www.resistenze.org - pensiero resistente - movimento comunista internazionale - 24-05-18 - n. 674

19° IMCWP: Contributo del Partito Comunista delle Filippine [PKP-1930]

"A 100 anni dalla Grande Rivoluzione Socialista di Ottobre: gli ideali del movimento comunista per rivitalizzare la lotta contro le guerre imperialistiche, per la pace e il socialismo"

19° Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai

Partito Comunista delle Filippine * | solidnet.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

Pietroburgo, 2-3 novembre / Mosca, 5-7 novembre 2017

Cari compagni:

A nome del Partido Komunista ng Pilipinas (PKP-1930, Partito Comunista Filippino) devo ringraziare e salutare il Partito Comunista della Federazione Russa (PCFR) per aver gentilmente ospitato questo 19° Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai e per aver messo a sua disposizione ottimi spazi. La promozione di questo Incontro Internazionale da parte del PCFR offre a tutti i delegati stranieri qui presenti un'inedita opportunità per visitare la storica città di Lenin in questa importantissima ricorrenza del 100° Anniversario della Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre.

Desidero inoltre rivolgere il più caloroso e fraterno saluto a tutti i delegati presenti a questo 19° Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai.

Cari compagni:

Quando siamo partiti dal nostro Paese all'inizio di questa settimana, la città di Marawi, nell'isola meridionale di Mindanao, era completamente in rovina dopo quasi cinque (5) mesi di guerra. I massacri e le distruzioni in questa città a prevalenza musulmana sono stati provocati da terroristi jihadisti locali e stranieri affiliati al cosiddetto «Stato Islamico dell'Iraq e della Siria» o «ISIS», noto anche come «Daesh».

I terroristi jihadisti locali fanno parte della banda criminale «Abu Sayyaf», dedita ai sequestri a scopo di riscatto, della banda di trafficanti di droga del clan Maute e di altri gruppi terroristi presenti nelle aree di Mindanao sottratte al controllo della legge, tutti affiliatisi a ISIS-Daesh. Nel maggio scorso costoro hanno tentato di occupare la città di Marawi, capoluogo della provincia di Lanao del Sur, con l'intento di trasformarla nel centro del «Califfato islamico» che aspirano a creare nelle Filippine. Terroristi malesi, indonesiani e perfino medio-orientali hanno preso parte a questo tentativo di istituire il primo «Stato islamico» del Sud-est Asiatico.

Centinaia di civili sono stati presi in ostaggio da questi terroristi, e molti di loro sono stati decapitati semplicemente perché non musulmani. Le donne prese in ostaggio sono state perlopiù trasformate in schiave sessuali, e i bambini in schiavi e scudi umani. I terroristi hanno ucciso circa 1000 persone, tra cui circa 160 soldati e poliziotti governativi. Servendosi della loro rete di supporto, i terroristi erano riusciti ad accumulare segretamente grosse quantità di armi ed esplosivi nel centro commerciale della città prima di scatenare la loro insurrezione in maggio. È stato un fiasco per l'intelligence del governo filippino, che ha consentito la violazione dei principi laici quando il governo locale, un decennio fa, ha iniziato ad autodefinirsi «governo islamico».

Durante l'assedio messo in atto dai terroristi a Marawi lo scorso maggio, le chiese e le scuole cristiane sono state occupate e date alle fiamme dai terroristi. Quasi tutti i 400.000 abitanti di Marawi e delle località circostanti sono stati costretti a fuggire in preda al terrore, e metà di loro ha trovato rifugio in centri di evacuazione controllati dal governo – quali scuole e stadi – nelle province vicine. Dopo quasi cinque mesi di guerra, le forze governative sono riuscite a neutralizzare i capi delle bande Abu Sayyaf e Maute e i loro complici stranieri. Sono attualmente in atto le ultime operazioni di rastrellamento intese a espugnare le poche roccaforti ancora in mano ai terroristi.

Sarà ora necessaria una grande opera di ricostruzione, e dovrà essere ricostruito il tessuto nazionale di unità e solidarietà cristiano-musulmana. La minaccia di insurrezioni terroristiche analoghe non è tuttavia venuta meno, dal momento che la predicazione oscurantista e jihadista continua a diffondersi all'interno delle comunità musulmane multietniche di Mindanao, alimentata in particolare dagli elementi secessionisti che invocano irresponsabilmente la guerra di religione.

