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PADS: Operai, contadini poveri, giovani, ampliate le lotte popolari non per sostituire Hadj Moussa con Moussa Hadj, ma per l'avvento di un regime che difenda i vostri interessi e le aspirazioni socio-politiche

Partito Algerino per la Democrazia e il Socialismo (PADS) | lien-pads.over-blog.com
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

26/02/2019

Dichiarazione sulle elezioni presidenziali del 18 aprile

Le elezioni presidenziali del prossimo 18 aprile suscitano un grande fermento politico. L'annuncio della candidatura del presidente Bouteflika, da venti anni alla testa dello Stato, a un nuovo mandato di cinque anni, ha determinato la legittima rabbia di ampi settori della popolazione. Dimostrazioni popolari si svolgono quasi quotidianamente in molti punti del paese contro quella che viene vissuta come un'offesa alla dignità nazionale. Si estendono ogni giorno un po' di più. Dopo il suo ictus nel 2013, Bouteflika non è in grado di esprimersi o muoversi. Raramente appare in pubblico, spinto suo malgrado su una sedia a rotelle durante le cerimonie nazionali in cui non può essere sostituito. Per tutti, ad eccezione di coloro che detengono nelle loro mani le leve decisionali dello Stato e i rubinetti dei proventi del petrolio per saccheggiare le ricchezze del paese, Bouteflika non è più che un morto vivente.

Il paese è in realtà diretto da più di cinque anni da un "gabinetto nero" che sfugge a ogni controllo, se un controllo è possibile sugli apparati esecutivi dello Stato. Il parlamento è composto da béni-oui-oui [1] "eletti" con la frode in un contesto di congelamento politico sotto una democrazia di facciata a cui i cittadini rispondono nelle elezioni con un elevato tasso di astensione. Esso non ha la capacità, né le volontà, né la legittimità di pretendere responsabilità dal governo. E' solamente una macchina da voto per legalizzare le decisioni antidemocratiche e antipopolari a favore di una borghesia rapace, impaziente di stringere la sua morsa sulla ricchezza del paese e che cerca di spremere a morte la classe operaia per trarne il massimo profitto.

La decisione del potere di presentare alle elezioni un uomo così compromesso, col rischio di ridicolizzare il paese, è in realtà il risultato di aspre lotte interne e delle pressioni esterne che causano lo status quo istituzionale. Questo potere è quello delle decine di despoti e oligarchi arricchitisi con la grande liberalizzazione avviata prima dell'arrivo di Bouteflika al potere e da lui proseguita con costanza per appagare la corsa alla ricchezza della borghesia in una situazione che aveva visto esplodere le entrate petrolifere ad esclusivo beneficio dei settori parassitari, sprofondando in tal modo la gioventù nella disperazione. Questi potentati, strettamente legati agli apparati dello Stato divenuti loro proprietà privata, non hanno saputo convergere su un uomo nel pieno possesso delle sue capacità fisiche e intellettuali per perpetuare il loro dominio. Si rifiutano di lasciarsi declassare dando modo ad altri settori della borghesia e delle classi privilegiate, anche loro fioriti negli ultimi vent'anni, ma che sono stati tenuti fuori dai centri decisionali segreti o ufficiali. Chi gravita attorno a questi centri ha la garanzia di arricchirsi rapidamente attraverso il saccheggio delle risorse del paese, la frode e i favori fiscali, i traffici di ogni genere. Il calo dei proventi del petrolio dal 2015, lo scioglimento delle riserve valutarie, scese da oltre 200 a meno di 80 miliardi alla fine del 2018, hanno esasperato la lotta di tutti contro tutti per conservare la parte del leone. Queste frizioni che minano il potere non lo mettono solamente in conflitto con altre categorie della borghesia. Esso subisce anche la pressione dei capitali esteri scontenti, nonostante i diversi doni ricevuti dal potere e i buoni affari che fanno in Algeria, dei ritardi del regime nel liberalizzare ulteriormente l'economia per soddisfare la loro sete di profitti. Scontenti della paura mostrata da questo regime nell'eliminare tutte le leggi sociali che offrono ancora un minimo di protezione ai lavoratori.

