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Dichiarazione del Partito Algerino per la Democrazia e il Socialismo sui dissensi all'interno del regime

Dissensi all'interno del regime: sono le masse che possono salvare il paese dal disastro e dai piani imperialisti

PADS | lien-pads.fr
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

27/02/2014

Molte sono state le polemiche che si sono evidenziate con rabbia nelle alte sfere decisionali del paese dopo che il primo responsabile del FLN, notoriamente classificato come gangster di Stato per il suo coinvolgimento nell'appropriazione indebita di 32 miliardi di dinars, ha pubblicamente attaccato i capi dei servizi di sicurezza. Le critiche contro il ruolo di quest'ultimi per la messa sotto controllo della vita politica non riguardano il popolo e le sue forze democratiche e progressiste. Il loro ruolo nelle pratiche anti-democratiche di tutto il regime, e non solo di uno dei suoi segmenti, è notoriamente pubblico. I lavoratori sanno per esempio che i dirigenti del sindacato compiacente UGTA, non possono essere nominati in queste posizioni senza l'approvazione dei servizi di sicurezza per dividere, sorvegliare, vessare, soffocare il movimento operaio, per impedire che si costituisca in movimento di classe indipendente che lotti per l'abolizione del capitalismo, l'instaurazione di un potere socialista rivoluzionario autentico.

Questo diktat è stato ufficialmente istituito nei primi anni '80 quando l'ala reazionaria del regime ha preso il controllo del potere e istituì il famigerato articolo 120, che ha vietato ai non-membri del FNL di essere eletti in una organizzazione di massa. Questo articolo diede il via ad una vasta caccia alle streghe nel sindacato UGTA, nell'Unione Nazionale della Gioventù e nell'Unione delle Donne, per cacciare con la forza gli elementi democraticamente eletti etichettati come "pagsisti", mentre il regime e il suo apparato di sicurezza incoraggiavano i fondamentalisti ad occupare le moschee e i campus universitari.

Dopo la sommossa dell'ottobre 1988 e l'abolizione del regime a partito unico, il processo è diventato più astuto. Si è mantenuto con altri mezzi, anche attraverso la creazione e l'infiltrazione di una moltitudine di partiti o organizzazioni sindacali pseudo-autonome. Il regime ha cercato di usare queste organizzazioni per incanalare l'espressione del malcontento verso forme corporativiste e soluzioni inoffensive, che non mettono mai in discussione l'orientamento apertamente a favore del capitalismo sotto l'emblema ingannevole delle "riforme". Nonostante gli scossoni violenti che il paese ha sperimentato nel corso degli ultimi 25 anni, il regime è riuscito a consolidare la propria posizione nei confronti delle masse popolari. Questo regime esprime gli interessi comuni di tutte le fazioni della borghesia, nuove o vecchie, dagli apparati statali in "giù" attraverso la speculazione sui prezzi e lo sfruttamento dei lavoratori, modernista o religioso, industriale o commerciale, gruppi pro- francesi o pro-americani, ecc. Gli apparati statali, civili o militari, sono tutti ormai sotto questa profonda impronta di queste nuove realtà di classe.

Ciò non impedisce l'esplosione del pubblico dissenso in seguito sia alla rivelazione dei grandi casi di corruzione che hanno colpito l'entourage del Capo dello Stato che attraverso l'attacco del segretario generale del FLN e le repliche portate da personalità civili o militari di rilievo e da molti editorialisti attraverso i media privati. Nessuno prenderà sul serio l'appello di quest'ultimo di porre fine all'influenza del DRS per promuovere la nascita di uno "Stato civile". Questo appello demagogico cerca semplicemente di coprire il tentativo di una frazione del regime di instaurare la sua dittatura a scapito di altre, di farla finita con le soluzioni "consensuali" che hanno beneficiato fino a poco tempo fa tutte le classi privilegiate sfruttatrici, affaristi e loro rappresentanti nei vari organi dello Stato.

I lavoratori, i giovani provenienti da strati sociali popolari non devono scegliere tra una o l'altra delle molteplici frazioni che si disputano l'egemonia nell'esercizio del potere, in particolare il controllo dei proventi del petrolio, che possono momentaneamente calmare la disputa.

Quello che il nostro partito aveva scritto nel settembre 2013 nel suo organo "Le Lien" è ancora valido:

"Le lotte ai ferri corti che vedono contrapposti i vari gruppi di potere alla vigilia delle prossime elezioni presidenziali. La malattia e l'impotenza del Capo dello Stato intensificano gli intrighi senza scrupoli.
( ... )

Le lotte all'interno dell'apparato statale non cambiano la natura sociale fondamentale del regime.

