www.resistenze.org - popoli resistenti - colomba - 20.06.02

38 ANNI DI FARC-EP


Il 27 maggio del 1964, 38 anni fa, nacquero le FARC-EP come risposta politica, economica, sociale ed armata all'aggressione da parte del regime politico oligarchico del bipartitismo liberal-conservatore contro i marquetalianos, che successivamente fu estesa a tutte le organizzazioni popolari.

Nel 1964 lo Stato colombiano iniziò a Marquetalia, con 16000 uomini contro 46 uomini e 2 donne diretti dal Comandante Manuel Marulanda Vélez, la più grande operazione militare di sterminio. Fu il Congresso della Repubblica, influenzato da Alvaro Gómez Hurtado, ad autorizzare il presidente Guillermo León Valencia ad aggredire Marquetalia con l'accusa di essere una "repubblica indipendente", poiché grazie alla fertilità delle sue terre la maggior parte dei precedentemente amnistiati vi si era insediata. Per conseguire il successo di questa aggressione poté contare sull'appoggio incondizionato degli alti Comandi Militari, assessorati da ufficiali del Pentagono e sostenuti dalla grande stampa, oltre che dei capi dei due partiti tradizionali, dei latifondisti e dei terratenenti. I Generali pensarono che tre settimane sarebbero state sufficienti per eliminare quel gruppo di 48 contadini valorosi, e per fare ai militaristi un rapporto vittorioso. I marquetalianos, dopo esser stati aggrediti, decisero in un'assemblea di sollevarsi in armi.

Prima dell'inizio dell'aggressione contro Marquetalia, le FARC avevano lanciato diversi appelli pubblici diretti al Congresso, ai capi dei partiti politici, alle organizzazioni sociali, alle personalità civili e militari, alla Chiesa Cattolica colombiana, alle Nazioni Unite, alla Croce Rossa Internazionale ed agli intellettuali europei, tra gli altri, affinché contribuissero a persuadere lo Stato ed il governo della Colombia circa la convenienza di trovare una soluzione politica e soddisfacente alle giuste richieste dei marquetalianos amnistiati, senza necessità di ricorrere nuovamente allo scontro armato. Ma, come sempre, s'imposero l'intransigenza e la voracità degli interessi meschini dell'oligarchia governante. Ad essa parve più conveniente non investire cinque milioni di pesos nella costruzione di vie di comunicazione, scuole, strutture sanitarie ed un centro di commercializzazione dei prodotti dei marquetalianos, ma eliminarli fisicamente attraverso la forza. Il fine era di annegare così nel sangue il desiderio di cambiamento della maggioranza dei colombiani, affinché lo Stato perpetrasse, senza ostacolo alcuno, la sua politica di "terra bruciata" contro il popolo, espropriando ai contadini le terre migliori e svendendo le nostre ricchezze e sovranità agli interessi più occulti del capitale transnazionale, capeggiato dal Fondo Monetario Internazionale.

Solo durante il governo di Belisario Betancourt (1982-1986) fu possibile sviluppare i primi dialoghi tra il governo e le FARC-EP, al termine dei quali le due parti sottoscrissero gli Accordi dell'Uribe. Questi suscitarono simpatia e speranza in quasi tutti i settori sociali del nostro paese, poiché, nonostante gli ostacoli posti dai militaristi nemici acerrimi dei dialoghi e di una soluzione politica, il 28 maggio del 1984 venne firmato il primo Cessate il Fuoco bilaterale, annunciato simultaneamente dal Presidente della Repubblica e dal Comandante in Capo delle FARC-EP, Manuel Marulanda Vélez. In seguito al Cessate il Fuoco, nacque nel paese come risultato degli Accordi dell'Uribe una nuova forza politica, l'Unión Patriotica. Questo movimento politico pluralista, fu creato per aggregare i più diversi settori sociali e popolari interessati a contribuire a dare un appoggio reale e di massa ai dialoghi ed agli accordi che da lì in avanti sarebbero emersi dal Tavolo, frutto delle conversazioni tra il governo e le FARC.

