www.resistenze.org - popoli resistenti - algeria - 13-04-15 - n. 539

Dichiarazione del PADS sullo shale gas

Partito Algerino per la Democrazia e il Socialismo (PADS) | solidnet.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

14/04/2015

Shale gas, politica energetica del regime, dilapidazione delle risorse petrolifere, calo dei proventi delle esportazioni e aumento continuo delle importazioni di beni superflui e dell'uscita di valuta:

- Fermare la svendita del gas naturale!
- No allo shale gas!
- Controllo del commercio estero!

Il regime persiste nella sua decisione di lanciarsi nello sfruttamento dello shale gas [gas di scisto]. Questa posizione preoccupa ampi settori della popolazione. La preoccupazione è alta, in particolare nelle popolazioni delle regioni sahariane. L'inquinamento delle falde acquifere fossili, a causa delle sostanze chimiche nocive utilizzate per la frantumazione della roccia, li condannerà alla sete. Saranno destinati a una morte certa in queste regioni. Il rifiuto dei cittadini delle regioni meridionali, in particolare a In Salah, della decisione di sfruttare i potenziali giacimenti di gas di scisto, è legittima. Le popolazioni del Sahara, di Adrar, di In Salah e delle altre regioni hanno motivo di preoccuparsi e di opporsi alle perforazioni in corso. Fanno scuola in questo senso i guai patiti dalle popolazioni nelle aree dove le multinazionali hanno proceduto allo sfruttamento dello shale gas. Sanno che negli Stati Uniti, il muro del silenzio imposto da queste società impedisce alle popolazioni colpite di rivelare l'entità del danno causato dalla fratturazione. Hanno ragione a non riporre fiducia alcuna nelle rassicurazioni del governo o di Bouteflika secondo cui tutto ciò non comprometterà le loro condizioni di vita. E' più legittima la loro sfiducia che le affermazioni del capo dello Stato con cui ribadisce la volontà di portare "fino alla fine", come dice lui, i lavori di ricerca e di prospezione iniziati. Come se i metodi di esplorazione fossero meno dannosi dello sfruttamento di questo gas e come se gli studi scientifici e pratici condotti altrove (Stati Uniti, Polonia, Europa, ecc.) non avessero screditato questa "alternativa" pericolosa.

E' improbabile che prenderanno corpo le promesse di tenere in considerazione gli interessi dei cittadini della regione, perché questo regime si fa prima di tutto interprete degli interessi e dei calcoli politici e mercantili della borghesia. E' sensibile alle pressioni delle multinazionali - tra queste la Halliburton di Dick Cheney, che aveva messo le mani sul petrolio iracheno - e dei loro Stati imperialisti. Tutti sanno che le imprese capitalistiche sono impegnate in una corsa sfrenata alla fratturazione sotterranea per soddisfare la loro sete di profitto, nel disprezzo per la salute degli abitanti e compromettendo irrimediabilmente le risorse idriche e la produzione alimentare.

La decisione presa dal potere di impegnarsi nello shale gas è destinata a soddisfare gli appetiti delle classi sfruttatrici e parassitarie che rappresenta

Il potere nasconde la pericolosità degli impegni assunti con le imprese estere. Questa decisione è stata presa alle spalle della popolazione e senza alcuna preventiva discussione. Nel tentativo di giustificarsi, [il potere] avanza la tesi dell'aumento del consumo interno di energia, come se questo non potesse essere rallentato da misure adeguate che sanzionano gli sprechi delle classi superiori, come se la crescente domanda di energia non potesse essere soddisfatta senza lo shale gas, attraverso alternative diverse, basate sulle energie rinnovabili e sostenibili. Ma questa crescita è causata dalla voracità della classe dominanti, che si arricchiscono attraverso la dilapidazione delle risorse petrolifere. Crescono le importazioni senza limiti e l'acquisizione irrazionale di beni che consumano grandi quantità di combustibile ed energia elettrica. La politica energetica del regime è parte integrante della sua politica generale, che consiste nel soddisfare le aspirazioni al lusso dei più ricchi. Mentre il prezzo del petrolio cade, [il regime] mostra la sua incapacità di arginare il massiccio aumento delle importazioni di beni superflui suscitate dagli appetiti smisurati degli strati sociali privilegiati, arricchitisi immensamente con il furto e il saccheggio dei proventi del petrolio.