Ma il fatto nuovo è che i compromessi tradizionalmente effettuati nella tranquillità all'interno delle mura del regime alla vigilia di scadenze politiche importanti sembrano sempre meno possibili. Poiché i vari clan borghesi-mafiosi in lotta gli uni contro gli altri dispongono tutti di reti di influenza all'interno del paese, giornali, partiti, polizia, esercito, giustizia, amministrazione. Queste reti sono strettamente intrecciate attorno ai redditizi business a favore della liberazione dell'economia e il passaggio dichiarato al capitalismo. Essi hanno anche cuscinetti importanti all'estero, a causa del rapporto che hanno stabilito con gli stati imperialisti e gli stati del Golfo negli ultimi decenni. Essi si neutralizzano a vicenda. Gli uni non possono sconfiggere gli altri facendo affidamento soltanto sulle loro leve d'azione statali militari e di sicurezza. Così i conflitti interni tendono a traboccare dai campi opachi e chiusi, fin là che sono sotto controllo "consensuale" delle famose cerchie "decisionali".

Questi conflitti sono nella loro natura secondari in rapporto alla contraddizione di classe che oppone oggettivamente la grande massa del popolo, operai, lavoratori salariati dei servizi e della funzione pubblica, fellah, dirigenti onesti, intellettuali devoti agli interessi delle masse lavoratrici, strati sociali intermedi che vivono del frutto del loro lavoro, a una minoranza borghese e all'imperialismo".

L'esacerbazione delle lotte e le querelle intestine tendono a mettere seriamente in pericolo la sicurezza del paese. Essa si verifica quando diverse strategie sono messe in atto in diversi scenari dagli Stati imperialisti per impossessarsi delle ricchezze del paese. Prendono piede diversi appelli da parte delle varie frazioni del regime per il loro supporto esterno in Francia, o Stati Uniti e negli Stati del Golfo per far pendere la bilancia dalla loro parte. Gli Stati imperialisti alimentano questi dissensi, giocando sul malcontento interno, per strappare a una o all'altra di queste frazioni concessioni massimi che un giorno o l'altro si tradurranno nel dominio totale sul paese o semplicemente per mettere le mani direttamente sul petrolio del Sahara.

Delle voci, vere o no, di rapporti di "ristrutturazione" nell'esercito che conducono obiettivamente a indebolire pericolosamente le sue capacità di coordinamento di fronte all'accerchiamento dell'Algeria in atto dopo l'intervento imperialista in Libia e Mali, oltre al controllo esercitato da lungo tempo dall'imperialismo francese sul Niger.

Di fronte a questi pericoli, sono i lavoratori, le forze popolari anti-imperialiste che devono svolgere un ruolo di primo piano per contrastare i piani di ingerenza e i loro collaboratori interni.

I diversi strati della borghesia, i sostenitori del capitalismo hanno portato il paese nel baratro. Intere regioni del paese, in particolare nel sud, non conoscono altro che la disoccupazione e la desolazione. I capitalisti vanno nelle grandi città, dove il tasso di profitto è più alto. Questo è il frutto marcio dell'abbandono di una politica di sviluppo non capitalista, la dismissione delle imprese pubbliche che cominciavano a garantire l'equilibrio regionale. I pericoli che pesano sull'unità territoriale del paese sono il risultato di una scelta anti-nazionale. Le prime misure sono state prese in questa direzione nel 1980 e sono state aggravate dalle "riforme" degli anni '90. I diversi strati della borghesia non difendono e non possono difendere gli interessi generali del paese, dati i loro interessi di classe. Essi cercano l'accordo con chi meglio tutela i loro meschini interessi di classe con le potenze imperialiste.

I loro rappresentanti politici nello Stato impediscono alle masse popolari di organizzarsi e mobilitarsi. Hanno bloccato la vita politica dietro una facciata di democrazia. La lotta per sconfiggere questi pericoli è inseparabile dalla lotta per strappare le libertà di organizzazione, di riunione e di espressione. E' inseparabile dalla lotta contro il capitalismo.