I militaristi, tanto in divisa quanto civili, dall'alto dei tre poteri dello Stato e all'esterno del medesimo, opposero i loro interessi oligarchici nell'ostacolare il compimento da parte dello Stato degli Accordi sottoscritti dalle parti, ricorrendo a tal fine agli assassinii selettivi, ai massacri, alle sparizioni, alle minacce ed alle torture ai danni di membri e dirigenti dell'Unión Patriotica e del Partito Comunista, così come di dirigenti sindacali e popolari. Nei paesi del cono sud che lo hanno anche vissuto, come Brasile, Argentina, Cile, Uruguay e Paraguay, tale piano di sterminio contro il popolo ed i suoi dirigenti fu chiamato "guerra sporca", con riferimento al terrorismo scatenato dallo Stato medesimo nell'ambito di una concezione controinsorgente disegnata dal Pentagono e dalla CIA al fine di evitare che si ripetesse, nel continente americano, un'altra rivoluzione socialista come quella cubana.

L'operazione di sterminio contro il Segretariato delle FARC-EP a Casa Verde, denominata "Centauro" dall'Alto Comando militare ed ordinata nel dicembre del 1990 dall'allora Presidente, Cesar Gaviria Trujillo, mise fine repentinamente al processo di dialogo iniziato con il governo di Belisario Betancourt. La classe governante al potere aveva ritenuto che fosse giunto il momento di piegare militarmente la guerriglia in modo da imporre all'insorgenza la sua politica di Stato, facendo propria la formula dell'ex-presidente, Alfonso López Michelsen, il quale aveva detto che "prima bisogna sconfiggere la guerriglia, e poi farla sedere a conversare". Quando ritenne che militarmente fossimo stati indeboliti, offrí nuovamente il dialogo; andammo a Cravo Norte, poi a Caracas ed infine a Tlaxcala, in Messico, dando un'ulteriore dimostrazione della nostra invariabile volontà di conseguire una soluzione politica al conflitto sociale ed armato. Con il pretesto della mancanza di volontà politica da parte della guerriglia, il governo Gaviria decise unilateralmente di sospendere le conversazioni, in quanto la stessa aveva dato, nel corso dei dialoghi, contundenti risposte militari agli intensi operativi delle Forze Armate contro le unità guerrigliere. Il governo, la classe governante e le loro forze militari si aspettavano la resa e la consegna del movimento guerrigliero.

Il Governo di Ernesto Samper offrí alle FARC-EP dei dialoghi in mezzo alla guerra. Le FARC-EP espressero la loro disponibilità a dialogare con il nuovo Presidente, a patto che fosse smilitarizzato il municipio dell'Uribe (nel dipartimento del Meta). Ma le Forze Militari, allora capeggiate dal Generale Harold Bedoya, si opposero minacciando di fare un colpo di Stato qualora il Presidente avesse accettato la richiesta delle FARC. Samper, che conosceva perfettamente la grave crisi che per la sua amministrazione significava la presenza di milioni di dollari del narcotraffico nella sua campagna presidenziale, non ebbe la forza né la volontà di affrontare coloro i quali si opponevano ai dialoghi, e come Gaviria dichiarò la Commozione Interiore e la guerra totale contro il popolo e le sue organizzazioni rivoluzionarie e popolari. Furono altri quattro anni di duro scontro politico-militare contro lo Stato ed i suoi organismi repressivi.

Lo stesso Comandante in Capo delle FARC-EP, in una lettera indirizzata al Presidente del Costa Rica, José María Figueres, e ad Augusto Ramírez Ocampo, annunciò la disponibilità della sua organizzazione guerrigliera a dialogare in Colombia con il governo che avesse smilitarizzato quattro municipi nel Meta: La Uribe, Mesetas, La Macarena e Vista Hermosa. Coloro i quali avevano rifiutato la proposta di smilitarizzare La Uribe, considerarono stolta e priva di realismo politico la nuova proposta delle FARC.

Il Plenum dello Stato Maggiore Centrale, realizzato nel novembre del 1997, decise di esigere dal Governo che fosse succeduto a Samper la smilitarizzazione non già di quattro, ma di cinque municipi: San Vicente del Caguán (nel Caquetá), La Uribe, Mesetas, La Macarena e Vista Hermosa (nel Meta), così come lo smantellamento dei gruppi paramilitari quali condizione per dare luogo a dialoghi nella ricerca della pace con giustizia sociale. Queste due condizioni erano già state date a conoscere al paese ed al mondo dal Comandante in Capo delle FARC-EP, nel documento centrale letto pubblicamente a Cartagena del Chairá, attraverso mezzi di comunicazione nazionali ed internazionali, il giorno della consegna di 70 militari prigionieri di guerra catturati nel corso della presa della Base di Las Delicias ed a Juradó (nel Chocó).