Questa incapacità è il riflesso della natura degli interessi di classe che [il regime] rappresenta e difende. I proventi del petrolio incassati dal Paese sono aumentati dopo la ripresa dei prezzi petroliferi a livello mondiale nei primi anni del 2000, ma non sono stati utilizzati per gettare le basi di una ripresa industriale. Il regime ha fatto discorsi sulla necessità di promuovere l'industria, ma in realtà si è opposto quando un rilancio efficace dell'industrializzazione necessitava del rafforzamento del ruolo del settore produttivo pubblico e della pianificazione degli investimenti. Anche se, in linea di principio, la riabilitazione del settore pubblico non ha necessariamente un carattere socialista, le scelte della classe borghese e dei suoi politici al potere o all'opposizione tendono ad opporsi a qualsiasi misura possa mostrare la superiorità del settore pubblico, prefiguazione del socialismo sul capitalismo.

Dopo la svolta realizzata alla fine degli anni '80, dei proventi degli idrocarburi ne ha beneficiato essenzialmente una classe minoritaria. Certamente, dopo lotte continue nel corso di 15 anni, gli strati popolari hanno strappato sostanziali conquiste - edilizia sociale, strade, fornitura di acqua potabile, collegamento alla rete elettrica e del gas, ecc. I risultati ottenuti rimangono chiaramente ben al di sotto delle possibilità che tali risorse avrebbero permesso se il piano fosse stato emanazione delle classi lavoratrici. Una gran parte del denaro del petrolio è stato effettivamente rubato e messo in banche estere o al servizio dell'acquisizione di beni immobiliari all'estero. E' notorio che il saccheggio si realizza per mezzo di una massiccia sovrafatturazione delle merci importate, ad opera di quel manipolo di importatori che detiene di fatto il monopolio sul commercio estero, con il sostegno dei loro migliori alleati piazzati negli ingranaggi del regime. Commissioni astronomiche per un totale di miliardi di dollari vengono pagati dalle società straniere a un gran numero di funzionari in occasione delle commesse pubbliche. Tutto un ventaglio di classi e strati sociali che vivono in modo parassitario sulle risorse del paese. Negli ultimi 30 anni, le ricchezze provenienti dalle esportazioni degli idrocarburi sono stati dirottati lontano dalle esigenze di sviluppo economico. Questa tendenza anti-nazionale e anti-popolare si è rapidamente aggravata da 20 anni con le privatizzazioni, la liberalizzazione del commercio estero. E soprattutto negli ultimi 15 anni, grazie alla crescita dei proventi del petrolio, con il rafforzamento del peso economico e dell'influenza politica delle classi sfruttatrici e parassitarie, con la sovrapposizione molto estesa tra mondo imprenditoriale e dirigenti del regime a tutti i livelli e in tutti i settori. Le pretese insolenti del grande padronato, che i suoi protettori dentro il regime alimentano con sgravi fiscali, sussidi e privilegi di ogni genere, ne sono la manifestazione più evidente. Ora, la grande borghesia concentra immense ricchezze nelle sue mani per mezzo dei suoi legami con lo Stato e grazie al suo sostegno. Non teme più di offendere le masse popolari rivendicando apertamente il diritto di prendere diretto possesso degli idrocarburi. Come ha appena fatto attraverso la voce del suo nuovo rappresentante, il presidente del Forum degli imprenditori.

Sotto la pressione della sua base sociale parassitaria, il regime si è impegnato in una fuga in avanti per aumentare i ricavi delle esportazioni di gas. Questa scelta mette in pericolo il futuro del Paese e inevitabilmente, la già precaria situazione sociale delle grandi masse che subiranno il peso delle conseguenze finanziarie della caduta delle entrate petrolifere.