Le parti in conflitto, clan borghesi al potere, opponenti borghesi a questo potere tenuti fuori dalle sfere decisionali, potenze imperialiste, Francia, Stati Uniti e altre, non mettono in nessun modo in discussione la natura capitalista predatoria e dipendente del loro sistema economico e sociale verso l'imperialismo. In lotta gli uni contro gli altri, i clan del regime e i loro avversari borghesi, sono tutti d'accordo a restaurare la facciata politica del sistema economico che permette a tutti costoro di fare soldi a palate. La loro apprensione comune è come sorvegliare le masse popolari, ingannarle con false soluzioni, come fargli credere che più liberalismo porterà loro prosperità. La loro preoccupazione è di evitare una sollevazione popolare generale che gli faccia perdere tutti i frutti marci della loro rapina e dello sfruttamento forsennato dei lavoratori che ha portato alla creazione di una classe economicamente potente. Questa classe di sfruttatori e parassiti non esiterà a sbarazzarsi di Bouteflika se mantenerlo in carica, davanti al
la rabbia popolare, significasse un pericolo per la conservazione dei loro interessi collettivi di sfruttamento di classe. I partiti di opposizione o le personalità politiche fortemente mediatizzate, che parlano solo di "riforme", agiscono a questo scopo.

Il conflitto fondamentale, messo in ombra dall'assurdità del quinto mandato di Bouteflika, è in realtà quello che oppone i lavoratori e tutti gli strati popolari alla borghesia nel suo complesso, così come all'imperialismo di cui è alleata.

Questa classe sfruttatrice, antipopolare, antinazionale è determinata a difendere quanto già "acquisito" e ad acquisire, mettendo mano con tutti i mezzi, comprese le provocazioni, le manipolazioni e la violenza più estrema, se i metodi basati sull'astuzia e sull'inganno si dimostrassero insufficienti, tutte le fonti di arricchimento che ancora sfuggono alla sua sete di accumulazione di denaro e di dominio. Giacimenti di petrolio e gas, Sonelgaz [azienda elettrica e petrolifera di Stato, ndt], acqua, telecomunicazioni, trasporto aereo, banche, ecc. sono la prossima preda delle sue manovre. Esige la soppressione di ogni controllo sui movimenti di denaro verso l'estero che impediscano la messa al riparo all'estero del prodotto delle sue predazioni. Questo è il vero contenuto nascosto delle "riforme" richieste. Essa è d'accordo con gli Stati imperialisti su questa questione. I contrasti che si scatenano tra questa e tali Stati riguardano solo la parte del bottino che deve essere intascata dall'uno o dall'altro. La retorica pseudo-patriottica sulla protezione degli interessi della nazione non è che una frase per ingannare i cittadini.

La caduta delle entrate petrolifere viene ampiamente utilizzata per giustificare l'offensiva generale contro le conquiste sociali dei lavoratori. Il calo della quota di introiti petroliferi sottratti alla popolazione da queste classi le spinge a trovare un modo per scaricare gli effetti della crisi finanziaria sulle spalle dei lavoratori.

Il piano è pronto. Non solo tutte le leggi anti-operaie, come le leggi anti-sciopero del 1990 saranno mantenute, ma saranno integrate da altre con la revisione del Codice del lavoro e la legge sulle pensioni. Misure che aggravano la povertà e le disuguaglianze sociali scandalose sono già adottate in linea di principio, con una revisione delle tariffe dell'energia elettrica e del gas - al fine di preparare il terreno a una privatizzazione super-redditizia di Sonelgaz - e l'eliminazione del sussidio per i beni di prima necessità. L'attuale sistema fiscale, che porta i lavoratori a pagare più tasse rispetto ai non salariati, sarà rivisto in modo ancora più vantaggioso anche se i responsabili affermano il contrario. Al fine di garantire il sostegno degli Stati imperialisti alla borghesia interna contro il proprio popolo, il governo ha affidato a consulenti americani la revisione della legge sugli idrocarburi. È ufficialmente una questione di riduzione dell'imposta sui profitti delle compagnie petrolifere. E' un modo per il governo di comunicare agli Stati Uniti la sua "sincera e trasparente volontà" di finire sotto il loro controllo per la promulgazione di nuove leggi che ne soddisfino la sete di super profitti.

