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da http://www.fondsk.ru/article.php?id=1287

 

17.03.2008

Aleksandr Salickij

Vladimir Fisjukov

 

La Cina nel 2007-2008: bilanci, problemi, prospettive (Parte I)

 

Alla sessione di marzo 2008 dell'Assemblea Nazionale dei rappresentanti del Popolo (ANP), la Cina è giunta con un bagaglio di risultati sociali ed economici eccellenti. Permangono ancora seri problemi, ma le prospettive di sviluppo nazionale appaiono chiaramente.

Lo slancio estremamente dinamico e continuativo dell'economia cinese ha creato, in forza delle sue notevoli dimensioni (in termini reali la RPC fornisce il 25% dell'intera produzione industriale mondiale e, come PIL, nel 2007 secondo alcuni calcoli avrebbe raggiunto gli USA[1], cfr. Tab. 1), una situazione inedita nell'economia mondiale. L'attuale «officina del mondo» esercita una significativa - in alcuni casi decisiva - influenza non solo sulla consistenza dei mercati di singoli beni, ma persino sui flussi internazionali di merci e di denaro.

L'analisi nel lungo periodo compiuta nel 2007 su una serie di fattori riguardanti la Cina, tra cui sviluppo economico, concorrenzialità a livello internazionale, potenziale d'investimento, consistenza del sistema finanziario e del bilancio di cassa, nonché la propria collocazione strategica, permette di presupporre in modo credibile che la crescita economica si manterrà a ritmi elevati nel breve periodo (2008-2009) conservando un tasso di crescita intorno al 7-8% annuo fino al 2015.

 

Tabella 1. Il PIL della Repubblica Popolare Cinese in termini assoluti

Anno

Miliardi di Yuan in prezzi correnti

Miliardi di USD al cambio

Miliardi di USD (cambio PPA) [2]

Miliardi di USD (cambio PPA della BM) [3]

2000

9.921,5

1.198,5

5.711,9

2.892

2001

10.965,5

1.324,8

6.338,4

3.197

2002

12.033,3

1.453,8

7.032,9

3.508

2003

13.582,3

1.640,9

7.961,4

3.960

2004

15.987,8

1.931,6

9.012,2

4.661

2005

18.308,5

2.244,1

10.285,0

5.333

2006

20.940,0

2.617,8

11.698,3

7.120

2007

24.661,9

3.266,4

13.777,5

8.385

Elaborazione su dati forniti dal Dipartimento Nazionale di Statistica della RPC (Zhonghua Renmin Gongheguo Guojia Tongjiju 中华人民共和国国家统计局, http://www.stats.gov.cn ) e dal volume “La Russia e il mondo: previsioni annuali 2008” edito dall'Istituto di Economia Mondiale e Relazioni Internazionali dell'Accademia delle Scienze Russa (IMEMO RAN, ИМЭМО РАН, http://www.imemo.ru/)

 

Tabella 2. Crescita del PIL e del commercio estero della RPC in percentuale

 

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

PIL

8,5

7,8

7,1

8,4

7,3

9,1

10,0

10,1

10,4

11,1

11,4

Scambi commerciali con l'estero

12,2

-0,4

11,3

31,5

7,5

21,8

37,1

35,7

23,2

23,6

23,5

Fonte: Dogana cinese (Zhongguo Haiguan, 中国海关, http://www.customs.gov.cn) e Dipartimento Nazionale di Statistica della RPC.

 

La capacità da parte cinese di mantenere un elevato ritmo di scambi con l'estero appare sempre meno dipendente da eventuali rallentamenti della propria crescita economica e persino da una possibile recessione economica dei Paesi sviluppati. Come è possibile osservare nella Tabella 2, nell'ultimo decennio l'economia cinese non è stata particolarmente influenzata dalle recessioni e dalle crisi del commercio internazionale. La minor crescita del commercio estero negli anni fra il ’97 e il ’98 e nel 2001, originata da cause esterne, non ha esercitato un’influenza particolarmente significativa sulla crescita economica e, sebbene da allora la dipendenza della RPC dai mercati internazionali si sia piuttosto rafforzata (anche se in misura minore di quanto mostri la comparazione fra crescita del PIL e del commercio estero, dal momento che la tabella esprime il PIL reale[4]), sono i fattori interni che ricoprono un ruolo decisivo nella dinamica economica cinese.

