www.resistenze.org - pensiero resistente - movimento comunista internazionale - 15-06-18 - n. 677

19° IMCWP: Contributo dei Comunisti di Catalonia

"A 100 anni dalla Grande Rivoluzione Socialista di Ottobre: gli ideali del movimento comunista per rivitalizzare la lotta contro le guerre imperialistiche, per la pace e il socialismo"

19° Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai

Comunisti di Catalonia | solidnet.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

Pietroburgo, 2-3 novembre / Mosca, 5-7 novembre 2017

Compagni,

rivolgiamo un saluto a tutti i partiti presenti, e in particolare un ringraziamento al PCFR per il suo invito a questo incontro in un'occasione così straordinaria come la celebrazione del Centenario della rivoluzione russa.

Desidero scusarmi a nome di Joan Josep Nuet, che oggi sarebbe dovuto essere presente a questo incontro, ma la grave situazione politica esistente in Catalogna gli ha impedito di condividere con voi questo momento. Il Segretario Generale dei Comunisti di Catalogna è accusato dalla procura dei reati di sedizione, ribellione e malversazione di fondi, insieme ad altri membri della Mesa (organo direttivo) del parlamento della Catalogna. Ieri, giovedì, ha deposto dinanzi alla Corte Suprema di Giustizia, che lo ha convocato nuovamente per il 9 novembre.

Compagni, la mobilitazione del 1° Ottobre in Catalogna è stata un successo. Da due a tre milioni di persone hanno votato, sono scese in piazza e hanno fronteggiato la repressione delle forze e degli organi di sicurezza dello Stato spagnolo.

Siamo convinti che questa mobilitazione abbia mutato e sia destinata a mutare la coscienza politica, e si inserisca nell'ondata di cambiamento che mette in discussione il regime della Monarchia del 78 e apre la prospettiva di una rivoluzione democratica in Catalogna e in Spagna. Il radicalismo democratico travalica i limiti della democrazia formale, arricchendo con azioni dirette la democrazia rappresentativa e partecipativa. Gli elementi di rottura rispetto al quadro politico, economico, sociale e territoriale devono essere rafforzati democraticamente.

Noi comunisti e comuniste catalani/e non abbiamo mai considerato questo 1° Ottobre come un referendum sull'autodeterminazione, e pur avendo partecipato attivamente alle mobilitazioni di questa giornata, non possiamo considerarne il risultato come l'opinione del popolo della Catalogna.

La giornata del 1° Ottobre è stata segnata dalla repressione, e la resistenza pacifica della cittadinanza ha inflitto una prima sconfitta morale, mediatica e internazionale al centralismo autoritario. Il movimento «Scuole Aperte» ha messo in evidenza, accanto ai preparativi per le votazioni, un autentico e lodevole potenziale di auto-organizzazione popolare.

Non possiamo nemmeno minimizzare la presenza del fascismo in piazza, fomentato dall'atteggiamento del Partito Popolare (PP), di Ciudadanos e dal clima di repressione creato dai corpi e dalle forze di sicurezza contro la dissidenza politica e sociale. Denunciamo la natura sessista della repressione contro le donne e i loro corpi.

Per questo, la risposta democratica alla repressione – lo sciopero del 3 ottobre – ha superato nettamente i confini dell'indipendentismo, e la convocazione unitaria del «Tavolo per la Democrazia» da parte dei maggiori sindacati, della società civile e delle piccole e medie imprese ha rappresentato un'importantissima dimostrazione di unità democratica.

La proclamazione unilaterale di indipendenza non ha mai rappresentato la linea politica dei Comunisti di Catalogna. Noi riconosceremo soltanto un referendum di autodeterminazione in grado di creare le condizioni democratiche necessarie per una decisione di tale portata.

Per questo motivo, non appoggiamo una dichiarazione di indipendenza a cui si è giunti dopo che almeno tre milioni di cittadini e cittadine catalani non si erano recati a votare - cittadini che fanno anch'essi parte di quel «Solo Popolo» che rivendichiamo.

È necessario che ci prepariamo a un'offensiva dispotica e repressiva da parte dello Stato, capeggiato dal governo del PP, il partito più corrotto d'Europa, che conta sul plauso del partito Ciudadanos e sul sostegno di una parte del Partito Socialista Operaio Spagnolo (PSOE) e del grande padronato. Joan Josep Nuet è sotto accusa anche dinanzi alla Corte Superiore di Giustizia della Catalogna, per aver consentito lo scorso anno un dibattito parlamentare sul diritto all'autodeterminazione.

Il governo del PP, con l'applicazione dell'articolo 155 della Costituzione, ha decretato lo stato d'eccezione. Dopo la destituzione del presidente della Generalitat, oggi in esilio volontario insieme ad altri cinque consiglieri, l'arresto e l'incarcerazione del vicepresidente e di sette membri del suo governo, che rischiano pene fino a 48 anni di carcere, lo scioglimento del Parlamento catalano, la destituzione dei vertici della polizia catalana, la chiusura delle ambasciate catalane all'estero e l'indizione illegale di elezioni per il 21 dicembre, potrebbero avere luogo proteste di massa. Il sovranismo indipendentista può mettere in funzione un potere alternativo sulla base dei suoi 4000 funzionari eletti - sindaci, consiglieri e deputati. Nel frattempo, 15.000 tra poliziotti e guardie civili sono stati trasferiti in Catalogna.

La dichiarazione unilaterale di indipendenza, votata lo scorso 27 ottobre da 70 dei 135 deputati che compongono il Parlamento catalano, in un emiciclo in cui era assente l'intera opposizione, diviene così un atto che offre agli elementi di destra un pretesto per giustificare sul piano politico e giuridico questa escalation. Ci troviamo già in una fase costituente, che potrebbe tuttavia assumere un carattere di involuzione, come è già avvenuto per effetto della reazione delle forze conservatrici e centraliste, che hanno già incoraggiato bande fasciste ad accamparsi a Barcellona.

Per questo si impone la necessità di:

a) dare impulso al fronte democratico allargato attraverso la richiesta di rispetto dei diritti e delle libertà, in difesa delle istituzioni catalane e dell'autogoverno e contro la repressione esercitata dal governo più corrotto d'Europa, nonché per la liberazione dei prigionieri e per l'amnistia;

b) dare vita a un appello costituente in Catalogna e in Spagna, che persegua «processi costituenti sociali democratici e repubblicani» in grado di trovare un collegamento con la mobilitazione e di rafforzarla, e al tempo stesso di dialogare allo scopo di fermare la repressione. È ormai iniziata la fase di smantellamento del quadro giuridico e politico del 78, ed è ora necessario proporre un nuovo quadro di coesione sociale e territoriale favorevole alla classe popolare lavoratrice, che rispetti tutte le distinte sovranità e favorisca la fratellanza tra i vari popoli dello Stato spagnolo.

Compagni,

chiediamo la vostra solidarietà con il nostro Segretario Generale, con il popolo catalano, con il governo incarcerato, con le sue istituzioni elette democraticamente, contro la repressione, per la democrazia.

Compagni e compagne, vi ringrazio.


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