivano per l'intero movimento operaio rivoluzionario internazionale sono chiari:

- Lotta ideologica senza compromessi contro l'ideologia socialdemocratica di collaborazione di classe, contro l'opportunismo in tutte le sue varietà, in particolare contro il disfattismo che continua a paralizzare settori importanti degli sfruttati dopo la vittoria della contro-rivoluzione in URSS, nella DDR e negli ex paesi socialisti, contro la denigrazione ad opera della propaganda borghese, socialdemocratica e trotskista dell'esperienza della costruzione del socialismo inaugurata dalla rivoluzione dell'ottobre 1917. Celebreremo l'anno prossimo il 100° anniversario sotto il fuoco intensificato della propaganda borghese volta a criminalizzarla;

- Lotta per mostrare ciò che l'esistenza del campo socialista aveva apportato ai popoli sfruttati e oppressi e quello che la sua distruzione ha invece comportato come sventure e regressione sociale in tutto il pianeta;

- Riaffermazione dell'indispensabile internazionalismo proletario, della solidarietà e dello scambio tra i diversi distaccamenti nazionali del Movimento Comunista Internazionale e del coordinamento delle loro lotte.

Queste direttrici di lotta sono strettamente collegate. Fanno parte dei compiti che condizionano il successo della ricostruzione del movimento comunista in ogni paese e a livello internazionale.

Viva l'internazionalismo proletario!


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