La difesa dell'unità territoriale del paese non è solo una questione di rafforzamento dell'azione dei servizi di sicurezza o d'unità dell'esercito. Essa è strettamente legata al recupero di una politica di sviluppo con la ripresa del settore industriale e agricolo pubblico, unico strumento in grado di realizzare una politica d'equilibrio regionale. Essa è legato al controllo di uno Stato democratico popolare del commercio estero per porre fine alle pericolose emorragie di valute. Essa è legata alla lotta contro la corruzione e le ingiustizie sotto l'egida di un regime democratico rivoluzionario dei lavoratori e delle masse popolari. E' necessario rafforzare la solidarietà con i popoli e i lavoratori nella regione e nel mondo per contrastare le ingerenze imperialiste. E' un tale regime quello in grado di creare una unità senza falle tra il popolo e l'esercito, per porre fine alla crescente tendenza da parte degli strati sociali privilegiati di trasformare l'esercito in una macchina antipopolare.

I comunisti chiamano i lavoratori e le masse popolari alla massima vigilanza per non servire da carne da cannone al servizio di questa o quella fazione del regime. Chiama a rafforzare la loro azione organizzata e unita nelle loro battaglie quotidiane.

A qualche settimane dalle elezioni presidenziali del 17 aprile, tutti sanno che il controllo metodico della vita politica non lascia alcuna possibilità ai rappresentanti dei lavoratori di prendere parte alla battaglia per portare alla testa dello Stato le loro forze rappresentative. E' impossibile, se non si fa parte dei piani del regime, fare un'iniziativa che non sia avallato dall'amministrazione, creare un partito, riunirsi in una strada, intervenire alla televisione di Stato, farsi legalizzare da un ufficio statale le firme necessarie per una candidatura nelle elezioni presidenziali, ecc.

Non ci sono altre vie d'uscita da questa impasse per rompere questo blocco se non quella di accumulare pazientemente le forze necessarie a un cambiamento radicale nell'interesse dei lavoratori. Ciò richiede l'intensificazione e l'organizzazione delle lotte su tutti i fronti per la difesa delle rivendicazioni dei lavoratori e dei giovani: i salari e il potere d'acquisto, l'occupazione produttiva e l'alloggio, il diritto di riunione e di organizzazione, ecc.

Il PADS respinge le false divisioni che fanno il gioco delle forze borghesi e imperialiste

La lotta unita deve coinvolgere tutti, civili o militari, e qualunque sia la loro origine, araba, mozabite, kabyle o tuareg, che si oppongono alle forze che stanno costruendo la loro ricchezza sullo sfruttamento dei lavoratori, l'affarismo e il saccheggio dei beni della nazione. Il vero problema non è il "primato del civile sul militare" o viceversa. E' il primato degli interessi dei lavoratori e del paese su quelli della borghesia e dell'imperialismo. Il regionalismo, che lo sviluppo non-capitalista nel 1970 cominciò a far arretrare, è alimentato da tutti coloro che vogliono dividere i lavoratori. La vera linea di demarcazione è tra la minoranza alleata degli Stati imperialisti, e la stragrande maggioranza del popolo lavoratore che non ha altro che la sua capacità manuale o intellettuale per vivere.

Che il capo dello Stato sia incaricato per un quarto mandato, nonostante la sua impotenza, non deve essere considerato come la questione più importante da parte delle masse popolari.

Le lotte da condurre non devono portare a fare il gioco di questa o quella corrente di intrighi opposti a questo nuovo mandato. Coinvolgere le forze combattive del paese in questo modo vorrebbe dire seminare illusioni circa gli obiettivi di coloro che affermano di essere l'alternativa quando il loro programma, quando lo fanno, è quello di mantenere l'attuale sistema economico e sociale, affarista e di sfruttamento, diretto da nuove figure.

L'obiettivo per le forze popolari deve essere quello di lavorare per creare le condizioni della lotta, in tutte le forme, per far emergere un movimento di massa e di forze dirigenti in grado di debellare l'intero regime come regime di trafficanti e di sfruttatori dei lavoratori, per sostituirlo con un regime al servizio delle classi lavoratrici del paese.

Il Partito Algerino per la Democrazia e il Socialismo, partito dei comunisti, chiama gli elementi più coscienti e più combattivi della classe operaia, della gioventù, dei contadini poveri, a unirsi per rafforzare la sua azione e la sua influenza al fine di raccogliere nell'azione le forze in grado di sconfiggere i piani imperialisti e muoversi verso una società socialista, dove i mezzi di produzione saranno proprietà sociale e controllati democraticamente dai lavoratori, al servizio dei veri creatori delle ricchezze del paese.

E li esorta a diffidare di coloro che il regime presenta attraverso i media pubblici e privati​​
come difensori dei loro interessi.


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