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- popoli resistenti - cina - 17-04-08 - n. 224
E' forse il Dalai Lama paragonabile al papa dei buddisti?
di Massimiliano Ay
La quasi venerazione del Dalai Lama che predica pace ed armonia sta toccando livelli deleteri anche a sinistra. Qualcuno lo definisce addirittura il pontefice dei buddisti e come tale dovrebbe godere di rispetto per la sua importanza religiosa. Ma siamo sicuri che le cose stiano così?
Il 6% della popolazione mondiale è buddista. Il Dalai Lama ne rappresenta in realtà una parte iper-minoritaria, circa un sessantesimo: egli infatti non è riconosciuto dai buddisti zen giapponesi, dai buddisti thailandesi e dai buddisti cinesi. Nel Tibet stesso il Dalai Lama però ha un problema di rappresentatività: dei quattro riti presenti, lui appartiene unicamente a quelli dei cosiddetti "berretti gialli" ("gelugpa"). Ecco quindi che questo strano santone non ha poi così tanti adepti religiosi, eppure ha una marea di seguaci politici. Già, perché la sua attività principale è politica non è spirituale come si vuole far credere. E la politica non è mai neutrale e non sempre è basata sugli ideali, ma a volte è retta da affari loschi e interessi geopolitici più grandi di noi.
Ebbene, il profeta nella pace e della nonviolenza, che ha sempre pronto un messaggio contro la Cina ma che si guarda bene dal condannare le malefatte USA, ha scelto da che parte stare. E ha scelto quello della reazione servendo gli interessi dell'imperialismo. Fino al 1980 il Dalai Lama ripeterà che lui non dipende da nessuno. Poi, per un brutto scherzo del destino un documento segreto della CIA viene pubblicato: dal 1959 al 1972 il santone aveva ricevuto qualcosa come 180'000 dollari all'anno come stipendio. A questi si aggiunge la bella cifra di 1,7 milioni di dollari, sempre all'anno, per mantenere in piedi la rete internazionale di solidarietà con il Tibet.
Lo stesso montante è stato versato da una ONG americana, la NED, creata appositamente dal Congresso USA. Ma i soldi da soli non bastano alla causa: suo fratello Gyalo Thondrup, anche lui noto esponente dello spirito santo e della nonviolenza, si occupò di addestrare in Arizona dei fanatici buddisti alla lotta armata di stampo terroristico. Di questi mercenari gli USA si servirono per organizzare rivolte anti-cinesi già negli anni '50. Stando poi al Modern War Studies dell'Università del Cansas (2002) il Dalai Lama chiedeva che gli USA invadessero il Tibet militarmete in funzione anti-comunista come avvenuto in Corea. Che dire? proprio un sant'uomo!
Massimiliano Ay
Membro del Comitato centrale del Partito Svizzero del Lavoro / Partito Comunista
Blog: http://www.sisa-info.ch/ay