Il 27 maggio del 1964, 38 anni fa, nacquero le FARC-EP come risposta politica,
economica, sociale ed armata all'aggressione da parte del regime politico
oligarchico del bipartitismo liberal-conservatore contro i marquetalianos, che
successivamente fu estesa a tutte le organizzazioni popolari.
Nel 1964 lo Stato colombiano iniziò a Marquetalia, con 16000 uomini contro 46
uomini e 2 donne diretti dal Comandante Manuel Marulanda Vélez, la più grande
operazione militare di sterminio. Fu il Congresso della Repubblica, influenzato
da Alvaro Gómez Hurtado, ad autorizzare il presidente Guillermo León Valencia
ad aggredire Marquetalia con l'accusa di essere una "repubblica
indipendente", poiché grazie alla fertilità delle sue terre la maggior
parte dei precedentemente amnistiati vi si era insediata. Per conseguire il
successo di questa aggressione poté contare sull'appoggio incondizionato degli
alti Comandi Militari, assessorati da ufficiali del Pentagono e sostenuti dalla
grande stampa, oltre che dei capi dei due partiti tradizionali, dei
latifondisti e dei terratenenti. I Generali pensarono che tre settimane
sarebbero state sufficienti per eliminare quel gruppo di 48 contadini valorosi,
e per fare ai militaristi un rapporto vittorioso. I marquetalianos, dopo esser
stati aggrediti, decisero in un'assemblea di sollevarsi in armi.
Prima dell'inizio dell'aggressione contro Marquetalia, le FARC avevano lanciato
diversi appelli pubblici diretti al Congresso, ai capi dei partiti politici,
alle organizzazioni sociali, alle personalità civili e militari, alla Chiesa
Cattolica colombiana, alle Nazioni Unite, alla Croce Rossa Internazionale ed
agli intellettuali europei, tra gli altri, affinché contribuissero a persuadere
lo Stato ed il governo della Colombia circa la convenienza di trovare una
soluzione politica e soddisfacente alle giuste richieste dei marquetalianos
amnistiati, senza necessità di ricorrere nuovamente allo scontro armato. Ma,
come sempre, s'imposero l'intransigenza e la voracità degli interessi meschini
dell'oligarchia governante. Ad essa parve più conveniente non investire cinque milioni
di pesos nella costruzione di vie di comunicazione, scuole, strutture sanitarie
ed un centro di commercializzazione dei prodotti dei marquetalianos, ma
eliminarli fisicamente attraverso la forza. Il fine era di annegare così nel
sangue il desiderio di cambiamento della maggioranza dei colombiani, affinché
lo Stato perpetrasse, senza ostacolo alcuno, la sua politica di "terra
bruciata" contro il popolo, espropriando ai contadini le terre migliori e
svendendo le nostre ricchezze e sovranità agli interessi più occulti del
capitale transnazionale, capeggiato dal Fondo Monetario Internazionale.
Solo durante il governo di Belisario Betancourt (1982-1986) fu possibile
sviluppare i primi dialoghi tra il governo e le FARC-EP, al termine dei quali
le due parti sottoscrissero gli Accordi dell'Uribe. Questi suscitarono simpatia
e speranza in quasi tutti i settori sociali del nostro paese, poiché,
nonostante gli ostacoli posti dai militaristi nemici acerrimi dei dialoghi e di
una soluzione politica, il 28 maggio del 1984 venne firmato il primo Cessate il
Fuoco bilaterale, annunciato simultaneamente dal Presidente della Repubblica e
dal Comandante in Capo delle FARC-EP, Manuel Marulanda Vélez. In seguito al
Cessate il Fuoco, nacque nel paese come risultato degli Accordi dell'Uribe una
nuova forza politica, l'Unión Patriotica. Questo movimento politico pluralista,
fu creato per aggregare i più diversi settori sociali e popolari interessati a
contribuire a dare un appoggio reale e di massa ai dialoghi ed agli accordi che
da lì in avanti sarebbero emersi dal Tavolo, frutto delle conversazioni tra il
governo e le FARC.
