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7/2/2005
da http://www.newstatesman.com/200502070017


Timore e silenzio in Australia


John Pilger

“L'Australia, una volta la terra senza paure, ha collaborato più da vicino di ogni altro governo occidentale con Guantanamo ed è colpevole in proprio di reati contro i diritti umani”.

di John Pilger, Lunedì 7 Febbraio 2005

I miti nazionali di solito hanno un fondamento. In Australia, il mito di una società egualitaria e coraggiosa, ha una storia straordinaria. Molto prima della maggior parte del mondo, l’Australia si era data un salario minimo, una settimana lavorativa di 35 ore, assistenza all’infanzia e voto alle donne. Il ballottaggio segreto fu inventato in Australia. Dagli anni sessanta, gli australiani possono vantare la distribuzione di reddito personale più equa nel mondo.

Oggi, queste sono verità sovversive, rimosse. Mentre nelle scuole è prescritto di sventolare la bandiera (nella quale l’Union Jack beffa ancora dall’alto), viene esaltata la lacrimosa storia dei soldati australiani che a Gallipoli morirono senza motivo per un dominio imperiale, insieme a colonialismo e razzismo appena mascherati. L’Australia, auto-promossa come bastione dei diritti umani, è diventata una rappresentazione del loro rifiuto e della degradazione.

Molti australiani sono consapevoli di questo, almeno quelli che hanno riempito un 
piccolo teatro di Sydney il 26 Gennaio, giorno in cui l’Australia celebra l'esproprio del popolo aborigeno da parte degli inglesi, nel 1770. Si stava rappresentando un lavoro straordinario di Stephen Sewell, ‘Mito, Propaganda e Disastro nella Germania Nazista e nell'America Contemporanea’, che smaschera la democrazia dell’America di Bush: "se vuoi vedere l’America, guarda negli occhi dei suoi prigionieri", dice uno dei personaggi principali. Sewell tratta con grande maestria il tema, raramente discusso in pubblico in Australia, del potere rapace camuffato da democrazia, e la paura e il silenzio dei suoi ceti privilegiati.

In sala ad applaudire c’era anche Stephen Hopper, avvocato di Mamdouh Habib, uno di due australiani imprigionati a Guantanamo Bay, che ha descritto le sofferenze per le torture patite da Habib prima in Egitto, dove fu tradotto dagli americani dopo che lo avevano rapito in Pakistan. In una prigione diretta dalla CIA in Egitto, egli venne sospeso al soffitto con i piedi appoggiati solamente su un barile elettrificato.“Poteva appoggiarsi e ricevere una scossa o appendersi dolorosamente alle sue braccia fino a crollare" dice Hopper. “Bendato, venne segregato in stanze che erano allagate con acqua, percorse da scariche elettriche. A Guantanamo Bay poi le guardie continuarono i maltrattamenti, anche rivolti contro la sua dignità. Nella stanza degli interrogatori erano stati appesi ai muri ingrandimenti fotografici di suoi famigliari e i torturatori dicevano: “ E’ un peccato che ora dobbiamo uccidere la tua famiglia”

Conosciamo queste atrocità dai racconti dei primi prigionieri britannici. Ma mai  nessun governo che si autoproclami democratico, ha collaborato così completamente col regime Guantanamo come quello di John Howard (premier dell’Australia, ndr). Stephen Hopper ha detto che un Ufficiale australiano stava lì in piedi mentre Habib veniva torturato dagli americani e trascinato su un aereo; ci sono documenti che lo provano. Il Procuratore generale australiano, Philip Ruddock, ha affermato di non sapere niente del fatto ed ha implacabilmente calunniato Habib e l'altro prigioniero australiano, David Hicks come sospetti terroristi, senza che fosse prodotto un solo brandello di prova. Fu solo quando parve alla Corte Suprema degli Stati Uniti di esaminare il suo caso che Habib fu affrettatamente rispedito a casa.

