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da: www.johnpilger.com/page.asp?partid=429

Australia: il 51° stato

John Pilger
 
01/03/2007

Nel suo ultimo articolo per ‘New Statesman’, John Pilger descrive lo straordinario servilismo del governo australiano di John Howard verso l'amministrazione di Bush - Howard è noto come il 'vice sceriffo' di Bush - e come tale sta erodendo le libertà del paese.
 
Nel giugno di quest’anno, 26.000 soldati statunitensi e australiani si accingeranno a bombardare il fragile ed antico territorio dell'Australia. Prenderanno d'assalto il Reef della Grande Barriera, spareranno a “terroristi” e lanceranno missili a guida laser in una delle regioni più selvagge e primitive sulla terra. Stealth, bombardieri B-1 e B-52 (ognuno dei secondi porta da solo 30 tonnellate di bombe) porteranno a termine il lavoro, insieme ad un attacco navale. Cariche di profondità subacquee esploderanno dove si riproducono specie di tartarughe in via d'estinzione. Sottomarini nucleari attiveranno il loro sonar di alto livello che distruggeranno l'udito di foche e di altri mammiferi marini.
 
Estendendosi via satellite dall’Australia alle Hawaii, l’Operazione Talisman Sabre 2007 è una guerra telecomandata, progettata per attacchi “preventivi” su altri paesi. Gli australiani sanno poco di questo. Il parlamento australiano non l'ha dibattuto; i media non sono interessati. La risoluzione di un trattato segreto firmato dal governo di John Howard con l'amministrazione di Bush nel 2004 include l’installazione di una enorme nuova base militare nell’Australia Occidentale che porterà il totale delle basi conosciute U.S. in tutto il mondo a 738. Non importa la sconfitta in Iraq, l'impero militare U.S. e le sue ambizioni stanno crescendo.
 
L’Australia è notevole per lo straordinario grado di servilismo che Howard ha portato anche oltre quello di Tony Blair. Una volta descritto sul Sydney Bullettin come “vice sceriffo” di Bush, Howard non si sentì imbarazzato quando Bush, a sentire questo, lo promosse “sceriffo per il Sudest Asiatico.” Con l'approvazione di Washington, spedì truppe australiane e polizia federale ad intervenire nelle nazioni insulari del Pacifico; nel 2006 effettuò il “cambio di regime” a Timor Est, il cui il primo ministro, Mari Alkatiri, aveva la sfrontatezza di volere una ripartizione corretta del petrolio e delle riserve di gas del suo paese. La repressione dell'Indonesia a Papua Ovest, dove gli interessi minerari americani sono descritti come “un grande premio”, fu avallata da Howard.
 
Questo ruolo sub-imperiale ha una storia. Quando nel 1901 i sei stati australiani si federarono in una nazione- “un Commonwealth indipendente ed orgoglioso” dicevano i titoli- i coloni australiani chiarirono che l'indipendenza era l'ultima cosa che volevano. Loro volevano che la Madre Inghilterra fosse più protettiva verso la sua colonia più lontana, adducendo di essere minacciati da un’orda di demoni, quantomeno da “orde asiatiche” che sarebbero piombate su di loro come per forza di gravità. Lo storico Manning Clark scrisse “L’intera rappresentazione puzzava…Gli australiani ancora una volta strisciavano di fronte agli inglesi. C'erano grossi statisti che bramavano un titolo straniero, proprio come le loro mogli bramavano un sorriso di riconoscimento dalla moglie del Governatore-Generale, che si dice trattasse usualmente tutti con grande disprezzo”
 
La classe politica moderna dell’Australia ha la stessa brama di riconoscimento del grande potere. Negli anni cinquanta, il primo ministro Robert Menzies permise alla Britannia di far esplodere in Australia bombe nucleari, spargendo nubi di materiale radioattivo su aree popolate. Agli australiani fu data solamente la buona notizia di essere stati scelti per questo diritto. Un ufficiale della Royal Air Force fu minacciato di essere processato dopo che rivelò che 400 o 500 aborigeni erano nelle zone obiettivo, dicendo: “nel caso dovremmo portarli alla decontaminazione. In altri tempi, li colpivamo come conigli.” Seguirono cecità e morti inspiegabili. Dopo 17 anni al potere, Menzies fu nominato cavaliere dalla Regina e fatto Lord Responsabile dei Cinque Porti.
 
Una massima non dichiarata dei politici australiani è che i primi ministri diventano “statisti” solamente quando servono gli interessi imperiali (onorevoli eccezioni hanno avuto corso con la calunnia e sovversione). Negli anni sessanta, Menzies convenne di essere “richiesto” di spedire truppe australiane a combattere per gli americani in Vietnam. La Cina rossa è in agguato, disse. Howard è più estremo; nella sua decade di potere, ha eroso la base stessa delle istituzioni sociali democratiche dell’Australia e ha lanciato il suo paese come un modello di democrazia in stile washingtoniano, dove l'unica partecipazione popolare è quella di votare ogni pochi anni per due partiti “opposti” che condividono quasi identiche politiche economiche, estere e “culturali”.
 
