www.resistenze.org - pensiero resistente - movimento comunista internazionale - 23-11-18 - n. 692

20° IMCWP: Discorso introduttivo del Partito Comunista di Grecia (KKE) 

"La classe operaia contemporanea e la sua alleanza. I compiti dell'avanguardia politica - i partiti comunisti e operai - nella lotta contro lo sfruttamento e le guerre imperialiste, per i diritti dei lavoratori e dei popoli, per la pace, per il socialismo."

20° Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai

Dimitris Koutsoumpas * | solidnet.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

Atene, 23-25 novembre 2018

Vi diamo il benvenuto al 20° Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai, qui ad Atene, la città in cui vent'anni fa, su iniziativa del nostro Partito, ebbero inizio gli Incontri Internazionali.

Siamo qui oggi dinanzi a voi, dopo un secolo di vita e di azione. Ci sentiamo comprensibilmente fieri dei 100 anni onorevoli ed eroici vissuti dal KKE.

Questo perché continuiamo a seguire le orme, in modo dinamico e determinato, degli eroici e onorati morti del nostro Partito, che hanno sacrificato il bene più prezioso dell'umanità, la loro stessa vita, nella lotta per il trionfo della vita.

Il Partito ha vissuto tutte le fasi della lotta di classe con grande determinazione.
Sia durante gli anni durissimi della clandestinità, della persecuzione, delle esecuzioni, delle carcerazioni e dell'oppressione, sia durante il periodo della legalità borghese negli ultimi 44 anni.
È rimasto in piedi durante i grandi rovesci storici della controrivoluzione del 1991, sino a oggi. Ha trovato la forza per continuare.
Avanzando passo dopo passo lungo il ripido sentiero della ricostruzione.

Risalendo alle cause che hanno condotto alla vittoria della controrivoluzione, studiando e discutendo - dalle primissime deliberazioni del 1996 sino alla presentazione della documentazione collettiva di questi sforzi in occasione del 18° Congresso - le cause generali dell'interruzione del percorso di costruzione del socialismo nel Novecento, basandosi soprattutto sull'esperienza dell'URSS.

Esaminando pagina dopo pagina i documenti degli archivi storici del Partito, allo scopo di ricostruire questo grandioso percorso, segnato da vittorie e sconfitte, da balzi in avanti e arretramenti, da errori e debolezze, ma anche dall'impareggiabile eroismo dimostrato nel corso di ben cento anni.

Compagni,

Per quanto le sirene della reazione e dell'opportunismo decantino la fine della Storia, la fine della classe operaia e del suo movimento, la realtà stessa le smentisce.

Presto o tardi, la classe operaia si farà carico del suo ruolo storico, della sua missione storica - l'abolizione definitiva dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo e la costruzione di una società socialista-comunista.

E questo perché possiede la forza legata alla produzione industriale concentrata. Da ciò traggono origine le sue virtù, quali il collettivismo, la disciplina consapevole, l'incomparabile resistenza di fronte alle avversità, di cui ha dato prova nel corso delle grandi battaglie di classe.

La Comune di Parigi e la Rivoluzione d'Ottobre sono gli esempi luminosi che ispirano le nostre lotte. Così come le migliaia di lavoratori e lavoratrici del nostro Paese che hanno sacrificato la propria vita, continuando ad avanzare e affrontando una miriade di avversità nel corso degli ultimi cento anni, sino ai nostri giorni.

Queste battaglie hanno lasciato un segno indelebile nel corpo stesso del movimento operaio greco lungo il cammino della lotta di classe.
Hanno lasciato insegnamenti positivi e, naturalmente, hanno anche evidenziato debolezze, che dobbiamo studiare dal punto di vista dell'avanguardia operaia, nella prospettiva della difficile lotta di classe.
La classe operaia non conquista questa posizione in modo spontaneo, bensì sulla base della teoria e della prassi rivoluzionarie del Partito Comunista, cioè della sua avanguardia cosciente e organizzata.

Compagni,

L'esistenza di un programma rivoluzionario, l'adesione alla visione del mondo del marxismo-leninismo e dell'internazionalismo proletario, i principi della costruzione di un Partito di Tipo Nuovo, lo studio approfondito della nostra esperienza storica, costituiscono senza alcun dubbio armi contemporanee, che ci forniscono un vantaggio; la questione, tuttavia, è come utilizzarle in modo creativo e appropriato nelle nostre azioni e nei nostri sforzi quotidiani.