 

Fra questi è l’elevatissimo grado di investimenti a ricoprire un ruolo di importanza primaria. Il saggio di accumulazione[5] in Cina (circa il 45% del PIL) è di gran lunga il più alto di tutti gli altri Paesi dell’Asia. Questo alto «tenore» degli investimenti, tipico dell’economia cinese, si fonda su un altrettanto elevato saggio di risparmio, il quale supera in percentuale il saggio di accumulazione di circa il 2-3%[6]. Gli investimenti finanziari sono facilitati da un tasso di interesse sul credito relativamente basso (6,5% all’anno). Il mercato azionario gioca un ruolo complementare, ma sempre più rilevante, sulla dinamica degli investimenti: in un anno l’indice azionario è raddoppiato. E’ importante notare come le oscillazioni della borsa in pratica non si riflettano sull’economia reale: la crescita annuale degli investimenti nella RPC negli ultimi due anni ha superato il 20% e ci si aspetta che tale andamento continui anche lungo il 2008.

 

Nel biennio 2006-2007 si sono verificati nell’economia cinese alcuni sintomi di «surriscaldamento» e, in particolare nel 2007, è stato segnalato un sostanziale aumento dell’inflazione. L’indice dei prezzi al consumo su base annuale si è attestato al 4,8%, contro l’1,5% del 2006, l’1,8% del 2005 e il 3,9% del 2004[7]. Fondamentalmente la crescita dei prezzi è dipesa dal rincaro dei prodotti agricoli sul mercato nazionale e internazionale (le derrate alimentari sono aumentate del 12,5%). In risposta all’aumento dell’inflazione, il Consiglio di Stato[8] e il Comitato Centrale del PCC[9] durante la Conferenza Centrale sul Lavoro economico cinese[10] tenutasi nel dicembre 2007, hanno proclamato  la transizione a una politica monetario-creditizia restrittiva. Precedentemente era stata condotta una politica «moderatamente restrittiva» o «di equilibrio», caratterizzata da leggeri aumenti dei tassi d’interesse sul credito e delle riserve delle banche commerciali[11]. Ciò nondimeno la crescita delle masse monetarie М2[12] e М0[13] furono nel 2007 rispettivamente del 18,5% e del 13,0%[14].

Conseguentemente alla stretta monetaria, nel 2008 ci si aspetta un assestamento della crescita del PIL al 10,2% e un mantenimento dell’indice dei prezzi al consumo intorno al 4,4%.

 

Una politica economica statale attiva e qualificata è il fattore più importante per una crescita dinamica e stabile. Nel resoconto del CC al XVII Congresso del PCC (ottobre 2007) e nei documenti della sessione dell’ANP si conferma un orientamento strategico che coniughi socialismo e riforme, in altre parole regolazione statale e mercato, giustizia sociale ed efficienza economica. L’attuale segretario generale[15] nelle sue dichiarazioni lascia intendere che nel sistema «socialismo-mercato» l’elemento guida sia il primo, e non è una precisazione da poco.

Il primato della regolazione statale sul mercato è riscontrabile chiaramente nei passi dei documenti  redatti da Hu Jintao e Wenjiabao, riguardanti l’orientamento economico del Paese. Menzionerò alcune posizioni estremamente chiare: «potenziamento della pianificazione e della politica industriale», «rafforzamento del controllo finanziario», «ottimizzazione della struttura del mercato dei capitali», «accesso più controllato degli investimenti sul mercato » e si potrebbe continuare.

Allo stesso tempo, le conquiste del Paese nella creazione di un ambiente e di infrastrutture mercantili sono state grandemente apprezzate e non è stata assolutamente messa in discussione la preziosità dell’esperienza economica occidentale. Inoltre, nel periodo fra i due ultimi Congressi (2002-2007) sono state completate con successo sia la riforma delle aziende statali che il risanamento del sistema bancario, iniziate dal direttivo precedente[16].

