www.resistenze.org - popoli resistenti - bulgaria - 28-10-06

Presidenziali in Bulgaria: aumentano le nubi in vista dell’integrazione nella UE
 
di Marcello Graziosi
 
Sono elezioni, quelle di domenica 22 ottobre, passate sotto silenzio dalla stampa italiana, forse perché occorrerà un turno di ballottaggio, fissato per domenica 29 ottobre, per capire chi sarà il nuovo Presidente della Bulgaria. Si sono infatti recati alle urne il 42,1% degli elettori e, di conseguenza, non essendo stata raggiunta un’affluenza superiore al 50% più uno degli aventi diritto, occorrerà procedere al ballottaggio tra i primi due classificati. La bassa percentuale alle urne, segno di un’evidente disillusione che ha precedenti simili in diversi paesi dell’Est europeo già parte della UE dal maggio 2004, dovrebbe costituire un segnale politico preoccupante, anche in vista dell’ormai prossima adesione della Bulgaria all’UE, fissata per il 1 gennaio 2007.
 
Ancora più preoccupante, però, risulta l’esito delle elezioni: a contendersi la presidenza del paese saranno il Presidente uscente, il socialista Parvanov, sostenuto dalla Coalizione per la Bulgaria (formata da socialisti, socialdemocratici, dal piccolo Partito Comunista di Bulgaria e dagli agrari progressisti) e dal Movimento per i Diritti e le Libertà (DPS, che rappresenta la minoranza turca), forte del 64% dei consensi ottenuti al primo turno, e il candidato di estrema destra Siderov, massimo esponente del partito di estrema destra “Ataka”, che con il 21,5% ha sbaragliato il candidato ufficiale della destra liberista, Beronov, fermo ad un imbarazzante 9,75%.
 
Un quadro, questo, non dissimile da quanto accaduto in Francia con Le Pen e, ancora prima, nella vicina Romania con Tudor. Il candidato della destra liberista “blu” ha tenuto solamente a Sofia città (in due collegi elettorali su tre ha superato Siderov e raggiunto il 24% dei consensi, perdendo però nel terzo e nettamente nel collegio regionale di Sofia), mentre a Plovdiv, seconda città del paese, si è imposto il candidato dell’estrema destra. Nel collegio regionale di Plovdiv, poi, Siderov ha raggiunto il 28,9% contro l’8% di Beronov. Chi è Siderov? Tra i fondatori dell’Unione delle Forze Democratiche nel 1990, è un affermato giornalista e conduttore televisivo. Grande populista e xenofobo, considera predoni gli investitori stranieri e l’esperienza del socialismo reale come il portato di un complotto giudaico contro gli slavi ortodossi. Se non bastasse, la sua campagna elettorale ha avuto come bersaglio la minoranza turca, sempre più ago della bilancia nel difficile quadro politico bulgaro. In caso di vittoria, Siderov ha promesso di dichiarare anti-costituzionali i partiti turchi, vietare le trasmissioni in lingua turca sulla Tv statale e di espellere dal paese chi sventola la bandiera turca.
 
Il governo: dopo la disastrosa esperienza del governo guidato dall’ex zar Simeone II, caratterizzatosi per il proprio atlantismo (a fianco di Bush dal 2003 anche in Iraq) e per una politica economica rigidamente neoliberale (nonostante le promesse iniziali), alle elezioni del 25 giugno 2005 si è imposta la Coalizione per la Bulgaria (30,95% e 82 seggi), seguita dal Movimento Nazionale Simeone II, grande sconfitto (19,88% e 53 seggi). Terzo classificato il DPS (12,81% e 34 seggi) e quarto “Ataka”, con un sorprendente 8,14% e 21 seggi. Le forze della destra liberista, al governo dal 1997 al 2001 dopo il golpe di velluto contro il governo del socialista Videnov (una sorta di controrivoluzione colorata, una prova generale di quanto poi sarebbe accaduto – con esiti alquanto differenti tra loro - a Belgrado, Tbilisi, Beirut, Kiev e diverse repubbliche dell’Asia Centrale ex sovietica), sono uscite divise e frantumate dal voto. Le Forze Democratiche Unite al 7,68% e 20 seggi; i Democratici per una Bulgaria Forte, il partito dell’ex primo ministro liberista Kostov, al 6,44% e 17 seggi. Difficoltà confermate, se non aggravate, dal risultato ottenuto alle presidenziali. Dopo lunghe ed estenuanti trattative, nell’agosto 2005 si è insediato il governo guidato dal leader socialista Stanishev, che ha operato per integrare il Partito Socialista Bulgaro all’interno delle socialdemocrazie europee – una sorta di grande normalizzatore, insieme a Parvanov per la verità -, sostenuto da DPS e dal Movimento Nazionale Simeone II. Un governo debole, che rischia di essere ulteriormente indebolito dopo le recenti presidenziali.
A rimanere drammatico è il quadro economico e sociale della Bulgaria in transizione verso il capitalismo e in avvicinamento all’Unione Europea, con tutto ciò che – abbiamo visto - questo comporta.