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da Rebelión - www.rebelion.org/noticia.php?id=75673&titular=los-intereses-europeos-en-el-drama-del-congo-
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
Gli interessi europei dietro il dramma del Congo
 
di Maximiliano Sbarbi Osuna
 
30/11/2008
 
Qualcuno si è chiesto come mai, solo di recente, l’Unione Europea si è preoccupata per la guerra in corso nel Congo, visto che si tratta di una guerra che dura da dieci anni ed ha registrato i più gravi massacri dalla seconda guerra mondiale. La cifra teorica di morti ammazzati è di cinque milioni di persone, di cui quattro milioni assassinate tra il 1998 e il 2003.
 
Bruxelles vorrebbe inviare una Forza di Intervento Rapido per sostituire (in parte) i 17 mila soldati della fallita missione di pace dell’ONU, in Congo ormai da un decennio.
 
L’esodo di circa 250 mila persone dalla città di Goma, alla frontiera con il Ruanda, è cominciato in agosto, quando è stato violato il cessate il fuoco concordato fra il presidente del Congo, Joseph Kabila e il leader ribelle dell’etnia tutsi, Laurent Nkunda, quest’ultimo appoggiato da Ruanda e Stati Uniti.
 
Negli ultimi quindici giorni i combattimenti sono ripresi e hanno gravato sulla popolazione civile della ricca provincia di Kivu, dove si trovano grandi quantità di oro e diamanti, oltre alle maggiori riserve mondiali di coltan, il minerale che si utilizza per la fabbricazione di cellulari, fibra ottica, videogiochi e tecnologia spaziale.
 
Gli scontri fra guerriglieri tutsi e hutu, questi ultimi appoggiati dal governo centrale del Congo, nelle ultime settimane hanno raggiunto il livello di genocidio, con massacri di civili che ricordano la tragedia che ha dato vita alla guerra del Congo: la mattanza del Ruanda nel 1994.
 
Questa guerra è ben lungi dall’essere solo uno scontro interetnico. Il pregiudizio della società occidentale circa la barbarie dei popoli non civilizzati è totalmente falso, perché i promotori dell’olocausto, in questo caso, sono le potenze sviluppate che proteggono le aziende multinazionali e i trafficanti di minerali preziosi.
 
Un’indagine condotta dalla BBC ha denunciato le gravissime irregolarità della missione ONU in Congo, come il traffico illegale di oro e avorio attraverso la frontiera col Ruanda ed il rifornimento di armi ai ribelli guidati da Nkunda.
 
Uno dei motivi per cui Francia e Belgio sono interessati ad ampliare l’interesse mediatico su quello che succede nell’area, potrebbe essere la loro perdita d’influenza sull’estrazione delle risorse minerali da quando nel 1997 è caduto (con l’appoggio degli USA) il dittatore Mobutu Sese Seko. L’invio di una forza militare UE potrebbe riportare sotto controllo il saccheggio dei minerali e del contrabbando.
 
Washington e le multinazionali nordamericane, da parte loro, partecipano alla guerra approvvigionando di armi e assoldando mercenari; la loro base di operazioni è il governo tutsi del Ruanda.
 

Il governo congolese di Kabila non ha l’appoggio militare esterno del guerrigliero Nkunda, può solo contare sulle offerte cinesi in cambio di concessioni a Pechino in materia di spazi all’interno dell’economia congolese, per esempio attraverso investimenti nei settori sanitario, edile e, naturalmente, minerario. La Cina, infatti, sta sperimentando in Africa un’enorme espansione economica dovuta alla necessità di materie prime per sostenere il suo sviluppo industriale. Fino ad ora, in Congo era rimasta ai margini, dato che la zona era una tradizionale zona d’influenza belga e francese, e dal 1997 statunitense, ma la spaccatura che può aprirsi per la concorrenza tra Parigi e Washington  darebbe a Pechino la possibilità di partecipare ai benefici delle risorse minerarie congolesi.

 
Dopo la conferenza svoltasi in Kenia venerdì scorso, un appello affinché i massacri si fermino è stato rivolto a tutte le fazioni in lotta da parte dei presidenti di Congo, Kenya e dal segretario generale dell’ONU, Ban Ki-Moon. Ma Nkunda ha reso noto che la condizione per un cessate il fuoco è la revisione degli accordi firmati da Kabila con la Cina, rivelando in tal modo che dietro le dichiarazioni del guerrigliero sta l’Occidente.
 
Pertanto, fino a quando i minerali africani continueranno ad essere ben pagati nel mercato internazionale e le varie potenze faranno del Congo un campo di battaglia con la scusa di una guerra tribale per intervenire militarmente, è molto improbabile che lo scenario possa cambiare.
 
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