Il Presidente Pastrana, nel corso della sua campagna elettorale, prese l'impegno nei confronti di chi avesse votato per lui di capeggiare di persona i dialoghi, ed offrí di smilitarizzare i cinque municipi richiesti dalle FARC-EP. Una volta eletto, il nuovo Capo di Stato e del Governo, ancor prima del passaggio di consegne, sostenne un incontro con il Comandante in Capo delle FARC per definire i dettagli relativi alle due condizioni: smilitarizzazione dei cinque municipi e smantellamento dei gruppi paramilitari organizzati dallo Stato. In quell'occasione il Presidente raccontò al Comandante Marulanda come pensava di risolvere i diversi problemi sociali ed economici che colpiscono il paese; allora il Comandante Marulanda gli disse: "Signor Presidente, noi crediamo a tutto quello che lei sta dicendo, ma c'é un problema. Come pensa di risolvere il problema del paramilitarismo, visto che ci sono di mezzo ufficiali e sottufficiali?" Domanda alla quale il Presidente rispose: "userò a tal fine tutti gli strumenti dello Stato".

Sulla base del compimento di tali impegni ebbero inizio i dialoghi Governo-FARC-EP. Il 7 gennaio del 1999, a San Vicente del Caguán ebbe luogo l'evento di inaugurazione, con la presenza dello stesso Capo di Stato e di vari funzionari del suo Governo, così come di importanti delegazioni nazionali ed internazionali. Il Comandante in Capo delle FARC-EP non poté presenziare, poiché fu scoperto un sinistro piano dell'intelligence militare per assassinarlo, e qualora fosse stato necessario, assassinare anche il Presidente Pastrana, cosa che avrebbe posto termine al processo di dialogo ancor prima del suo inizio, e che avrebbe sommerso il paese in un'altra tragedia dalle conseguenze imprevedibili.

Due giorni dopo l'istallazione del Tavolo Nazionale dei Dialoghi, la stampa riportò l'assassinio in diverse parti del paese di oltre 200 colombiani, civili inermi, per mano delle organizzazioni paramilitari. Come condanna di questo bagno di sangue di compatrioti innocenti, le FARC-EP decisero di congelare i dialoghi fino a quando il Governo non avesse dimostrato risultati soddisfacenti nella lotta contro il paramilitarismo di Stato.

Senza prima aver ottenuto dal Governo i suddetti risultati, le FARC- EP presero la decisione di scongelare i dialoghi, consegnando all'Alto Commissario per la Pace una lunga lista di militari, politici, allevatori, congressisti, imprenditori, latifondisti, narcotrafficanti e terratenenti palesemente coinvolti nel terrorismo di Stato contro l'opposizione politica al regime governante.

Ritornammo al Tavolo dei Dialoghi con l'unico interesse di avanzare nell'elaborazione di un'agenda comune, dando tempo al Governo di intraprendere azioni militari, giuridiche e politiche indirizzate a decimare le bande paramilitari ed a rompere il loro riconosciuto legame con le forze militari e di polizia, affinché venissero impresse fiducia e solidità al processo dei dialoghi e negoziati.

Con grande sforzo le parti al Tavolo dei Dialoghi riuscirono a definire e sottoscrivere l'Agenda Comune per il Cambiamento verso la Nuova Colombia, con dodici temi fondamentali da trattare nella ricerca di soluzioni di fondo alla crisi nazionale; e con il fine di garantire la partecipazione di diversi settori sociali e popolari, fu creato il Comitato Tematico Nazionale con rappresentanti del Governo e delle FARC-EP in ugual numero. Le funzioni di questa nuova istanza erano: coordinare la realizzazione delle Assemblee Pubbliche, fungere da raccordo tra il Tavolo e tutti i settori sociali interessati, e riassumere l'insieme delle proposte raccolte nelle Assemblee per poi presentarle al tavolo dei Dialoghi.