 

Fra l’altro, nel suo rapporto presentato a questa sessione dell’ANP, Wen Jiabao ha sottolineato come nel 2006 i fondi patrimoniali delle aziende statali nel loro complesso siano aumentati del 61% rispetto al 2002, come il loro utile sia in quel periodo cresciuto di 3,2 volte nonché i loro versamenti fiscali di 2,1 volte.

Notiamo come la regolazione statale del mercato in Cina funga nella situazione attuale da garanzia per l’economia nazionale di limitazione delle ripercussioni dai possibili sconvolgimenti nel mercato finanziario globale. La valuta nazionale (il renminbi altrimenti detto yuan[17]) resta inconvertibile per la maggior parte delle transazioni di capitali. Un sistema bancario strutturato appositamente ridimensiona il pericolo che si formi una «bolla speculativa». Sono state limitate dallo Stato anche le tendenze speculative nel settore immobiliare e persino il flusso illegale di denaro verso il sistema finanziario cinese[18]. Crescono fortemente le entrate statali, del 31,4% nel 2007 contro il 22% dell’anno precedente.

 

Nel 2006 l’aumento dei redditi reali di contadini e cittadini è stato rispettivamente del 7,4% e del 10,4%. Nel 2007 (grazie in particolare alla crescita dei prezzi dei prodotti agricoli) i redditi dei contadini sono considerevolmente aumentati: il dato reale parla di un aumento del 14,8%, mentre i redditi dei cittadini sono aumentati del 13,2%.

E’ chiaro che la Cina continuerà la rivalutazione della moneta nazionale[19] e realizzerà un passaggio molto graduale alla piena convertibilità delle transazioni di capitale. E’ altrettanto lampante che le riserve valutarie del Paese (che a fine 2007 superavano i 1.500 miliardi di dollari e per il cui impiego nel modo più intelligente possibile è stata costituita nel 2007 una speciale corporazione statale con capitale sociale di 200 miliardi di dollari) sono ormai considerate eccessive e difficili da gestire, se non altro per garantire un normale funzionamento del sistema finanziario internazionale. Nei documenti dei capi cinesi si sottolinea l’atteggiamento responsabile verso gli obblighi internazionali ed emerge chiaramente come il ruolo crescente nell’economia mondiale esiga una maggiore «apertura verso l’interno e verso l’esterno»[20].

 

La forza della Cina contemporanea è anche data dalla sua graduale trasformazione in un’economia innovativa ed ecologicamente sostenibile. Su questa strada sono stati raggiunti risultati promettenti, ma non ancora ritenuti soddisfacenti dal governo, in particolare nel 2006 per la prima volta dopo qualche anno è leggermente diminuita (del 1,3%) l’intensità energetica[21]. Nel 2007, secondo la relazione di Wen Jiabao durante la prima sessione dell’undicesima legislatura dell’ANP, essa è ulteriormente calata del 3,27%, il che avvicina ulteriormente questo risultato agli obbiettivi di piano[22]. La domanda di tecnologie avanzate e ad alto risparmio energetico cresce a un ritmo  impressionante, così come aumentano gli investimenti nella ricerca scientifica. Nel biennio 2006-2007 sono state introdotte nuove limitazioni all’esportazione di merci e materie prime ad alta intensità energetica.

 

La situazione finanziaria del Paese vive un periodo estremamente favorevole. Il reddito nazionale ha continuato ad aumentare negli ultimi anni a un ritmo di gran lunga superiore alla crescita del PIL: in particolare, nel 2007 sono aumentate del 30% rispetto all’anno precedente le entrate  dall’imposta sul reddito delle persone fisiche[23], così come del 24% quelle dai diritti doganali e di svariate volte quelle provenienti dall’imposta di bollo sulle transazioni del mercato azionario[24].

L’alta velocità di crescita economica della RPC si è fondata principalmente negli ultimi anni sullo sviluppo industriale e, nella fattispecie, nell’accelerazione dei progressi registrati nell’industria pesante (tale tendenza si è mantenuta anche per tutto il 2007). Proseguire nel processo di industrializzazione è fra gli obbiettivi strategici di lungo periodo fino al 2020. E’ importante notare come la formazione di un complesso sistema industriale all’interno della gigantesca economia cinese sia un processo per obbiettivi che si fonda essenzialmente su fattori interni. Lo sviluppo integrato del Paese riesce a combinarsi a una relativa sua posizione dominante nel mercato globale, e ormai non solo nei settori nei settori ad alta intensità di manodopera.