Non è sufficiente cogliere il valore delle lotte operaie per rivendicazioni immediate e il ruolo del Partito in tali lotte. Il criterio di valutazione deve essere la misura in cui tali lotte contribuiscono al processo di costruzione di coscienza politica. I progressi vanno valutati alla luce della promozione della costruzione del Partito nei luoghi di lavoro, della composizione sociale dei membri del Partito, della sua composizione per fasce di età e della partecipazione delle donne. Un altro criterio è rappresentato dal costante aumento del livello teorico, politico e organizzativo del Partito, così come il miglioramento delle capacità direttive e della creazione di legami con la classe operaia, a partire dal Comitato Centrale sino alla singola cellula.

I difficili compiti attuali non devono distoglierci da quello principale e fondamentale, e cioè lavorare sulla base affinché il Partito sia pronto, non venga colto di sorpresa da eventuali svolte improvvise e abbia sempre la capacità di formulare previsioni tempestive e di adattarsi senza perdere di vista il suo obiettivo principale.

Non è possibile per noi tenere pienamente sotto controllo le nostre attività, valutarle in modo corretto, individuare e correggere tempestivamente gli errori e le mancanze, senza prima acquisire individualmente la capacità di valutare il fattore soggettivo, e di cogliere le specifiche condizioni oggettive, condizioni che esistono indipendentemente dalla nostra volontà, dai nostri desideri e dal nostro intervento.

L'esperienza greca, nonché quella internazionale, confermano che, salvo ove si sono create le condizioni per una situazione rivoluzionaria e la classe operaia ha esercitato - sino a quando ha potuto esercitarlo - il potere, l'influenza politico-ideologica e il potere del partito non sono stati all'altezza della sua azione militante di avanguardia nella lotta, della sua attività responsabile, della sua abnegazione, del suo contribuito e dei suoi innumerevoli sacrifici - e del fatto che, in linea generale, le sue previsioni e i suoi ammonimenti al popolo hanno trovato conferma.

Questo non deve sorprendere. Solo laddove la classe operaia conquista il potere politico, e nell'ambito della costruzione del socialismo, si creano le condizioni per il prevalere dell'ideologia socialista.

Ciò non significa che il KKE concepisca in modo passivo le proprie responsabilità nel contribuire allo sviluppo della coscienza politica della classe operaia. Un conto è la necessità per il Partito di lottare e di liberarsi al più presto delle sue debolezze, delle sue mancanze e dei suoi potenziali errori; altra cosa è nutrire l'illusione che la coscienza socialista possa prevalere in un contesto capitalista. I compiti che il Partito si prefigge, l'esame critico e autocritico dei risultati delle sue azioni, non possono basarsi sugli stessi criteri e sulle stesse prospettive che caratterizzano i partiti borghesi, i partiti che hanno scelto di lottare entro i limiti del sistema capitalista o che proclamano alle masse che il capitalismo può essere trasformato in socialismo mediante riforme.

Ciò che ha grande importanza per il KKE è in quale misura i suoi legami si stanno facendo più estesi e più stretti in particolare nelle fabbriche, nei grandi centri urbani e nei settori di importanza strategica.

Noi rifiutiamo le interpretazioni e le invenzioni ideologiche che nascondono l'essenza classista, oscurando il confine che divide le due classi fondamentali, borghesia e classe operaia.

Il KKE opera affinché la lotta di classe si indirizzi al rovesciamento del sistema capitalista, e auspica che le lotte di tutti i settori della classe operaia nonché dei ceti medi popolari si concentrino in tale direzione, allo scopo di migliorare le condizioni di vita e di lavoro.

L'obiettivo dei nostri sforzi quotidiani è la concreta promozione della classe operaia come avanguardia rivoluzionaria e non, in senso più ristretto, come avanguardia delle lotte sindacali e popolari. L'obiettivo è sospingere quanto più possibile i settori popolari dei ceti medi verso un'azione congiunta e un'alleanza con la classe operaia, al fine di dare all'alleanza sociale un'espressione quanto più possibile di massa.

Siamo consapevoli che il movimento sindacale e i suoi alleati in Europa e in Grecia vivono una fase di relativo arretramento, di malessere ma anche di relativo immobilismo, malgrado i frequenti segnali di crisi economica.

