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Congo: elezioni e ingerenze

Carlos Lopes Pereira * | odiario.info
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

01/12/2018

Gli Stati Uniti e l'UE vedono l'Africa con gli occhi del colonialismo. Le dichiarazioni del commissario Federica Mogherini sono un grezzo esempio di denigrazione e tentata interferenza nelle imminenti elezioni in Congo. Fino a quando non sconfiggeranno il colonialismo nella sua forma attuale, non ci sarà futuro per i popoli africani.

Nella Repubblica Democratica del Congo si sta svolgendo la campagna elettorale per le elezioni presidenziali, legislative e provinciali del 23 dicembre.

Il presidente della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI), Corneille Nanga, ha espresso la speranza che la campagna, che arriverà fino a due giorni prima del voto, continui senza violenze come è accaduto finora.

Più di 40 milioni di congolesi sono registrati negli elenchi elettorali e dovranno scegliere nel voto tra 19 candidati alla carica di presidente, tra 15.355 candidati per i 500 seggi in parlamento e tra 19.640 candidati per le 26 assemblee provinciali.

L'attuale presidente, Joseph Kabila non si presenta a causa della regola costituzionale che vieta la candidatura per un terzo mandato. Il candidato del Fronte Comune per il Congo, sostenuto da Kabila, è Emmanuel Shadary, ex ministro degli Interni, designato come favorito.

Per le elezioni presidenziali, l'opposizione congolese è divisa.

Il più grande partito, l'Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS) avanza con il suo leader Felix Tshisekedi sostenuto da Vital Kamerhe dell'Unione per la Nazione Congolese, ritiratosi dalla corsa, avendo entrambi creato l'alleanza Verso il Cambiamento.

Un altro candidato che si è arreso è stato Freddy Matungulu del partito del Nostro Congo, per sostenere Martin Fayulu del movimento Compromesso per la Cittadinanza e lo Sviluppo.

Fayulu è sostenuto da due influenti politici, entrambi esclusi dalle elezioni a causa di problemi con la giustizia: Pierre Bemba del Movimento per la Liberazione del Congo e Moise Katumbi del partito Insieme per il Cambiamento.

La CENI ha invitato gli osservatori dell'Unione Africana, la Comunità per lo Sviluppo dell'Africa australe e l'Organizzazione Internazionale della Francofonia a monitorare il processo elettorale. Contrariamente a quanto accaduto nelle precedenti elezioni gli osservatori dell'Unione Europea e del Centro Carter degli Stati Uniti, non sono stati invitati.

Un funzionario della CENI ha dichiarato alla rivista Jeune Afrique che "il rapporto del Centro Carter sulle elezioni del 2011 ha quasi causato una guerra nel Paese" e che l'organizzazione nord-americana ha mostrato "mancanza di professionalità".

Per quanto riguarda l'Unione Europea, questa ha imposto sanzioni contro 15 personalità congolesi per "violazione dei diritti umani" dopo la fine del secondo mandato di Kabila nel dicembre 2016 e il rinvio delle elezioni.

La scorsa settimana il ministro degli Esteri dell'Unione Europea, Federica Mogherini, ha dichiarato a Bruxelles che il prossimo impegno per le nuove autorità congolesi democraticamente elette dipenderà dalla "qualità delle elezioni" del prossimo mese.

"L'Unione Europea seguirà da vicino lo svolgimento delle elezioni nella Repubblica Democratica del Congo, che dovranno essere inclusive, trasparenti, credibili e pacifiche perchè da ciò dipenderà il suo impegno futuro nello sviluppo di quel paese africano".

E' un chiaro indizio che, qualunque siano i risultati delle elezioni - soprattutto se non sono favorevoli agli interessi di Washington e Bruxelles - la Repubblica Democratica del Congo, un paese con enormi risorse naturali, continuerà a subire pressioni, interferenze e persino aggressioni militari dalle potenze imperialiste: una costante dalla sua indipendenza nel 1960.

*) Questo articolo è stato pubblicato su "Avante!" Nº 2348, 29/11/2018


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