 

E’ chiaro che in futuro i ritmi di crescita industriale nella RPC eserciteranno un’influenza estremamente significativa sui mercati mondiali di merci e materie prime.

Riguardo quest’ultimo punto assume sempre più importanza saper prevedere in modo corretto il tasso di crescita industriale in Cina. In alcuni Paesi asiatici (in particolare in Giappone e nei Paesi di nuova industrializzazione appartenenti alla “prima ondata”[25]), dopo il completamento di una prima fase caratterizzata da una impetuosa industrializzazione, è iniziato un processo di terziarizzazione dell’economia (ovvero di incremento del settore dei servizi sul totale del PIL): anche lo sviluppo economico cinese potrebbe approdare a un simile scenario. In questo Paese quasi metà del PIL proviene dall’industria (inclusa l’edilizia) e meno del 40% dal terziario. Questa transizione condurrebbe ragionevolmente a una graduale riduzione, diluita in alcuni anni, del tasso di crescita del PIL del 2-4%. A tal fine potrebbe inoltre dimostrarsi ancor più determinante un forte rallentamento delle esportazioni dovuto a una contingenza internazionale sfavorevole.

 

In aggiunta a quanto sopra esposto va notato che la questione del tasso di crescita industriale della Cina è legato solo in parte  alla situazione futura dell’economia mondiale. Un maggiore rafforzamento della RPC come potenza industriale potrebbe anche, alla lunga, generare ulteriori politiche protezioniste degli altri Paesi nei suoi confronti e quindi fasi di rallentamento e crisi, ma è assolutamente improbabile che ciò nuoccia seriamente alla dinamica economica cinese. Essa, lo ripetiamo, si basa essenzialmente su fattori interni.

Del resto, ancora nel 2007 l’industria, con un tasso di crescita del 13,5%, è risultato maggiore del terziario, aumentato dell’11,0%.

 

Tabella 3. Alcuni indicatori del commercio estero della RPC nel 2002 e nel 2007

Indicatori (valore espresso in miliardi di dollari)

2002

2007*

Esportazioni

325,6

1218,0

- di cui prodotti metalmeccanici e dell’industria elettronica

157,1

684,7

- di cui prodotti ad alta tecnologia e innovazione

67,9

339,5

Importazioni

295,2

955,8

- di cui prodotti metalmeccanici e dell’industria elettronica

155,6

488,0

- di cui prodotti ad alta tecnologia e innovazione

82,8

281,8

* Dati (tranne il totale) riferiti solo a 11 mesi.

Fonte: Ministero del Commercio della RPC (http://www.mofcom.gov.cn )

 

Infine, ciò che più conta, la Cina appare oggi sempre più come una potenza scientifico-tecnologica.  L’incremento continuo della qualità e della tecnologia delle merci vendute esprimono la tendenza ormai consolidata di un cambiamento strutturale in corso nelle esportazioni cinesi. Sempre più escono dalla Cina verso il mercato mondiale prodotti ad alta tecnologia e innovazione. Se ancora nel 2002 l’importazione di questi prodotti era maggiore delle esportazioni, nel 2007 il quadro era esattamente l’opposto. L’attivo nel commercio di prodotti metalmeccanici ed elettronici ha superato nel 2007 i 200 miliardi di dollari (cfr. Tabella 3). Sul colossale potenziale di innovazione di questo Paese parli un fatto per tutti: solo nel primo semestre 2007 la RPC ha comprato brevetti e licenze estere per un valore di quasi 4 miliardi di dollari[26].

 

(continua)

(Parte II)

 

traduzione di Paolo Selmi per www.resistenze.org



[1]   Fonte:  http://en.wikipedia.org/wiki/List_of_countries_by_GDP_%28nominal%29 Il PIL degli USA nel 2007 è stato di 13.843,8 miliardi di dollari.