La tendenza alla de-massificazione e alla corruzione dell'orientamento di classe è attiva ormai da molti anni, da molto prima della restaurazione del capitalismo nell'URSS e negli altri Paesi che avevano avviato la costruzione del socialismo, ed è dovuta soprattutto all'azione delle socialdemocrazie.

L'eurocomunismo ha costituito il principale tramite attraverso il quale il capitalismo dell'Europa occidentale, servendosi della socialdemocrazia come strumento, è riuscito a infliggere duri colpi al movimento sindacale, provocandone la progressiva ritirata e perfino la degenerazione. Hanno avuto luogo lotte, che tuttavia non sono riuscite a modificare in modo decisivo i rapporti di forza; a livello europeo è anzi avvenuto l'esatto opposto.

In Grecia, settori importanti dei lavoratori e delle lavoratrici, delle masse popolari, sono caduti in preda alla «stanchezza» o alla delusione perché le lotte sindacali non producevano risultati immediati.

Altri settori rimangono in attesa, sperando - invano, naturalmente - che prima o poi la barbarie dei provvedimenti abbia termine e che giunga qualche cambiamento dall'alto.

L'atteggiamento dominante è il ridimensionamento delle rivendicazioni. Queste catene vengono strette intorno all'operaio, all'impiegato, al lavoratore autonomo povero, all'agricoltore sin dai loro primi passi, e naturalmente vengono attivamente rafforzate nei luoghi di lavoro, mentre la loro coscienza viene abituata a considerare il capitalista come colui che dà lavoro e distribuisce reddito.

È nella paura e nell'illusione, nell'apatia e nella rabbia che trova espressione l'incapacità di comprendere il rapporto tra economia e politica, così come la natura di classe dei partiti. Questa ignoranza trova espressione nell'incapacità di capire che cos'è e come funziona il sistema capitalista, e qual è il ruolo rivoluzionario della classe operaia. Si perpetuano così le solite illusioni del parlamentarismo. Di certo, il movimento comunista internazionale ha delle responsabilità riguardo a questo, così come il nostro stesso Partito che non ha saputo affrancarsi per tempo dalla rete dell'assimilazione borghese, prestando invece la sua partecipazione o il suo appoggio a maggioranze parlamentari e governi borghesi.

Il lavoro e la formazione ideologici non possono avere luogo soltanto sulla base dei problemi contingenti, assumendo la forma di ripetizione di slogan generici e di elementi della strategia rivoluzionaria, senza vivacità e combattività, senza un arricchimento basato sugli sviluppi concreti.

La presentazione delle nostre posizioni, se assume la forma di una critica generale verso gli altri partiti, simile a una lezione dalla cattedra, non attrae nessuno, poiché risulta perdente in un contesto in cui gli altri partiti si muovono nella stessa direzione mentre noi ci dirigiamo lungo un cammino completamente diverso, che richiede impegno volontaristico e spirito di sacrificio - tanto più in un periodo caratterizzato dalla vittoria della controrivoluzione nei Paesi socialisti.

Tutto sembra essere contro di noi; se l'evoluzione del capitalismo odierno dimostra più che mai la necessità dell'obiettivo strategico del KKE, il socialismo, la storia stessa ha evidenziato la necessità di correggere gli errori del passato, non soltanto in termini di strategia del KKE, ma anche a livello internazionale.

L'elaborazione di una strategia richiede unità teorica e pratica. Non è un compito facile, tuttavia, fare sì che questo obiettivo sia fatto proprio dall'avanguardia comunista, come guida per l'azione e per lo sviluppo di massa dei lavoratori nel loro insieme.

Il fatto di essere riusciti a sfuggire sia alla Scilla dell'imborghesimento sia alla Cariddi del riformismo e dell'opportunismo, mantenendo il nostro Partito sulla giusta rotta e facendone una presenza costante nella lotta e negli sviluppi politici, non ci autorizza ad abbassare la guardia, poiché oggigiorno le condizioni e le necessità della nostra azione sono particolarmente difficili e complesse.

Il programma da noi elaborato e in particolare la posizione politica da noi assunta hanno determinato un attacco sistematico contro il Partito non soltanto da parte del nemico di classe, ma anche da parte dell'opportunismo. Si tratta di un attacco insidioso e ben studiato, dal momento che i suoi autori non possono più servirsi dell'argomentazione, provocatoria e ormai spuntata, che utilizzarono nel 1990-91, quando ritenevano che la vittoria della controrivoluzione offrisse un'occasione d'oro per fare sì che il movimento comunista si «sbarazzasse» del marxismo-leninismo, o conservasse soltanto qualche idea marxista ormai spogliata della sua essenza socialista rivoluzionaria.

