www.resistenze.org - popoli resistenti - bielorussia - 07-07-06

I comunisti della Bielorussia
 
Nel nostro tentativo di sopperire agli evidenti vuoti informativi che caratterizzano gran parte della sinistra “alternativa” italiana in merito alle vicende dei paesi dell’ex URSS, proseguiamo nella pubblicazione di materiali che illustrano le linee politiche e l’attività delle forze comuniste di quelle realtà.
 
In questa occasione intendiamo proporre due contributi di Tatjana Golubieva, leader del P.C. di Belarus, che illustrano le attuali posizioni del partito sulle principali questioni di politica interna ed estera.

Cosa pensano i comunisti bielorussi della situazione nel loro paese?
 
Intervento di T.G. Golubieva, Prima Segretaria del Partito Comunista di Belarus 
mailto://atamanovgp@tut.by
inhttp://www.solidnet.ru
19 maggio 2006
 
E’ la traduzione di ampi stralci dell’intervento presentato dalla segretaria del Partito Comunista di Belarus, all’Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai svoltosi ad Atene nel novembre 2005 (pochi mesi prima delle elezioni presidenziali che hanno visto la vittoria plebiscitaria di Lukashenko). Un contributo alla conoscenza dell’approccio adottato da questi compagni all’originale esperienza di governo che sta vivendo il loro paese, messa in pericolo dall’aggressività dell’imperialismo.
 
Il testo è stato tradotto in inglese per “Solidnet” dai compagni del Partito Comunista di Cuba.
 
Desidero, a nome del Partito Comunista di Belarus, esprimere un ringraziamento al Comitato Centrale del Partito Comunista di Grecia per l’invito e per aver organizzato un incontro che contribuirà ad unire i nostri partiti nella lotta contro le aspirazioni aggressive di alcuni Stati imperialisti che, da una posizione di forza militare, negli ultimi anni si sono arrogati il diritto di imporre ad altri Stati indipendenti e sovrani il modo in cui essi dovrebbero vivere e di dettare la loro politica interna ed estera.
 
Ecco come si comportano gli Stati Uniti d’America, cercando di instaurare un ordine unipolare dopo la disintegrazione dell’URSS. Dando ad intendere di volere democratizzare alcuni paesi, essi fanno cinicamente e spudoratamente uso della forza militare, organizzano guerre e sottopongono a sofferenze milioni di persone. E’ stato così quando gli USA hanno interferito negli affari interni della Jugoslavia, al tempo dei bombardamenti su questo paese. Ed ora, nel tormentato Iraq, dove le madri perdono i propri figli e dove muoiono centinaia di migliaia di civili iracheni. 
L’amministrazione USA, spacciando tutto ciò per democratizzazione, manda i suoi soldati a morire nell’interesse dei monopoli petroliferi e militari, per aumentarne i favolosi profitti. Cresce la voracità degli imperialisti USA che sono già pronti ad utilizzare la forza contro altri stati. Essi minacciano economicamente e militarmente la Siria e l’Iran. E cercano di raggiungere i loro obiettivi tramite un accordo in sede ONU. 
 
Gli Stati Uniti accusano il nostro paese di violare la democrazia ed hanno avanzato minacce dirette contro Belarus. E’ stato avviato un lavoro ideologico tra il popolo statunitense. L’idea che viene instillata è quella secondo cui tutto sta ad indicare che in Belarus non c’è democrazia e che, perciò, gli USA dovrebbero intervenire per aiutare l’opposizione bielorussa a deporre le autorità elette dal popolo e per imporci il loro modello di vita, indicandoci ciò che essi intendono per democrazia. Sono state assunte decisioni che costituiscono una minaccia per Belarus. Sono stati stanziati fondi per l’opposizione incaricata di promuovere la cosiddetta “rivoluzione arancione”, il cui obiettivo è quello di corrompere coloro che sono disposti a farsi comperare dal capitale occidentale. Con l’aiuto di questi finanziamenti stranieri pagati dai contribuenti, si cerca così di ingannare e confondere i cittadini di Belarus.
  
Il loro obiettivo è uno solo: creare le condizioni che permettano a oligarchi ricchi e super-ricchi di prendere possesso della proprietà statale.
 