[2]   In base ai risultati del censimento economico nella RPC e del precedente rapporto fra valute secondo il metodo della parità di potere d'acquisto (PPA, per una sua spiegazione cfr. la pagina corrispondente su wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_della_parit%C3%A0_dei_poteri_di_acquisto ) calcolato in 1,78 CNY = 1 USD

[3]   In base agli aggiustamenti della Banca Mondiale del 2007 (3,43 CNY = 1 USD).

[4]   Ovvero al netto dell’inflazione. Per un’ulteriore spiegazione cfr http://it.wikipedia.org/wiki/Prodotto_interno_lordo

[5]   Per una definizione marxista di “Accumulazione” cfr. la voce corrispondente nel Dizionario Enciclopedico Marxista all’indirizzo http://www.resistenze.org/sito/ma/di/di/mddia0.htm

[6]   A questo proposito il Fondo Monetario Internazionale, nel suo World Economic Outlook del settembre 2005, esamina la relazione fra risparmio interno lordo (“Gross domestic saving”) e accumulazione di capitale lorda (“Gross capital formation”) negli ultimi 20 anni dell’economia cinese. Notiamo come nel 2004 il saggio di risparmio raggiungesse addirittura il 50% del PIL superando di oltre 4 punti il saggio di accumulazione. La tabella che segue confronta l’andamento storico dei due indici e disaggrega il risparmio interno lordo con  l’apporto fornito da ciascuno dei diversi settori di risparmio (da http://www.imf.org/external/pubs/ft/weo/2005/02/index.htm, dove  a “Chapter II Boxes, 2.1 Saving and Investment in China”, è possibile scaricare sia le tabelle che i grafici):

Anno

1982

1983

1984

1985

1986

1987

1988

1989

1990

1991

1992

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

Risparmio

35,3

35,2

35,1

34

35,3

36,2

35,9

35,1

38,8

39,2

40,4

41,7

42,7

41,2

39,9

40,3

39,4

38,1

38,2

38,5

43

47,1

50

Accumulaz.

33,2

33,8

34,4

37,8

37,7

36,1

36,8

36

34,7

34,8

36,2

43,3

41,2

40,8

39,6

38,2

37,7

37,4

36,3

38,5

40,2

43,8

45,8

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Risparmio Interno Lordo

Domestico

20

19,5

21,1

19,3

21,5

20

21,1

20,5

20,1

18,3

16,4

16

16

16

16

 

disaggregato per settore

Imprese

11,5

13

13,4

16,2

16

16,4

13,4

14,2

14,1

14,1

15,5

15

18,1

21,1

22,9

 

 

 

 

 

 

Governo

7,3

6,7

5,9

6,2

5,2

4,8

5,4

5,6

5,2

5,7

6,3

7,5

8,9

10

11,1

 

 

[7]   Negli USA i prezzi al consumo di energia e derrate alimentari sono cresciuti del 2,6% nel 2004, del 2,9% nel 2005 e del 3,5% nel 2006. (N.d.A.)

[8]   Il Consiglio di Stato, (Guowuyuan, 国务院), altrimenti chiamato “governo centrale popolare” (Zhongyang Renmin Zhengfu中央人民政府), è il supremo organismo amministrativo dello Stato, incaricato di applicare le leggi elaborate e le decisioni approvate dall’Assemblea Popolare Nazionale e dal suo Comitato Permanente, e di elaborare rapporti di lavoro. Attuale presidente è Wen Jiabao (温家宝). Per una scheda in italiano cfr. la pagina sul sito di Radio Cina Internazionale (http://italian.cri.cn/chinaabc/chapter2/chapter20203.htm), che fa parte di un dossier divulgativo (“China ABC” http://italian.cri.cn/chinaabc/ ) redatto dalla radio stessa.