I militaristi, tanto in divisa quanto civili, dall'alto dei tre poteri dello
Stato e all'esterno del medesimo, opposero i loro interessi oligarchici nell'ostacolare
il compimento da parte dello Stato degli Accordi sottoscritti dalle parti,
ricorrendo a tal fine agli assassinii selettivi, ai massacri, alle sparizioni,
alle minacce ed alle torture ai danni di membri e dirigenti dell'Unión
Patriotica e del Partito Comunista, così come di dirigenti sindacali e
popolari. Nei paesi del cono sud che lo hanno anche vissuto, come Brasile,
Argentina, Cile, Uruguay e Paraguay, tale piano di sterminio contro il popolo
ed i suoi dirigenti fu chiamato "guerra sporca", con riferimento al
terrorismo scatenato dallo Stato medesimo nell'ambito di una concezione
controinsorgente disegnata dal Pentagono e dalla CIA al fine di evitare che si
ripetesse, nel continente americano, un'altra rivoluzione socialista come
quella cubana.
L'operazione di sterminio contro il Segretariato delle FARC-EP a Casa Verde,
denominata "Centauro" dall'Alto Comando militare ed ordinata nel
dicembre del 1990 dall'allora Presidente, Cesar Gaviria Trujillo, mise fine
repentinamente al processo di dialogo iniziato con il governo di Belisario
Betancourt. La classe governante al potere aveva ritenuto che fosse giunto il
momento di piegare militarmente la guerriglia in modo da imporre all'insorgenza
la sua politica di Stato, facendo propria la formula dell'ex-presidente,
Alfonso López Michelsen, il quale aveva detto che "prima bisogna
sconfiggere la guerriglia, e poi farla sedere a conversare". Quando
ritenne che militarmente fossimo stati indeboliti, offrí nuovamente il dialogo;
andammo a Cravo Norte, poi a Caracas ed infine a Tlaxcala, in Messico, dando
un'ulteriore dimostrazione della nostra invariabile volontà di conseguire una
soluzione politica al conflitto sociale ed armato. Con il pretesto della
mancanza di volontà politica da parte della guerriglia, il governo Gaviria
decise unilateralmente di sospendere le conversazioni, in quanto la stessa
aveva dato, nel corso dei dialoghi, contundenti risposte militari agli intensi
operativi delle Forze Armate contro le unità guerrigliere. Il governo, la
classe governante e le loro forze militari si aspettavano la resa e la consegna
del movimento guerrigliero.
Il Governo di Ernesto Samper offrí alle FARC-EP dei dialoghi in mezzo alla
guerra. Le FARC-EP espressero la loro disponibilità a dialogare con il nuovo
Presidente, a patto che fosse smilitarizzato il municipio dell'Uribe (nel
dipartimento del Meta). Ma le Forze Militari, allora capeggiate dal Generale
Harold Bedoya, si opposero minacciando di fare un colpo di Stato qualora il
Presidente avesse accettato la richiesta delle FARC. Samper, che conosceva
perfettamente la grave crisi che per la sua amministrazione significava la
presenza di milioni di dollari del narcotraffico nella sua campagna
presidenziale, non ebbe la forza né la volontà di affrontare coloro i quali si
opponevano ai dialoghi, e come Gaviria dichiarò la Commozione Interiore e la
guerra totale contro il popolo e le sue organizzazioni rivoluzionarie e
popolari. Furono altri quattro anni di duro scontro politico-militare contro lo
Stato ed i suoi organismi repressivi.
Lo stesso Comandante in Capo delle FARC-EP, in una lettera indirizzata al
Presidente del Costa Rica, José María Figueres, e ad Augusto Ramírez Ocampo,
annunciò la disponibilità della sua organizzazione guerrigliera a dialogare in
Colombia con il governo che avesse smilitarizzato quattro municipi nel Meta: La
Uribe, Mesetas, La Macarena e Vista Hermosa. Coloro i quali avevano rifiutato
la proposta di smilitarizzare La Uribe, considerarono stolta e priva di
realismo politico la nuova proposta delle FARC.
Il Plenum dello Stato Maggiore Centrale, realizzato nel novembre del 1997,
decise di esigere dal Governo che fosse succeduto a Samper la smilitarizzazione
non già di quattro, ma di cinque municipi: San Vicente del Caguán (nel
Caquetá), La Uribe, Mesetas, La Macarena e Vista Hermosa (nel Meta), così come
lo smantellamento dei gruppi paramilitari quali condizione per dare luogo a
dialoghi nella ricerca della pace con giustizia sociale. Queste due condizioni
erano già state date a conoscere al paese ed al mondo dal Comandante in Capo
delle FARC-EP, nel documento centrale letto pubblicamente a Cartagena del
Chairá, attraverso mezzi di comunicazione nazionali ed internazionali, il
giorno della consegna di 70 militari prigionieri di guerra catturati nel corso
della presa della Base di Las Delicias ed a Juradó (nel Chocó).