Ma il popolo di Belarus non si farà ingannare. Esso è assolutamente pronto a difendere i propri diritti, a sostenere la politica di sviluppo economico-sociale di una forte e prospera Belarus adottata dal presidente della Repubblica di Belarus, Aleksandr Grigorevich Lukashenko. In Belarus ci troviamo di fronte ad una normale società democratica; i nostri cittadini godono degli stessi diritti democratici e delle libertà che esistono in altri paesi europei. E io mi rivolgo a voi, compagni, perché ci sosteniate e contribuiate a spiegare ciò che può disorientare i popoli d’Europa. Il nostro partito condivide ed appoggia la politica interna orientata socialmente condotta nel paese sotto la leadership del Presidente.
 
Questa politica e i suoi programmi di sviluppo economico-sociale coincidono per molti aspetti con il programma del nostro partito. Noi collaboriamo con le autorità ed appoggiamo la loro azione, dal momento che essa corrisponde alle aspirazioni dei lavoratori ed è intesa a migliorare le loro condizioni di vita.
 
Con orgoglio possiamo affermare che solo in Belarus sono state preservate molte delle conquiste del Grande Ottobre. In Belarus emerge la differenza rispetto agli altri paesi della CSI nell’ambito più importante, quello del livello di vita della popolazione. E ciò si manifesta in un paese che non riceve crediti o prestiti esteri, che è carente di materie prime proprie, che sono più care che in Russia, che deve per di più sostenere il peso della tragedia di Cernobyl, che assorbe all’incirca un quarto del bilancio statale. 
 
La base di questo successo si trova in un’adeguata politica economica e sociale, sta nel non aver consentito una privatizzazione selvaggia e, entro limiti accettabili, nel regolamento statale dell’economia. Ciò ha assicurato il raggiungimento di una crescita rapida e sostenuta del Prodotto interno lordo, incomparabilmente più veloce di quella degli altri paesi della CSI e dell’Europa Orientale. Logicamente, il volume dei benefici materiali e morali che ne consegue alla società è anch’esso aumentato considerevolmente. 
 
Crediamo che i nostri Partiti Comunisti dovrebbero essere informati più adeguatamente in merito allo stato delle cose nei nostri paesi, sostenendosi reciprocamente sul piano politico e smascherando le trame dei circoli imperialisti.
 
(…) Per i comunisti bielorussi è importante formulare un’analisi aggiornata della situazione del partito e dei cambiamenti che hanno corso nel paese, rinnovare i ranghi del partito e della sua leadership. E’ essenziale formare militanti e strutture radicate in ogni regione e città del paese. Del resto, questo è un problema comune a tutti i nostri partiti. 
 
Riteniamo necessario elevare la consapevolezza teorica del partito, la sua idea di società e creare le condizioni perché ciò venga compreso e appoggiato dai diversi strati della popolazione e soprattutto dai giovani e perché migliori il clima psicologico in cui opera il partito. 
 
Non è certo un segreto quanto, negli ultimi 15 anni, la televisione, la radio, diversi giornali e i partiti liberali si siano intensamente impegnati in una campagna anticomunista e antisovietica. Occorre onestamente riconoscere che sono stati in ampia misura capaci di gettare discredito sulle idee comuniste e socialiste tra il popolo. I partiti liberali di destra della Belarus, in particolare il Fronte Popolare di Belarus e il Partito Civico Unito, a cui si è aggregata la leadership del Partito dei Comunisti di Belarus, magnificano la democrazia occidentale e la vita paradisiaca dei paesi occidentali. E fanno ogni possibile sforzo per denigrare e distorcere la situazione in Belarus. 
 
I nostri avversari, che non sono sostenuti dal popolo e non godono del suo rispetto, si prodigano per ottenere appoggi esterni, e perché si interferisca nei nostri affari interni. Affermano che i diritti civili e le libertà sono violate in Belarus, che da noi non c’è democrazia, e accusano il presidente della Repubblica di Belarus, A.G. Lukashenko, di tali crimini. E questo non risponde al vero. 
 
E’ vero invece che essi intendono creare un’immagine negativa della Belarus e del suo presidente. Voglio ribadire che il nostro partito è preparato a fronteggiare qualsiasi pseudorivoluzione, sia “arancione” che “delle rose” o di qualsiasi altro colore, esportata e finanziata dagli Stati Uniti. E a tal fine è particolarmente importante il lavoro ideologico. 
 
