Parigi, 17 ottobre 1961. E' una data che il popolo algerino non dimenticherà mai, che sarà impossibile da cancellare dalla memoria. Alla fine di quella giornata, 60.000 algerini, uomini, donne e bambini, organizzati dal Fronte di Liberazione Nazionale, marciarono pacificamente per le principali strade della capitale francese per denunciare il coprifuoco discriminatorio decretato qualche giorno prima per costringerli a nascondersi nelle loro baracche o nelle loro pensioni dalle 20.30 alle 5.30 del mattino per permettere alla polizia e agli harkis [algerini collaborazionisti inquadrati da ufficiali francesi, cui venivano affidati i compiti più efferati, ndt] di prelevarli comodamente per picchiarli, torturarli e farli sparire. E soprattutto per proclamare, con la sola forza dell'incrollabile certezza della giustezza della loro lotta, la rivendicazione dell'indipendenza del loro paese, la cui inevitabilità era stata annunciata dall'insurrezione del 1° novembre 1954.
Questo avvenne sei mesi prima degli accordi di Evian del 19 marzo 1962, in base ai quali il governo francese firmò con i rappresentanti del governo provvisorio della Repubblica algerina il documento che riconosceva il diritto all'autodeterminazione e all'indipendenza del popolo algerino. Questi accordi metteranno fine a 132 anni di crudele oppressione coloniale.
Il 17 ottobre la repressione fu immediata e selvaggia.
La manifestazione pacifica per l'indipendenza del nostro paese venne affogata nel sangue.
Furono 12.000 gli algerini rastrellati. Corpi crivellati di proiettili o segnati da colpi vennero ripescati dalla Senna.
Gli algerini arrestati furono caricati sugli autobus della polizia o della RATP [Régie autonome des transports parisiens]requisiti, tra pugni e pesanti manganellate. Caddero a terra e passarono tra una siepi di poliziotti che li ricevettero con calci, pugni e bastoni. Un vero pogrom. Nonostante questa indicibile repressione, le autorità francesi, con una faccia tosta fenomenale, annunciarono solo 2 morti, senza provare vergogna per questa infamia dell'imperialismo occidentale che sostiene sempre l'insostenibile. Menzogne e fumo negli occhi sono il loro leitmotiv.
Le testimonianze e gli storici specializzati che si baseranno sui rari documenti salvati dallo stato francese, conteranno più di 200 morti e migliaia di feriti. La Federazione francese dell'FLN conterà più di 400 morti secondo le dichiarazioni delle famiglie colpite dalla perdita dei loro cari
Più tardi, le autorità francesi se ne lavarono le mani incolpando del crimine il prefetto Papon. Tutti scopriranno oltre 30 anni dopo il curriculum di questo alto funzionario come ex petainista e collaboratore nazista, quando si tratterà di denunciare l'Olocausto degli ebrei, non per denunciarlo come crimine contro l'umanità, ma essenzialmente con il secondo fine di preparare l'opinione pubbica francese a giustificare la "ebraicità" dello Stato d'Israele. L'obiettivo ora è dare allo stato sionista il diritto di perpetrare ogni giorno nuovi 17 ottobre contro i palestinesi cacciati dalla loro terra ancestrale.
Infatti, tutti sapevano nel 1945 chi era Papon. Ma i "liberatori" americani e lo stesso De Gaulle avevano bisogno di passare la spugna sul curriculum di tali soggetti per mobilitare tutti quelli spinti da un anticomunismo viscerale contro il potente PCF, glorificato dal ruolo decisivo occupato nella resistenza all'occupazione nazista e consacrato dal suo peso elettorale. Si trattava di fare affidamento su individui compromessi per spingere il PCF a provocazioni destinate a disarmarlo e persino ad annientarlo. Come fece l'esercito britannico con il Partito Comunista di Grecia dopo il suo sbarco in quel paese nel 1944, quando i nazisti erano già stati cacciati dalla resistenza del popolo greco, che non aveva bisogno di alcun "aiuto" militare straniero per riconquistare la libertà.