Il Presidente Pastrana, nel corso della sua campagna elettorale, prese
l'impegno nei confronti di chi avesse votato per lui di capeggiare di persona i
dialoghi, ed offrí di smilitarizzare i cinque municipi richiesti dalle FARC-EP.
Una volta eletto, il nuovo Capo di Stato e del Governo, ancor prima del
passaggio di consegne, sostenne un incontro con il Comandante in Capo delle
FARC per definire i dettagli relativi alle due condizioni: smilitarizzazione
dei cinque municipi e smantellamento dei gruppi paramilitari organizzati dallo
Stato. In quell'occasione il Presidente raccontò al Comandante Marulanda come
pensava di risolvere i diversi problemi sociali ed economici che colpiscono il
paese; allora il Comandante Marulanda gli disse: "Signor Presidente, noi
crediamo a tutto quello che lei sta dicendo, ma c'é un problema. Come pensa di
risolvere il problema del paramilitarismo, visto che ci sono di mezzo ufficiali
e sottufficiali?" Domanda alla quale il Presidente rispose: "userò a
tal fine tutti gli strumenti dello Stato".
Sulla base del compimento di tali impegni ebbero inizio i dialoghi
Governo-FARC-EP. Il 7 gennaio del 1999, a San Vicente del Caguán ebbe luogo
l'evento di inaugurazione, con la presenza dello stesso Capo di Stato e di vari
funzionari del suo Governo, così come di importanti delegazioni nazionali ed
internazionali. Il Comandante in Capo delle FARC-EP non poté presenziare,
poiché fu scoperto un sinistro piano dell'intelligence militare per
assassinarlo, e qualora fosse stato necessario, assassinare anche il Presidente
Pastrana, cosa che avrebbe posto termine al processo di dialogo ancor prima del
suo inizio, e che avrebbe sommerso il paese in un'altra tragedia dalle conseguenze
imprevedibili.
Due giorni dopo l'istallazione del Tavolo Nazionale dei Dialoghi, la stampa
riportò l'assassinio in diverse parti del paese di oltre 200 colombiani, civili
inermi, per mano delle organizzazioni paramilitari. Come condanna di questo bagno
di sangue di compatrioti innocenti, le FARC-EP decisero di congelare i dialoghi
fino a quando il Governo non avesse dimostrato risultati soddisfacenti nella
lotta contro il paramilitarismo di Stato.
Senza prima aver ottenuto dal Governo i suddetti risultati, le FARC- EP presero
la decisione di scongelare i dialoghi, consegnando all'Alto Commissario per la
Pace una lunga lista di militari, politici, allevatori, congressisti,
imprenditori, latifondisti, narcotrafficanti e terratenenti palesemente coinvolti
nel terrorismo di Stato contro l'opposizione politica al regime governante.
Ritornammo al Tavolo dei Dialoghi con l'unico interesse di avanzare
nell'elaborazione di un'agenda comune, dando tempo al Governo di intraprendere
azioni militari, giuridiche e politiche indirizzate a decimare le bande
paramilitari ed a rompere il loro riconosciuto legame con le forze militari e
di polizia, affinché venissero impresse fiducia e solidità al processo dei
dialoghi e negoziati.
Con grande sforzo le parti al Tavolo dei Dialoghi riuscirono a definire e
sottoscrivere l'Agenda Comune per il Cambiamento verso la Nuova Colombia, con
dodici temi fondamentali da trattare nella ricerca di soluzioni di fondo alla
crisi nazionale; e con il fine di garantire la partecipazione di diversi
settori sociali e popolari, fu creato il Comitato Tematico Nazionale con
rappresentanti del Governo e delle FARC-EP in ugual numero. Le funzioni di
questa nuova istanza erano: coordinare la realizzazione delle Assemblee
Pubbliche, fungere da raccordo tra il Tavolo e tutti i settori sociali
interessati, e riassumere l'insieme delle proposte raccolte nelle Assemblee per
poi presentarle al tavolo dei Dialoghi.