Il complotto imperialista del terrorismo jihadista

I terroristi jihadisti comparvero per la prima volta nelle Filippine all'indomani della guerra terroristica guidata dagli Stati Uniti contro l'Afghanistan negli anni Ottanta. Alcuni esponenti della comunità musulmana filippina secessionista residenti in Pakistan furono reclutati dalla CIA per combattere a fianco delle bande terroriste di al-Qaeda guidate da Osama bin Laden, in lotta contro il governo nazionale democratico del presidente afghano Najibullah. Altri combattenti secessionisti furono reclutati in seguito direttamente a Mindanao, e dopo aver combattuto in Afghanistan rientrarono in patria per costituire il gruppo Abu Sayyaf e altre bande jihadiste e criminali a Mindanao.

Sappiamo bene che gruppi quali al-Qaeda, i talebani e altre organizzazioni terroristiche furono creati in Pakistan dalla CIA e da altre agenzie imperialiste USA. In seguito i filippini reclutati in questi gruppi sono divenuti utili per i piani USA miranti a balcanizzare il nostro Paese, a rafforzare il secessionismo e a destabilizzare qualsiasi governo che osasse sfidare i diktat imperialisti degli Stati Uniti. L'assedio terroristico di Marawi aveva a quanto sembra la finalità di dissuadere l'attuale regime populista di Duterte dai suoi tentativi di migliorare le relazioni con Cina e Russia, e in particolare di punirlo per gli attacchi verbali del presidente Duterte ai danni dell'ex-presidente Obama e di altri funzionari USA.

Non è una coincidenza che l'unificazione dei terroristi di Mindanao mirante a ottenere il riconoscimento da parte dello Stato Islamico, nell'ottobre dello scorso anno, fosse stata prevista in anticipo dall'allora Segretario della Difesa USA Ashton Carter, nel periodo in cui Duterte tentava di rafforzare il proprio richiamo populista attaccando verbalmente Obama. Per effetto dell'insurrezione jihadista di Marawi, ora il presidente Duterte corteggia Trump e sta ristabilendo il suo rapporto privilegiato con gli imperialisti USA.

Già in passato i responsabili politici USA si sono serviti del terrorismo jihadista per tentare di balcanizzare il nostro Paese. Nel gennaio 2003 Hashim Salamat, segretario del gruppo secessionista «Fronte di Liberazione Islamico Moro» (Moro Islamic Liberation Front, MILF) scrisse al presidente USA George W. Bush chiedendo l'aiuto degli Stati Uniti per esercitare pressioni sul governo filippino al fine di ottenere una soluzione negoziale del conflitto secessionista scatenato dal fronte a Mindanao. Tale compito fu assegnato al cosiddetto Istituto USA per la Pace (US Institute for Peace, USIP), un think-tank finanziato dal Congresso degli Stati Uniti, che preparò una proposta per la creazione di uno staterello musulmano a Mindanao, basato sul cosiddetto «territorio ancestrale» (che gli stessi Stati Uniti non riconoscono ai popoli nativi americani degli USA). Si trattava di un piano truffaldino che avrebbe rafforzato il controllo degli USA sulle aree musulmane di Mindanao, in particolare quelle potenzialmente ricche di petrolio e altre risorse.

Sebbene il «Fronte di Liberazione Islamico Moro» (MILF) continuasse la sua lotta armata secessionista, rappresentanti dell'ambasciata USA a Manila, tra cui l'allora ambasciatrice Kristie Kenney, effettuarono visite segrete negli accampamenti del MILF a Mindanao. Nel novembre 2009, il Segretario di Stato USA Hillary Clinton visitò Manila per esortare l'allora presidentessa Gloria Arroyo ad accettare la proposta preparata dall'Istituto USA per la Pace (USIP). Fu predisposto un «Memorandum di Accordo sul Territorio Ancestrale» (Memorandum of Agreement on Ancestral Domain, MoA-AD) destinato a essere sottoscritto da rappresentanti del MILF e del governo filippino, che fu tuttavia respinto dalla Corte Suprema in quanto incostituzionale e lesivo dell'unità e dell'integrità territoriale della nazione.

