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Da «Debut Congolaise»

Estratto e traduzione di Flavio

Notizie allarmanti a est del Congo. Americani, britannici e una parte dei Tutsi cercheranno un’alternativa alla riforma agraria applicata nello Zimbabwe, riforma che seguirà presto in altre parti dell’Africa australe. (NDLR)

Gli israelo-angloamericani all’assalto del Kivu


Claude Hamuli

All’opinione pubblica nazionale ed internazionale.
Venerdi, 10 Ottobre 2003

Sono in pericolo gli sforzi compiuti per giungere alla pace nella Repubblica Democratica del Congo.
Pertanto rivolgiamo un appello alla stampa nazionale congolese ed ai corpi diplomatici ed organizzazioni internazionali degne di questo nome per diffondere queste notizie nel mondo.

Quei congolesi che ritengono che sono solo i ruandesi, i burundesi e gli ugandesi, o i popoli degli altri paesi vicini ad alimentare le guerre dette di « liberazione » hanno una visione molto limitata dei loro problemi

La realtà è che lo stesso  motivo che ha attirato gli appetiti angloamericani in Iraq, le risorse, nella fattispecie il petrolio, ora attira anche verso le ricchezze minerarie del Congo.

Ecco allora che gli occidentali si preoccupano di riparare all’ «umiliazione » subita dai latifondisti dello Zimbabwe a causa della riforma agraria del Presidente Mugabe. Si tratta pure di fare lo stesso in vista della riforma adottata in Africa del Sud ed in Namibia. A quanto pare, il Kivu, è stato scelto come terra dei «committenti».

Chi sono costoro?

Sono in ogni settore, ma soprattutto sono organizzazioni non governative o di Stato, che funzionano in complicità con le strategie di sfruttamento. Sono le ONG internazionali che si attivano per la soluzione dei conflitti in modo molto curioso proprio nelle province orientali del Congo.
Queste organizzazioni, approfittando dello spiegamento di forze ONU nella regione, in funzione di testa di ponte degli interessi angloamericani dipingono alle organizzazioni congolesi grandiosi programmi di assistenza con capitali europei.

Con la chimera di questi fantastici finanziamenti internazionali si attribuiscono a organizzazioni fittizie e persone incompetenti ruoli vitali, in nome di una pretesa sinergia della societò civile al servizio della comunità, lasciando a costoro spazio nel dirigere organizzazioni tutsi locali. E voilà, i « bana mboka », sempre semplicioni e con una leggerezza fuori del comune, sono cascati nel gioco degli schiavisti dei tempi moderni, pur di attirarsi i fondi hanno lasciato alcune figure ruandofone alla testa delle loro organizzazioni.

Questo consente ai committenti stranieri di condurre al meglio le politiche occidentali  che finanziano la loro attività nella regione, senza dover rivelare ai parteners locali l’ammontare esatto dei finanziamenti e i nomi dei reali finanziatori.

Quanto agli stanziamenti stabiliti localmente non sono che mascherate.

Le sofferenze provocate fin qui dalle guerre fabbricate artificialmente per sottometterli deve aver tolto loro la lucidità, la dignità ed ogni nozione di prudenza.
I congolesi si sono dimenticati che per bocca di Tony Blair le forze di autodifesa popolari congolesi sono state definite « forze terroriste », e delle accuse rivolte al potere congolese e ai Mau Mau di trafficare in uranio con l’Iraq, con delle prove della stessa forza di quelle usate contro gli iracheni…
Buoni pretesti per invadere il Congo.

Ecco gli elementi che fanno capire quali sono gli attori implicati in questo gioco di infiltrazione strategica nel Kivu da parte angloamericana:

- L’arrivo di cavalli dall’Africa del Sud e dall’Inghilterra in fase sperimentale nelle pianure del Minembwe nel sud Kivu, con il pretesto di fornire un mezzo legato al modo di vivere dei Banyamulenge, in attesa della ricostruzione della strada Uvira –Baraka-Fizi-Minembwe.

- Una missione congiunta tra una ONG inglese e una rete di organizzazioni locali di Uvira e Fizi a Minembwe e Itombwe per l’assistenza alle famiglie senza casa finanziata dal governo britannico

- L’inizio della costruzione di 4.500 case finanziata dal governo americano, sempre nella zona del Kivu, attraverso una organizzazione ebraica in colaborazione con una rete di chiese protestanti a prevalenza tutsi associata ai latifondisti dello Zimbabwe e sudafricani
Che diranno colro che pretendono di difensere la terra dei loro antenati, e i congolesi a rimorchio di queste organizzazioni angloamericane – ebraiche ?
Ed i resistenti congolesi, e la lobby Mau – Mau, si lasceranno disarmare?

Di fatto, la resistenza continua, in un modo o nell’altro, per dire NO all’occupazione straniera, per dire NO alla pax americana. Il Congo, checchè ne dicano gli angloamericani, non è in vendita, e nemmeno si affitta.