A partire dal 2012, l'opportunismo ha deciso di attaccarci utilizzando come arma principale le preoccupazioni e le ansie suscitate dai nostri risultati elettorali negativi e dall'improvvisa ascesa di SYRIZA. Alimentando la falsa speranza che soltanto SYRIZA fosse in grado di frenare l'offensiva anti-popolare, gli opportunisti hanno tentato di trascinare il KKE su una linea di collaborazione politica di governo, ispirata a riforme e a una presunta uscita dall'Eurozona, con una coalizione di forze politiche di cosiddetta «sinistra». Hanno attaccato la linea del Partito e il suo Statuto per il mancato spostamento su una linea di collaborazione, in un periodo in cui il Partito aveva registrato perdite elettorali che avevano un carattere politico-ideologico. L'opportunismo sosteneva che la scelta della collaborazione era imposta dai rapporti di forza sfavorevoli, che essa avrebbe rappresentato una base di partenza per modificarli, e ha accusato il KKE di non avere una tattica. In quel momento, naturalmente, la stretta relazione stabilita da SYRIZA con le centrali imperialiste non era ancora pienamente manifesta.

L'opportunismo ha ovviamente una base sociale, poiché favorisce la formazione di una vasta aristocrazia operaia e in quanto, con l'espansione delle imprese statali, aumenta la presenza tra i salariati di scienziati, artisti, educatori, lavoratori dei media eccetera. Tutto ciò determina una tendenza al compromesso con il nemico di classe, alla ricerca di soluzioni interne al sistema, all'opportunismo nell'ambito del movimento sindacale e del partito della classe operaia. Per questo motivo, la lotta contro l'opportunismo è condizione indispensabile per la preservazione del carattere operaio e di classe del partito, in ogni momento e in ogni fase della lotta di classe e dei rapporti di forza.

È da questa lotta, dalla sua coerenza politico-ideologica e dalle sue capacità organizzative, che dipende la conservazione del carattere comunista dei partiti comunisti.

L'esperienza dell'Europa e dell'America Latina capitaliste ha dimostrato che nel momento stesso in cui un partito comunista decide di partecipare a un governo a titolo di opzione temporanea, si ritrova già con le mani legate, anche qualora non sia vincolato da un accordo formale o abbia proclamato che manterrà la sua indipendenza. Gli impegni assunti, scritti o meno, non costituiscono una garanzia. Le leggi del mercato capitalista non dipendono dagli accordi politici. Abbiamo già avuto esperienze negative in occasione delle brevi partecipazioni del Partito a governi borghesi nel 1944 e nel 1989.

Se non si è in grado di inquadrare e giudicare ogni problema sociale in funzione della relazione tra economia e politica, di fronte a ogni fenomeno economico e politico, per esempio l'esplosione di uno scandalo, l'emergere di un nuovo partito eccetera, si finisce per separare il problema stesso dalla necessità della lotta contro il capitalismo, necessità che oggi (comprensibilmente) non viene colta da un vasto settore della classe operaia.

Il criterio essenziale che determina la posizione delle forze sociali contrapposte sta nell'inasprimento della contraddizione fondamentale del capitale: da un lato vi è la socializzazione della produzione, del lavoro, dell'essere umano quale forza produttiva più importante; dall'altro vi è l'appropriazione individuale del prodotto fondata sulla proprietà privata dei mezzi di produzione. Questa contraddizione è la radice di tutte le contraddizioni e i conflitti del sistema. Deve essere questa la base per la definizione del programma del Partito.

È evidente che questa contraddizione del sistema capitalista non viene colta dalla classe operaia nella sua interezza. Al contrario, la classe operaia fa propria l'ideologia borghese, secondo cui il modo di produzione capitalista e la sua organizzazione della società sono storicamente superiori e perciò insostituibili.

