www.resistenze.org - popoli resistenti - congo - 14-09-10 - n. 331

da www.rebelion.org/noticia.php?id=112439
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare 
 
Non cessa la violenza nella RDC
 
di Aprille Muscara - IPS
 
06/09/2010
 
I funzionari dell'ONU informano che le forze di sicurezza della Repubblica Democratica del Congo (RDC), non sono riuscite a tenere sotto controllo la violenza nel territorio di Walikale, nella provincia orientale di Kivu-nord, dove più di 240 donne sono state violentate dai ribelli che hanno raso al suolo numerosi villaggi. Gli insorti sembra continuino a compiere rapine nelle zone di Mubi e Pinga, dopo gli attacchi portati a termine il 30 luglio e il 3 agosto.
 
La Missione di Stabilizzazione delle Nazioni Unite nella RDC (Monusco, il suo acronimo francese) e la brigata 121 dell'esercito congolese, secondo un comunicato della forza di pace diffuso mercoledì primo settembre, hanno aumentato la loro presenza nelle zone colpite, inviando persino degli elicotteri per il pattugliamento. Ha inoltre aggiunto che l'esercito "ha avviato un’indagine" sull’accaduto e "fermato già un sospetto".
 
L'ONU mantiene una forza nella RDC, ma la responsabilità di fermare e processare i colpevoli delle violenze sistematiche, è del governo. Le Nazioni Unite identificano come responsabili i membri delle Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda e Mai Mai Cheka, organizzazioni attive nell'est della RDC, ricco in minerali, dove come sistema di guerra, operano saccheggi e violentano donne, bambini e bambine.
 
Le organizzazioni umanitarie che prestano assistenza alle vittime, hanno denunciato alla Monusco ulteriori violenze dopo l'episodio di Walikale. L'ONU esegue la propria indagine congiuntamente al suo ufficio per i diritti umani e la Monusco per "stabilire i fatti rapportati alla sua missione sul campo, imparare da quanto è accaduto e, contemporaneamente, sapere cosa è successo", ha dichiarato a IPS il portavoce dell’organismo mondiale, Martín Nesirqv.
 
Da quando si è venuti a conoscenza delle violenze, all’inizio della scorsa settimana, sono piovute critiche sulla Monusco e l'ONU per non avere prevenuto gli attacchi, pur sapendo che gruppi di ribelli erano attivi nella zona. Il mandato principale della Monusco, la maggiore missione di pace dell'ONU al mondo, con uno stanziamento di 1.000 milioni di dollari, è di proteggere la popolazione civile. Ottanta caschi blu pattugliano i 300 kmq della fitta foresta di Walikale, un numero considerato insufficiente dall’ONU. "Non possono stare dietro ogni cespuglio", ha dichiarato la settimana scorsa il Segretario generale aggiunto per le questioni umanitarie, John Holmes.
 
L'ONU era a conoscenza delle attività ribelli e di un caso di violenza nella zona di Walikale quando è cominciata l'aggressione del 30 luglio e sapevano di altri 24 casi il 10 agosto, scriveva mercoledì il New York Times, il che contraddice la versione dei funzionari che affermano di non esserne stati informati fino al 12. Gli effettivi della Monusco non sono giunti nei villaggi colpiti fino al 2 agosto e i funzionari dell'ONU hanno affermato non avere ricevuto notizia della presenza dei ribelli, nonostante fossero in piena attività, né delle gravi violenze.
 
Da parte sua, il governo insiste nel non ritenere necessaria la missione di pace dell'ONU, la cui presenza risale al 1999 quando si dichiarò il cessate il fuoco tra le forze in lotta. Kinshasa non vuole prolungare il mandato della Monusco, che scade nel 2011, e chiede che sia ridotto il numero degli effettivi. Quasi 2.000 caschi blu che stazionavano nell'ovest del paese, relativamente più stabile, lo hanno abbandonato in giugno.
 
Da parte loro, le organizzazioni umanitarie ritengono le forze di sicurezza del paese incapaci di mantenere la pace e la stabilità. Lo stesso esercito congolese è stato criticato per violare i diritti umani, fino a commettere violenze sistematiche. "Mentre le forze armate congolesi sono indisciplinate e rappresentano loro stesse una minaccia per la popolazione civile, specialmente per le donne, la Monusco è la migliore scelta per proteggerla", ha dichiarato ad IPS Marcel Stoessel, direttore di Amnesty International nella RDC.
 
A lungo termine, il modo per mettere fine all'impunità e alle violenze sessuali in questo paese è realizzare una riforma integrale del sistema di sicurezza. La Monusco non può essere una soluzione a lungo termine", ha concluso Stoessel.
 
Fonte: http://www.ipsnoticias.net/nota.asp?idnews=96340
 
 

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