Voglio anche sottolineare che l’appello lanciato dai dissidenti all’Occidente perché imponga un blocco economico al nostro paese è destinato a non avere successo. L’opposizione e i suoi media non hanno e non avranno mai l’appoggio del popolo. Anche se, per raggiungere tale obiettivo, non esitano a strumentalizzare gli abusi e le violazioni dei diritti umani nell’URSS degli anni ’30 e ’40.
 
Come rispondiamo noi? Ci sforziamo di spiegare gli errori del passato e, allo stesso tempo, ricordiamo le grandi conquiste ottenute dal paese ai tempi del socialismo, nell’istruzione come nella scienza e nella cultura. 
 
Riteniamo pure nostro compito il rafforzamento degli strumenti di informazione del partito e delle sue risorse organizzative. 
 
Belarus, a differenza di altri paesi, mantiene la proprietà statale sulle più importanti imprese, sulle risorse naturali, sul sottosuolo e sulle terre coltivabili. Cito, tra gli altri, il lucroso settore petrolchimico e le più importanti fabbriche di automobili e trattori. 
 
Le disposizioni legislative in merito alla privatizzazione della proprietà statale, così come la Legge sugli oggetti che devono essere mantenuti sotto il controllo dello Stato, impediscono a coloro che vogliono privatizzare di raggiungere i loro obiettivi. Il paese sta procedendo alle privatizzazioni in maniera restrittiva, senza accelerazioni e tenendo in considerazione il ruolo dei lavoratori. 
 
In Belarus la maggior parte della proprietà del popolo rimane nelle mani dello Stato. I profitti che ne derivano vengono impiegati per risolvere i problemi sociali: l’assistenza medica gratuita, l’educazione, il welfare per i disabili, i pensionati e le famiglie numerose. 
 
Ciò che abbiamo affermato non significa però che non abbiamo proprietà privata e un settore degli investimenti privati. In Belarus si assiste a un boom della piccola e media impresa. Recentemente, il Capo dello Stato ha emesso un decreto che migliora le condizioni per gli investimenti. 
 
Ciò non significa affatto che il nostro partito abbia la strada spianata nel suo lavoro. Esistono problemi, seri problemi. Dobbiamo intensificare al massimo il lavoro per rafforzare i ranghi del partito e per aumentare la sua reputazione. Dobbiamo dimostrare di essere in grado di rispondere con i fatti ai problemi che investono il nostro popolo. 
 
La nostra attività è indirizzata a rafforzare l’unità del popolo e l’educazione patriottica dei lavoratori. Il programma del partito deve tener conto della realtà dell’attuale livello di sviluppo della società. Il Partito Comunista di Belarus riconosce le varie forme di proprietà esistenti nell’economia, in conformità con la Costituzione della Repubblica di Belarus. 
 
I membri del partito condividono i programmi di sviluppo economico e sociale di Belarus. Negli ultimi anni abbiamo raggiunto il più elevato Prodotto interno lordo tra i paesi della CSI. Abbiamo anche un surplus nel bilancio statale del nostro paese. Salari, pensioni e sussidi vengono regolarmente pagati e costantemente aumentati. 
 
(…) Il Partito Comunista di Belarus, in quanto partito che difende e riflette gli interessi dei lavoratori salariati, è impegnato a svolgere lavoro ideologico tra il popolo lavoratore non solo nelle aziende del settore statale, ma anche nelle strutture non statali. Il suo obiettivo principale è rappresentato dal potere popolare, dal rafforzamento del sistema statale bielorusso e dalla costruzione di una società di giustizia sociale basata sui principi del collettivismo, della libertà e della giustizia. 
 
Nel nostro paese nessuno perseguita i comunisti. Occupiamo buone posizioni nel Parlamento e tra i nostri deputati ci sono anche non appartenenti al partito. 
 