Questi progetti sono sostenuti da tutti i clan della borghesia, compresi quelli che si dichiarano contrari al regime di Bouteflika. Un'orda di esperti pseudo-fanatici del liberalismo ha scritto montagne di articoli di giornale e parlato in TV per preparare il popolo e i lavoratori a rassegnarsi. RCD [Raggruppamento per la Cultura e la Democrazia], Mouwatana [Cittadinanza], Benbitour, Benflis, l'islamista Makri, il generale in pensione Guediri, e la lista è lunga, non si distinguono dal potere che per l'accelerazione del ritmo di ulteriori liberalizzazioni, accelerazione accompagnata da cautela nel linguaggio. In verità vogliono rapidamente paralizzare il potente movimento sociale in gestazione la cui esplosione non tarderà con l'esaurimento delle riserve valutarie. L'ineluttabile emergere di una classe operaia organizzata e combattiva li spaventa. Impedisce loro di dormire sonni tranquilli.

Tutte queste classi sfruttatrici e gli strati parassitari stanno cercando di trovare una soluzione alla crisi politica attraverso il rafforzamento dei poteri del "gabinetto nero" dietro il ritratto di Bouteflika cercando nel mentre un successore più credibile e politicamente "vergine". Ma tutti si sono assicurati il sostegno degli Stati imperialisti.

Il testo della dichiarazione per la candidatura di Bouteflika è chiaro. Dopo le elezioni, il potere convocherà una "conferenza inclusiva" il cui scopo vero è quello di giungere a un consenso tra tutti i clan della borghesia per lanciare unitamente una guerra sociale senza soluzione di continuità nei confronti dei lavoratori nel quadro di un nuovo accordo con le multinazionali e i loro Stati imperialisti interventisti.

Il governo ha moltiplicato le strizzatine d'occhio verso questi Stati. L'esercito algerino è stato appena associato a esercitazioni militari in Burkina Faso e in Mauritania sotto la bandiera di Africom. Il governo non esprime alcuna solidarietà al Venezuela. Bouteflika si è appena congratulato con la banda di fantocci che dirige la Libia nell'anniversario del rovesciamento di Gheddafi. I cosiddetti partiti di opposizione della borghesia tacitamente approvano e si guardano dal dire apertamente quello che pensano per evitare di urtare i sentimenti delle masse e rivelare prematuramente le loro vere intenzioni. Né il potere, né questi partiti, né i candidati eccessivamente mediatizzati di queste elezioni protestano contro l'accerchiamento dell'Algeria da parte delle basi militari francesi e americane.

Il blocco della via politica operato per 30 anni e portato all'estremo da Bouteflika con il pretesto della lotta contro il terrorismo oscurantista o della difesa della stabilità del paese ha soffocato la voce delle forze rappresentative delle aspirazioni della classe operaia, dei contadini poveri, degli strati sociali che vivono del loro lavoro manuale o intellettuale. L'ideologia reazionaria veicolata dalla TV e dalla stampa è dominante.

Il problema non è il quinto mandato di Bouteflika, né il primo mandato di Benflis, del generale in pensione Guediri o di altre vecchie conoscenze. Il problema è quello del contenuto di classe dei programmi e degli orientamenti dei candidati mediatizzati.

Dal 1999, i comunisti hanno avvertito le masse che non avevano nulla da aspettarsi da Bouteflika. Ad ogni elezione, hanno sempre chiesto di non dare retta né a coloro che i generali favorevoli al capitalismo hanno tratto dall'esilio, né alla loro falsa opposizione.

Naturalmente nel 2019 i comunisti non sono né per il quinto mandato di Bouteflika, né per il primo di uno dei suoi avversari che perseguono la stessa politica a favore delle classi ricche e sfruttatrici, avendo cura di nascondere il vero obiettivo di classe sotto i colpi diretti contro Bouteflika o contro un uomo screditato come Ouyahia.

I comunisti chiamano i lavoratori, i fellah [contadini] poveri, la gioventù popolare, gli intellettuali vicini alle aspirazioni popolari, gli strati sociali che vivono del loro lavoro a combattere, unirsi, organizzarsi, accumulare forze per mettere fine a un regime tanto odiato, a non lasciarsi ingannare dai nuovi lupi travestiti da amici del popolo. La soluzione non verrà da un salvatore provvidenziale, ma dalla loro capacità di agire compattamente in modo organizzato, partecipando alla costruzione di un partito rivoluzionario, con chiari obiettivi politici, economici e sociali di classe. Chiamano in una parola ad amplificare la lotta con abnegazione e continuità, prima e dopo il 18 aprile, per un governo rivoluzionario democratico popolare che sia espressione delle loro aspirazioni, un governo per salvare le masse popolari e il paese dalla catastrofe economica imminente e dall'ingerenza imperialista. Questa deve essere la parola d'ordine nelle riflessioni e nei dibattiti da condurre tra le masse, nel fuoco dell'azione e nelle lotte democratiche.