[10]La Zhongguo Zhongyang Jingji Gongzuo Huiyi (中国中央经济工作会议) è un evento annuale, iniziato una decade fa, che ricopre una funzione cruciale nel determinare le politiche economiche per l’anno a venire. L’anno scorso tale evento si è tenuto dal 3 al 5 dicembre. L’importanza delle decisioni prese in tale sede è stata notevole: già il 6 dicembre 2007 l’agenzia di stampa Nuova Cina rilanciava la notizia (“Da ‘equilibrata’ a ‘restrittiva’: dopo dieci anni la politica monetaria cinese cambia registro” http://news.xinhuanet.com/stock/2007-12/06/content_7207843.htm). La nuova politica monetaria nasce all’insegna della parola d’ordine: “Ridurre la base monetaria” (Jinsuo Yingen 紧缩银根) e per questo dovrà essere non più “di equilibrio” (wenjian de huabi zhengci, 稳健的货币政策), ma dichiaratamente “restrittiva” (congjin de huabi zhengci, 从紧的货币政策). Da notare come anche nel lessico impiegato la regolamentazione statale abbia lasciato il posto a un ben più forte intervento diretto. Per una spiegazione approfondita sulle ragioni della nuova politica monetaria cinese cfr. il Quotidano del Popolo  (“Why China vows tightening monetary policy?” http://english.peopledaily.com.cn/90001/90777/90852/6343881.html), mentre per un dettagliato rapporto in italiano sulle politiche economiche per il 2008 emerse dalla Conferenza cfr. sulle pagine italiane di  R.C.I. (“Cina: contenimento del surriscaldamento economico e dell'inflazione” http://italian.cri.cn/241/2007/12/06/125@95533.htm).

[11]N.d.A.: “Nel marzo 2007 la Banca Popolare Cinese ha annunciato un aumento del tasso d’interesse base sul credito dello 0,27%, portandolo al 6,39% con l’obbiettivo di garantire una crescita economica più bilanciata e un raffreddamento dell’inflazione. Il tasso di interesse sui depositi annuali è aumentato dal 2,52% al 2,79%”. Per un idea delle linee generali della politica monetaria della BPC, dal 1995 dichiaratamente modellata sulla struttura della Federal Reserve statunitense (http://it.wikipedia.org/wiki/Banca_Popolare_Cinese), cfr. l’auto-presentazione disponibile sulle pagine inglesi  del suo sito (http://www.pbc.gov.cn/english/huobizhengce/).

[12]Sul concetto di “Aggregati monetari” cfr. wikipedia (http://it.wikipedia.org/wiki/Aggregati_monetari). A noi basti notare che per massa monetaria “М2” si intende la massa monetaria М0 (vedi nota sotto) + il denaro non contante (depositi in conto corrente, più i depositi bancari a scadenza e rimborsabili con preavviso).

[13]La massa monetaria “M0” (o base monetaria), comprende solamente la moneta, il denaro contante, in senso proprio.

[14]N.d.A.: “Nel 2006 erano state rispettivamente del 17,1% e del 14,0%”

[15]Hu Jintao (胡锦涛)

[16]Per quanto riguarda la riforma del sistema bancario, la rivista “Mondo cinese” ha pubblicato due saggi molto esaustivi: il primo, “Struttura e finanziamento del sistema bancario cinese”, di Marina Valerio (http://www.tuttocina.it/Mondo_cinese/091/091_vale.htm ) offre una panoramica completa ma risale al 1996; è quindi da integrare col saggio più recente (1996) di Elena Beccalli “La ristrutturazione del sistema bancario in Cina” (http://www.tuttocina.it/mondo_cinese/127/127_becc.htm). Circa invece la riforma delle aziende statali, cfr. in italiano l’interessante saggio pubblicato sempre sulla stessa rivista dal titolo “Consolidamento politico: gli insegnamenti di 20 anni di riforme in Cina” di Zheng Yongnian, che ha il pregio di analizzare le problematiche politiche ed economiche delle riforme cinesi (http://www.tuttocina.it/mondo_cinese/113/113_zhen.htm). Successivamente cfr. anche “Where is the future: China’s SOEs reform” di Zhong Hongfei (www.wics-usa.org/Journal/Papers/Spring2006/7Zhong.pdf) che, pur presentando un assai discutibile punto di vista borghese sull’argomento (The Washington Institute of China Studies), ha però il pregio di sintetizzare in poche pagine le varie tappe della riforma delle aziende statali in Cina praticamente fino ai giorni nostri.