Dopo aver fatto conoscere al paese ed alla comunità internazionale i passi in avanti del Tavolo con l'approvazione dell'Agenda Comune, si generarono maggiori aspettative circa i risultati dei dialoghi e si considerò di beneficio per il processo l'organizzazione di un Tour Internazionale del Tavolo, che si recò in alcuni paesi europei -a cominciare dalla Svezia e dalla Norvegia- con il proposito di spiegare lo stato del processo di pace e tutte le sue particolarità. Il Tour ebbe successo, dato che le due parti furono ricevute in condizioni paritetiche e fu evidente l'interesse mostrato dai paesi visitati di conoscere i dettagli dei dialoghi e di visitare la zona smilitarizzata, rispondendo con reciprocità ad un invito del Tavolo. Mentre il Tavolo si stava dinamizzando con questi elementi politici, il Governo continuava a non dare una risposta alle FARC in merito alla quantità di crimini commessi dall'esercito e dalla polizia in nome delle bande paramilitari.

Quando tutto era pronto per la realizzazione dell'Assemblea Pubblica Internazionale sulla sostituzione delle coltivazioni illecite e sull'ambiente, con la significativa presenza di rappresentanti della comunità internazionale, il Presidente Pastrana, senza interpellare le FARC, decise unilateralmente di non rispettare l'accordo del Tavolo e sospese a tempo indefinito l'Assemblea stessa, con il pretesto della presunta responsabilità delle FARC del vile assassinio della signora Elvira Cortés con una collana-bomba, crimine di Stato perpetrato dall'intelligence governativa.

Superata questa provocazione concepita dai circoli militaristi governanti, che aveva ambito prima di tutto ad evitare la realizzazione dell'Assemblea Internazionale, a screditare le FARC-EP ed a rompere il processo di pace, riuscimmo a convincere il Governo a rispettare l'accordo, firmato al Tavolo, di effettuare l'Assemblea nel mese di luglio del 2000. E così fu. La comunità internazionale fu testimone della proposta, presentata dalle FARC-EP al governo nazionale, di smilitarizzare Cartagena del Chairá per trasformarla in municipio pilota nella sostituzione delle coltivazioni illecite, offrendo l'esperienza organizzativa e l'autorità della guerriglia di fronte alle comunità per evitare il mal uso delle risorse stanziate per la sostituzione delle coltivazioni. Nel corso dello stesso evento gli invitati internazionali conobbero le proposte dei contadini, i quali affermarono che la causa che li aveva spinti a coltivare la coca era l'assenza di una riforma agraria integrale, e che tali coltivazioni erano il loro unico mezzo di sussistenza di fronte all'assoluta indifferenza statale. Inoltre espressero la loro disponibilità di rinunciarvi, qualora lo Stato assicurasse mezzi dignitosi di sopravvivenza.

Nel corso dello stesso anno venne resa pubblica la proposta, sorta da un Plenum dello Stato Maggiore centrale delle FARC-EP, di legalizzare le droghe con l'obiettivo di apportare elementi concreti di soluzione definitiva del fenomeno del traffico di allucinogeni a livello globale. E neanche a questa proposta il Governo dette una risposta ufficiale, giacché qualora l'avesse accettata avrebbe smesso di ricevere le miliardarie risorse del Plan Colombia, di poter giustificare la guerra, che attualmente dirige contro il popolo e le sue organizzazioni adducendo il pretesto della "lotta al narcotraffico ed al terrorismo", e di poter accusare le FARC-EP di partecipare nel traffico delle droghe.

I rappresentanti dei Paesi Amici, avendo partecipato in qualità di Facilitatori durante il processo di dialoghi e negoziati, furono inoltre testimoni della nostra permanente disponibilità di discutere le proposte politiche, economiche e sociali contenute nell'Agenda Comune per il Cambiamento verso la Nuova Colombia, sottoscritta dalle parti, così come la proposta presentata al Tavolo dalle FARC-EP di sussidiare transitoriamente i disoccupati durante il periodo in cui si sarebbe cercato il consenso per firmare l'accordo in materia di sradicamento graduale della disoccupazione.