Infatti, ciò che giustifica la fuga in avanti del regime con una politica insensata di esplorazione, sfruttamento ed esportazione di gas, convenzionale o meno, e degli idrocarburi in generale, a prescindere dagli interessi attuali e di lungo termine del Paese, è:

- la tendenza, intrinseca al suo carattere di classe, a garantire un costante e crescente versamento di montagne di denaro nelle tasche degli strati che costituiscono la sua base sociale, importatori, capitalisti industriali, grandi proprietari terrieri, strati sociali parassitari, grandi sezioni dell'apparato dello Stato, dai vertici alla base, legati con gli uomini d'affari. Tutte queste classi e strati sociali irridono l'interesse nazionale e hanno una sola cosa in mente: "accumulare quanto più denaro per più a lungo possibile", massimizzando i ricavi dal petrolio. La borghesia non ha patria. La sua patria si trova dove può ammassare i dollari e riempirsi le tasche.

- la sua volontà di preservare tra gli Stati imperialisti lo status di alleato fedele, impegnandosi a fornire loro il gas che dovrebbe sostituirsi alle forniture dalla Russia, contribuendo a indebolirne le posizioni nella guerra economica e politica che questi Stati conducono. Con questa strategia, il regime si sforza costantemente di rafforzare il sostegno esterno di cui necessita la borghesia di fronte al malcontento delle classi popolari, indignate da questo accaparrarsi le ricchezze, dalla scandalosa e iniqua distribuzione di tali ricchezze.

C'è un'alternativa rivoluzionaria alla politica energetica di classe del regime

Il regime affonda il Paese con una scelta assurda. Esporta il gas naturale "convenzionale" di Hassi Rmel, i cui costi di produzione sono notoriamente bassi. Si dà l'obiettivo di esportarne negli anni quantità ancora maggiori. Dall'altro lato, per soddisfare la domanda interna, si lancia in un programma di sfruttamento dei giacimenti di gas molto costosi. Opta per il gas di scisto e spinge la Sonatrach [Società nazionale per la ricerca, la produzione, il trasporto, la trasformazione, e la commercializzazione degli idrocarburi, di proprietà del governo, ndt] a spendere generosamente per la ricerca. Ha intenzione di rilanciare, a spese del Paese, il progetto "Desertec" per l'approvvigionamento della Germania e dell'Europa di energia solare! E prepara i cittadini ad accettare prima o poi una revisione delle tariffe elettriche per pagare il conto delle proprie scelte di classe.

L'alternativa all'impasse al quale conduce il regime è costituita dalla:
- adozione di misure per fermare l'importazione di beni superflui e il deflusso di valuta causata dal rimpatrio dei profitti delle società straniere che si sono insediate nella finanza e nei servizi inutili alla nazione;
- ripresa del controllo delle importazioni da parte dello Stato;
- annullamento dei progetti di ampliamento delle capacità di produzione ed esportazione di gas naturale, riduzione delle esportazioni attuali per garantire l'approvvigionamento del Paese per decenni con il proprio e poco costoso gas di Hassi Rmel.

Il Paese può fornire ai suoi lavoratori e ai suoi strati lavorativi delle condizioni di vita decenti e il benessere sociale, può produrre e investire nell'industria e nell'agricoltura con meno della metà dei proventi delle esportazioni registrati negli ultimi anni.

Il regime attuale non può attuare questa politica. Questo non significa che la lotta contro la sua fuga in avanti verso lo shale gas e la dilapidazione dei proventi degli idrocarburi sia inutile. Questa lotta deve essere rafforzata e ampliata. La solidarietà con le popolazioni del Sud deve essere espressa in tutte le forme. Anche perché questa lotta ne prepara una più determinata, per l'avvento di un regime progressista che apra la strada al socialismo, che rappresenti gli interessi della classe operaia, dei piccoli contadini e di tutti gli strati sociali che vivono del loro lavoro. Questo regime sarà capace attraverso l'organizzazione, l'unione e la mobilitazione delle masse popolari a soddisfare le aspirazioni dei lavoratori manuali e intellettuali e anche grazie alla solidarietà con i lavoratori e i popoli degli altri Paesi, di affrontare tutte le minacce degli Stati imperialisti e le azioni dei loro alleati interni. Questo regime si solleverà contro le ingerenze imperialiste negli affari dei popoli del mondo. Lavorerà nel rispetto della loro sovranità, per la pace nel mondo e per la cooperazione sulla base dell'eguaglianza tra tutti i Paesi.

PADS
8 aprile 2015


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