Il Partito Comunista di Belarus è impegnato in una coalizione con organizzazioni sociali e con associazioni, la cui attività è improntata ad un orientamento di sinistra patriottica. Durante il referendum, le elezioni parlamentari e quelle per i Consigli locali, il partito ha appoggiato la politica del Capo di Stato indirizzata, fondamentalmente, a migliorare la vita dei cittadini (…) 
 

Dalla rottura all’unità: verso il Partito Comunista Unificato di Bielorussia
http://www.civilizacionsocialista.blogspot.com
9 giugno 2006 
 
E’ l’intervista concessa dalla segretaria del Partito Comunista di Belarus al giornale dei comunisti russi “Pravda”, tradotta per i compagni spagnoli di “Civilizacion Socialista” da Josafat S. Comin, in cui si forniscono chiarimenti sulla più recente storia del movimento comunista bielorusso, in vista dell’imminente congresso che darà vita al Partito Comunista Unificato di Bielorussia.
 
 
I membri del Partito Comunista di Bielorussia e del Partito dei Comunisti di Bielorussia (d’ora in avanti KPB e PKB, le sigle in russo) hanno creato un gruppo promotore per preparare e svolgere il loro congresso di unità, da cui scaturirà il Partito Comunista Unificato di Bielorussia, sulla base del KPB. Il corrispondente della “Pravda” a Minsk, Oleg Stepanenko, ha incontrato la leader del KPB, Tatjana Golubieva, a cui a chiesto come si sta sviluppando tale processo. 
 
D. Tatjana Ghennadievna, la dichiarazione del gruppo promotore e la decisione del plenum del Comitato Centrale del KPB hanno avuto ampia ripercussione sociale e molto spazio nei media. La maggioranza dei politici e osservatori concorda sul fatto che l’attuale congiuntura esige la ricomposizione dell’unità del movimento comunista nella repubblica, nel minor tempo possibile. 
 
R. Naturalmente, come risulta evidente dalla dichiarazione del gruppo promotore: “…non possiamo rimanere indifferenti di fronte a ciò che sta succedendo, permettere la divisione nelle file del partito più antico del nostro paese, sotto la cui direzione si sono poste le basi dell’identità dello stato bielorusso, si è sconfitto il fascismo, e si è costruita una società di giustizia sociale.”
 
Questa aspirazione a recuperare l’unità non è certo cosa recente. Era presente nei cuori dei comunistidurante tutti questi anni, in cui il nostro partito, a causa di una serie di condizioni oggettive e soggettive, si è trovato diviso. 
 
D. Potrebbe ricordare che cosa ha provocato la rottura. 
 
R. Dall’aprile 1993 nella repubblica era funzionante un solo partito comunista, ma i suoi leader, con Serghei Kaljakin in testa, decisero di stipulare un patto con i partiti radicali borghesi.
 
Firmando a nome dei comunisti una dichiarazione su azioni congiunte con i nazionalisti di destra del tipo Pozniak e Schushkevic (firmatario, insieme a Eltsin e all’ucraino Kravchuk, dell’intesa che ha sancito la dissoluzione dell’URSS, nota del traduttore), essi si sono avviati sulla strada della rinuncia ai principi fondamentali del marxismo-leninismo. 
 
Le ambizioni personali, l’adulazione dell’Occidente, li hanno collocati nel campo della destra. Alcuni di questi leader si sono trasformati direttamente in vassalli dell’Occidente, la qual cosa è stata immediatamente approvata da coloro che hanno condotto e continuano a condurre una politica di pressione nei confronti della Bielorussia e della Russia, conosciuta anche come “Drang nach Osten”.  
 
D. Nella risoluzione strategica dell’OSCE, adottata sulla base delle informazioni ricevute dal rappresentante di questa missione diplomatica a Minsk, il tedesco Hans-George Vick, viene previsto l’aiuto non solo ai partiti borghesi che lavorano attivamente a favore degli interessi occidentali, ma anche al partito comunista “dissidente”. 
 
R. E’ così. La deriva verso destra e verso l’Occidente del partito comunista ha obbligato le forze sane del partito, nelle difficili condizioni attraversate dalla repubblica, a rompere con i sostenitori di Kaljakin e a riprendere l’attività del PKB esistente nel periodo sovietico. 
 
Il tempo ha confermato l’opportunità di quella decisione. 
 
Kaljakin è sempre più coinvolto nella collaborazione con l’Occidente, e impegnato nella lotta contro il suo paese e il suo popolo. Ha partecipato a conferenze anti-bielorusse organizzate dagli Stati Uniti e dalla NATO, si è recato a Washington per coordinare azioni congiunte. Ha illustrato cinicamente gli obiettivi di questi viaggi a fianco dei leader del Fronte Nazionale di Bielorussia e di altri partiti radical-borghesi: “viaggiamo perché comprendiamo che gli Stati Uniti sono interessati alla democratizzazione della Bielorussia”.  
 