[17]Renminbi (人民币, sigla ufficiale CNY, ma usata anche RMB) significa letteralmente “moneta del popolo” ed è il nome della valuta nazionale cinese. Di essa l’unità ha un nome, yuan (),  che si compone di 10 jiao (), il quale a sua volta equivale a 10 fen (). Yuan e Renminbi sono quindi sinonimi nel senso che quando troviamo valori espressi in RMB dobbiamo intenderli riferiti all’unità principale, ovvero allo yuan. Premesso questo, decimi e centesimi di yuan sono ampiamente usati in Cina e ancor oggi sono in circolazione banconote di 1 e di 5 jiao (1/10 e 1/2 yuan).

[18]N.d.A.: “Sulle proporzioni di questo fenomeno è possibile avere un’idea esaminando la voce ‘errori e omissioni’ della bilancia dei pagamenti. Nel primo semestre del 2006 l’entrata illegale in Cina della cosiddetta “valuta  forte” era di +0,4 miliardi di dollari, mentre nel primo semestre del 2007 è stata di -13 miliardi di dollari”. Nella bilancia dei pagamenti (per  una breve definizione cfr. il “Dizionario del cittadino” alla voce corrispondente http://www.pbmstoria.it/dizionari/dizcittadino/lemmi/035.htm) la voce ‘errori e omissioni’ “registra gli sfasamenti dovuti al fatto che le due registrazioni alle quali ogni transazione dà origine si basano su dati provenienti da fonti diverse, e talora si basano su stime presuntive. Si pensi al caso più semplice, quello di esportazione di un bene con pagamento mediante accredito di un conto bancario. In questo caso il flusso di merci viene rilevato dalle autorità doganali, mentre quello finanziario viene rilevato dalle autorità monetarie, con tempi e criteri di accertamento diversi. È facile immaginare che le due registrazioni, di segno opposto, possano non coincidere perfettamente.” (da Alberto Bagnai “Modelli empirici di aggiustamento e crescita - Appunti per un corso di macroeconomia dello sviluppo” (http://w3.uniroma1.it/econometria/mqs/), Cap. III “La bilancia dei pagamenti”, p. 68).

[19]N.d.A.: “Sin dal suo inizio nel giugno 2005 (8,28 CNY = 1 USD) il cambio dello yuan sul dollaro si è rivalutato di oltre il 15% senza che, per questo, ne abbiano in qualche modo risentito i ritmi di crescita delle esportazioni cinesi. Da gennaio 2008 la rivalutazione è poi ulteriormente cresciuta e all’inizio di marzo un dollaro valeva 7,01 yuan”. Circa la storia del cambio del renminbi, con il dollaro, cfr. la pagina inglese di wikipedia sull'argomento,  http://en.wikipedia.org/wiki/Renminbi#Exchange_rate , laddove si spiega come, dopo la fine del decennale cambio fisso il 21/07/05, la moneta a oggi sia stata lasciata RELATIVAMENTE libera di fluttuare e si sia oggi rivalutata fino a scendere sotto i 7 yuan (6,99 CNY = 1 USD al 10/08/08, + 16% dal 2005).

[20]“Aprirsi verso l’interno e verso l’esterno” (Dui nei dui wai kaifang 对内对外开放), è una delle parole d’ordine che denotano la politica economica cinese degli ultimi quindici anni e che, come nota giustamente l’Autore, è stata ribadita dallo stesso Hu Jintao nella relazione preliminare al 17° Congresso del PCC (Cap. V, paragrafo 8, trad. inglese disponibile su http://news.xinhuanet.com/english/2007-10/24/content_6938749_4.htm). Con questo slogan si intende la promozione dell’integrazione economica internazionale (dui wai kaifang) e interna fra province (dui nei kaifang), in antitesi con la politica di piano precedente che vedeva produzione e distribuzione regolati con un meccanismo completamente diverso: in sostanza si assiste a una costante apertura a una più libera circolazione di merci con l’intento di favorire la produttività e la competitività delle aziende presenti in tutte le province. Per uno studio approfondito sul fenomeno è disponibile in rete  il saggio di Sandra Poncet, “Measuring Chinese domestic and international integration”, Centre d’Etudes et de Recherches sur le Developpement International, Parigi, 2002 (http://team.univ-paris1.fr/teamperso/sponcet/Perso/SPoncet%20china%20economic%20review.pdf)