Gareth Peirce, che rappresenta i britannici di Guantanamo, mi disse: "La circostanza che  David Hicks si trovi davanti ad una commissione militare è completamente dovuta al fatto che il Governo australiano non fa niente per lui." Anche l'avvocato militare americano di Hicks dice che il suo processo, con un’inconsistente accusa di cospirazione, è una farsa. Ora Ruddock, il cui lavoro è usare le restrizioni di libertà concesse dalla legge, ha permesso ad un processo giudiziale farsa, di essere brutalmente usato contro cittadini australiani. Avendo messo Habib sotto continua sorveglianza e avendogli impedito di lasciare il paese, ora sta tentando di impedirgli di parlare pubblicamente delle atrocità che gli hanno fatto. E’ chiaro che questo squallido politicante teme la verità che ora Habib è libero di rivelare.

Questa paura è fedelmente riflessa nella maggior parte dei media australiani. Il Sydney Morning Herald  ha vergognosamente permesso ad un propagandista di Israele, Ted Lapkin, di dire che Habib, innocente per ogni giusto sistema legale, aveva pagato il prezzo per le sue azioni con la carcerazione da parte delle Autorità americane. Uno dei principali commentatori ‘liberal’, Michelle Grattan, ha descritto Habib, che è stato chiaramente danneggiato e ingiuriato, come uno che è “entrato nella categoria delle celebrità, e che non può ragionevolmente lagnarsi delle autorità australiane (rimanendo tuttavia sotto controllo)”. Non ci si può stupire, dal momento che, secondo Reporter sans Frontieres, la stampa australiana figura al  41° posto nella graduatoria per la libertà di stampa del mondo, la sua l'ossequiosità al potere supera anche gli stati autocratici e totalitari. Molti giornalisti australiani, come quelli nel lavoro teatrale di Sewell, rimangono in silenzio; così come la maggioranza degli accademici australiani. I principali giornalisti formano un corte adorante attorno ad un primo ministro che è più blairiano di Blair nella sua sequenza di bugie e va oltre il suo mentore a Washington, Bush, nel suo evidente disprezzo per i diritti umani.

Sotto Howard e Ruddock, l’Australia, imprigionando dietro a filo spinato iracheni ed altri scampati a dittature, ha costruito un suo proprio Gulag.  Persone innocenti, compresi bambini, sono tenute in alcuni dei luoghi più isolati sulla terra, come l’Isola di Manus e Nauru. Un  rifugiato del Kashmir, Peter Qasim è imprigionato da quasi sette anni. Il capo di un gruppo di lavoro ONU sulla Detenzione Arbitraria, Louis Joinet, che ha fatto più di 40 ispezioni alle installazioni per la detenzione coatta in tutto il mondo, dice di non avere mai visto peggiore insulto dei diritti umani che in Australia.

I primi australiani sperimentarono per molto tempo queste condizioni. Sotto il governo Howard, il sostegno a salute e servizi legali  per gli aborigeni è diminuito. Nella parte occidentale del New South Wales, l'attesa di vita per gli uomini aborigeni è di 33 anni; l’Australia è l'unico paese industrializzato in una ‘lista nera’ delle Nazioni Unite, tra i paesi che non hanno vinto il tracoma, una malattia prevenibile della povertà, che porta ancora cecità soprattutto ai bambini aborigeni.

Sei anni fa, intervistando Ruddock- quando era il ministro federale responsabile per assicurare che gli australiani neri non creassero imbarazzi al governo in occasione delle Olimpiadi di Sydney- gli domandai: " Come si sente ricevendo rapporti di Amnesty sulle violazioni dei diritti umani, con ‘Australia’ scritto in cima alla lista, dal momento che ‘gli Aborigeni stanno ancora morendo in prigione e la custodia di polizia è a livelli di trattamento che potrebbero essere considerati crudeli, inumani e degradanti?"

Sorridendo, lui rispose: “Perché usano la parola ‘potrebbero’?”
La terra senza paura australiana merita di meglio di un’arrogante cinismo.

Traduzione dall’inglese Bf