Dopo aver fatto conoscere al paese ed alla comunità internazionale i passi in
avanti del Tavolo con l'approvazione dell'Agenda Comune, si generarono maggiori
aspettative circa i risultati dei dialoghi e si considerò di beneficio per il
processo l'organizzazione di un Tour Internazionale del Tavolo, che si recò in
alcuni paesi europei -a cominciare dalla Svezia e dalla Norvegia- con il
proposito di spiegare lo stato del processo di pace e tutte le sue
particolarità. Il Tour ebbe successo, dato che le due parti furono ricevute in
condizioni paritetiche e fu evidente l'interesse mostrato dai paesi visitati di
conoscere i dettagli dei dialoghi e di visitare la zona smilitarizzata,
rispondendo con reciprocità ad un invito del Tavolo. Mentre il Tavolo si stava
dinamizzando con questi elementi politici, il Governo continuava a non dare una
risposta alle FARC in merito alla quantità di crimini commessi dall'esercito e
dalla polizia in nome delle bande paramilitari.
Quando tutto era pronto per la realizzazione dell'Assemblea Pubblica
Internazionale sulla sostituzione delle coltivazioni illecite e sull'ambiente,
con la significativa presenza di rappresentanti della comunità internazionale,
il Presidente Pastrana, senza interpellare le FARC, decise unilateralmente di
non rispettare l'accordo del Tavolo e sospese a tempo indefinito l'Assemblea
stessa, con il pretesto della presunta responsabilità delle FARC del vile
assassinio della signora Elvira Cortés con una collana-bomba, crimine di Stato
perpetrato dall'intelligence governativa.
Superata questa provocazione concepita dai circoli militaristi governanti, che
aveva ambito prima di tutto ad evitare la realizzazione dell'Assemblea
Internazionale, a screditare le FARC-EP ed a rompere il processo di pace,
riuscimmo a convincere il Governo a rispettare l'accordo, firmato al Tavolo, di
effettuare l'Assemblea nel mese di luglio del 2000. E così fu. La comunità
internazionale fu testimone della proposta, presentata dalle FARC-EP al governo
nazionale, di smilitarizzare Cartagena del Chairá per trasformarla in municipio
pilota nella sostituzione delle coltivazioni illecite, offrendo l'esperienza
organizzativa e l'autorità della guerriglia di fronte alle comunità per evitare
il mal uso delle risorse stanziate per la sostituzione delle coltivazioni. Nel
corso dello stesso evento gli invitati internazionali conobbero le proposte dei
contadini, i quali affermarono che la causa che li aveva spinti a coltivare la
coca era l'assenza di una riforma agraria integrale, e che tali coltivazioni
erano il loro unico mezzo di sussistenza di fronte all'assoluta indifferenza
statale. Inoltre espressero la loro disponibilità di rinunciarvi, qualora lo
Stato assicurasse mezzi dignitosi di sopravvivenza.
Nel corso dello stesso anno venne resa pubblica la proposta, sorta da un Plenum
dello Stato Maggiore centrale delle FARC-EP, di legalizzare le droghe con
l'obiettivo di apportare elementi concreti di soluzione definitiva del fenomeno
del traffico di allucinogeni a livello globale. E neanche a questa proposta il
Governo dette una risposta ufficiale, giacché qualora l'avesse accettata avrebbe
smesso di ricevere le miliardarie risorse del Plan Colombia, di poter
giustificare la guerra, che attualmente dirige contro il popolo e le sue
organizzazioni adducendo il pretesto della "lotta al narcotraffico ed al
terrorismo", e di poter accusare le FARC-EP di partecipare nel traffico
delle droghe.
I rappresentanti dei Paesi Amici, avendo partecipato in qualità di Facilitatori
durante il processo di dialoghi e negoziati, furono inoltre testimoni della
nostra permanente disponibilità di discutere le proposte politiche, economiche
e sociali contenute nell'Agenda Comune per il Cambiamento verso la Nuova
Colombia, sottoscritta dalle parti, così come la proposta presentata al Tavolo
dalle FARC-EP di sussidiare transitoriamente i disoccupati durante il periodo
in cui si sarebbe cercato il consenso per firmare l'accordo in materia di
sradicamento graduale della disoccupazione.