[21]Questo indicatore esprime il rapporto fra energia consumata per unità di PIL. Pertanto, a una maggiore intensità energetica corrisponde un maggior dispendio energetico a parità di prodotto creato, e viceversa. In Cina l’intensità energetica è enormemente diminuita negli ultimi 20 anni del secolo scorso: basti pensare che nel 2000, l’attività economica della Cina richiedeva ben 2/3 in meno per unità di prodotto rispetto a quanto si spendeva nel  1978! Tuttavia , dal 2003 (il “qualche anno” a cui accenna l’Autore) c’è stata un’inversione di tendenza: un po’ perché il PIL non crebbe agli stessi ritmi degli anni precedenti, un po’ perché la stessa composizione del PIL ha visto crescere sul totale la quota dei comparti della siderurgia, della chimica e del cemento, che con la loro ben notoria “fame di energia” hanno fatto impennare i consumi (Per un’analisi approfondita sull’argomento in inglese, cfr. Daniel H. Rosen, Trevor Houser, “China Energy”, Center for Strategic and International Studies and the Peterson Institute for International Economics, pp. 6-10; http://petersoninstitute.org/publications/papers/rosen0507.pdf; interessante è anche la presentazione di Karen R. Polenske, “Regional energy-intensity challenges in China”, MIT, 2007, perché ha il pregio di illustrare le differenti situazioni energetiche fra le regioni interne e costiere della Cina; http://mit.edu/agsam08/downloads/Polenske.pdf). Fatto sta che la Cina nel suo piano energetico del quinquennio 2006-2010 si è posta l’obbiettivo di una sua drastica riduzione, come si vedrà nella nota seguente. Per questo non lesina sforzi nell’introduzione di nuove tecnologie, le quali hanno portato a drastiche riduzioni dei livelli di consumo dell’industria, e nella riconversione o chiusura degli impianti più obsoleti: i risultati non si stanno facendo attendere (cfr. il Quotidiano del Popolo del 29/11/2007 “China's energy consumption falls in first 3 quarters”; http://english.people.com.cn/90001/90776/90884/6312007.html).

[22]N.d.A. :“L’obbiettivo di piano per l’intensità energetica nell’undicesimo quinquennio (2006-2010) è la sua riduzione del 20%”, il che significa l’ambizioso traguardo di una diminuzione del 4% ogni anno.

[23]N.d.A. : “L’IRPEF in Cina opera su base progressiva, dal 5% al 45%”. Per un approfondimento sul sistema fiscale cinese, cfr. http://en.wikipedia.org/wiki/Tax_system_in_China. Cfr. anche il sito del Ministero delle Finanze cinese nelle sue pagine inglesi (http://www.mof.gov.cn/english/english.htm)

[24]N.d.A. : “Nel maggio 2007 l’aliquota è passata dallo 0,1% allo 0,3%, sicché le entrate hanno superato i 200,5 miliardi di yuan, contribuendo così per il 4% al reddito nazionale”. L’aumento della “tassa sulle transazioni azionarie” (Jiaoyi Yinhua shui 交易印花税) era inizialmente – almeno nelle intenzioni ministeriali – uno strumento per raffreddare un mercato borsistico che rischiava ormai di fuggire da ogni controllo, con tassi di crescita a 3 cifre (cfr. “China Raises Stamp Duty to Temper Soaring Stock Market” su http://www.cnbc.com/id/18910940/ ). Tuttavia, oltre a raggiungere questo obbiettivo, ha anche decuplicato le entrate derivate da questa voce (“China looks to stamp duty cut” http://www.atimes.com/atimes/China_Business/JC07Cb01.html), “superando l’importo complessivo dei dividendi azionari distribuiti (180 miliardi di yuan).

[25]Altrimenti detti NIC (Newly Industrialized Countries), classificati in due “ondate” a seconda del momento in cui avvenne il loro decollo economico. Alla prima ondata (seconda metà anni ’70, first wave NICs) appartengono Corea del Sud, Singapore, l’allora colonia britannica Hong Kong e Taiwan; alla seconda ondata (seconda metà anni ’80, second wave NICs) appartengono Malesia, Thailandia e Filippine.

[26]N.d.A. :”Nel primo semestre 2006 la spesa per brevetti e licenze era stata di 3 miliardi di dollari.”