www.resistenze.org - popoli resistenti - congo - 02-02-09 - n. 259

da Partito del Lavoro del Belgio - PTB - www.pvda.be/fr/nouvelles/article/article/congo-un-piege-ou-la-fin-de-la-guerre.html
Traduzione dal francese per www.resistenze.org a cura di CT
 
Una trappola o la fine della guerra?  
 
di Tony Busselen
 
L’arresto in Ruanda, la settimana scorsa, del capo ribelle Laurent Nkunda, un vecchio alleato del Ruanda, suscita parecchi interrogativi. La situazione nell’est del Congo è destinata ad evolversi positivamente?
 
Le operazioni congiunte degli eserciti ruandese e congolese contro i gruppi ribelli sono destinate a portare finalmente la pace nel Congo orientale? Le migliaia di famiglie che vivono nel campo rifugiati di Kibati, desiderano che la miseria della guerra finisca.
 
Dal 20 gennaio, gli eserciti ruandese e congolese conducono un’operazione congiunta nel Nord-Kivu. L’obiettivo di questa operazione è porre fine al conflitto tra il signore della guerra [Laurent Nkunda] e l’esercito congolese e disarmare i ribelli hutu del FDLR (Forze Democratiche di Liberazione del Ruanda). Tra questi ultimi si trovano ancora alcuni di coloro che hanno partecipato al genocidio ruandese del 1994.
 
L’operazione militare ha già riportato qualche successo come il già citato arresto, giovedì sera, di Nkunda. Inoltre, alcuni villaggi congolesi sono stati ripresi dopo essere stati a lungo sotto il controllo del FDLR. L’operazione è stata accuratamente preparata da entrambi i paesi. I Ministri della Difesa si sono incontrati più volte a Kigali, Kinshasa e Goma. L’8 gennaio il comandante capo dell’esercito ruandese, il generale Kabarebe, è andato di persona a Kinshasa per una consultazione. L’operazione dovrebbe proseguire al più tardi fino al 10 febbraio e rimanere limitata alla provincia del Nord-Kivu.
 
Un’impresa rischiosa
 
E’ una trappola o si sta per assistere alla fine della miseria seminata dalla guerra? In questi ultimi dieci anni il Ruanda ha attaccato apertamente il Congo. Infatti, le due province del Kivu sono rimaste sotto il controllo del Ruanda, anche dopo il 2003 quando la guerra era ufficialmente terminata.
 
Il popolo congolese ne ha sofferto molto e vede nel governo ruandese un nemico. Anche la diffidenza è grande. Alcuni hanno perfino parlato di «suicidio politico di Joseph Kabila», perché è chiaro che se questa guerra terminerà con una nuova occupazione dell’est del Congo da parte delle truppe o delle milizie ruandesi, il presidente congolese potrà perdere tutta la sua credibilità. Kabila è decisamente pronto ad assumersi tutti i rischi pur di porre fine alla guerra.
 
Anche la popolazione congolese vuole che la guerra finisca e chiede che venga fatta giustizia per i responsabili dei crimini di guerra. Per quello che riguarda questi ultimi, emerge un interrogativo: il Ruanda consegnerà Nkunda al Congo? E che ne sarà di Boso Ntaganda, il capo dell’esercito di Nkunda? Ntaganda si è ormai ribellato contro Nkunda e adesso prende parte all’operazione congiunta ruando-congolese. E’ comunque ricercato dal tribunale penale internazionale dell’Aia.
 
Una pace nella regione è impossibile senza un miglioramento reale del clima politico del Ruanda. Dopo il genocidio del 1994, la divisione tra Hutu e Tutsi si è rafforzata e il paese sta insieme per opera di una dittatura militare che rende impossibile il dialogo tra i due gruppi. Il governo ruandese ha, per di più, scelto una politica criminale di aggressione e di saccheggio del Congo prendendo come pretesto la presenza di milizie Hutu nel Kivu.
 
Da dove nasce questo mutamento?
 
Come spiegare che Kagame, benché così ostile al presidente congolese, abbia di colpo deciso di collaborare con Kabila? Il giornale congolese Le Potentiel a questo proposito spiega: «Il crollo dei prezzi delle materie prime sul mercato internazionale è un brutto colpo per le entrate del Ruanda la cui economia si appoggia per buona parte sullo sfruttamento illegale di materie prime provenienti dalla Repubblica Democratica del Congo».
 
Inoltre, l’inflazione e la crisi finanziaria internazionale pesano fortemente sui budget di tutti i governi africani. Le Potentiel evidenzia che se il Ruanda avesse dovuto continuare a sostenere Nkunda sarebbe stato costretto a «rivedere gli stipendi dei suoi funzionari, poliziotti e militari».
 
Dopo la pubblicazione di un recente rapporto dell’ONU particolarmente accusatorio verso il Ruanda, la pressione degli Stati Uniti e dell’Europa su Kigali si è accentuata. I Paesi Bassi, la Svezia e la Norvegia hanno deciso di sospendere una parte dei loro aiuti destinati al Ruanda. In modo evidente, i regimi occidentali, che, per dieci anni, hanno lasciato continuare la guerra, ormai vogliono che si giunga rapidamente alla pace.
 
Mentre la crisi si inasprisce, il controllo e lo sfruttamento industriale delle ricchezze naturali congolesi assumono un’importanza strategica. Il punto centrale è capire se i popoli dell’Africa centrale – dopo tutto quello che hanno subito in questi ultimi decenni - sono ancora disposti ad accettare questo «controllo».