www.resistenze.org - popoli resistenti - cile - 16-12-09 - n. 299

da Tribuna Popular - Partido Comunista del Venezuela – www.pcv-venezuela.org
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura di F.R. del Centro di Cultura e Documentazione Popolare 
 
Carolus Wimmer: "Grande successo elettorale del Partito Comunista cileno”
 
Caracas, 14/12/2009
 
“Il Partito Comunista Cileno è riuscito a far eleggere tre deputati al Congresso Nazionale e così ad infrangere l’esclusione patita per 36 anni a causa della costituzione di Pinochet, ancora in vigore, che rende quasi impossibile ad un rappresentante della sinistra genuina di arrivare in Parlamento”. Questa è la dichiarazione del vicepresidente del Parlamento Latinoamericano (Parlatino) e segretario degli esteri del PCV, Carolus Wimmer.
 
Il successo è molto significativo anche perché riscosso fra le zone di maggior concentrazione delle masse popolari, il che dimostra il radicamento fra la massa lavoratrice.
 
“In una zona popolare della capitale è stato eletto il presidente del PCC, Guillermo Teillier, e lo stesso successo per il segretario generale, Lautaro Carmona, a Copiapó, una zona mineraria, il terzo deputato è stato eletto in un’altra zona mineraria, Iquique, si tratta dell’avvocato per i Diritti Umani Hugo Gutiérrez.”. Il PCV ora è diventato un concreto riferimento d’alternativa al potere ed un importante fattore per la seconda tornata elettorale che si svolgerà il 17 gennaio. Il Partito Comunista Cileno, reso invisibile, è tornato alla riscossa nell’ambito di un rafforzamento di tutta la sinistra in America Latina. Questi risultati fanno ben sperare per il futuro cileno e per la lotta contro la minaccia neoliberista”.
 

 
da Tribuna Popular - Partido Comunista del Venezuela – www.pcv-venezuela.org
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura di F.R. del Centro di Cultura e Documentazione Popolare 
 
Analisi dello scenario elettorale cileno
 
Santiago, 14/12/2009
 
Il rappresentante della sinistra, Jorge Arrate, ha ottenuto un discreto 6,21% , pari a 425.879 voti. Questo è il miglior risultato elettorale della sinistra dalla fine della dittatura.
 
Al capitale rappresentato dai votanti di Arrate e MEO, si é rivolto Eduardo Frei, nel suo messaggio al paese dopo aver ottenuto un 29, 62% di preferenze, molto al di sotto delle previsioni.
 
Il 44,03% ottenuto dal rappresentante della destra obbliga la coalizione al governo a dare segnali convincenti ad un elettorato critico, che tra i voti ad Arrate, MEO e quelli nulli arriva ad un 30%.
 
La sinistra ha dichiarato, tramite il proprio candidato, che intende aprire uno spazio di dialogo per giungere a impegni concreti a favore dei diritti dei lavoratori e per il cambiamento delle istituzioni ereditate dalla dittatura.
 
Arrate ha fatto una proposta molto forte per arrivare ad un compromesso che impedisca alla destra di arrivare al governo.
 
Marco Enríquez, ha invece preferito (da buon liberale di nuovo tipo) non esprimersi in merito, lasciando liberi i suoi elettori di esprimersi come preferiscono, una scelta del liberalismo moderno ma lontana dalla seria responsabilità politica, di cui invece diede prova suo padre in ben altre circostanze come la clandestinità e la resistenza al colpo di stato. “Il MIR non si dimette!” fu il suo slogan, e ne fu degno con tutte le sue conseguenze.
 
Marco ha proferito la strada del cinismo, delle doppie e triple letture. Se la sua decisione è votare nullo, lo dica apertamente a tutti i cileni senza nascondersi nel segreto dell’urna; Tomas Hirsh, ex candidato di Juntos Podemos, lo ha detto con chiarezza, sbagliandosi o meno, ma lo ha fatto.
 
Intanto, la sinistra di Arrate e di Junto Podemos ha scelto una strada diversa a favore di una concertazione a vantaggio dei più poveri, permettendo i successi elettorali anche ai candidati comunisti. Spetta a questa sinistra, più i tre nuovi deputati comunisti, di spiegare le ragioni per cui non si può accettare un governo di destra proprio di fronte al bicentenario della nostra Repubblica, e lo deve fare con lo stesso entusiasmo che gli ha guadagnato i suoi voti e la fine dell’ostracismo anticomunista.
 
Il Cile ha bisogno di una nuova Costituzione, dell’amnistia, della riduzione delle sue spese militari, di un trattamento dignitoso per i suoi indigeni, della revisione del sistema di AFPs e Isapres e dell’apertura di fondi pubblici per i media indipendenti. La destra non merita di mettere piede a La Moneda.
 
Fonte: Crónica Digital