Malgrado ciò, gli imperialisti USA insistettero fino a imporre al successivo regime del presidente Benigno Aquino III un nuovo accordo per l'istituzione di uno staterello musulmano, o «Bangsamoro». Tale accordo, elaborato dall'Istituto USA per la Pace (USIP), è tuttora in attesa di ratifica da parte del Congresso filippino, e costituisce un grosso grattacapo per il governo del presidente Duterte. Tuttavia, è chiaro a tutte le forze progressiste delle Filippine che gli imperialisti USA non cesseranno i loro tentativi di balcanizzare le Filippine, l'Indonesia e altre nazioni dell'Asia, anche servendosi di gruppi terroristici affiliati a ISIS-Daesh in veste di loro scherani. Questa strategia è simile all'impiego di ISIS-Daesh da parte degli imperialisti nel loro piano di balcanizzare la Siria e l'Iraq allo scopo di conseguire il loro obiettivo – un cosiddetto «Nuovo Medio Oriente» dominato dagli interessi imperialisti e sionisti.

La lotta contro il terrorismo jihadista nelle Filippine e in altre parti del Sud-est Asiatico è collegata alla lotta contro il terrorismo jihadista in Siria, in Iraq e in altre parti del Medio Oriente. È necessario costruire l'unità di tutte le forze anti-imperialiste di tutto il mondo per lottare contro l'imperialismo e i suoi fantocci terroristi. In questo contesto, il nostro partito apprezza la fraterna assistenza che la Russia sta prestando al governo legittimo della Siria, il governo guidato dal presidente Bashar al-Assad, nella sua lotta volta a conservare l'indipendenza, la sovranità e l'integrità territoriale della nazione – una lotta contro l'imperialismo, il sionismo e i loro alleati terroristi jihadisti.

La grande Rivoluzione Socialista d'ottobre sarà sempre la nostra fonte di ispirazione

Cari compagni:

Per il nostro partito, la Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre resta l'evento più importante e decisivo della moderna storia mondiale, malgrado i temporanei rovesci subiti dal socialismo nell'Europa orientale e nell'ex-URSS negli anni Novanta. E questo perché la Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre segnò l'inizio della grande trasformazione della società dal sistema capitalista a un sistema socialista. Indubbiamente, la Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre inaugurò per l'umanità l'attuale epoca della transizione dal capitalismo al socialismo.

Il 7 novembre il nostro partito terrà grandi festeggiamenti per il 100° Anniversario della Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre, per riaffermare la nostra fedeltà al marxismo-leninismo. Questa ricorrenza coincide con l'87° Anniversario della presentazione pubblica del nostro partito. Il nostro partito fu organizzato il 26 agosto 1930, in occasione del 34° Anniversario della Rivoluzione Filippina del 1896 contro il colonialismo. I fondatori del nostro partito decisero di tenere la presentazione pubblica del nostro partito nel quartiere operaio di Tondo a Manila il 7 novembre 1930, giorno in cui ricorreva il 13° Anniversario della Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre.

Il nostro partito fu fondato e lanciato da leader della classe operaia che si ispiravano alla Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre e al sistema socialista edificato nell'URSS. Tale sistema garantiva a tutti piena occupazione, istruzione gratuita fino ai livelli più alti, sanità e servizi sociali gratuiti, cibo e alloggi accessibili e servizi essenziali (acqua, elettricità e comunicazioni) pressoché gratuiti. Era un sistema che incoraggiava lo sviluppo scientifico, culturale e sportivo di tutti, e una reale uguaglianza tra donne e uomini non soltanto sul posto di lavoro, ma anche in casa.

La Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre ha dimostrato che la classe operaia, in quanto classe più rivoluzionaria, è in grado di strappare il potere alla borghesia, e di servirsi di tale potere per pianificare in modo centralizzato la produzione della società a beneficio del popolo.

La nascita della Russia sovietica e la successiva formazione dell'URSS all'indomani della Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre diedero alla classe operaia internazionale la sua prima vera «patria» prima della seconda guerra mondiale, una patria che la classe operaia internazionale difese con le campagne «Hands Off Russia» («Giù le mani dalla Russia») e «Hands Off the USSR» («Giù le mani dall'URSS») dalle mire guerrafondaie e rapaci dei leader delle rispettive borghesie nazionali.

