www.resistenze.org - popoli resistenti - corea del sud - 21-10-03

“People’s Action Against the Dispatching of Troops to Iraq”
http:/www.iacacenter.org/korea-iraq.htm

traduzione dall’inglese bf

Appello internazionale di protesta contro l’invio di truppe da combattimento coreane in Iraq – Il Governo coreano e l’Assemblea nazionale devono dire no all’iniqua richiesta di truppe di rinforzo coreane.

Seoul, Corea. 23 Settembre 2003

L’amministrazione Bush, che ha unilateralmente intrapreso la guerra in Iraq a dispetto dell’opposizione e delle critiche della comunità internazionale, ha richiesto al Governo coreano di inviare truppe aggiuntive in Iraq. Questa richiesta da parte degli US è un ulteriore espressione dell’unilateralismo americano e un tentativo di riversare e addebitare la responsabilità di questa guerra immorale sulla comunità internazionale. Allo stesso tempo notiamo che questo tipo di richieste equivalgano all’ammissione di Washington del fallimento in Iraq della loro strategia del colpo preventivo.

Contrariamente alle dichiarazioni di vittoria di Bush, la guerra è lontana da essere conclusa. Infatti, nel trascinarsi della guerra, il numero di infortuni alle truppe US ha superato quello verificatosi durante la guerra. La guerra non ha portato la pace all’Iraq. Ha solo portato il circolo vizioso della vendetta e del terrore. Così gli US si trovano ad affrontare la crescente resistenza dei popoli dell’Iraq e del MedioOriente, che si oppongono alla guerra unilaterale e all’occupazione, entrambe senza giustificazione. Fin dall’inizio della guerra illegittima degli US, le organizzazioni internazionali della pace e i singoli cittadini pacifisti ammonirono che la guerra avrebbe innescato un circolo vizioso di crescente violenza. E questa è oggi la realtà dell’Iraq.

L’iniquità della guerra è percepibile in molti modi. Gli ultimi avvenimenti mostrano chiaramente che i guerrafondai statunitensi e britannici hanno falsato e manipolato le loro prove per giustificare la guerra. Gli US hanno cercato ovunque nell’Iraq ma non sono riusciti a trovare traccia di armi di distruzione di massa. Ancor più, non sono riusciti a produrre prove concrete che Saddam Hussein fosse coinvolto nel terrorismo di chi ha commissionato l’attentato dell’11 Settembre.

A questo punto il governo coreano è pressato dall’amministrazione Bush ad inviare un’unità di fanteria leggera (circa 5.000 uomini) con comando indipendente. Gli US incitano il popolo coreano ad inviare soldati per affrontare la popolazione irachena in punta di fucile. Il governo coreano deve dire no a questa ingiusta richiesta.

Mandando dei militari coreani sul campo di battaglia non si può prevedere altro se non che vengano gettati nell’abisso di una guerra a lungo termine nella quale, insieme ai soldati americani, saranno coinvolti nella spirale della violenza. Aumentando la capacità di combattimento sarà inevitabile che si verifichi un numero ancora maggiore di incidenti e che sia sollecitata una resistenza più forte. Ulteriori soldati coreani non facilitano a sciogliere la tensione tra le truppe US e la popolazione irachena. Al contrario, possono solo rialzare la tensione. La vera ragione per cui i soldati americani si trovano attualmente in una situazione difficile è che stanno occupando l’Iraq dopo un colpo preventivo illegale.

Comunque, mandando truppe da combattimento non si può che peggiorare la situazione irachena e provocare la resistenza del popolo dell’Iraq. Per la risoluzione del conflitto interno a quel Paese, gli US devono prima ammettere  l’errore del proprio comportamento ed annunciare immediatamente il piano di ritiro delle proprie forze dall’Iraq. Se, e solo se, il popolo dell’Iraq richiedesse l’assistenza delle Nazioni Unite  per la ricostruzione  e le NU decidessero di formare conseguentemente delle forze di pace, noi potremmo discutere la questione di una partecipazione. E anche in quel caso, noi crediamo che inviare aiuti economici umanitari sia un modo più efficace dell’invio di truppe da combattimento.

La questione irachena e il fatto di inviare altri militari devono essere visti nell’ottica di porre fine alla tragedia dell’Iraq e non nella prospettiva del governo US. Avendo proceduto con l’invasione US dell’Iraq, anche la Corea non può dirsi completamente libera dall’assumersi responsabilità nella tragedia dell’Iraq. Tuttavia il governo coreano deve porsi ora alla ricerca di un nuovo ruolo, al fine di poter contribuire ad alleviare le sofferenze del popolo iracheno e perché si instauri immediatamente la democrazia. La Corea deve abbandonare l’idea stessa di mandare altri militari ed invece lavorare per il ripristino della legge internazionale ed il ritorno della pace in Iraq. Al minimo il governo coreano deve respingere al mittente, nettamente e immediatamente,  la richiesta di truppe da combattimento di Washington.

“People’s Action Against the Dispaching of Troops to Iraq”