Nel 2001, Howard fu rieletto dopo avere manipolato “l'affare dei bambini gettati fuori bordo ”, nel quale i suoi principali consulenti dissero che i rifugiati afgani avevano cinicamente gettato a mare i loro bambini per essere soccorsi da una nave australiana. Produssero anche fotografie, che si sono poi dimostrate false ma solamente dopo che Howard aveva toccato ogni nervo xenofobo nell'elettorato bianco ed era stato debitamente rieletto. I due ufficiali che portarono la “crisi” al suo fraudolento apice febbrile furono promossi dopo che uno di loro ammise che la falsità aveva “aiutato” il primo ministro. In un caso più scandaloso, Howard proclamò che il suo dipartimento della difesa non aveva saputo di un’altra barca che faceva acqua, colpita, carica di rifugiati iracheni ed afgani diretti in Australia fino a dopo che era affondata. Un ammiraglio rivelò più tardi che anche questo era falso; 353 persone furono lasciate affogare, inclusi 146 bambini.
 
Soprattutto, è il controllo del dissenso che ha cambiato l’Australia. L'influenza di Rupert Murdoch è stata cruciale, molto più di quella dalla Britannia. Ogni volta che Howard o uno dei suoi ministri più balordi vogliono piegare un'istituzione o insultare un oppositore, lo fanno in alleanza con un gruppo di rabbiosi commentatori di Murdoch. Come descrive Stuart MacIntyre in un nuovo libro, Far tacere il Dissenso, l'articolista del Melbourne Herald-Sun, Andrew Bolt, condusse una campagna per ridicolizzare l’indipendente Consiglio della Ricerca australiano che, lui disse, era caduto nelle mani di un “un gruppo di fannulloni della sinistra” il cui lavoro era “ostile alla nostra cultura, storia ed istituzioni”, mentre “i ricercatori erano fissati su genere e razza.” L’allora ministro dell’istruzione, Brendan Nelson negò il finanziamento ad un progetto dopo l’altro, senza spiegazioni.
 
Il Museo Nazionale dell'Australia, il centro nazionale per la tutela dell’infanzia, gli organismi politici degli aborigeni e altre istituzioni indipendenti sono state sottoposte a una analoga intimidazione. Un amico che ha una carica di prestigio all’università mi disse: “Non si può parlare chiaro. Non ci si può opporre al governo o alla ‘Australia sociale’”. Mentre i crimini sociali aumentavano in modo sconcertante, il tesoriere, Peter Costello annunciò allegramente un bando sul boicottaggio morale e etico di certi prodotti. Non ci fu dibattito; i media lo dissero semplicemente. Uno dei principali consulenti di Costello, David Gazard si è recentemente distinto in un seminario guidato dagli U.S. in Melbourne, organizzato dall’Istituto di Pubbliche Relazioni dell’Australia, nel quale ai partecipanti, che pagavano 595$ Australiani, vennero insegnati i trucchi di contrastare criticamente l'attivismo con “il terrorismo” e “le minacce alla sicurezza.” I suggerimenti includevano: “chiamateli attentatori suicidi…fateli sembrare tutti terroristi… dementi, fumatori di droga, intellettuali maledetti, contro il progresso…” Essi furono edotti su come allestire gruppi di comunità simulate e falsificare le statistiche.
 
Gli insegnanti che non sventolano la bandiera o gli organizzatori di concerti di musica che scoraggiano la presenza di trascinatori razzisti avvolti nella bandiera rischiano una dose del veleno di Murdoch. Allo stesso modo, se manifesti vergogna per il ruolo vassallo dell'Australia sei ritenuto “anti-australiano” e, senza ironia, “anti-americano.” Pochi australiani sanno che Murdoch, che domina la stampa, ha abbandonato la propria cittadinanza australiana per poter così fondare la rete Fox TV negli Stati Uniti. L'Università di Sydney sta per aprire un Centro Studi degli Stati Uniti, appoggiato da Murdoch dopo le sue lagnanze sull'incapacità degli australiani di apprezzare i benefici del bagno di sangue in Iraq.
 
Avendo recentemente parlato a riunioni pubbliche affollatissime a Brisbane, Sydney e Melbourne, non mi restano dubbi che molti si preoccupino profondamente che le libertà nel loro luminoso idillio stiano svanendo. Ne hanno avuto un vivido segnale l'altro giorno, quando il Vicepresidente Dick Cheney venne a Sydney a “ringraziare” Howard per il suo appoggio. Il governo dello stato del Nuovo Galles Meridionale ha varato velocemente una legge che ha permesso alle 70 guardie del servizio segreto di Cheney di portare armi cariche. Con la polizia, si sono impossessati del centro di Sydney e hanno chiuso Harbour Bridge e parte del centro storico. Un corteo di diciassette veicoli incedeva teatralmente qua e là, come se Howard stesse vantandosi con Cheney: “Guarda il mio controllo su questa società; guarda il mio paese compiacente”. Ed il suo ospite e mentore è un uomo che, pur avendo rifiutato di combattere in Vietnam, ha riportato l’uso della tortura e ha mentito incessantemente sull’Iraq, che ha fatto milioni con le stock option mentre la sua società Halliburton trae profitto dalla strage, e che ha proibito la pace con l'Iran. Quasi ogni discorso che lui fa include una minaccia.
 
Per ogni grado di legge internazionale, Cheney è uno dei principali criminali di guerra, tuttavia è stato lasciato ad un esiguo, coraggioso gruppo di contestatori sostenere il mito degli Aussie (australiani, ndr.) della rivendicazione dei principi ed affrontare la polizia. Il leader del Partito Laburista di opposizione, Kevin Rudd, l'incarnazione dell'acquiescenza, li ha chiamati “selvaggi violenti”; uno dei contestatori aveva 70 anni. Il giorno seguente, sul titolo del Sydney Morning Herald si leggeva “Cheney dice: I terroristi hanno ambizioni imperiali” Un'ironia squisita.
 
Traduzione dall’inglese Bf per www.resistenze.org