Il Governo del signor Pastrana non ha mai avuto una politica di pace, bensì una
vera e propria strategia di guerra contro il popolo e le sue organizzazioni. A
tal fine esso si è appoggiato alla politica paramilitare di Stato, stimolata ed
alimentata con le risorse provenienti dall'interventista Plan Colombia, erogate
dal governo degli Stati Uniti. Quanto detto non esclude le responsabilità che
hanno anche i candidati presidenziali del bipartitismo liberal- conservatore,
Uribe Vélez, Horacio Serpa e Noemí Sanín, i quali in modo sistematico e
malintenzionato si sono dedicati a intorpidire il processo di pace, così come
settori dell'imprenditoria, della Chiesa Cattolica colombiana e delle forze
militari e di polizia, e i principali mezzi di comunicazione.
Senza dubbio, è bene sottolineare l'Accordo Umanitario raggiunto con il Governo
Pastrana, in virtù del quale tornarono in libertà 360 prigionieri dell'esercito
e della polizia e 14 guerriglieri, questi ultimi privati della libertà nelle
carceri del sistema. L'importante cerimonia pubblica per consegnare e ricevere
i prigionieri ebbe luogo di fronte ad una nutrita presenza della comunità internazionale,
della Croce Rossa Internazionale, delle Nazioni Unite, del Vaticano, della
Chiesa Cattolica colombiana, dei familiari dei prigionieri, della popolazione
dei cinque municipi e dei mezzi di comunicazione. Tale accordo fu raggiunto
dopo che lo stesso Comandante delle FARC-EP avesse espresso permanentemente e
senza successo ai tre poteri dello Stato la necessità di approvare una Legge di
Scambio transitoria o permanente, che permettesse di liberare la totalità dei
prigionieri di guerra in potere delle due parti.
Nei confronti della proposta di Scambio, di quella di sussidiare i disoccupati
e di quella di sostituzione delle coltivazioni illecite nel municipio di
Cartagena del Chairá, lo Stato ed i suoi negoziatori ebbero un atteggiamento
intransigente e meschino, oltre che un'assoluta assenza di iniziativa e volontà
politica.
L'evidente rifiuto del Governo di assumersi la propria responsabilità nella
lotta al paramilitarismo, obbligò per la seconda volta le FARC a congelare i
dialoghi per dargli il tempo rispettare il suo impegno mostrando risultati
concreti in questa lotta.
Durante il terzo incontro tra il Presidente Pastrana ed il Comandante Marulanda
venne sottoscritto l'Accordo di Los Pozos, di 13 punti dei quali due, i numeri
3 e 10, vanno citati. Il primo afferma: "il Governo e le FARC-Esercito del
Popolo concordano in merito all'importanza di avanzare nella discussione sui
meccanismi per porre fine al paramilitarismo e diminuire l'intensità del
conflitto. A tal fine il Tavolo dei Dialoghi e Negoziati creerà una commissione
di personalità nazionali che formulino raccomandazioni verso questi due
obiettivi." Come risultato di ciò, accettammo nuovamente di scongelare i
dialoghi e la negoziazione, allo scopo di continuare la discussione sui temi
dell'Agenda Comune e di sviluppare i 13 punti dell'Accordo di Los Pozos.
Il punto 10 del medesimo accordo afferma: "le FARC-Esercito del Popolo non
si oppongono ai progetti di sradicamento manuale e di sostituzione delle
coltivazioni illecite, tuttavia reiterano che un tale processo deve essere
portato avanti di comune accordo con le comunità. Il Governo nazionale e le
FARC convengono sull'importanza strategica di lavorare nella protezione e nel
recupero dell'ambiente." Questo accordo non fu rispettato dal signor
Presidente nella misura in cui, lungi dal concertare con le comunità lo
sradicamento manuale delle coltivazioni illecite, le fumigazioni aeree andarono
ad intensificarsi diventando indiscriminate, cosa che ha colpito tutte le
coltivazioni di banane, yucca e mais dei contadini del sud del paese, senza
contare gli irreparabili danni ecologici causati all'ambiente. Quando esigemmo
pubblicamente che il Presidente rispettasse quanto concordato, egli rispose,
pure pubblicamente, che era stata l'ambasciatrice degli Stati Uniti, Anne
Patterson, a dire che il suo paese non avrebbe sospeso le fumigazioni.