Una delle caratteristiche del potere capitalista è che esso non viene imposto soltanto attraverso la violenza del datore di lavoro e dello Stato, ma anche attraverso la manipolazione politico-ideologica: scuola, mass media, chiesa, apparati dei partiti borghesi, apparati statali in contatto con le masse quali amministrazioni locali, organizzazioni semi-statali (quali le ONG), nonché organizzazioni sindacali integrate nel sistema (per esempio, in Grecia, la GSEE, e l'ADEDY). La manipolazione ideologica della classe operaia è rispecchiata dalla sua coscienza politica distorta, dalla sua adesione politica a partiti borghesi o a partiti che inizialmente sorgono al suo interno ma si trasformano progressivamente in partiti borghesi.

In tal modo, la correlazione politica tra le forze rispecchia a ogni livello il predominio della borghesia, che trova espressione negli organismi della sua autorità - tra cui il parlamento - e definisce i processi di formazione dei suoi organi, per esempio le elezioni.

Un reale cambiamento dei rapporti di forza presuppone che un settore significativo della classe operaia, anche di fronte alla debolezza del potere borghese, recida i vincoli della manipolazione ideologica borghese.

La questione dei rapporti di forza è determinata dal processo di maturazione della coscienza politica della classe operaia, in condizioni non rivoluzionarie, almeno per il Partito Comunista, e dalla costruzione intorno al Partito di un raggruppamento operaio e popolare che non cessi di smascherare e di affrontare il capitale, i monopoli, il sistema politico borghese, la legislazione, gli organi giudiziari e repressivi, le concezioni educative, religiose e morali dominanti e le organizzazioni imperialiste internazionali dell'UE e della NATO.

La necessaria analisi critica e autocritica dei risultati, dello sviluppo e del grado di efficacia del fattore soggettivo, del nostro Partito, non può avere luogo senza tenere conto dei rapporti di forza internazionali della lotta di classe che è stata caratterizzata da una netta svolta negativa con la vittoria della controrivoluzione nei Paesi che avevano avviato la costruzione del socialismo. Naturalmente le falle nel dominio del capitalismo si stanno moltiplicando - crisi, guerre, antagonismi - e creano prospettive per nuove condizioni e possibilità che impongono al movimento comunista di tenersi pronto.

Il progresso della lotta di classe, la forza motrice di ogni sviluppo positivo, non dipende né da stratagemmi, né da mosse tattiche, né dal presunto realismo del fatalismo, né dall'angoscia per le percentuali elettorali o dalla sostituzione del movimento con presunti «momenti» ed «eventi» rivoluzionari. Dipende invece da un intervento strutturato e mirato inteso a organizzare le forze dell'avanguardia popolare e operaia.

L'obiettivo è l'allargamento delle file del partito attraverso l'inclusione dei lavoratori e delle lavoratrici collocati all'avanguardia, il suo rinnovamento in termini di età, l'aumento delle iscritte donne. A ciò si aggiunge il reclutamento dei principali militanti provenienti dai ceti popolari, dagli agricoltori, dai lavoratori autonomi, dagli scienziati e dagli artisti salariati. Ciò richiede un lavoro specializzato e sistematico, a prescindere dal fatto che il momento sia caratterizzato dalla lotta o dalla stagnazione. Nemmeno l'aumento degli iscritti al partito può conferire automaticamente maggiore forza alle lotte. Una correlazione tra i due elementi esiste, ma va promossa in modo sistematico e organizzato, attraverso compiti, criteri e strumenti combinati, e non in modo spontaneo e meccanicistico.

Un reale cambiamento dei rapporti di forza tra le due classi contrapposte può trarre origine soltanto dalla creazione di un'unità di massa intorno al partito della classe operaia, dinanzi all'evidente indebolimento e incapacità di funzionare dei meccanisimi e delle istituzioni della borghesia e dei suoi governi.

Il rapporto di forze sfavorevole a livello internazionale inizierà a invertirsi solo quando sul piano nazionale la lotta di classe inizierà a svilupparsi, ad assumere un orientamento anticapitalista-antimonopolista e a opporsi in modo intransigente alla linea dell'uscita dalla crisi e alle opzioni strategiche dell'UE.

Nostro compito è inoltre limitare - per quanto ci è possibile - le forze di riserva del capitale, ridurre le sue opportunità, infliggergli danni, concentrare le forze per il contrattacco e per il rovesciamento del capitalismo.

La costruzione della forza del partito dipende da una combinazione di fattori, alcuni dei quali svolgono un ruolo più determinante rispetto ad altri; è legata alla necessità di ricomporre il movimento sindacale, alla promozione dell'Alleanza Sociale antimonopolista e anticapitalista, alla lotta per il socialismo-comunismo.