Negli ultimi tempi si è trovato alla guida del quartier generale elettorale di Milinkevic, il “promesso sposo” di Washington, proclamato candidato unico delle forze “democratiche” ansiose di attuare a Minsk una nuova rivoluzione “colorata”. 
 
E’ chiaro che i comunisti non potevano accettare un tradimento così smaccato e molti hanno cominciato ad abbandonare le file del PKB.
 
Organizzazioni intere di tutte le regioni del paese sono passate al KPB. Non è un fenomeno recente e ciò che appare più importante: viene dalla base, dettato dalla vita stessa. In tal modo, il gruppo promotore ha saputo interpretare perfettamente il sentire dei comunisti. 
 
E’ importante far notare che tra i membri che formano il gruppo ci sono figure eminenti e rispettate. Tra esse, vecchi dirigenti della repubblica e del partito dell’epoca sovietica come Alexander Axionov, Nikolai Dementey, Alexei Kamay, Vladimir Bedulya. 
 
Nello stesso momento in cui comprendiamo che la riunificazione dei due partiti è una necessità urgente, dobbiamo comunque riconoscere che il processo non è così semplice come potrebbe apparire a prima vista. 
 
D. Dove si incontrano le principali difficoltà? 
 
R. In primo luogo bisogna riconoscere che il movimento comunista nella repubblica è indebolito. La rottura e il comportamento della direzione del PKB hanno intaccato la fiducia della gente nei confronti dei comunisti. I media hanno saputo approfittare della situazione, manipolando e deformando la realtà. 
 
In secondo luogo, l’aperta opposizione al processo di unità da parte della direzione del PKB. 
 
L’opinione della base, delle masse a costoro non interessa. Kaljakin ha dichiarato che la direzione del PKB non ha in programma nessuna riunificazione. 
 
D. Però, in fin dei conti, non è lui che decide. 
 
R. Non esistono differenze tra noi e i militanti di base del PKB e questo è l’essenziale. Tutti comprendiamo che nella situazione attuale, quando è in corso una guerra psicologica e informativa contro la Bielorussia, e non cessano i tentativi di pressione politica, i ricatti e le minacce contro il nostro paese, è necessaria una forza politica organizzata che aiuti la gente a fronteggiare coloro che cercano di distruggere il nostro modello di vita. 
 
E’ proprio contro questo modello, contro i suoi fondamenti, contro la politica attuale che si muovono i leader del PKB. Accusano il KPB di tradire i principi comunisti, con il suo appoggio a questa politica e a Lukashenko. 
 
E’ un’accusa assurda. Non ha alcuna logica. E’ proprio questa politica che ha consentito di risollevare un’economia rovinata dai “democratici”, di assicurare tempi di crescita quattro volte più alti di quelli dell’Unione Europea, e di aumentare di dieci volte il salario reale. 
 
Una delle priorità dello Stato è rappresentata dal rispetto per il principio di giustizia sociale. Nonostante tutte le difficoltà oggettive, si è riusciti ad avere le pensioni e le borse di studio più alte tra i paesi della CSI. Il nostro è stato il primo governo nello spazio post-sovietico a dare dignità al salario minimo. L’obiettivo di tutta la strategia socio-politica e morale che il nostro presidente cerca di mettere in pratica, si riassume in una frase chiave che ha pronunciato recentemente nel discorso sullo stato della nazione: “non è l’elite, ma il popolo, e solo esso, che continua ad essere fonte di giustizia e rettitudine morale”. In generale, i punti fondamentali del nostro programma coincidono con le linee fondamentali della politica adottata in Bielorussia. Appoggiando la linea di Lukashenko, siamo stati e continuiamo ad essere comunisti. 
 
D. Quando sarà celebrato il congresso? 
 
R. E’ fissato per il 15 luglio. Siamo convinti che questa data entrerà nella storia della repubblica come il giorno della rinascita di una poderosa forza politica: il Partito Comunista Unificato di Bielorussia. 
 
 
Traduzioni per www.resistenze.org a cura di Mauro Gemma