Guidata dalla Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre e da Lenin, l'URSS dimostrò che uno Stato plurinazionale può funzionare senza opprimere alcuna nazione, e che nessuna discordia etnica può avere luogo dove la predicazione oscurantista viene messa al bando e contrastata con le conoscenze scientifiche. L'URSS fu il principale baluardo contro il fascismo, sopportò il peso maggiore degli attacchi hitleriani durante la seconda guerra mondiale e divenne la liberatrice di molti popoli verso la fine di quel conflitto.

La costruzione della comunità socialista nell'Europa orientale ebbe luogo grazie al prezioso aiuto sovietico, e l'URSS diede inoltre un contributo decisivo alle vittorie anti-coloniali dei Movimenti di Liberazione Nazionale. La potenza economica e diplomatica dell'URSS e della comunità socialista contribuirono a garantire la libertà, la sovranità nazionale, l'integrità territoriale e la sicurezza di molti Paesi in via di sviluppo nell'epoca post-coloniale.

Fino alla fine degli anni Ottanta, l'URSS e la comunità socialista – con i loro successi sociali – furono d'ispirazione per la classe operaia internazionale, per i sindacati, per i giovani e per le donne. L'URSS in particolare costituì il baluardo della lotta contro l'imperialismo e le sue minacce di guerra nucleare, e contribuì a garantire il mantenimento della pace e della sicurezza a livello mondiale.

Negli indicatori economici delle Nazioni Unite relativi all'URSS e alla comunità socialista fino alla fine degli anni Ottanta non è possibile riscontrare alcuna causa economica del crollo del sistema socialista, e lo stesso popolo sovietico respinse con un referendum la dissoluzione dell'URSS. Il crollo fu principalmente opera di agenti speciali dell'imperialismo che, dopo essersi insinuati fino ai livelli direttivi più alti del partito e dello Stato, denigrarono il socialismo e la dittatura del proletariato attraverso i subdoli concetti non classisti di «ristrutturazione» e «valori umani comuni».

I traditori seguaci della via capitalista che provocarono la frammentazione dell'URSS e la dissoluzione della comunità socialista hanno commesso un crimine storico ai danni non soltanto dei loro popoli, ma dell'intera umanità. Saranno per sempre condannati dalla storia per aver voltato le spalle e levato le loro voci contro la Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre e i successi del socialismo, per aver sabotato la liberazione dell'umanità dal barbaro sistema capitalista e per aver denigrato la marcia del progresso dell'umanità verso il socialismo.

Questo temporaneo rovescio subito dal socialismo è stato accompagnato dal ritorno di tutti i mali della società precedentemente sradicati nei Paesi ex-socialisti che sono ripiombati nel sistema capitalista – disoccupazione, carenza di alloggi, alti costi dei prodotti e dei servizi essenziali, miseria, carenza di servizi sanitari e sociali, mancanza del diritto all'istruzione e di altri diritti, oppressione nazionale, oscurantismo religioso e perfino scontri etnici. Malgrado la dissoluzione dell'URSS e del sistema socialista, il sistema capitalista rimane incapace di risolvere la sua crisi intrinseca, incapace di distribuire equamente la ricchezza e di operare a beneficio dell'umanità.

La persistente crisi sistemica del capitalismo – caratterizzata dal saccheggio dell'ambiente, dalla diffusione del vizio e di droghe pericolose, dalla perpetrazione di truffe finanziarie internazionali e dall'istigazione di conflitti e guerre – dimostra la costante necessità di rovesciare ovunque il sistema capitalista, e di sostituirlo con il socialismo. La ricchezza della società, attualmente concentrata nelle mani dei monopolisti e degli oligarchi, deve passare in quelle della classe operaia organizzata come Stato, ed essere impiegata a beneficio della società nell'ambito di un sistema di pianificazione centralizzata.

Il principale insegnamento della Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre è la necessità per i rivoluzionari di prepararsi e operare costantemente per il rovesciamento del sistema capitalista, e per l'edificazione di un sistema socialista. È questo l'obiettivo strategico del nostro partito per il nostro Paese, così come è l'obiettivo strategico di tutti i partiti marxisti-leninisti fratelli per i loro Paesi.

Viva la Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre!
Viva l'internazionalismo proletario!
Viva il Movimento Comunista Internazionale!

*) Antonio E. Paris, segretario generale PKP-1930


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