Questo governo per cominciare deve prendere le misure per fermare lo spreco e l'emorragia delle riserve valutarie controllando il commercio estero per mettere fine all'importazione di beni superflui che le svuotano, creando uffici responsabili per importare beni di prima necessità e beni strategici e colpendo i truffatori, rilanciando il settore pubblico produttivo, rivedendo il sistema fiscale per fare pagare i ricchi, sostenendo i lavoratori nelle loro lotte contro i loro sfruttatori, applicando le sentenze in materia di reintegro dei lavoratori licenziati, introducendo un primo controllo da parte dei lavoratori della gestione di aziende pubbliche e private, difendendo il loro potere d'acquisto, il loro diritto alla salute, bloccando la svendita di aziende agricole statali pilota, recuperando tutte le terre consegnate ai capitalisti per distribuirle ai contadini senza terra, ai lavoratori agricoli e ai giovani, confiscando i beni rubati, rafforzando le capacità di difesa militare del paese e facendo affidamento sulla mobilitazione consapevole della gioventù patriottica contro i preparativi imperialisti, ecc.

Questo governo dovrà abrogare tutte le leggi che impediscono ai lavoratori di organizzarsi per difendere i loro interessi e le loro aspirazioni politiche e sociali. Avrà la funzione di difendere gli interessi dei lavoratori e delle masse per sconfiggere la resistenza e le manovre degli oligarchi, la borghesia e i loro sostenitori imperialisti, per sostenere la formazione di nuove istituzioni sorte dall'intervento delle masse popolari.

E' intorno a tali linee programmatiche di lotte immediate, in una prospettiva socialista, nelle lotte di base con i lavoratori che si smascherano i bugiardi e i demagoghi protagonisti della campagna elettorale in corso.

La decisione di partecipare in una forma o nell'altra a questa lotta elettorale, o di boicottarla, dipenderà dall'evoluzione del rapporto di forze risultante dalla combattività delle masse entro il 18 aprile.

I comunisti sostengono tutte le lotte contro il soffocamento della libertà di espressione e di dimostrazione. Incoraggiano proteste e azioni contro la frode, mentre invitano lavoratori e giovani a evitare le insidie dei loro nemici, lavorando per smascherare dinanzi alle masse i politici della vecchia o "nuova" borghesia proposti per salvare l'attuale regime economico e sociale borghese.

Come comunisti, assimilati gli insegnamenti di Lenin e l'esperienza delle lotte guidate dai bolscevichi incoronate dalla Rivoluzione dell'Ottobre 1917, è chiaro per noi che la lotta elettorale non è che una forma di lotta, da combinare con tutte le altre. La presa del potere da parte della classe operaia e dei suoi alleati non risulterà da competizioni elettorali, ma queste sono indispensabili nelle fasi pre-rivoluzionarie o in periodi di riflusso, in quanto aiutano a educare l'avanguardia proletaria al controllo di tutte le armi della lotta di classe. È attraverso tutte le sue forme di lotta, inclusi principalmente gli scioperi politici generali, che il partito rivoluzionario di massa sarà forgiato per condurre i lavoratori alla vittoria, alla nascita di un potere della classe operaia e dei suoi alleati per la rivoluzione socialista.

Non si tratta semplicemente di cambiare gli uomini a capo del paese, di rimpiazzare Hadj Moussa con Moussa Hadj o con Chab Moussa, ma di rovesciare l'ordine borghese che ha dilapidato le risorse del paese e il frutto del lavoro dei produttori, per sostituirlo con un regime socialista guidato dalla classe operaia e dai suoi alleati, i poveri contadini e gli strati sociali popolari, un sistema basato sulla proprietà sociale dei mezzi di produzione e sulla pianificazione.

Partito Algerino per la Democrazia e il Socialismo

26 febbraio 2019

NdT

[1] Béni-oui-oui, termine negativo per designare in Algeria i collaboratori indigeni delle istituzioni del colonialismo francese.


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