La classe operaia ha una responsabilità primaria per quanto concerne il livello di orientamento e di azione congiunta con i suoi alleati. Il livello e l'estensione dell'alleanza saranno determinati in ciascuna fase dalla capacità del movimento sindacale di resistere senza tentennamenti alle pressioni esercitate su di esso dai settori piccolo-borghesi.

Un altro fattore è la capacità di resistenza in un contesto segnato dalle intimidazioni da parte dei datori di lavoro e dello Stato, dalla violenza, dalla crisi economica capitalista e dalla guerra imperialista. La tenace combattività della lotta quotidiana determinata dalla strategia del Partito può costituire un seme destinato prima o poi a dare buoni frutti.

Nell'affrontare le battaglie elettorali, quelle imminenti e quelle successive, la nostra parola d'ordine deve essere quella che abbiamo già promosso - la necessità di rafforzare il KKE al fine di rafforzare l'opposizione popolare operaia alle politiche borghesi, alla strada obbligata dell'euro, sia in condizioni di crisi economica capitalista sia nell'eventualità di una ripresa del capitalismo greco, e di fronte a una maggiore o minore coesione dell'UE.

La ricomposizione del movimento sindacale operaio richiede un ulteriore rafforzamento del movimento di classe, del PAME - che costituisce il più grande risultato degli scorsi decenni per la classe operaia e il suo movimento e che è in prima linea nelle battaglie operaie - per la promozione dell'alleanza sociale. La ricomposizione richiede inoltre un cambiamento dei rapporti di forza nei vertici sindacali e nell'organizzazione della lotta intorno ai problemi più urgenti, in modo tale che le forze coerenti di classe divengano maggioranza; al tempo stesso, è legata alla comprensione della necessità dell'organizzazione e della partecipazione di massa nell'ambito degli organismi sindacali, del movimento, e alla questione di quale linea di lotta prevarrà nell'ambito del movimento sindacale.

Siamo fermamente convinti che la visione secondo cui il movimento sindacale, e più in generale il movimento popolare, non dovrebbero prendere posizione sulla questione del governo e del potere, poiché in quanto movimenti di massa dovrebbero mantenere la neutralità, sia errata e dettata dalle forze borghesi e opportuniste. Per costoro, neutralità significa collaborazione tra le classi, cooperazione sociale, riconoscimento della superiorità del capitale rispetto al lavoro, la logica della strada a senso unico dell'UE. I capitalisti, i politici e i tecnocrati che li rappresentano denunciano le lotte in quanto politicamente orientate, pericolose e divisive, affermando che non tengono conto del fatto che vi sono lavoratori in molti o in tutti i partiti politici. Tuttavia, il senso del concetto di «politicizzazione» ha a che fare con l'obiettivo della politicizzazione stessa, che ha al centro il rovesciamento del potere del capitale.

Il dilemma tra la necessità per i lavoratori di unirsi per risolvere i loro problemi immediati oppure per conquistare il potere popolare operaio è fuorviante, e mira deliberatamente a dividere la lotta allo scopo di indebolirla e sconfiggerla. Maggiore è la coscienza politica della maggioranza della classe operaia, migliori sono le opportunità per la lotta relativa ai problemi contingenti di prevenire peggioramenti o conquistare miglioramenti.

È una questione di strategia e di tattica, elementi tra loro inseparabili, dal momento che la seconda si definisce in funzione della prima sulla base della sua flessibilità.

Oggi possiamo affermarlo con certezza: la propensione alla resistenza e al contrattacco non è stata del tutto sconfitta. Tale propensione esiste; non è stato distrutta, malgrado gli sforzi sistematici attuati a tale fine. E non sarà distrutta grazie al KKE e alle forze radicali esistenti e schierate al nostro fianco nel movimento. Benché i rapporti di forza siano sfavorevoli, rimane la spinta propulsiva del KKE, legata alla sua esperienza pluriennale, agli insegnamenti che ha appreso, ma anche alla sua capacità di resistere alle trappole dell'assimilazione.

È questo il nostro impegno, la fiducia nel nostro popolo, nei popoli del mondo, nella classe operaia internazionale, che in ogni Paese, in ogni continente, conduce le stesse battaglie, con l'obiettivo di realizzare, questa volta in modo definitivo e irreversibile, la possibilità di una società socialista-comunista realmente superiore.

*) Segretario generale del Comitato Centrale del KKE


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