Il Governo del signor Pastrana non ha mai avuto una politica di pace, bensì una vera e propria strategia di guerra contro il popolo e le sue organizzazioni. A tal fine esso si è appoggiato alla politica paramilitare di Stato, stimolata ed alimentata con le risorse provenienti dall'interventista Plan Colombia, erogate dal governo degli Stati Uniti. Quanto detto non esclude le responsabilità che hanno anche i candidati presidenziali del bipartitismo liberal- conservatore, Uribe Vélez, Horacio Serpa e Noemí Sanín, i quali in modo sistematico e malintenzionato si sono dedicati a intorpidire il processo di pace, così come settori dell'imprenditoria, della Chiesa Cattolica colombiana e delle forze militari e di polizia, e i principali mezzi di comunicazione.

Senza dubbio, è bene sottolineare l'Accordo Umanitario raggiunto con il Governo Pastrana, in virtù del quale tornarono in libertà 360 prigionieri dell'esercito e della polizia e 14 guerriglieri, questi ultimi privati della libertà nelle carceri del sistema. L'importante cerimonia pubblica per consegnare e ricevere i prigionieri ebbe luogo di fronte ad una nutrita presenza della comunità internazionale, della Croce Rossa Internazionale, delle Nazioni Unite, del Vaticano, della Chiesa Cattolica colombiana, dei familiari dei prigionieri, della popolazione dei cinque municipi e dei mezzi di comunicazione. Tale accordo fu raggiunto dopo che lo stesso Comandante delle FARC-EP avesse espresso permanentemente e senza successo ai tre poteri dello Stato la necessità di approvare una Legge di Scambio transitoria o permanente, che permettesse di liberare la totalità dei prigionieri di guerra in potere delle due parti.

Nei confronti della proposta di Scambio, di quella di sussidiare i disoccupati e di quella di sostituzione delle coltivazioni illecite nel municipio di Cartagena del Chairá, lo Stato ed i suoi negoziatori ebbero un atteggiamento intransigente e meschino, oltre che un'assoluta assenza di iniziativa e volontà politica.

L'evidente rifiuto del Governo di assumersi la propria responsabilità nella lotta al paramilitarismo, obbligò per la seconda volta le FARC a congelare i dialoghi per dargli il tempo rispettare il suo impegno mostrando risultati concreti in questa lotta.

Durante il terzo incontro tra il Presidente Pastrana ed il Comandante Marulanda venne sottoscritto l'Accordo di Los Pozos, di 13 punti dei quali due, i numeri 3 e 10, vanno citati. Il primo afferma: "il Governo e le FARC-Esercito del Popolo concordano in merito all'importanza di avanzare nella discussione sui meccanismi per porre fine al paramilitarismo e diminuire l'intensità del conflitto. A tal fine il Tavolo dei Dialoghi e Negoziati creerà una commissione di personalità nazionali che formulino raccomandazioni verso questi due obiettivi." Come risultato di ciò, accettammo nuovamente di scongelare i dialoghi e la negoziazione, allo scopo di continuare la discussione sui temi dell'Agenda Comune e di sviluppare i 13 punti dell'Accordo di Los Pozos.

Il punto 10 del medesimo accordo afferma: "le FARC-Esercito del Popolo non si oppongono ai progetti di sradicamento manuale e di sostituzione delle coltivazioni illecite, tuttavia reiterano che un tale processo deve essere portato avanti di comune accordo con le comunità. Il Governo nazionale e le FARC convengono sull'importanza strategica di lavorare nella protezione e nel recupero dell'ambiente." Questo accordo non fu rispettato dal signor Presidente nella misura in cui, lungi dal concertare con le comunità lo sradicamento manuale delle coltivazioni illecite, le fumigazioni aeree andarono ad intensificarsi diventando indiscriminate, cosa che ha colpito tutte le coltivazioni di banane, yucca e mais dei contadini del sud del paese, senza contare gli irreparabili danni ecologici causati all'ambiente. Quando esigemmo pubblicamente che il Presidente rispettasse quanto concordato, egli rispose, pure pubblicamente, che era stata l'ambasciatrice degli Stati Uniti, Anne Patterson, a dire che il suo paese non avrebbe sospeso le fumigazioni.