Il Tavolo, sulla base del punto 3 dell'Accordo di Los Pozos, nominò una
commissione di quattro personalità incaricata di formulare raccomandazioni alle
parti al Tavolo per porre fine al paramilitarismo e diminuire l'intensità del
conflitto. Queste raccomandazioni non obbligavano le parti a farle proprie; il
Tavolo nel suo insieme le ricevette in modo che in un primo momento le parti
potessero, ognuna per proprio conto, studiarle e discuterle. Una volta
realizzate le rispettive consultazioni interne, si sarebbe data la discussione
al Tavolo, in cui ognuna delle parti avrebbe espresso le proprie posizioni in
margine al documento delle Personalità. Passarono diversi mesi senza che il
Governo si interessasse all'analisi ed alla discussione collettiva delle
raccomandazioni. Anzi, si limitò a dire attraverso i mezzi di comunicazione che
la proposta della Commissione delle Personalità avrebbe dovuto essere accettata
integralmente, senza prima sostenere un interscambio di opinioni tra le due
parti, come previamente concordato. In seguito il Governo diffuse la menzogna
secondo cui mentre esso accattava senza obiezioni le raccomandazioni, le
FARC-EP le rigettavano totalmente.
Nel frattempo il Presidente della Repubblica affermava ossessivamente e a mo'
di sfida, in tutti gli eventi che presiedeva ed in tutti i suoi discorsi, che
disponeva di forze militari altamente preparate per la guerra e con immense
risorse provenienti dal Plan Colombia, per garantire la capacità di
combattimento delle sue truppe nel caso in cui le FARC si fossero rifiutate di
fare gesti unilaterali di pace. Alle suddette minacce del Capo di Stato si
aggiunse una serie di pressioni della casta governante contro la zona
smilitarizzata, i dialoghi e le FARC-EP. Successivamente sopraggiunsero i fatti
dell'11 settembre negli Stati Uniti, sull'onda dei quali il Governo e
l'oligarchia pensarono che fosse arrivato il momento di incalzare le FARC con
maggior durezza per obbligarle a fare concessioni in termini di principi, o
altrimenti portarle a ritirarsi dal Tavolo per poi far cadere su di loro la
responsabilità della rottura delle conversazioni. Le FARC-EP, che erano a
conoscenza della manovra governativa, non caddero nella trappola: non si
lasciarono provocare.
Come i governanti che lo avevano preceduto, il signor Presidente Pastrana
esigette di sviluppare le conversazioni nel mezzo del conflitto; eppure il 20
febbraio di quest'anno ha deciso in modo unilaterale e definitivo di rompere i
dialoghi e di porre fine alla zona smilitarizzata convenuta dalle parti,
prendendo come pretesto il dirottamento di un aereo e la detenzione di un
congressista da parte della Colonna Teófilo Forero delle FARC-EP.
Le FARC-EP, senza pausa né cedimenti, porteranno avanti oggi come 38 anni fa la
loro invariabile politica di cercare i dialoghi verso la pace con giustizia
sociale, usando le uniche forme di lotta che il regime oligarchico gli ha
imposto fino a conquistare il potere politico per costruire una società senza
sfruttatori né sfruttati, in cui prevalga la giustizia sociale, sia rispettata
la nostra sovranità e regni l'armonia nelle relazioni con tutti i paesi, basata
sulla libera autodeterminazione dei popoli.
In questo trentottesimo anniversario delle FARC-EP tributiamo un sentito e
combattivo omaggio a tutti i marquetalianos, che con i loro sangue e sacrificio
hanno contribuito a creare solide basi per la costruzione della Nuova Colombia.
Allo stesso modo ricordiamo tutti i combattenti caduti nel compimento delle
missioni, ed i nostri prigionieri politici che hanno avuto la sufficiente
tempra rivoluzionaria per convertire le carceri del regime in trincee
ideologiche di lotta. Ai familiari dei compagni caduti in combattimento vanno
le nostre più sincere condoglianze, ed ai compagni prigionieri e ai loro
parenti la nostra voce di sostegno e speranza. Ai comandanti ed ai combattenti
facciamo in questo nostro giorno i complimenti, e ricordiamo l'obbligo morale
che come rivoluzionari abbiamo, nei confronti del nostro popolo e della nostra
Organizzazione, di essere ogni giorno di più combattenti migliori e più
disciplinati nel realizzare i piani ed i compiti trasmessi dagli organismi
superiori, con iniziativa ed abnegazione convinte poiché ognuno di noi è un
umile falegname nella costruzione della Nuova Colombia.
Viva i marquetalianos!
Viva il nostro Comandante Jacobo Arenas!
Viva le FARC-EP!
Viva il marxismo-leninismo e il pensiero bolivariano!
Colombia, maggio del 2002
STATO MAGGIORE CENTRALE delle FARC-ESERCITO DEL POPOLO