L'anticomunismo e la repressione della lotta di liberazione dei popoli colonizzati erano e sono legati dagli stessi interessi. La borghesia ha bisogno dei Papon per salvaguardare i suoi privilegi, per perpetuare lo sfruttamento capitalista e il dominio sui popoli per rastrellare sempre maggiori profitti.
Il 17 ottobre 1961 è solo un altro massacro nel sinistro bilancio della lunga notte di orrore del nostro popolo durante i 132 anni di occupazione coloniale.
Fu dapprima l'accaparramento a mezzo della più barbara violenza delle migliori terre d'Algeria da parte di alcune migliaia di coloni. I nostri contadini depredati furono gettati in strada senza alcuna risorsa, da un giorno all'altro, e spinti in terre aride dove l'unico cibo erano le radici. I nostri fellah, ridotti alla condizione di vagabondi nel proprio paese dagli invasori, furono obbligati, in un'umiliazione senza nome, a vendersi a coloro che rubavano la loro terra. Non dobbiamo dimenticare la sinistra fumigazione di intere popolazioni, donne, bambini e vecchi, senza distinzione, rinchiusi nelle grotte con i loro armenti e possedimenti dalla soldataglia coloniale o bruciati vivi. Le innumerevoli incursioni omicide compiute dai fanatici dell'Algeria francese. I massacri della popolazione, il più sinistro dei quali fu quello perpetrato dal mostruoso generale De Saint-Arnaud nella Piccola Cabilia, uomo di punta dell'esercito coloniale dopo Bugeaud, specialista in indicibili atti di crudeltà, reso famoso dalla metodica organizzazione di questi massacri. Ma non è stato l'unico a distinguersi in questa orgia di crimini di massa. Numerosi generali gareggiarono in questi atti odiosi che non avevano nulla da invidiare al comportamento dell'esercito nazista. Migliaia di nostri concittadini sono stati massacrati e sterminati. Il massacro dell'8 maggio 1945 a Sétif ne è il simbolo: 45.000 morti.
Sorprese dallo scoppio della lotta di liberazione nazionale, che avevano finito per credere alla loro stessa propaganda su "un'Algeria felice grazie all'opera civilizzatrice della Francia dei diritti dell'uomo e dei lumi", le autorità francesi si scatenarono per neutralizzare un "manipolo di ribelli ingrati, ingannevoli e fanatici". Mobilitarono contro il nostro popolo tutta la loro forza militare.
Ne seguì una lunga e terribile guerra, durata più di 7 anni. Ma il nostro popolo non si è piegato sotto la violenza inaudita dell'occupante. Ha resistito senza vacillare fino ad ottenere la sua indipendenza. Il nostro popolo ha pagato un prezzo molto alto, il bilancio è stato terribile: 1,5 milioni di morti, migliaia di dispersi e centinaia di migliaia di feriti e mutilati.
Il nostro popolo non cancellerà mai dalla sua memoria i 132 anni di occupazione e i numerosi pogrom perpetrati dalla colonizzazione francese. Solo i popoli francese e algerino potranno riconciliarsi quando avranno cacciato dal potere tutti i trafficanti che governano, abbattuto il sistema capitalista e instaurato il socialismo.
Nei giorni successivi alla manifestazione del 17 ottobre, molti progressisti francesi gridarono la loro indignazione per i crimini commessi durante questa repressione selvaggia.
Come partito, il PCF fu l'unico a incoraggiare, attraverso i propri organi di stampa, le sue sezioni e i suoi deputati, un'assemblea di massa dei sindacati dei lavoratori e degli studenti per denunciare i crimini e porre fine alla guerra contro il popolo algerino.
Il 17 ottobre 1961, i lavoratori immigrati algerini, matrice del moderno movimento nazionale e antimperialista, segnarono con la loro partecipazione massiccia la lotta di tutto il popolo algerino, sulle due sponde del Mediterraneo, per la liberazione nazionale e sociale.
Gloria ai nostri martiri della manifestazione del 17 ottobre 1961 a Parigi
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