Il Tavolo, sulla base del punto 3 dell'Accordo di Los Pozos, nominò una commissione di quattro personalità incaricata di formulare raccomandazioni alle parti al Tavolo per porre fine al paramilitarismo e diminuire l'intensità del conflitto. Queste raccomandazioni non obbligavano le parti a farle proprie; il Tavolo nel suo insieme le ricevette in modo che in un primo momento le parti potessero, ognuna per proprio conto, studiarle e discuterle. Una volta realizzate le rispettive consultazioni interne, si sarebbe data la discussione al Tavolo, in cui ognuna delle parti avrebbe espresso le proprie posizioni in margine al documento delle Personalità. Passarono diversi mesi senza che il Governo si interessasse all'analisi ed alla discussione collettiva delle raccomandazioni. Anzi, si limitò a dire attraverso i mezzi di comunicazione che la proposta della Commissione delle Personalità avrebbe dovuto essere accettata integralmente, senza prima sostenere un interscambio di opinioni tra le due parti, come previamente concordato. In seguito il Governo diffuse la menzogna secondo cui mentre esso accattava senza obiezioni le raccomandazioni, le FARC-EP le rigettavano totalmente.

Nel frattempo il Presidente della Repubblica affermava ossessivamente e a mo' di sfida, in tutti gli eventi che presiedeva ed in tutti i suoi discorsi, che disponeva di forze militari altamente preparate per la guerra e con immense risorse provenienti dal Plan Colombia, per garantire la capacità di combattimento delle sue truppe nel caso in cui le FARC si fossero rifiutate di fare gesti unilaterali di pace. Alle suddette minacce del Capo di Stato si aggiunse una serie di pressioni della casta governante contro la zona smilitarizzata, i dialoghi e le FARC-EP. Successivamente sopraggiunsero i fatti dell'11 settembre negli Stati Uniti, sull'onda dei quali il Governo e l'oligarchia pensarono che fosse arrivato il momento di incalzare le FARC con maggior durezza per obbligarle a fare concessioni in termini di principi, o altrimenti portarle a ritirarsi dal Tavolo per poi far cadere su di loro la responsabilità della rottura delle conversazioni. Le FARC-EP, che erano a conoscenza della manovra governativa, non caddero nella trappola: non si lasciarono provocare.

Come i governanti che lo avevano preceduto, il signor Presidente Pastrana esigette di sviluppare le conversazioni nel mezzo del conflitto; eppure il 20 febbraio di quest'anno ha deciso in modo unilaterale e definitivo di rompere i dialoghi e di porre fine alla zona smilitarizzata convenuta dalle parti, prendendo come pretesto il dirottamento di un aereo e la detenzione di un congressista da parte della Colonna Teófilo Forero delle FARC-EP.

Le FARC-EP, senza pausa né cedimenti, porteranno avanti oggi come 38 anni fa la loro invariabile politica di cercare i dialoghi verso la pace con giustizia sociale, usando le uniche forme di lotta che il regime oligarchico gli ha imposto fino a conquistare il potere politico per costruire una società senza sfruttatori né sfruttati, in cui prevalga la giustizia sociale, sia rispettata la nostra sovranità e regni l'armonia nelle relazioni con tutti i paesi, basata sulla libera autodeterminazione dei popoli.

In questo trentottesimo anniversario delle FARC-EP tributiamo un sentito e combattivo omaggio a tutti i marquetalianos, che con i loro sangue e sacrificio hanno contribuito a creare solide basi per la costruzione della Nuova Colombia. Allo stesso modo ricordiamo tutti i combattenti caduti nel compimento delle missioni, ed i nostri prigionieri politici che hanno avuto la sufficiente tempra rivoluzionaria per convertire le carceri del regime in trincee ideologiche di lotta. Ai familiari dei compagni caduti in combattimento vanno le nostre più sincere condoglianze, ed ai compagni prigionieri e ai loro parenti la nostra voce di sostegno e speranza. Ai comandanti ed ai combattenti facciamo in questo nostro giorno i complimenti, e ricordiamo l'obbligo morale che come rivoluzionari abbiamo, nei confronti del nostro popolo e della nostra Organizzazione, di essere ogni giorno di più combattenti migliori e più disciplinati nel realizzare i piani ed i compiti trasmessi dagli organismi superiori, con iniziativa ed abnegazione convinte poiché ognuno di noi è un umile falegname nella costruzione della Nuova Colombia.

Viva i marquetalianos!
Viva il nostro Comandante Jacobo Arenas!
Viva le FARC-EP!
Viva il marxismo-leninismo e il pensiero bolivariano!

Colombia, maggio del 2002

STATO MAGGIORE CENTRALE delle FARC-ESERCITO DEL POPOLO